Di Marco Tenuti (del 29/06/2012 @ 10:38:35, in MTB, linkato 1100 volte)
Ecco il percorso "esatto" del mio rientro da Padova, a parte il passaggio dietro l'AIA di San Martino Buon Albergo in direzione località Mattarana, cosa che non si riesce a forzare in Google Maps, perché la versione digitale di quella strada non è collegata come è nella realtà, ma anche qui le cose sono destinate a cambiare con l'arrivo prorompente di Apple nel mondo della cartografia e dei servizi associati.
Il percorso indicato da Google è di 90,9 km, contro i 90,7 km segnati dal mio Polar, il che vuol dire che ci siamo.
La cosa è stata agevolata non poco dal vento che spirava da est verso ovest, cioè proprio verso casa. Mentre uscivo da Padova, forte del doppio piatto di pasta a pranzo, tenevo spesso velocità tra i 36 e i 40 km/h, senza esser troppo su di battito cardiaco, mentre il percorrimento della strada Berico-Euganea mi ha visto viaggiare stabilmente ai 35 km/h.
Solo ormai arrivato ad Orgiano e poi verso Lonigo ho cominciato ad accusare un minimo di stanchezza, tanto che ho ripiegato dentro l'IperLonigo: ho appoggiato la bici da strada praticamente alle casse e sono andato alla ricerca nel banco frigo di un mezzo litro di te fresco ed una confezione di cinque barrette al latte Kinder. Grazie a queste barrette infilate in sequenza a raffica, ho ripreso la mia cavalcata verso Lonigo e poi San Bonifacio, anche se in questo tratto il vento si era affievolito un po'.
Confidavo ormai sull'aggancio dell'Orlando, il quale mi faceva sapere via SMS di aver superato San Martino Buon Albergo.
A Soave ho timbrato il biglietto del locomotore Orlando, il quale ha cominciato a sbuffare ai 40 km/h grazie alla brezza dell'Est e facilitando ulteriormente il reimpatrio, tanto da arrivare a casa che l'Italia aveva cominciato da poco contro la Germania.
Questa avventura è stata assolutamente positiva, perché avevo qualche dubbio sulla tenuta, visto che parliamo di 3 ore in bici, 9 ore in ufficio e poi altre 3 ore in bici. Svegliarsi alle 5 del mattino e tornare a casa alle 9 di sera, dopo 9 ore di lavoro può considerarsi una bella sfiancata per anima e corpo, ma la soddisfazione di vedere i colleghi padovani basiti non ha prezzo.
Chiaro che d'ora in poi ci penserò due volte a rifare questa impresa, ma una volta all'anno ci potrebbe anche stare. Il problema è che bisogna farla o a giugno o nei primi giorni di luglio, in modo da sfruttare completamente le ore di luce e non ricorrere a fanalini o giubbetti sia per la partenza dalla Valpantena che per il rientro a sera.
Questo giro in bici è per me il più lungo di sempre in un giorno, cioè 184 km totali. La media è stata però assolutamente fantastica. Nonostante il rallentamento dovuto a qualche semaforo rosso e anche all'attraversamento di Padova in orario di punta all'andata ho concluso ai 33,8 km/h, mentre al ritorno ai 31,1 km/h. Altri numeri ve li sciabolerò prossimamente, ma se implorate, potrei anche risparmiarveli...
Di Marco Tenuti (del 27/06/2012 @ 09:39:29, in MTB, linkato 935 volte)
Gira nella mia testa da tanto tempo, almeno un paio d'anni, ma domani sarà finalmente il giorno in cui compio questa piccola impresa, cioè andare e tornare presso l'azienda di Padova, con cui collaboro da sempre.
L'unico "impedimento" tecnico è che devo portarmi dietro lo zainetto col computer portatile, ma per fortuna potrò fare affidamento sugli amici pendolari che incontro sul treno regionale tra Verona Porta Vescovo e Padova.
Pertanto lo zainetto sarà sulle mie spalle solo per qualche chilometro, mentre tutta la cavalcata sarà fatta senza intralci particolari, cioè con la mia superleggera Addetta, divisa estiva standard, camera d'aria e borraccia piena.
Di per sè la piccola impresa non è niente di impossibile: andare a Padova da casa mia sono solo 87 km di strada praticamente piana, anzi anche in leggera discesa quantomeno all'andata. Bisogna solo evitare il traffico e le strade ad elevata percorrenza e per questo ho già stilato il percorso "minimo", che evita incidentalmente anche alcun dislivello degno di nota:
Quando arriverò a Padova, sarà d'obbligo darsi una piccola lavata nel bagno aziendale, visto che avrò da fare in ufficio per tutta la giornata fino a sera.
Ah, non vi ho detto gli orari di partenza e di arrivo previsti. Domattina partirò prestissimo, cioè molto probabilmente alle 5.30 ed arriverò in stazione a Padova alle 8.15, se terrò la media prevista, cioè stabilmente superiore ai 30 km/h.
Il ritorno è previsto dalle 18.15 e il rientro a Grezzana sarà all'incirca tre ore dopo, cioè alle 21.15, quando il sole sarà da poco tramontato.
Se ci sono amici e parenti che vogliono accompagnare Forrest Gump, metto qui sotto anche la traccia calcolata da Google Maps: l'unica differenza è che non pedalerò in Borgo Venezia, ma arrivato a San Martino Buon Albergo, svolterò a destra e passerò dietro l'Aia e poi proseguirò in direzione Ponte Florio e Campagnole di Novaglie. Pertanto invito chiunque ad essere in zona di San Martino Buon Albergo verso le 20.30, quando ci sarà da tenere duro dal 160° chilometro in poi, dopo 5 ore in sella alla bici e 9 ore in ufficio alle prese con Visual Studio .NET 2010.
Di Marco Tenuti (del 25/06/2012 @ 17:34:18, in MTB, linkato 2262 volte)
Sportimage metterà online entro mercoledì 27 giugno tutte le foto dell'evento sportivo dell'anno, la Valleogra MTB Race, andata in scena ieri domenica 24 giugno 2012 a Schio.
Interessanti scatti sono quelli realizzati dallo staff di Sportimage, tra cui questa che ritrae alcuni Sbubbikers in azione, tra cui il senatore Achille, al secolo Paride Antolini.
Di Marco Tenuti (del 25/06/2012 @ 16:47:57, in MTB, linkato 1106 volte)
Ieri mattina era la volta di Schio alla caccia di quattro stelle importantissime per il mio cammino Prestigio MTB 2012. Negli ultimi tempi, cioè dalla Lessinia Legend Extreme del 27 maggio, non ho avuto modo di pedalare molto, ma son riuscito a pedalare per 400 chilometri abbondanti.
Sveglia alle 6, solita doppia sessione in bagno, colazione ricca a base di latte e cereali, tanto la partenza sarebbe arrivata molto dopo. Per salire a Schio rifiuto la proposta di Google Maps di percorrere l'intera Valdastico, ma scelgo di uscire a Vicenza Ovest e tagliare un bel po' di chilometri, di pedaggio autostradale e di benzina, visto che ero con la Puntopower con lo scarico praticamente libero...
All'arrivo a Schio un po' di delusione per vedere che le indicazioni per raggiungere i servizi sono un po' scarne. Giro un po' per i parcheggi alla ricerca di uno gratuito, ma poi opto per quello a tariffa giornaliera e parcheggio vicino ad una macchina, che mi sembra quella del Pianista ed infatti lo becco qualche minuto dopo.
Altro motivo di delusione - ma lo si sapeva da un bel po' - è che noi del Marathon dovremo aspettare fino alle 10, cioè un'ora dopo di quelli del percorso Classic. Ed il sole comincia a picchiare già presto augurando una gara tutta all'insegna della sofferenza. Mi viene in mente la sofferenza del lontano luglio 2007, quando mi ero cimentato nella Marathon del Grappa, dove le difficoltà erano inferiori a quelle della Valleogra di quest'anno, ma il caldo era sicuramente fotonico e superiore a ieri.
Nelle due ore che mi mancano chiacchero un po' con tutti, oltre a concedermi un caffettino e un'ulteriore sessione al bagno: vedo pochi veronesi, Vittorio Rodella e i soliti prestigiosi, come gli Sbubbikers. In griglia - l'ultima griglia per noi tesserati non FCI, nonostante io mi sia iscritto al 30 gennaio 2012! - sto con Gianni Paolo fino al via e lui mi mostra la sua farmacia a bordo sulla bici, cioè disposta poco dietro alla pipa sul tubo orizzontale.
Al via parto piano, il Paolo mi stacca pure di una cinquantina di metri, ma la gara è lunga, molto lunga, per cui lascio fare. Alla prima salita al 3/4% comincio a stabilizzarmi su un ritmo cardiaco molto regolare, mai oltre i 167-168 e si va avanti intanto a vista e molto guardinghi.
I ristori non sono molto fitti, come ad esempio alla Divinus e, a parte il primo, dove prendo solo un bicchiere di acqua, ma da quelli successivi, si fa come all'Iperself ENI, cioè pieno completo della borraccia da 750 ml e via. A due ristori se ne va giù anche una banana, poi si piglia una crostatina e pure il pan carrè spalmato di marmellata, provvidenziali per la tenuta su 5 ore e mezza.
Vi risparmio la cronaca delle prime due ore di gara in attesa di cominciare a scalare 'sto benedetto Monte Novegno una lunga salita prima su asfalto e poi su sterrato di ghiaia che ci porterà a quota 1560 metri sul livello del mare. Questa ascesa consente pure di guardare tutta la pianura padana a sud e fa un certo effetto, mentre la frequenza cardiaca e costante sui 162-164 battiti. Purtroppo quasi tutta questa salita è esposta al sole e si va a cercare continuamente l'ombra della vegetazione che c'è fino a 1300 metri. Da lì in poi religioso silenzio e si va col proprio passo, superando 2-3 concorrenti e subendo il sorpasso di altrettanti.
La cosa simpatica di questa gara è che tutti i concorrenti hanno il pettorale anche sulla schiena e quindi si capisce con un certo anticipo chi è partito prima di me e chi invece è partito nella mia griglia. Dopo più di tre ore di gara ormai le differenze di 5-10 minuti non si notano più come nella prima ora di gara e quindi si può pensare di salire anche al passo di chi in classifica è già 5 o 10 minuti dietro.
Sul Novegno si passa sul tappeto della SDAM e dopo un chilometro un bel ristoro dove chiedere ancora una volta il pieno di acqua, perché i sali minerali sono praticamente finiti.
Da qui comincia il divertimento: una lunghissima discesa a tornanti su sterrato consente anche al sottoscritto di fare velocità supersoniche. Gli ampi dossi da mezzo metro non stabilizzano mai la mia guida con la Scalona rigida e così sui tornanti, dove possibile, supero chiunque!
Arrivo in fondo contento come un bambino e con l'adrenalina a mille, tanto che prendo un paio di donne di quelle che scoprirò poi andare sul podio Under 23, solo che le gambe chiamano il ricorso al Fluidmag, perché cominciano a tirare leggermente.
Anche l'ascesa sul cementone che porta al Summano mi vede superato dalla Balducci, ma cerco di tenerla a vista e di tenere sempre un rapporto bello duro e scongiurare così qualsiasi crampo. Allo scollinamento del GPM sul Summano - assomiglia molto allo scollinamento di Novezza come zona - si buttano giù tutti i denti possibili e si svernicia la Balducci e si corre all'arrivo anche se mancano più di 20 km.
Il finale di gara è tutto molto pedalabile, a parte uno strapiombo dove non si sta in piedi, solo che è tutto un mangiaebevi, un "dentroefuori" che ricorda vagamente il Montello. Gli intertempi mi vedono recuperare altre posizioni, solo che la cosa non si riesce a capire molto dalle Classifiche SDAM, visto che noi - ACSI, UISP e rebongia - ci hanno tenuti divisi dai tesserati FCI, ma ho l'impressione di aver scalato una decina di posizioni sul finale, visto che ho menato come un fabbro. Ricevo pure i complimenti di un biker che mi dice "Ti ga dei gran brassi a scendere così le discese" e poi un altro, non so se lui o un altro che mi dice dopo una discesa molto difficile "Ti stai divertendo con la rigida?", quasi con sarcasmo, solo che non replico, butto giù due denti e me ne vado all'arrivo. Pure il cellulare che suona a poco dall'arrivo, solo che non ho tempo per fermarmi. L'agonismo mi ha preso in questi ultimi chilometri e mi sento molto elite a rilanciare tra una discesa e l'altra!
A 2 km dall'arrivo, già con le ruote su asfalto, piglio finalmente un trenino di sei concorrenti, tutti della griglia precedente alla mia tranne uno e dico tra me: "Il 662 me lo fumo in volata". Invece uno dopo l'altro il trenino salta, li ciuccio uno alla volta, mi ritrovo primo, dopo un po' neanche il secondo tiene la mia ruota e me ne vado via in solitario a 600 metri dall'arrivo a velocità sui 40 km/h e ancora una bella gamba che tira ben de drio! Son soddisfazioni.
All'arrivo quattro ciacole con Roberto Pozzi, sorpreso di essere arrivato a qualche minuto da me, e poi cerco la zona docce, dove ci vado con la macchina, perché con la bici per oggi sono a posto.
Che dire: gara molto dura, ma non durissima, percorso molto bello, ma non proponibile a fine giugno con tutto quel sole. Per quanto riguarda l'organizzazione alcune cose non mi sono proprio piaciute, mancanza di indicazioni per l'accesso ai servizi quando si entrava in paese, l'infelice scelta di far partire prima quelli del Classic e poi quelli del Marathon, però tutto è filato liscio, quantomeno per me. Un po' meno per gli sfortunati che hanno accusato parecchie forature, passando su delle bande chiodate messe da qualche "criminale" già nei primi chilometri di gara.
E con questa ancora una volta vince la mia caparbietà e la resistenza alla sofferenza, arrivando così a quota 17. Adesso manca nientepopòdimeno che la Dolomiti Superbike per sabato 7 luglio...
Di Marco Tenuti (del 23/06/2012 @ 16:23:31, in MTB, linkato 1324 volte)
Oggi più o meno incollato a guardare la diretta video della Sella Ronda Hero e le relative classifiche per seguire le gesta non solo dei big, ma anche degli amici di sempre, come il Radu, il Conte, Pasetto, Franceschino ed altri compagni di avventure e di pedalate.
Un temporale sulla prima salita ha decimato un po' i ranghi, ma poi rimanevano le durissime salite e tante discese impraticabili per conseguire il titolo di Hero.
Sopra le righe, ancora una volta nel 2012, il Compagno di Merende, che porta a casa l'83° posto assoluto nel percorso lungo da 82 km. Quest'anno è tutto un altro passo per lui ed in continuo crescendo.
Per me oggi giornata dedicata alle commesse familiari e a preparare la borsa e la bici.
Domani mi aspetta la Valleogra, per portare a casa altre 4 stelle del cammino prestigioso 2012.
Non capisco come possa Mirko Celestino fare la SRH il giorno prima ed arrivare pure secondo. Misteri dei professionisti. Se io facessi la Sella Ronda Hero, penso che dovrei lasciare le gambe in umido per almeno una settimana prima di cominciare a funzionare decentemente, figuriamoci andare a tentare il titolo italiano il giorno dopo!
Spesso mi capita di dover accedere attraverso l'interfaccia grafica web based di alcuni dispositivi presenti sulla mia rete locale (applicazioni WebDAV su iPhone, NAS).
Da questo punto di vista Vista è molto più utile ed efficace per accedere a tali servizi. Esso monitora costantemente la rete e mostra le risorse condivise nella finestra Rete. Se avete per esempio una NAS o un modem router ADSL/Wifi configurabile, vi ritroverete tra le icone specifiche per accedere a tali servizi.
In Lion (OS X 10.7), da quel poco che ne so io, non c'è una cosa analoga. Dovete conoscere i numeri IP dei dispositivi per aprire subito il browser. Siccome ad Apple quasi sempre non sfugge nulla, ho pensato che troppi dettagli forse non è il caso di mostrarli all'utente finale e magari elementari aspetti di privacy anche su una rete locale vanno salvaguardati, tanto l'amministratore di una rete locale sa sempre come fare per configurare e sistemare problematiche di varia natura.
Neanche qui le informazioni di Finder sono utili, perché non è indicato nemmeno il numero IP del dispositivo trovato sulla rete locale.
Potete sempre arrangiarvi con svariati strumenti come:
lanciare Utility Network dalla cartella Utility in Applicazioni: basterà dare una pingata per scovare un po' di roba, per esempio chiedendo il ping 192.168.1.255
La domanda che pongo a tutti i ciclisti più o meno matematici è molto semplice: perché in un giro di montagna la media è bassa? Non rispondetemi subito con "la strada è in salita, è dura", ma continuate a leggere.
È una domanda che mi sono posto molto spesso, anche se è una questione puramente algebrica. "Oggi mi sono fatto un giro fino a Garda, all'andata ho tenuto i 32 di media, al ritorno i 28 di media: posso concludere che ho fatto i 30 di media". Falso.
Di tanto in tanto nei giri in bici, si raggiunge una meta e si ritorna per la stessa strada percorsa all'andata. Quando però la meta è una località di montagna, un GPM, la velocità media all'andata è decisamente bassa ed in qualche modo le elevate velocità di percorrenza delle discese consentono di riportare la media totale a valori accettabili, ma non a valori che ci si aspetterebbe più alti.
Per esempio ieri sera me ne sono andato a Passo Fittanze con l'Orlando. Per salire abbiamo tenuto una media dei 15 km/h. Al ritorno ci siamo fiondati su tutte le discese a velocità stabilmente oltre i 50 km/h, anche se per uscire dai tornanti c'è sempre da rilanciare da velocità decisamente più basse, per cui potremmo pensare benissimo di avere tenuto una media dei 45 km/h, cioè tripla rispetto all'andata (k=3 se leggete fino in fondo), senza che stiamo qui a sindacare se il percorso di andata sia identico a quello di ritorno. Da questi semplici numeri verrebbe da pensare che la media totale tenuta è la media delle velocità medie, cioè (15+45)/2=30 km/h, una signora media per un giro di montagna.
La verità è che la media reale non la possiamo calcolare in questo modo. Questa approssimazione la possiamo fare quando le velocità dei due tratti sono pressoché uguali: non la possiamo assolutamente fare su un percorso di montagna, dove la velocità di ritorno è almeno doppia,se non tripla, rispetto a quella di andata.
Passiamo alle formule, spiegando anzitutto le variabili:
s: distanza percorsa del mezzo giro (per salire percorriamo una distanza s, per tornare a casa altrettanta distanza s)
t: tempo impiegato per il ritorno
k: coefficiente moltiplicatore del tempo impiegato per l'andata (dove il tempo impiegato per andare è appunto k*t)
Da queste variabili s/t è la velocità media del ritorno, mentre s/(k*t) è la velocità media dell'andata. 2s è la distanza totale percorsa. (1+k)*t è il tempo totale trascorso in bici. La formula "sbagliata", ossia quella che dice che velocità media totale è la media delle velocità medie, è la seguente:
La formula giusta è invece questa:
Quand'è pertanto che il risultato della formula sbagliata coincide al risultato della formula giusta?
Solo quando k = 1, cioè quando la velocità dell'andata è identica alla velocità di ritorno! In tutti gli altri casi l'approssimazione è a tutti gli effetti un errore. Ieri sera abbiamo tenuto una media reale dei 25,5 km/h, non dei 30 km/h, contro una di 22,5 km/h, nel caso in cui k fosse uguale a 3. Evidentemente il k del giro di ieri sera è più basso (k=2,5) e lo possiamo tirare fuori solo dall'acquisizione del mio Polar o dal Garmin dello zio Paolo.
Adesso aspetto la replica dei tanti ingegneri che leggono il mio blog, ma anche degli altri simpatizzanti...
Di Marco Tenuti (del 20/06/2012 @ 16:27:42, in viaggi, linkato 1380 volte)
Non è un esperimento particolare quello della NASA, ma solo un trasferimento di uno degli Space Shuttle, l'Enterprise per l'esattezza, verso l'Intrepid Sea, Air and Space Museum di New York, dove ero stato con la mia famiglia nel dicembre 2005. L'Enterprise sarà esposto permanentemente dentro il museo che si trova sulla dodicesima a Manhattan.
Lo potete ammirare proprio mentre sta passando, a bordo di una chiatta, sotto il Verrazzano-Narrows Bridge. Penso che vedere questo avvenimento dal vivo sia stato davvero qualcosa di emozionante, in primis perché rappresenta senza dubbio una grossa fetta di storia della conquista dello spazio da parte non solo degli americani, ma anche dell'umanità, ed in secondo luogo ricorda più buffamente qualche episodio cinematografico, come The Core, quando è invece l'Endeavour ad atterrare in malo modo in un canale svuotato a Los Angeles.
Segnatevi pertanto un giro all'Intrepid, se avete in programma di andare nella Grande Mela.
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