Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Torna l'XC Running con l'arrivo dell'autunno. Quest'anno la disciplina mista di corsa offroad e mountain bike prenderà il via proprio a Grezzana, primo appuntamento dei sei previsti per il circuito nella provincia di Verona.
Quest'anno l'edizione grezzanese si terrà il 12 ottobre e farò quanto possibile per essere presente, dopo aver saltato a malincuore l'appuntamento dell'anno scorso, a causa di un altro impegno familiare.
Cercherò di farmi trovare in una forma dignitosa per quella data e devo anche darmi da fare per trovarmi un partner podista che farà la staffetta con me, visto che non è proprio mia intenzione quella di mettermi a correre a qualche settimana dal via di questo evento amatoriale.
L'edizione grezzanese sarà curata anche quest'anno da Franceschino, che coordinerà le forze della Proloco di Grezzana. Lo "spilungone di Mizzago" ha promesso che il percorso sarà a breve a disposizione per chi lo vuole provare di persona. Devo insomma mettermi dietro a cominciare a girare tra gli uliveti di Redoro!
Ho sempre considerato il ciclismo uno sport faticoso, dove bisogna tirare fuori gli attributi. Di questa verità uno se ne rende conto la prima volta che prende la bici e affronta la sua prima salita: si chiede subito come fanno i corridori che fanno il Giro ed il Tour a non sentire tale fatica. Marco Pantani diceva che andava così forte in salita, per ridurre la durata della sua sofferenza.
Senza andare alla ricerca dei "facili trucchetti" - e qualcuno di voi penserà subito al doping - chiunque può scoprire abbastanza presto che una delle cose più importanti del ciclismo è l'allenamento: se ti alleni a dovere, puoi superare tante asperità. Se ti alleni alla fatica, alla sopportazione, allo sforzo, non dico che puoi affrontare qualsiasi montagna, perché a tutto c'è un limite, ma ci puoi arrivare molto vicino. Si realizza in questo sport proprio la metafora della vita: se ti impegni strenuamente, i risultati a cui puoi arrivare possono essere assolutamente sbalorditivi, quasi dei miracoli.
Quando tanti anni fa ho cominciato ad andare in bici con Lorenzo R., non riuscivo a capacitarmi di come lui potesse andare tanto sul piano quanto in salita. Poi piano piano, col passare degli anni, partendo dalla mia prima Lessinia Legend del 2007, arrivando fino ai vari brevetti nazionali degli ultimi anni, ho realizzato che la resistenza sulla lunga distanza e prolungata nel tempo era una caratteristica in cui avevo qualcosa da dire, vuoi perché non eccellevo nello sprint o nella salita pura, vuoi perché quando c'è da mettersi in discussione, non mi tiro mai indietro.
Due anni fa ho cominciato ad immaginare se avrei mai potuto affrontare e portare a termine la Salzkammergut Trophy, la gara di mountain bike più dura d'Europa, stando a quanto recita il manifesto ed il sito della gara.
Questa gara, nel cuore della Mitteleuropa a poco più di un'ora da Salisburgo in Austria, frequentata da migliaia di ciclisti dell'intero arco alpino, ma anche tantissimi tedeschi ed amatori di tutta l'Europa, catalizza l'interesse dei più arditi amatori, proprio per i numeri del percorso più lungo: 211 chilometri di sterrati e 7000 metri di dislivello in salita! In più si aggiunge un paesaggio tanto incantevole, quanto impervio in alcuni passaggi, che lo rendono assolutamente desiderabile a tantissimi altri percorsi nel resto d'Europa.
Tanto per intenderci le più dure tappe del Giro d'Italia possono arrivare a tale chilometraggio, molto spesso in pianura, mentre le salite difficilmente arrivano ad accumulare più di 5000 metri di dislivello. Solo che il Giro d'Italia si corre su strade asfaltate, non su carrarecce, mulattiere forestali, ciclabili a fianco dei laghi e sentierini sperduti nei boschi come alla "Salz"!
L'anno scorso mi ero deciso di prendere parte virtualmente a questa gara, semplicemente seguendo sul web i tempi intermedi di alcuni amici romagnoli. Vederli superare i vari cancelli accresceva la mia stima nei loro confronti, ma al contempo accendeva il desiderio di emularli, visto che anche loro erano passati prima di me per gli stessi tracciati che ho pedalato negli ultimi anni, come la Dolomiti Superbike in Val Pusteria, la Marathon dell'Alta Valtellina e la Black Forest in Germania.
All'inizio della primavera di quest'anno ho coinvolto così qualche altro amico nell'impresa e così, senza strafare nei mesi precedenti, mi sono preparato diligentemente a questa piccola impresa: vedere il traguardo della Salzkammergut Trophy!
L'obiettivo principale di ogni allenamento nel corso della primavera è stato anzitutto quello di stare seduto in sella tante ore, fino a avere il "culo quadrato.
Ricordo che nell'arco di 24 ore sono andato con la bici da strada da Grezzana a Bosco Chiesanuova ben quattro volte, con sosta obbligatoria nella pasticceria in paese. Ho scorrazzato in compagnia degli amici ciclisti per tutta l'Alta Lessinia almeno tre o quattro volte; ho corso anche una gara in Liguria nel cuore della notte ed infine, a solo una settimana dalla gara austriaca, mi sono sparato il tragitto dalla spiaggia romagnola fino a Grezzana, con un solo panino, un gelato e tanta cola!
Il giorno della gara la sveglia suona alle 3.30. Si parte talmente presto, alle 5 in punto, che il sole deve ancora sorgere, ma ci si vede abbastanza da non cadere a terra, anche se le facce dei più sono "imbogonate". Così si parte abbastanza increduli ed in un'atmosfera quantomeno surreale.
Lo speaker, dopo parecchie incitazioni in lingua teutonica, fa il conto alla rovescia e ci si ritrova senza volerlo già ai piedi della prima salita. Si sale già ad un ritmo abbastanza alto che viene subito il dubbio se le successive ennemila salite si riuscirà a farle o se si sarà costretti a girare la bici e ritirarsi per "forze esaurite". Sono tutti i "pensieri cattivi": cercano di remare contro la costanza e la determinazione che io, come altri seicento e più impavidi attorno a me, hanno deciso di mettere in campo. Più che l'allenamento è la convinzione di potercela fare che deve rimanere intaccata, nel ciclismo come in tanti altri sport di resistenza estrema, una questione di fede, insomma.
Guardi poi subito l'orologio e vedi che sono le 5.20: "Sei partito da venti minuti e già guardi l'orologio"? Quando il sole prova invano ad alzarsi e di farsi largo tra nubi minacciose, comincia a piovigginare. Qualcuno davanti a me decide drasticamente di porre fine alle prime avversità. Nel corso della gara è tutto un incrociare concorrenti, che optano per il ritiro e percorrono contromano la salita, che io e quelli a fianco a me stiamo cercando di scalare. Sembra quasi di vivere una scena dantesca, ma non distinguo bene se ci troviamo all'inferno o al purgatorio, in paradiso no di certo.
Comincio il gioco delle frazioni. Ogni tanto dico a me stesso e a Paolo, che pedalerà al mio fianco per l'intera gara, neanche fosse un angelo custode: "Abbiamo fatto un decimo", "abbiamo fatto un ottavo", "abbiamo fatto un sesto", "abbiamo fatto un quarto"!
E le ore passano. La pioggia smette e riprende. Fortunatamente i ristori si susseguono sul nostro percorso con una certa regolarità. Rimbombano più che mai i moniti di tutti quelli che sono passati prima di noi: "l'importante è bere e mangiare".
E ancora: “Se continui ad attingere alla fonte e ad alimentarti del pane quotidiano - neanche fosse una rivelazione cristiana - puoi andare molto avanti”. Per me e Paolo il menu giornaliero si compone di decine e decine di tranci di torta: torta paradiso e crostata alla cannella con marmellata di mirtilli, sorseggiando litri e litri di sali minerali intervallati da qualche bicchierata di Redbull, che, per chi non lo sapesse, in Austria scorre dai rubinetti come l'acqua calda.
Tra una salita e l'altra c'è però tempo di rifiatare: le discese sono spesso molto lunghe e veloci e si organizzano le forze rimaste, anche se di tanto in tanto qualche agguato si presenta dietro l'angolo, prima con un tratto di mezzo chilometro nel fango liquido di un sottobosco, poi su discese rocciose e sconnesse, dove Paolo ha la peggio volando letteralmente nel bosco e procurandosi qualche bella ammaccatura, senza però compromettere la sua continuazione. Quante volte avete visto i ciclisti rialzarsi e ripartire, altro che calciatori!
E' appena passato mezzogiorno, un acquazzone è lì dietro l’angolo, sono in sella già da sette buone ore ed il giochino delle frazioni è prossimo a sentenziare: "Siamo a metà"! In un tratto percorso in solitario mi lascio andare in un pianto liberatorio: comincio a realizzare che ce la posso fare. La quantità di adrenalina rilasciata da quel pianto farà tutto il resto.
Le varie difficoltà della catena che ogni tanto si aggroviglia su se stessa, del cambio che non vuole più saperne di cambiare, delle "sbroffe" di fango appiccicate sugli occhiali, delle tacchette delle scarpe che non vogliono starsene attaccate sui pedali, degli alluci contorti da una decina di ore, passano tutte una dopo l'altra, come sopra l'olio.
Nemmeno la salita cementata del Salzberg, affrontata dopo con 4500 metri di dislivello nelle gambe, mette in dubbio la riuscita dell'impresa, nonostante fosse quasi impossibile salirla anche a piedi, col 40% di pendenza.
Quando cominci a crederci, la salita prima si spiana e poi piega in discesa. Il gioco delle frazioni finisce e comincia un altro gioco, quello dell'attesa: prima delle ore, poi dei minuti che ti separano dal traguardo. Cominci già ad assaporarlo il traguardo. E' dolcissimo e lo gusti almeno un'ora prima, tanto da confondersi con l'ultimo trancio di crostata ai mirtilli - si, perché dopo tredici ore la torta paradiso se la sono mangiata tutta quelli davanti.
Io e Paolo siamo talmente ringalluzziti che recuperiamo ogni tanto su qualche altro concorrente sfatto e, ormai al traguardo dopo "solo" 14 ore e 41 minuti, sfiliamo ai 40 all'ora, neanche fossimo appena partiti ed ecco il traguardo pure in leggera discesa! Mi aspetta la mia famiglia a bocca aperta perché siamo arrivati un'ora prima del previsto, ci acclamano alcuni amici, applaude un intero paese con la stessa intensità con cui ha applaudito al vincitore, ai duecento arrivati prima di noi, così come agli altri duecento arrivati dietro.
Scendiamo dalle bici che non pare nemmeno essere vero. Non ero mai stato quindici ore consecutive in bici. Temevo dopo solo quattro o cinque ore di non sopportare più i piedi stretti nelle scarpe da mountain bike. Avevo paura per le braccia, che mi abbandonassero su una delle discese più spericolate. Pensavo che la schiena ricurva sul telaio in carbonio pretendesse una tregua dopo una decina di ore. Non pare nemmeno vero che non siano venuti né i crampi, né la tanto temuta crisi di fame.
Da subito ci credevo poco, poi ho creduto, infine sono stato abbagliato dalla verità. Nello sport, pari pari che nella vita, è solo una questione di fede.
Il racconto intitolato "Una piccola impresa nel Salzkammergut" è stato pubblicato questa settimana su "La Matassa", numero di settembre 2014, un giornalino che gira tra Alcenago e Stallavena.
Domani, sabato 30 agosto, finalmente affronterò per la mia prima volta in vita lo Stelvio in bici, dopo averlo fatto ennemila volte in pulmino ai bei tempi dei campi scuola di Pedenosso e Bormio.
Chiaro che le previsioni per Prato allo Stelvio sono probabilmente più affidabili di quelle in cima al Passo, rimane la questione abbigliamento. In teoria, a guardare da quota 2000 metri in sù, ci vorrebbe l’invernale senza pensarci tanto, in realtà bisognerà andare vestiti a SEOLOTO, per le temperature in basso e per non tirar el boio in salita.
A parte quello, il giro standard sarebbe quello di fare l'anello stretto e cioè Prato allo Stelvio-Passo dello Stelvio-Santa Maria in Monastero-Sluderno-Prato allo Stelvio, dove la salita è fino al Passo dello Stelvio e da lì in poi è praticamente "tutta discesa".
Volendola far sporca, due Salz finisher potrebbero fare addirittura entrambi i versanti e cioè Prato allo Stelvio-Passo dello Stelvio-Bormio-Passo dello Stelvio-Santa Maria in Monastero-Sluderno-Prato allo Stelvio, così vengono fuori circa 3200 metri di disvello, ma vedremo domani il da farsi...
Andremo domani perché il Passo dello Stelvio è chiuso alla circolazione dei mezzi a motore, come potete verificare sui vari siti relativi alla manifestazione cicloturistica e cioè sia dal lato lombardo, che dal lato altoatesino. La manifestazione cicloturisitca non competitiva è chiamata appunto "Scalata Cima Coppi".
Con l'occasione ci saranno magliette commemorative, panini, foto e fotografi ufficiali e chi ha più ne metta.
Dopo l'entusiasmo ed il successo dell'ultima notturna a cui ho partecipato, quella a San Giovanni Lupatoto organizzata dal Team Focus e relativo negozio, eccomi anche stasera, mercoledì 6 agosto 2014, con buone probabilità a prendere parte ad un'altra notturna, organizzata invece dallo staff della Valpantena, in primis col Conte a promuoverla.
La partenza prevista per la notturna Marathon è per le 18 all'Olmo in piazza a Grezzana, mentre un secondo appuntamento è dato per le 19.30 in piazza ad Erbezzo.
L'obiettivo è quello di essere per le 21.30 a Malga Castelberto per una bella cena.
Dovrei esserci anch'io!
Dopo un mese di luglio molto tribolato a causa del lavoro e della casa, in cui sono riuscito a pedalare solo nella settimana in vacanza e nei weekend - tanto per intenderci sono andato in mountain bike una volta SOLA - eccomi finalmente prendere parte stasera ad una notturna, dopo averne saltate tante, tantissime.
L'estate è infatti già a metà e non ho ancora preso parte ad una notturna di quelle in cui c'è chiaro fino alle 21.30 e ci si vede fino alle 22.00 senza fari, dove si pedala più o meno tanto e soprattutto dove si mangia e si beve molto.
Ho saltato la notturna in Contea a metà giugno prendendo solo parte al terzo tempo - non l'ho insomma persa... - ho saltato la notturna al Passo Malera col Franceschino, ho saltato el Pistin by Night organizzato da TDM e chissà quante altre che non ricordo.
L'unica che ricordo bene è stata quella organizzata dal Pezzo in zona San Vittore ai primi di maggio con ottimo ristoro a fine giro presso il circolo degli Alpini.
Devo solo sistemare un po' la zona trasmissione della bici, ma stasera mi vedrete alla Notturna Focus in zona San Giovanni Lupatoto, organizzata dal Team Focus ed in particolar modo dal trascinatore CSI.
Solo che perché sia notturna vera, abbiamo deciso che si parte e si torna da Grezzana, cioè aggiungete ai 30 chilometri della notturna in gruppo altri 55-60 chilometri per il tragitto di andata e ritorno...
Ricordo a chi volesse aggiungersi in extremis che l'appuntamento è fissato per le 19 e la partenza per le 19.30 presso il negozio Focus di San Giovanni Lupatoto.
Ho trovato questa solo sabato, quando mi sono messo a svuotare la SD dentro la fotocamera: è uno degli scatti fatti da Enrico e ritrae il sottoscritto e lo zio Paolo che tagliano il traguardo della Salzkammergut Trophy '14.
La domanda che mi sono fatto subito, vedendo la mia faccia tutta infangata e quella di Paolo praticamente pulita, è: "Ma Paolo si è fatto anche la doccia in cima alle ultime salite, mentre stava ad aspettarmi"?
Conosco Tony da almeno quindici anni, ma la sua passione per il ciclismo nell'affrontare missioni impossibili è cosa relativamente recente.
Ricordo che nel 2008 cominciava anche lui col alcune gare del Prestigio MTB, tra cui la Dolomiti Superbike, in sella alla sua Cannondale Scalpel.
Poi la sua è stata un escalation. Prima con un viaggio in MTB sull'Himalaya, poi nel deserto del'Atacama fino ad arrivare a quest'anno, col tentativo al Tour Divide.
Per chi non conoscesse il Tour Divide, è una corsa estrema in autosufficienza in mountain bike lungo la dorsale delle Rocky Mountains da Banff (nello stato dell'Alberta in Canada) attraverso la British Columbia e quindi USA (Montana, Idaho, Wyoming, Colorado e New Mexico) fino al confine con il Messico con una lunghezza di 4.400 km e con 44.000 metri di dislivello positivo.
Quest'anno la cosa si è tradotta un ritiro, ma vi lascio alle sue parole.
Con me dall'Italia c'era Daniele Modolo, ironman che ha fatto tutto l'estremo che esiste al mondo, a piedi e in bici!
Il patto proposto da lui era: si parte assieme e si ritorna assieme. E' successo che già il secondo giorno ha cominciato ad avere problemi al tendine di Achille, poi al quadricipite dell'altra gamba, poi non potendo alzarsi dalla bici per il dolore ha cominciato ad avere problemi al sottosella.
Alla fine ci siamo fermati per cambiare il cuscinetto del movimento centrale della sua bici e si è accorto che era rotto il telaio! La decisione, sofferta ovviamente dopo aver pedalato per 8 giorni il tratto più difficile di circa 1.100 km, è stato il nostro ritiro.
Peccato perché stavo bene e avrei continuato... ma non da solo però! Il percorso è veramente estremo, senza vita alcuna a parte quella animale e se ti succede qualcosa sono "mazzi"!
I problemi che ha avuto, secondo me, sono stati causati da tutta l'acqua e il freddo e la neve che abbiamo incontrato: un vero martirio! Guardati i filmati...
Questi i video su Youtube, non ancora condivisi.
Sto cercando sulla baia un portatelefono da usare quando vado con la bici da strada. Con la mountain bike direi proprio di no, a meno che non si tratti proprio di un'uscita lungo gli argini dei canali o un giro in centro in città.
E' un accessorio che mi avrebbe fatto risparmiare un po' di tempo durante la famosa traversata della Padania di tre settimane fa, visto che le soste per fermarmi e controllare la cartina, nonché a scrivere su Whatsapp e su Twitter, sono state frequenti.
Ogni sosta comporta sempre di tirare fuori il telefono dalla bustina che tengo sempre in tasca ed in più scrivere con un touchscreen non è propriamente agevole con una mano sola.
Fatto sta che mi sono imbattuto in questa asta, dove direi che non manca niente sul manubrio: campanello, faretto, un altro attrezzo che non ho capito cos'è, l'immancabile SMARFON, la console della bici elettrica, nonché il tasto Turbo (o autodistruzione?)
Appena ho un po' di tempo, ho in mente di scrivere qualcosa sulla bellissima esperienza della Salzkammergut Trophy 2014.
Una situazione, quella di una gara così drammatica, in cui ho imparato tante cose nuove, perché è proprio vero che non si finisce mai di imparare.
Prima però che me ne dimentichi, voglio ringraziare pubblicamente quel signore che mi è stato sempre vicino, a ruota e davanti per tutte quelle ore, Paolo Orlandi, familiarmente battezzato Zio Paolo, da quando abito a Grezzana.
Nella foto sotto lo vedete dietro di me, quando ormai anche lui stringeva i denti per la gran botta presa in un volo nel bosco, ma nel finale di gara ne avevamo tutti e due e così abbiamo tirato sulle parti pianeggianti, riuscendo a recuperare proprio una o due posizioni negli ultimi chilometri, buon segno per il morale.
Anche se me la son fatta ovviamente con le mie gambe, grazie all'Orlando è stata meno dura del previsto. Grazie, Paolo, per tutto.
Domani ho deciso di risparmiare sul carburante e me ne tornerò a casa dal mare in bici. Non sto qui a spiegarvi nel dettaglio perché risparmierò sul carburante, ma sostanzialmente siamo qui al mare in sei persone e sulla macchina ce ne stanno cinque. Solo che ho con me la bici da strada...
Il meteo pare volermi bene, nel senso che la temperatura nelle ore centrali della giornata sarà sui 30-31°C, ma quantomeno ci sarà il vento a spingermi da dietro, stando alle previsioni previste.
Questo percorso in solitaria ha come doppio obiettivo quello di stare in sella il più possibile in vista della Salzkammergut Trophy, in programma per sabato prossimo, e quello di stabilire il mio personale in termini di chilometri in un solo giorno.
Il problema sarà quello di far durare la carica del telefono per tutte quelle ore, per cui penso che accenderò Whatsapp ed il live tracking solo durante le pause, in modo da far sapere agli amici più intimi dove mi trovo.
Il percorso prevede comunque di risalire la costa adriatica fino a Ravenna e da lì in poi mi sposterò prima verso Ravenna, poi attraverserò il Po a Pontelagoscuro ed infine risalirò il Basso Veronese da Bagnolo di Po, sfiorando Castagnaro e puntando verso Aselogna, Cerea e Bovolone.
Tifate per me e a domani!
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