Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Domani si terrà, con partenza a Scuol, nel cantone dei Grigioni in Svizzera, la 11° edizione della National Park Marathon, un vero marathon alpino nel cuore delle Alpi.
Guardando il percorso, ho scoperto perfino che si tratta di una gara di categoria marathon/extreme il cui percorso si svolge tra due nazioni, cioè la Svizzera e l'Italia!
Si parte sostanzialmente da Scuol, si arriva a Santa Maria in Val Müstair, si passa in Italia dalle parti dei Laghi di Cancano, si lascia Livigno alla propria sinistra e si torna in Svizzera dalla Val Federia. Praticamente uno spettacolo!
Il chilometraggio previsto è qualcosa di tosto: il percorso più lungo prevede 138 chilometri totali e 4010 metri di dislivello totale, un signor dislivello, ma ben spalmato su un lungo chilometraggio. Trattasi insomma di una cosa abbastanza simile alla Dolomiti Superbike italiana, solo leggermente più lunga.
La partenza, per gli arditi del percorso Vallader, è alle 7.15 di domattina e gente come il "sottoscritto" può pensare di farla in un tempo stimato tra le sette e le nove ore, ma per questo domani darò una controllata sul sito di cronometraggio di Datasport.
Gli altri percorsi previsti, Jauer di 104 km, Livignasco di 71 km ed il più corto Putèr di 47 km sono decisamente più alla portata di biker meno allenati, ma senza dubbio si svolgono in uno scenario paesaggistico assolutamente invidiabile. Oltre a questo per tutti i percorsi tranne il più lungo è previsto un servizio di navetta shuttle per spostare i concorrenti alle rispettive partenze, che sono dislocate lungo, appunto, l'intero tragitto del percorso Vallader.
L'iscrizione è cara, anzi carissima, se confrontata ai prezzi standard delle più comuni granfondo italiane, però sono praticamente certo che il livello sia sempre molto alto e poi c'è da considerare la logistica organizzativa per spostare i concorrenti dei percorsi intermedi lungo l'intera traccia prevista: 95 franchi svizzeri, equivalenti a circa 78 Euro per chi si iscrive negli ultimi giorni di gara, cioè un sovrapprezzo di circa 15/20 Euro.
clicca per andare al sito della gara
Se avete in mente di visitare il sito, esso è sia in lingua tedesca che in lingua italiana, ma se ve la cavate meglio col tedesco, meglio guardare appunto su quello della lingua nativa del posto, visto che la traduzione in italiano a volte non è impeccabile, però è più che soddisfacente.
Io ci sto già facendo un pensierino per l'anno prossimo. Nel 2013 voglio andare a correre all'estero.
Senza star qua a fare ragionamenti sui nomi Lucifero, Beatrice e tutti gli altri cicloni che hanno caratterizzato e che stanno caratterizzando l'estate 2012, pare che quello in arrivo stasera, Beatrice appunto, attraverserà l'arco alpino a partire dal Piemonte fino al Friuli Venezia Giulia per domenica, solo che Verona non sarà nemmeno interessata, stando sia alle previsioni di ilmeteo.it e di Meteogroup.
L'afa calerà un bel po', ma dell'acqua prevista si e no qualche goccia. Non c'è che sperare che le previsioni meteo globali si sbaglino clamorosamente, perché anche la nostra campagna veronese e l'intera Lessinia hanno una "sè roia".
clicca per andare alle previsioni meteo aggiornate su Verona
Finalmente dopo quasi un mese, trovo un momento per completare il racconto del mio dopogara della Granfondo Alta Valtellina, cioè all'indomani del marathon con cui ho "terminato" la mia stagione MTB 2012.
Appena conclusa la gara di Bormio, una preoccupazione ha prevalso su di me rispetto al pieno di adrenalina prodotta da quattro ore abbondanti di gara: quella di riuscire a tornare a casa, con l'automobile che non voleva sapere di ripartire. Mi sono ritrovato "costretto" a passare una notte in più con tutta la famiglia a Bormio, a causa della macchina guasta - tra l'altro stazionata in un parcheggio a pagamento nel centro storico, visto che non c'era un meccanico che avesse a disposizione il pezzo di ricambio alla domenica pomeriggio.
Lunedì mattina non è mai il massimo tra i giorni della settimana: spesso dopo una gara si ripensa ai momenti di difficoltà, alle chiacchere con gli altri concorrenti, agli avvincenti sorpassi effettuati e a quelli subiti deludentemetne, ma anche ai ritmi indiavolati che si sono tenuti per qualche ora, invece a questo giro il patema di dover rimanere al fresco di Bormio.
Di buona lena ho affrontato con ottimismo una cosa alla volta e nel giro di un paio di ore tutto si è sistemato per il meglio. Macchina di nuovo funzionante, colazione luculliana all'Hotel San Lorenzo e tutto un programma da definire per la giornata di lunedì.
Così io ed Elisa non ci abbiamo pensato due volte e siamo andati su ai Laghi di Cancano da Torripiano, nel comune di Valdidentro. Quel posto è così pieno di ricordi e di una natura struggente che ci pareva di essere in un altro mondo ieri mattina.
Poi è successo che continuavano a passare ciclisti italiani e stranieri con le loro belle MTB, mentre la mia era nel baule che riposava dopo la battaglia di ieri, solo che non ho resistito. Nemmeno Elisa ha opposto resistenza, vista l'occasione irripetibile.
Con la macchina parcheggiata sull'erbetta tagliata a fianco del Lago di San Giacomo, ho svuotato il baule della 307 ed ho tirato fuori la Scalona. Enrico mi ha aiutato nelle operazioni di rimontaggio ruote e lubrificazione catena. Il cielo era lievemente coperto, ma ho detto a tutti: "Oggi si sfoggia la divisa Turnover del quindicesimo"!
L'obiettivo di giornata è presto concordato: io vado a Trepalle in mountainbike per sterrati, voi "famiglia" ci arrivate in macchina.
Da subito cerco di capire se l'obiettivo è raggiungibile o se invece mi sto andando ad imbattere in qualcosa di impossibile: quando si è in montagna a quota oltre i duemila metri, non c'è molto da fare i furbi con la montagna e col meteo. Pertanto percorro un chilometro alla ricerca di qualche ciclista che percorresse in senso opposto il mio tragitto e praticamente subito mi imbatto in 5-6 stranieri di lingua tedesca che mi dicono che loro hanno impiegato un'ora e mezza ad arrivare da Trepalle. Torno indietro da Elisa e le dico: "Se loro ci hanno messo novanta minuti, io ce ne metto cinquanta. Ci vediamo da Sandro!
Così lascio alle mie spalle il bacino del San Giacomo e comincio la mia risalita e mi faccio subito amico Dirk, proveniente da Scuol, che sta arrivando da Santa Maria in Müstair e sta puntando direttamente a Livigno dopo aver fatto un giro megagalattico.
Tralascio i particolari della conversazione con Dirk, visto che si parla di gomme, di forcelle, di pesi delle bici e di fatica ad ascendere. Lui arranca veramente, mentre io sto letteralmente levitando quando arrivo nella Val Trela.
Sono contento come un bambino quando arrivo al Rifugio Trela, con le sinapsi moribonde da almeno quindici anni che si vanno riaccendendo. L'ultima volta c'ero passato con Don Giuliano ed il Grest di Alcenago. Le pendenze e le salite cominciano a tornarmi in mente, nonostante all'epoca non fossi così attento alla montagna e alla fatica.
Saluto Dirk che rimane al Rifugio per una pausa ristoratrice, il quale mi dice che vuole vedermi se ce la faccio a salire il pratone con pendenza al 30%. Non mi rimane che augurargli buona fortuna, perché non saprei come fare a rendere bene in inglese l'espressione "Tu hai a che fare con un Ganassa", ma il pratone me lo bevo come un sorso della borraccia grazie al 26/36 in canna e la legeresse della Scalona in configurazione gara.
L'ascesa al Passo Trela avviene scavalcando una recinzione dell'alpeggio, una piccola mandria di mucche e poi un bellissimo single track in leggera ascesa dove il giro di pedali è qualcosa di gioioso! Infine quasi in cima al passo il superamento di un gruppo di svizzeri con bici full suspended ed enduro, intenti a sistemare un problema ad una delle loro bici.
Al passo scatto qualche foto. Da lì in poi l'orgasmo del biker in offroad: un single track battuto e pedalabile che mi fa abbassare di circa 300 metri di altitudine, tra i 2300 metri e i 2000 di altitudine in direzione Trepalle. Nella parte finale inoltre lo scavalcamento di alcune dune, dove bisogna dare qualche colpo di pedale, tanto di non rimanere impiantati prima della sommità di ognuna di esse. Ed una temperatura gradevolissima, cioè un bel soletto che tiene l'aria stabilmente a 22-23°C.
L'arrivo a Tre Palle avviene per la stradina che porta al distributore dell'Eni. Arrivo dal negozio da Sandro, che sono in anticipo di un quarto d'ora rispetto ad Elisa ed i bimbi, che invece hanno fatto il giro da Pedenosso e lo scollinamento del Passo Foscagno.
Uno dei più bei giri in mountain bike che abbia mai fatto! Ripercorrere alcuni momenti della propria giovinezza pedalando in offroad su pezzi tecnici e divertentissimi, ma mai impegnativi, merita davvero di essere messo in taccuino anche per un altro anno! La Valtellina merita davvero.
Spesso, a seguito del cambio di DNS di un dominio di un proprio cliente, succede che i DNS usati dai provider più diffusi in Italia - Alice, Telecom Italia, Tiscali, Libero Infostrada, Teletu - siano lentissimi ad aggiornare i loro server. In alcuni casi ho visto anche passare più di 12 ore per ritrovarmi l'aggiornamento.
Molto semplicemente il server DNS - che non è altro che il server a cui il nostro computer chiede la conversione dal nome di un dominio in un numero IP - cerca di tenersi il più possibile aggiornato su tutti i cambiamenti che hanno luogo qua e là sulla rete. È come una rubrica telefonica che deve essere rinfrescata se cambia qualche mappatura tra il nome di un dominio ed il numero IP del server che lo ospita.
Eccomi pertanto a pubblicare anch'io una lista di server DNS pubblici, veloci e gratuiti - da contrapporsi, appunto, ai server DNS dei fornitori di servizi ISP, DSL, ADSL, WAN o connettività in larga banda. Questi server DNS sono gratuiti per tutti. Sono in taluni casi anche molto utili per accelerare la performance del vostro browser, pertanto scegliete pure quelli che preferite tra la lista a seguire:
Server DNS liberi e pubblici
Indirizzi IP del server DNS pubblico di OpenDNS:
208.67.222.222
208.67.220.220
Indirizzi IP del server DNS pubblico di Norton:
198.153.192.1
198.153.194.1
Indirizzi IP del server DNS pubblico di Google:
8.8.8.8
8.8.4.4
Indirizzi IP del server DNS pubblico di GTEI DNS (ora Verizon):
4.2.2.1
4.2.2.2
4.2.2.3
4.2.2.4
4.2.2.5
4.2.2.6
Indirizzi IP del server DNS pubblico di ScrubIt:
67.138.54.100
207.225.209.66
Indirizzi IP del server DNS pubblico di Dnsadvantage:
156.154.70.1
156.154.71.1
Ieri sera zio Paolo mi ha più o meno maledetto quando gli ho fatto sapere in SMS che la partenza prevista per stamattina era alle ore 7.00 da casa sua.
Stamattina è però scattato il quarto d'ora accademico ed io, lui e Franceschino siamo partiti alle 7.15 di buona lena in direzione nord dalla Carrara.
L'ascesa verso le alte altitudini è decisamente rapida, anche se le gambe dei partecipanti sono abbastanza stanche per quanto pedalato nei giorni scorsi: Franceschino è reduce da un'uscita di 110 km in BDC col Bosca ed il Dami di ieri dopo due settimane di stop, lo zio Paolo ha pedalato tutti i giorni delle ultime N settimane, cioè da quando non è stato fermato da Giove Pluvio, compresi i 130 km di ieri in BDC, mentre il sottoscritto ha "solo" i 55 km di ieri in BDC ed un weekend di riposo.
Di tutti e tre il più pimpante è proprio Franceschino, forte del suo peso forma inferiore a 60 chili - diconsi SESSANTA - ma il ritmo sulla Lugo-Praole non è lui a dettarlo, quanto la nuvola di tafani che sta minacciando seriamente la nostra spensierata uscita.
Per fortuna che nella salita per Praole c'è qualche allungo a velocità superiori ai 15 km/h, così riusciamo a far andare fuori soglia gli antipatici insetti e svoltiamo a sinistra in direzione Cerro.
L'attraversamento di Cerro è veloce e ci concediamo una piccola variazione sterrata verso i Zambelli e la contrada Grobbe. Si attraversa Corbiolo per l'ascesa più ripida possibile: lo spilungone di Mizzago sale in piedi come un motorino da cross country, mentre il Marcante confida nella Legeresse Scalonà, mentre l'Orlando sente male dalle gambe solo a sfiorarle.
A Bosco si arriva per l'Oasi della Sacra Famiglia, si rabbocca la borraccia e ci catapultiamo alla Pasticceria Valbusa per la prima pausa brioche. Caffè, cappuccio, macchiato e veneziane alla marmellata e alla crema che la strada è lunga.
Salutate le nostre amiche del Valbusa, si riparte in direzione Scandole e si attacca subito la salita verso il Baito dei Pastori. Su questa irta salita che diventa presto a gradini le mie gambe non girano un granché, però tengo sempre a qualche decina di metri i compagni di avventura e mi aspettano per scattare qualche foto proprio al Baito.
Tutti pancia a terra per la foto, più o meno come un anno fa, quando invece non c'era Paolo a completare il trio.
Continuiamo così fino a Bocca di Selva e poi giù denti per raggiungere al più presto la Translessinia, dove buttiamo su la padella in direzione Bivio Castelberto, a tutti gli effetti GPM di giornata.
La discesa per Malga Lessinia è scorrevole e non trafficata da camminatori e macchine, mettiamo la freccia che sono si e no le 10.30 ed è la volta della crostata di frutti di bosco e di un saccottino artigianale ai fichi e noci proprio alla malga.
Da qui in poi comincia il divertimento assoluto: una lunghissima caduta "libera" di 1400 metri di dislivello verso Grezzana, col Paolo che guida me e Francesco verso parecchi pezzi inediti per entrambi.
Prendiamo così l'asfalto verso Erbezzo poco sotto Malga Lessinia e svoltiamo a sinistra per Malga Vallina di Sopra e poi Vallina di Sotto.
Cogliamo di sorpresa ben tre marmotte che si nascondono nel sottobosco e ci lasciano ampio spazio nel grande protone, dove scendiamo più o meno a vista senza una traccia vera e propria.
Il toboga con cui arriviamo nel Vaio dei Folignani è molto suggestivo e talvolta anche abbastanza tecnico. Trattasi in sostanza del giro proposto da Paolo sabato agli uomini Bcicli, una cosa in cui sarebbe preferibile avere, non dico la forcella, ma quantomeno le ruotone che uso solitamente in gara, cioè le Crest coi gommoni Racing Ralph. E' un single track infinito, guidato, semplice, talvolta tecnico, quasi sopra in ombra.
Purtroppo i Geax Aka da 2 pollici netti andranno anche bene sugli sterrati scorrevoli, ma qui faccio una fatica boia ed i miei compagni di squadra continuano ad aspettarmi ad ogni bivio.
Nel Vaio dei Folignani si riprende finalmente una corsa leggiadra, grazie al fondo completamente risistemato dalla Guardia Forestale. Al ponte dei Folignani, giriamo a sinistra e si ritorna in direzione Bosco, ma arrivati a Scol, di nuovo giù a sinistra contromano rispetto alla Lessinia Legend 2010 verso Stander e discesa gagliarda verso il Vaio dell'Anguilla.
Anche qui la coppia Franceschino-Orlando fa più volte il vuoto ed io soccombo nelle retrovie: l'Aka da 2 pollici fa deviare la traiettoria anche dai maroccoli non tanto grandi e continuo ad accumulare decine e decine di metri di ritardo, ma me la metto via e cerco di scendere in sicurezza.
Finalmente alla svolta di Limar la carrareccia diventa più decente e torno quasi al ritmo dei miei due soci, con qualche folata ancora a 165 battiti, tanto per dire "Ci sono anch'io", dopo aver stentato non poco negli ultimi chilometri di discesa.
La caduta libera continua tra la coppia di tornanti poco sopra Lughezzano, poi deviazione all'Orsara per pedalare altri chilometri della "Ebensaghé Bike". Anche qui di single track ce n'è talmente tanto da stufarsi .
Ormai a Bellori Franceschino prova pure a fare il Ganassa con un improbabile sorpasso ai miei danni in un tornante a sinistra, ma cade senza conseguenze, mentre sul tornante successivo a destra si ripete con stile senza pervenire fino sull'asfalto della strada provinciale.
Chiudiamo con gli ultimi chilometri su asfalto da Lugo a Grezzana, che si è ormai fatto mezzogiorno e mezzo.
Giro spettacolare con un'ascesa in quota decisamente veloce, senza mai spremerci. La discesa è invece lunghissima, quasi infinita ed assolutamente divertente. Un totale di 73 chilometri e 1740 metri di ascesa, per un totale di 4 ore ed un quarto pedalate.
La prossima volta che la farò, vedrò di farla anch'io con una forcella o quantomeno con un paio di ruotone da 2,1/2,2/2,25 pollici: di più no, perché non girano nel telaio...
Girava nell'ambiente la voce sulla disaffezione di Gerhard Kerschbaumer in sella alle 29 pollici. Appena è ritornato sulla 26 pollici, Gerhard è ritornato a vincere.
Voglio però porre la vostra attenzione sui particolari tecnici della bici di Gerhard utilizzata domenica 12 agosto ad Hadleigh Farm per la prova olimpica maschile del cross country. Trattasi della bici a listino Bianchi, la Methanol SL2 2012:
- guarnitura FSA e monocorona da 39 denti!
- pacco pignoni SRAM XX 11-36
- ruote Fulcrum Red Carbon 26"
- freni Magura MT8
Secondo me non siamo molto oltre gli 8 chili.
Sono rimasto impressionato positivamente dalla performance di Gerhard Kerschbaumer, il nostro giovane altoatesino, in gara anche lui domenica alle Olimpiadi di Londra 2012, nella prova maschile del cross country.
Impressionante perché ha finito in 13° posizione assoluta, mescolato in mezzo ai calibri mondiali della mountain bike!
Anche il distacco accusato dal trio che si è giocato il podio olimpico è decisamente "modesto", ossia 2'55", cioè "robette" in una gara di quasi un'ora e mezza.
Rinnovo i miei complimenti a Gerhard e già mi sfrego le mani per Rio 2016 con queste credenziali per il nostro biker di Chiusa.
BettiniPhoto - 2012
Lasciamo perdere tutti i commenti letti ed alcuni anche sprecati qua e là sulla carta stampata.
Valgono più che mai le parole del diretto interessato ed anche quelle di Hubi Pallhuber, direttore tecnico della nazionale MTB maschile.
Il bronzo di Marco Aurelio Fontana vale più che mai come un oro, in primis perché è una speranza che si è tradotta in realtà - chiedere di più era oggettivamente troppo da Marco, considerato l'ultimo anno di gare di Coppa del Mondo MTB e dello spessore di Jaroslav Kulhavy e Nino Schurter.
In secondo luogo la prova di carattere nonostante quanto successo all'ultimo giro, quando si è tranciato il reggisella della sua Cannondale Flash.
Non mi rimane che riportare la sua dichiarazione e quella del tecnico che ho trovato sul sito della nostra federazione.
“Per vincere questa medaglia sono servite testa e gambe, l’ultimo km e mezzo è stato infinito" – Pallhuber: “Risultato importantissimo per tutta l’Italia delle due ruoteâ€
"Vincere una medaglia alle Olimpiadi era il mio sogno e adesso ci sono riuscito†dice commosso Fontana, quest’anno già tre volte terzo in Coppa del Mondo e quinto ai Giochi Olimpici di Pechino 2008 -. Sono felice è una grande emozione, questa gara era l’obiettivo di un intera stagione, mi sono preparato scrupolosamente; sapevo di stare bene, ci credevo, ma ogni gara ha la sua storia e basta poco per compromettere tutto, comunque penso di avere fatto la gara migliore da quando corro in mountain bike. Per vincere questa medaglia sono servite testa e gambe, penso di avere corso tatticamente molto bene. Dopo l’episodio della sella ho cercato di mantenere la calma e reagire ma l’ultimo km e mezzo è stato infinito, gli ultimi metri ho pedalato con il cuore, volevo troppo questa medaglia. Una medaglia che dedico prima di tutto alla mia famiglia e agli amici che hanno sempre creduto in me e sono venuti anche oggi qui a sostenermi e poi alla squadra e a tutto il movimento del fuoristrada italiano. Siamo una grande squadra, questa medaglia dimostra che ci siamo e spero che possa incentivare tanti giovani ad avvicinarsi a questo bellissimo sport.â€
“Marco oggi è stato davvero straordinario, questo bronzo vale quasi come un oro - dice il C.T. Hubert Pallhuber -. Speravamo in un buon risultato, ma conquistare una medaglia alle Olimpiadi non è impresa semplice. Fontana è partito fortissimo e ha corso con grande intelligenza sempre a ruota di Kulhavy e Schurter mettendosi però in testa nell’ultimo giro e provando anche ad attaccare facendo capire agli avversari che non era li con loro per caso. Peccato per l’episodio della sella, nella mountain bike gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, però non penso che questo episodio abbia influito sul risultato finale della gara. Nell’ultima salita quando Schurter ha attaccato ho visto che Marco pedalava ancora seduto ed è in questo punto che ha avuto un cedimento e si è staccato leggermente dalla coppia di testa, quindi prima del problema alla sella. Il ceco e lo svizzero hanno dimostrato di avere qualcosa in più ma Marco ha comunque fatto una prestazione maiuscola andando a prendersi questa medaglia importantissima per lui, per la nostra squadra e per tutta l’Italia delle due ruote.â€
Nelle scorse settimane non avevo seguito in tivù né la prova in linea olimpica, vinta da Vinokourov, né la prova a cronometro vinta da Winnings. Me se sono accorto solo ieri, mentre seguivo la prova olimpica di mountain bike, quella andata in scena a Hadleigh Farm, nell'Essex e vinta dal ceco Jaro Julhavy davanti di poco a Nino Schurter ed il nostro Marco Aurelio Fontana.
Le Specialized ufficiali erano tutte con una livrea di color arancio, così come anche l'abbigliamento ufficiale usato dai campioni sponsorizzati proprio dal brand americano, se guardate bene le scarpe ed il casco, sviluppati specificamente da Specialized.
Quello che però è più intrigante è proprio il fatto che alle Olimpiadi di Londra 2012 sul tubo diagonale delle bici - la superficie più grande a disposizione su una bici e quella su cui il colpo d'occhio va a cercare la marca della bicicletta - non campeggiava la scritta S-WORKS, da sempre il brand più professionale ed agonistico di Specialized, ma proprio il brand generalista SPECIALIZED.
Ed effettivamente, quando mi sono avvicinato al mondo delle bici, consideravo S-WORKS un brand diverso da Specialized. Quando insomma ero un novello e non avevo una conoscenza ed un'informazione così approfondita dei marchi e della componentistica delle due ruote, ero abbastanza perplesso al riguardo di questi due brand, tanto da confonderli e distinguerli poco.
Per il pubblico generalista questa scelta, cioè di avere un sottobrand specialistico rispetto al brand generalista, a mio modo di vedere, non è mai stata una scelta commercialmente vincente perché genera confusione.
Diversamente nelle competizioni specialistiche, seguite quasi esclusivamente da appassionati ed esperti del settore, ha senso il sottobrand specifico proprio a voler distinguere l'esasperazione e l'esclusività del mezzo tecnico usato dall'agonista, rispetto al resto della gamma delle bici a listino. "Noi ciclisti" sappiamo tutti che S-WORKS è il "top", mentre Specialized è la "base".
Poi succede che Specialized riesce a mettere a segno ben due vittorie su tre nelle gare più importanti del ciclismo professionistico maschile, cioè la vittoria nella prova su strada con Alexandre Vinokourov, supportato dall'Astana e Specialized e Jaroslav Kulhavy del team Specialized Racing nella prova di cross country in mountain bike.
E si sa che le Olimpiadi sono seguite più da un pubblico generalista e da un giornalismo generalista e passa in secondo piano il pubblico specializzato - e scusate il gioco di parole proprio con Specialized...
Una specie di risposta me la sono data da solo, però se leggete questo mio articolo ed avete qualche altra idea, esprimetela pure.
Concludendo: chi mi spiega questo cambia di look e brand di Specialized alle Olimpiadi? Proprio per quello che ho scritto io?
Se avete le gambe per spingere la monocorona, SRAM ha preparato per voi il nuovo gruppo, lo SRAM XX1. Non è certo mia intenzione nascondere la mia simpatia per la casa americana, visto che le mie bici montano prevalentemente gruppi SRAM.
Scegliete voi quanti denti debba avere l'unica corona da mettere sulla guarnitura della vostra mountain bike, tanto dietro metterete il pacco pignoni dell'XX1, 11 rapporti a partire dal pignone del 10 fino a quello del 42...
Una cosa estremamente semplice: via il deragliatore anteriore, via il comando per il deragliatore anteriore, via il cavo per il deragliatore anteriore, via una (o due) corone. Una soluzione leggerissima.
Ma ricordatevi di fare bene i conti, perché il problema non è mai il rapporto più lungo da spingere, ma quello più corto.
Anzi ve li faccio io volentieri i conti (in un altro articolo specifico). E vi preparo una bella tabella, così vedete da voi i rapporti moltiplicatori, sia che voi abbiate una 26 pollici, una 27 e mezzo o una 29.
Vien fuori insomma che la monocorona è una cosa esclusiva per il cross country agonistico, ma non per fighette, ma solo professionisti di quelli possibilmente OLIMPICI, cioè Fontana, Schurter e compagnia...
E poi siamo sempre alle solite: che voi diate una 26 pollici, una 29 pollici o una 27 e mezzo, o che facciate usare una, due o tre corone, uno come Schurter vince sempre e comunque. Qui sotto lo vedete sul gradino più alto del podio proprio ai campionati nazionali svizzeri di cross country a Balgach, quando ha corso proprio col monocorona di casa SRAM.
Tutto il resto lasciatelo fare al marketing, ma questa volta, cari amatori ganassa che siete, vi consiglio di lasciar perdere...
Ma se proprio non sapete resistere, è disponibile a partire da ottobre 2012.
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