Ieri mattina era la volta di Schio alla caccia di quattro stelle importantissime per il mio cammino Prestigio MTB 2012. Negli ultimi tempi, cioè dalla Lessinia Legend Extreme del 27 maggio, non ho avuto modo di pedalare molto, ma son riuscito a pedalare per 400 chilometri abbondanti.
Sveglia alle 6, solita doppia sessione in bagno, colazione ricca a base di latte e cereali, tanto la partenza sarebbe arrivata molto dopo. Per salire a Schio rifiuto la proposta di Google Maps di percorrere l'intera Valdastico, ma scelgo di uscire a Vicenza Ovest e tagliare un bel po' di chilometri, di pedaggio autostradale e di benzina, visto che ero con la Puntopower con lo scarico praticamente libero...
All'arrivo a Schio un po' di delusione per vedere che le indicazioni per raggiungere i servizi sono un po' scarne. Giro un po' per i parcheggi alla ricerca di uno gratuito, ma poi opto per quello a tariffa giornaliera e parcheggio vicino ad una macchina, che mi sembra quella del Pianista ed infatti lo becco qualche minuto dopo.
Altro motivo di delusione - ma lo si sapeva da un bel po' - è che noi del Marathon dovremo aspettare fino alle 10, cioè un'ora dopo di quelli del percorso Classic. Ed il sole comincia a picchiare già presto augurando una gara tutta all'insegna della sofferenza. Mi viene in mente la sofferenza del lontano luglio 2007, quando mi ero cimentato nella Marathon del Grappa, dove le difficoltà erano inferiori a quelle della Valleogra di quest'anno, ma il caldo era sicuramente fotonico e superiore a ieri.
Nelle due ore che mi mancano chiacchero un po' con tutti, oltre a concedermi un caffettino e un'ulteriore sessione al bagno: vedo pochi veronesi, Vittorio Rodella e i soliti prestigiosi, come gli Sbubbikers. In griglia - l'ultima griglia per noi tesserati non FCI, nonostante io mi sia iscritto al 30 gennaio 2012! - sto con Gianni Paolo fino al via e lui mi mostra la sua farmacia a bordo sulla bici, cioè disposta poco dietro alla pipa sul tubo orizzontale.
Al via parto piano, il Paolo mi stacca pure di una cinquantina di metri, ma la gara è lunga, molto lunga, per cui lascio fare. Alla prima salita al 3/4% comincio a stabilizzarmi su un ritmo cardiaco molto regolare, mai oltre i 167-168 e si va avanti intanto a vista e molto guardinghi.
I ristori non sono molto fitti, come ad esempio alla Divinus e, a parte il primo, dove prendo solo un bicchiere di acqua, ma da quelli successivi, si fa come all'Iperself ENI, cioè pieno completo della borraccia da 750 ml e via. A due ristori se ne va giù anche una banana, poi si piglia una crostatina e pure il pan carrè spalmato di marmellata, provvidenziali per la tenuta su 5 ore e mezza.
Vi risparmio la cronaca delle prime due ore di gara in attesa di cominciare a scalare 'sto benedetto Monte Novegno una lunga salita prima su asfalto e poi su sterrato di ghiaia che ci porterà a quota 1560 metri sul livello del mare. Questa ascesa consente pure di guardare tutta la pianura padana a sud e fa un certo effetto, mentre la frequenza cardiaca e costante sui 162-164 battiti. Purtroppo quasi tutta questa salita è esposta al sole e si va a cercare continuamente l'ombra della vegetazione che c'è fino a 1300 metri. Da lì in poi religioso silenzio e si va col proprio passo, superando 2-3 concorrenti e subendo il sorpasso di altrettanti.
photo courtesy by Sportimage
La cosa simpatica di questa gara è che tutti i concorrenti hanno il pettorale anche sulla schiena e quindi si capisce con un certo anticipo chi è partito prima di me e chi invece è partito nella mia griglia. Dopo più di tre ore di gara ormai le differenze di 5-10 minuti non si notano più come nella prima ora di gara e quindi si può pensare di salire anche al passo di chi in classifica è già 5 o 10 minuti dietro.
Sul Novegno si passa sul tappeto della SDAM e dopo un chilometro un bel ristoro dove chiedere ancora una volta il pieno di acqua, perché i sali minerali sono praticamente finiti.
Da qui comincia il divertimento: una lunghissima discesa a tornanti su sterrato consente anche al sottoscritto di fare velocità supersoniche. Gli ampi dossi da mezzo metro non stabilizzano mai la mia guida con la Scalona rigida e così sui tornanti, dove possibile, supero chiunque!
Arrivo in fondo contento come un bambino e con l'adrenalina a mille, tanto che prendo un paio di donne di quelle che scoprirò poi andare sul podio Under 23, solo che le gambe chiamano il ricorso al Fluidmag, perché cominciano a tirare leggermente.
Anche l'ascesa sul cementone che porta al Summano mi vede superato dalla Balducci, ma cerco di tenerla a vista e di tenere sempre un rapporto bello duro e scongiurare così qualsiasi crampo. Allo scollinamento del GPM sul Summano - assomiglia molto allo scollinamento di Novezza come zona - si buttano giù tutti i denti possibili e si svernicia la Balducci e si corre all'arrivo anche se mancano più di 20 km.
Il finale di gara è tutto molto pedalabile, a parte uno strapiombo dove non si sta in piedi, solo che è tutto un mangiaebevi, un "dentroefuori" che ricorda vagamente il Montello. Gli intertempi mi vedono recuperare altre posizioni, solo che la cosa non si riesce a capire molto dalle Classifiche SDAM, visto che noi - ACSI, UISP e rebongia - ci hanno tenuti divisi dai tesserati FCI, ma ho l'impressione di aver scalato una decina di posizioni sul finale, visto che ho menato come un fabbro. Ricevo pure i complimenti di un biker che mi dice "Ti ga dei gran brassi a scendere così le discese" e poi un altro, non so se lui o un altro che mi dice dopo una discesa molto difficile "Ti stai divertendo con la rigida?", quasi con sarcasmo, solo che non replico, butto giù due denti e me ne vado all'arrivo. Pure il cellulare che suona a poco dall'arrivo, solo che non ho tempo per fermarmi. L'agonismo mi ha preso in questi ultimi chilometri e mi sento molto elite a rilanciare tra una discesa e l'altra!
A 2 km dall'arrivo, già con le ruote su asfalto, piglio finalmente un trenino di sei concorrenti, tutti della griglia precedente alla mia tranne uno e dico tra me: "Il 662 me lo fumo in volata". Invece uno dopo l'altro il trenino salta, li ciuccio uno alla volta, mi ritrovo primo, dopo un po' neanche il secondo tiene la mia ruota e me ne vado via in solitario a 600 metri dall'arrivo a velocità sui 40 km/h e ancora una bella gamba che tira ben de drio! Son soddisfazioni.
All'arrivo quattro ciacole con Roberto Pozzi, sorpreso di essere arrivato a qualche minuto da me, e poi cerco la zona docce, dove ci vado con la macchina, perché con la bici per oggi sono a posto.
Che dire: gara molto dura, ma non durissima, percorso molto bello, ma non proponibile a fine giugno con tutto quel sole. Per quanto riguarda l'organizzazione alcune cose non mi sono proprio piaciute, mancanza di indicazioni per l'accesso ai servizi quando si entrava in paese, l'infelice scelta di far partire prima quelli del Classic e poi quelli del Marathon, però tutto è filato liscio, quantomeno per me. Un po' meno per gli sfortunati che hanno accusato parecchie forature, passando su delle bande chiodate messe da qualche "criminale" già nei primi chilometri di gara.
E con questa ancora una volta vince la mia caparbietà e la resistenza alla sofferenza, arrivando così a quota 17. Adesso manca nientepopòdimeno che la Dolomiti Superbike per sabato 7 luglio...