Stamattina è comparso su Macity un articolo che segnala come Google abbia definitivamente approvato e promosso nella sua home page, quella da cui si possono effettuare le ricerche, anche la ricerca per immagini.
Non solo potete usare delle parole o delle parole chiave per cercare immagini sulla rete tramite il potentissimo motore di ricerca di Google, ma ora lo potete fare anche a partire da un'immagine: potete usare un'immagine per cercare immagini simili.
Di per sè la cosa sembrerebbe potentissima: la prima cosa che mi può venire in mente è quella di usare come criterio di ricerca proprio un JPEG della mia faccia o della mia bici per vedere cosa salta fuori.
In realtà i risultati sono abbastanza deludenti, perché l'indicizzazione che effettua Google Images Search sembra essere fortemente condizionato da due aspetti:
l'algoritmo pare sfruttare l'URL da cui proviene l'immagine, visto che gli si può dare in pasto l'immagine anche attraverso l'URL dove si trova quest'ultima
l'algoritmo controlla bene i colori dell'immagine e restituisce immagini che hanno colori simili piazzati in posizioni simili nell'immagine
Purtroppo il desiderio di chi effettua la ricerca è ben altro: se ad esempio io carico una foto in cui c'è una bicicletta Scott, mi aspetterei che l'algoritmo mi trovi altre immagini in cui c'è una bicicletta Scott, ordinando secondo priorità prima le biciclette Scott che hanno uno sfondo simile o con gli stessi colori e poi via via altre biciclette, magari anche di altre marche, fino a finire nel seminato delle moto e così via.
In realtà, come recita lo stesso video esemplificativo di Google nei suoi primi fotogrammi - che trovate linkato qui sotto al mio articolo - un'immagine vale non solo mille parole, ma ben più di mille e quindi ce n'è da strada da fare per migliorare il processo di analisi che fa sì che si possa passare dai pixel di una bitmap a tutte le parole che possano riguardare il contenuto dell'immagine stessa.
Ma come il popolo dei navigatori, nonché le software house che si occupano dello sviluppo dei motori di ricerca, hanno impiegato una decina di anni abbondante per mettere a punto lo strumento e far si che i risultati della maggioranza delle ricerche fossero appropriati per la persona e per le sue intenzioni, sono sicuro che non ci vorrà moltissimo perché Google, ma non solo, migliori drasticamente le capacità di questo strumento assolutamente strategico per il secondo decennio degli anni 2000. Mettere a punto uno strumento del genere significa aggiungere una nuova dimensione alla realtà aumentata: vorrà dire che mentre guardiamo passare per la strada delle macchine, potremmo avere già pronte le informazioni riguardanti ai prezzi e alle caratteristiche di quest'ultime, stessa cosa per vestiti e abbigliamento, per il cibo e per qualsiasi cosa sia vendibile o proponibile da un offerente... penso che il mio esempio renda molto l'idea, non serve che io mi dilunghi...
Tutto ormai pronto a Cupertino per il lancio definitivo sul mercato di Lion, la nuova versione di OS X. Numerata anche come la 10.7, segue appunto Snow Leopard, arrivata alla 10.6.8, come suo ultimo update rilasciato.
La Apple, per l'evenienza, lancerà anche una quantità di aggiornamenti hardware non indifferente, cioè aggiornerà un po' tutta la linea attuale, dai MacBook ai MacPro passando anche per il Mac mini - badate bene che si mini si scrive in minuscolo.
E' su quest'ultimo che io sto concentrando le mie attenzioni. Dopo anni e anni di attesa e di pazienza, ho deciso che è il momento di aggiornare il mio hardware Apple, sostituendo il mio Mac mini basato su PowerPC G4 a 1,25 GHz, in favore di una nuova macchina con processore Intel, probabilmente un core Sandybridge, stando alle indiscrezioni che girano sulla rete ormai da mesi.
Per maggiori dettagli leggete pure questo articolo su Macity.
Se provate a cercare un qualsiasi sito di scommesse al di fuori dei confini italiani, probabilmente incapperete in un blocco imposto dalla AAMS - ossia l'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato - perché il sito non è autorizzato a praticare e ricevere scommesse secondo la regolamentazione vigente in Italia.
Peccato che se io voglio andare sul sito di betfair.com - uno dei più grossi siti di scommesse in Europa, tanto da vedere la pubblicità a rotazione nelle principali partite di calcio europeo - semplicemente per vedere a quanto sono quotate determinate scommesse, probabilmente verrete rediretti sul sito di blocco di AAMS.
Tutto questo succede perché l'AAMS obbliga i principali provider italiani a modificare i loro DNS, in modo che durante la normale navigazione il vostro computer non risolva il dominio in questione nel numero IP giusto dove si trova il server, ma venga risolto verso un sito speciale dell'AAMS, che ha il semplice scopo di allertarvi del fatto che tale azienda - in questo caso Betfair - non è autorizzata ad operare in Italia. Il messaggio per la precisione è questo:
In applicazione del decreto dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) del 2 gennaio 2007, disciplinante la rimozione dei casi di offerta in assenza di autorizzazione, attraverso rete telematica, di giochi, lotterie, scommesse o concorsi pronostici con vincite in denaro, con il quale è stata data attuazione all'art. 1, comma 50, della Legge 27 dicembre 2006, n° 296, il sito richiesto non è raggiungibile poiché sprovvisto delle autorizzazioni necessarie per operare la raccolta di giochi in Italia.
L'elenco degli operatori autorizzati al gioco telematico è disponibile sul sito istituzionale www.aams.gov.it.
Ora, a voler pensar bene, possiamo considerare ragionevole il fatto che l'AAMS voglia bloccare tali siti, perché contengono anche scommesse illegali in Italia, assieme a quelle legali, per le quali potrebbero operare senza problemi.
A pensar male, invece, potrebbe essere la lobby degli "autorizzati italiani" che spinge fortemente sull'amministrazione, per far fuori la concorrenza straniera, probabilmente meglio organizzata.
Rimane il fatto che viene violato un principio sacrosanto, cioè quello che viene limitata la libertà di consultare un sito straniero. Se io volessi sapere semplicemente a quanto viene quotata la vittoria di Alberto Contador al Tour de France 2011 su Betfair.com, come posso fare? Non lo posso fare! Pertanto se la quota indicata da Betfair.com è superiore a quella offerta da Bwin, probabilmente non lo saprò mai e sarò più o meno costretto a conoscere una parziale verità: insomma, un classico esempio di CENSURA, che porta ad una forte limitazione della libera concorrenza e del libero mercato.
L'Amministrazione Autonoma opera pertanto attraverso questa modalità: impone la restrizione all'accesso e alla consultazione di determinati siti, perché si presuppone che l'accesso e la consultazione di tali siti sia equiparabile al fatto che si scommetta e che quindi tali azioni violino la regolamentazione italiana.
Per fortuna, però, che le moderne tecnologie sono sempre fatte meglio di quello che il normatore cerca di costringere: basta semplicemente, al momento, cambiare i propri DNS secondo le istruzioni che trovate qui:
Seguono anche suggerimenti più accurati diversi rispetto a quello di cambiare semplicemente il DNS. Se non volete comunque imbattervi in tutto questo, potete sempre "intuire" il sito non autorizzato, sfruttando l'anteprima di Google, che ottenete se vi collocate sopra la lente di ingrandimento a fianco di ogni risultato di ricerca.
Vi consiglio comunque di consultare il link: trovate ulteriori dettagli in merito alla questione: buona lettura!
Tra l'insieme di utilità disponibili nella cartella di installazione dell'ambiente di sviluppo Microsoft, c'è anche xsd.
Se guardate bene dentro a:
C:\Program Files\Microsoft Visual Studio <N>\SDK\<version>\Bin
nel mio caso è C:\Program Files\Microsoft Visual Studio 8\SDK\v2.0\Bin, trovate l'utility XSD, che è in grado di trasformare un Data Definition Schema in un namespace completo delle classi in ambiente .NET, C#, Visual Basic o anche altro. Ecco un esempio:
You maybe have encountered this cosmetic issue with the All Videos Reloaded plugin for Joomla! 1.5.
If you're using Safari browser for Windows, Chrome, or Internet Explorer 8, your videos boxed in your article may spot the warning box of Adobe Flash Player not installed.
The message alerts you that "Adobe Flash Player not installed or older than 9.0.115"! Nevertheless the All Videos Reloaded plugin works well and the videos are played smoothly.
Il firmware 3.50 per la Playstation 3 è stato reso disponibile ormai da qualche settimana. Questo aggiornamento aggiunge il supporto dei Blu Ray 3D e della visione 3D coi giochi. Ovviamente disponendo di un display predisposto, come un TV 3D che supporta le specifiche HDMI 1.4 e conseguentemente dei relativi occhialini per la visione 3D.
Sony Playstation 3 diventa 3D grazie al firmware 3.50. L’aggiornamento porta in dote anche una maggiore interazione con Facebook, a partire dalla possibilità di creare giochi che possano condividere informazioni pubbliche (profilo, lista amici, upload foto eccetera) con il social network. Accessibile dall’opzione menu della lista messaggi nella categoria Friends, è la funzione Grief Reporting Function: gli utenti sono in grado di inviare “rimostranze” direttamente da XMB per ogni messaggio inappropriato ricevuto da altri utenti di PlayStation Network.
Ad agosto, secondo i dati di Media Create, in Giappone si è verificato il sorpasso di Ps3 su Nintendo Wii. Nel corso degli ultimi mesi le vendite di Playstation 3 è tornata in testa alla classifiche delle console domestiche, alle spalle solo delle console portatili. Sony ha scommesso sulla riscossa di Ps3 grazie al motion controller senza fili Move e al firmware 3D.
Sul fronte 3D, Engadget ha già testato l’uscita Blu-ray 3D facendo funzionare il tutto senza difficoltà: basta che il setting HDMI sia configurato su “Auto” per rilevare la propria 3DTV ed effettuare lo switch alla modalità corretta per il gamin3D.
A E3: Sony ha tolto i veli al primo gioco 3D per PlayStation 3 (Killzone 3 di Guerilla Games), a cui seguiranno: Super Stardust HD, Pain e WipEout HD. A nche Polyphony Digital sta modificando “Gran Turismo 5″ per PS3, gioco di corse, in versione 3D; Ubisoft lancerà il primo gioco in 3D “James Cameron’s Avatar” .
E' da ormai alcuni mesi che mi porto dietro un problema sulla Peugeot 307 di Elisa e di cui non ne sono ancora venuto a capo. Il messaggio di fondo di questo mio articolo è che "cosa che non c'è, non si rompe". Se c'è qualcosa di incasinato, sicuramente si incasinerà e si bloccherà.
La 307 di Elisa è dotata di motore turbodiesel di 2000 cmc di cilindrata ed è dotata di filtro antiparticolato. La macchina non ha avuto grossi difetti di gioventù, a parte quello del volano bimassa che si è rotto dopo neanche 4 anni dall'acquisto, precisamente dopo 47.000 km.
L'odissea del FAP è invece cominciata a maggio. La macchina è andata in protezione - vuol dire che non potete utilizzare tutto il regime di giri a disposizione, ma si ferma a circa 2750 giri/min ed avete a disposizione solo una sessantina di cavalli anziché i 110 che è in grado di erogare il motore.
L'indicazione della diagnostica è che il FAP è fuoriuso, cosa che mi lascia alquanto sconcertato, più che altro per la spesa prevista, cioè parliamo di 4-500 Euro, come minimo. Poco male: abbiamo azzerato l'errore ed ho tirato avanti altri 1500-2000 km.
Il blocco si è ripresentato un bel giorno, mentre mi eravamo appena messi in autostrada in direzione Ancona, e così ci siamo fatti una bella trasferta a ritmo del bogon, anche se con circa 60 CV si riesce comunque ad arrivare alla velocità massima di crociera di 130 km/h sul piano, quindi la cosa non provoca alcun handicap particolare anche in autostrada.
A questo punto mi son deciso di portare la 307 a farla controllare, pensando che si trattasse del FAP completamente intasato. L'operazione di pulizia è costata 200 Euro ed il mio FAP era tornato in condizioni come da "nuovo".
Tutto bene per almeno un altro mesetto e poi di nuovo in protezione motore proprio sulla strada delle agognate vacanze, in Sardegna. Ricompare sul display multifunzione della macchina l'indicazione di "ANOMALIA ANTINQUINAMENTO", il che vuol dire non poter sgasare coi 110 CV a disposizione e di non riuscire a fare un sorpasso in tranquillità in autostrada.
A metà di settembre un nuovo reset presso la autofficina autorizzata Citroen di Autodino di Grezzana, ma son passati altri 10 giorni scarsi e siamo di nuovo daccapo. Le indicazioni che ho trovato sul forum di Passione Peugeot sono state abbastanza generiche e varie e tali da non aiutarmi più di tanto, così mi son autoimposto che trattasi sicuramente di bug software o di qualche anomalia elettronica data da qualche sensore guasto. Non voglio certo smenarci tanti soldi per questa riparazione e così per il momento ho deciso di comprarmi il cavo USB-OBDII ed il software per il computer...
Vuoi che con un CTRL-ALT-CANC fatto come si deve e una scansione dei virus sulla Peugeot non riesca a porre fine a questo problema, che sta diventando di mese in mese sempre più noioso?
Allo stato attuale ho trovato alcuni forum in lingua inglese, dove, pare che il problema sia già stato identificato e risolto da altri, per cui percorrerò la medesima strada nei prossimi giorni.
Il codice che ho rilevato con la diagnostica TEXA è il P1447 e, stando a quanto ho trovato sui forum sottocitati, sembrerebbe essere questo:
P1447 - Permanent fault, particle filter, PEF pierced or differential pressure info incorrect.
P1447 - Guasto permanente, filtro antiparticolato, FAP forato o informazione di pressione differenziale errata.
Siccome il FAP è stato completamente pulito, adesso è nella situazione per cui non può essere assolutamente intasato. Insomma, se non è zuppa, spero che sia pan bagnato.
Soffermandomi alle osservazioni del primo dei forum, potrebbe anche essere che qualche problema lo dia il silenziatore di scarico leggermente marcio, che fa calare parecchio la contropressione lungo lo scarico, ma questo tendo ed escluderlo, dopo le prove che ha fatto anche il Bruno Negrente. Spero davvero che si tratti del sensore di pressione del FAP il cui costo stimato è di circa 150 Euro.
Riprendo integralmente questo articolo di Macity su Macitynet dove si parla un po' di una tecnologia che arriverà in un futuro ormai imminente. Sto riferendomi a Light Peak, un'interconnessione veloce tra dispositivi elettronici ed informatici, che non usa una cablatura di rame, ma una in fibra ottica, con evidenti vantaggi per la banda finale.
Nelle note finali del Developer Forum, Intel ha comunicato di aspettarsi che la tecnologia Light Peak sarà integrata in dispositivi e computer non prima del 2012. Il chipset utilizzato per guidare l’ottica sarà disponibile già il prossimo anno, ma a detta del produttore i system builder difficilmente riusciranno a proporre nuovi sistemi per il 2011. La tecnologia viene dunque rinviata di un anno rispetto a quanto inizialmente previsto.
Nelle note finali del Developer Forum, Intel ha comunicato di aspettarsi che la tecnologia Light Peak sarà integrata in dispositivi e computer non prima del 2012. Il chipset utilizzato per guidare l’ottica sarà disponibile già il prossimo anno, ma i system builder difficilmente riusciranno a proporre sistemi per il 2011. La tecnologia viene dunque rimandata di un anno rispetto a quanto inizialmente previsto. Intel ha ad ogni modo rilevato che non vi è alcun ritardo o impedimento tecnologico e tutto procede ai ritmi preventivati. Il lancio nel 2012 di tale tecnologia, contribuirà dunque a spingere il supporto di terze parti per lo standard USB 3.0.
Light Peak è una tecnologia d’interconnessione ottica ad alta velocità e nell’intenzione di Intel consentirà di collegare dispositivi elettronici come notebook, display HD, fotocamere, lettori video, iPod, docking station e unità a stato solido (SSD) tra loro tramite fibra ottica anziché cavi in rame, preparando il terreno per una nuova generazione di prestazioni di I/O estreme grazie a una larghezza di banda a 10 Gb/s. Con tale velocità, un utente potrebbe, ad esempio, trasferire un film Blu-ray completo in meno di 30 secondi. La tecnologia è di notevole interesse ance per i produttori di fotocamere e videocamere: l’esportazione di foto/video è al momento un procedimento che richiede troppo tempo. La velocità di Light Peak è due volte maggiore rispetto all’USB 3.0. La tabella di marcia di Intel prevede la potenziale possibilità di scalare a 100 Gb/s nei prossimi anni.
Qualche giorno addietro nel corso Intel Developer Forum, sono stati mostrati i primi esemplari di alcuni prodotti che sfruttano Light Peak: un nuovo prototipo di convertitore da Light Peak a HDMI, di dimensioni notevolmente più piccole rispetto a un altro prototipo che si era visto a maggio di quest’anno, un notebook con questa connessione di serie e Western Digital ha mostrato un disco rigido. LaCie ha mostrato un array RAID 4big Quadra (sistema RAID con 4 unità), comprensivo di due porte Light Peak, grazie alle quali era possibile visualizzare su un TV Samsung video ad alta definizione alla velocità di 770MB/s (si trattava ad ogni modo di un hack e non di un prodotto frutto della collaborazione con Samsung).
Son passati ormai 14 anni da quando cominciavo a sviluppare le mie applicazioni col Metrowerks CodeWarrior, il fortunatissimo ambiente di sviluppo, con cui tutti gli sviluppatori di MacOS hanno creato la maggioranza delle applicazioni del sistema operativo della mela a cavallo del 2000. Metrowerks era spuntata magicamente nel novero delle software house di ambienti di sviluppo, per i rapidi tempi con cui riusciva ad accontentare esigenze di sviluppo sia per nuovi hardware che per nuovi processori.
E' stata infatti la transizione dai processori Motorola 68000 ai processori PowerPC l'occasione d'oro che Metrowerks non si è lasciata sfuggire. Il suo ambiente di sviluppo venne abbracciato praticamente da tutti coloro che volevano scrivere applicazioni per MacOS 7/8/9 e consentire di produrre dei FAT Binary, in grado di girare sia sui Mac con processore 68000 - a dire il vero solo quelli più potenti come i 68030 e 68040 - e anche quelli coi processori PowerPC 601 e poi via via anche i PowerPC 603, 604 ed i molto più potenti PowerPC G3 (PPC 750) e G4 (PPC 7400). Solo con l'avvento del PowerPC G5 la Apple cominciò piano piano a riprendere quota nel dominio degli ambienti di sviluppo, tanto che la mazzata finale arrivò nel 2005/2006, quando l'ennesima transizione da PowerPC a Intel decretò la morte preannunciata del CodeWarrior Professional quantomeno su Mac OS X.
Non saprei dire cosa è stato scritto e cosa non è stato scritto col CodeWarrior, ma qua e là ho visto che anche le versioni 4.0/5.0 di Adobe Acrobat sono state scritte con quell'ambiente di sviluppo e il relativo framework PowerPlant.
Si, proprio PowerPlant! Ci ho costruito sopra la mia tesi di laurea, Dynamic Land, ma anche la fortunata TotoTencas Suite e il più maturo PowerToto, re incontrastato per anni del software di sistemistica su Mac.
E' stato solo il più recente MacOS X 10.6 e le macchine Intel-based a mettermelo in crisi totale, solo che al momento non l'ho ancora ricompilato.
E' stato piuttosto un mio cliente a convincermi a tirare fuori nuovamente i sorgenti del 2004/2005 e cercare di ricompilarli con Xcode.
Così adesso son proprio nella fase di ricompilazione del suo progetto, scritto appunto con PowerPlant, e sto cercando di farlo girare con Xcode, in versione Universal Binary, cioè capace di girare sia sulle macchine con processore PowerPC, cioè G3, G4 e G5 e i più recenti processori Intel.
Mi pare di esser tornato bambino! A breve per prossimi aggiornamenti...
Nella pratica del crash recovery, del disk recovery, o anche nel caso di una riformattazione completa di una macchina a causa di un'importazione infezione di malware o virus, si rende necessario installare tutta una serie di applicativi oltre al sistema operativo Windows.
E la reinstallazione di tutto questo popo' di roba al fine di rimettere il cliente o l'utilizzatore finale che si è rivolto al tecnico informatico, può richiedere svariate ore, se non anche una buona mezza giornata.
Una della cose più problematiche è recuperare i numeri di licenza dei software, spesso dimenticati in questa o quella scatola, riposta chissà dove nella soffitta aziendale o addirittura buttata via nell'ultimo repulisti.
Per fortuna ci sono alcune applicazioni che consentono di recuperare i PRODUCT KEY dal registro di Windows o addirittura anche software in grado di recuperare i PRODUCT KEY da un disco rigido qualsiasi, come Magical Jelly Bean Keyfinder.
Vi rimando ad alcuni articoli in inglese trovati su About.com:
Reading
Fabio Volo - E' una vita che ti aspetto
Michael Guillen - Le 5 equazioni che hanno cambiato il mondo
Sophie Kinsella - I love shopping a New York