Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Cari amici, nella logica di ottimizzazione e massimo risparmio, giovedì scorso ho fatto benzina al distributore Iper Station, fuori dalle Corti Venete di San Martino Buon Albergo.
Tutti gli Agip della zona con tessera Faidatè facevano come prezzo 1,276 Euro al litro per la super senza piombo. All'Iper, dove son arrivando con la macchina praticamente a secco, son riuscito a fare qualcosa come 44,5 litri di benza al prezzo di 1,11 Euro/litro, cioè ho risparmiato la bellezza di 7,50 Euro!
Semplicemente impressionante! Dopo attenta analisi chimica del mio "cognato" Francesco, sembrerebbe essere che la benzina dell'Iper sia identica alla benzina venduta anche presso l'Agip o altri distributori della zona, cioè benzina a 95 ottani. Per cui avanti col massimo risparmio: pratichiamo il vero libero mercato, girando le spalle sia ai "furbetti del quartierino", che ai "furboni delle multinazionali"!
Fino a quando però l'Iper farà questi prezzi? Fino a quando si sarà insediato in zona ed avrà acquisito una massa di clienti non troppo scomoda per tutti gli altri?
Guardate cosa ho trovato sul free magazine di stamattina e poi dando un'occhiata un po' più approfonditamente ho trovato altri riferimenti sul web:
Si tratta di una insegnante di inglese di Bristol che è riuscita a dimostrare che si può vivere per un anno intero con una sterlina al giorno, cioè con poco più di un Euro al giorno.
E' un tema a cui ogni tanto penso, perché ogni giorno mi rendo conto quanto la nostra società italiana sia ancora indietro in termini di convivenza civile e sociale. Sia ben chiaro che non serve andare a Napoli e in Campania per rendersi conto di questo: basta andare giù nella mia via, qui nella mia frazione di Verona, e si percepisce immediatamente quanto siamo menefreghisti.
Se apro il cassonetto dei rifiuti indifferenziati, che dovrebbe essere in teoria sempre vuoto, perché una perfetta differenziazione dovrebbe portare i volumi del materiale che non si riesce a classificare a valori risibili, mi prende un senso di indignazione per tutta una serie di ragioni:
- ci si trova di tutto, cartoni di qualsiasi tipo, erba o ramaglie di giardini, vetri, plastiche e bottiglie di qualsiasi genere
- nei cassonetti della plastica e della carta/cartone, ci si trova un sacco di materiale pulito davvero male e cioè riviste ancora dentro il cellophane, lettere o cartoni plastificati, dove la componente di carta è davvero minima, nonchè legni, immondizie generiche
- in taluni casi i cassonetti della raccolta differenziata sono spesso stracolmi di materiale, segno che l'azienda preposta alla raccolta non fa nulla per favorire e accelerare questo virtuosismo
- quando si va al supermercato qualsiasi tipo di bevanda, come l'acqua naturale, l'aranciata, la limonata e affini, è confezionato in bottiglie Usa & Getta, quando in tutto il resto dell'Europa, quantomeno a partire dalla Svizzera e l'Austria verso le più alte latitudini, tutte i contenitori per tali liquidi sono bottiglie completamente riciclabili, che vengono pagati all'acquisto per stimolare la massima attenzione a non buttarle nelle immondizie tramite un meccanismo di cauzione e reso
- mi capita ancora di sentire - ma per fortuna molto meno negli ultimi tempi - la leggenda metropolitana per la quale l'immondizia verrebbe fatta differenziare dalla popolazione attraverso i cassonetti specifici o la raccolta porta a porta, ma poi il tutto verrebbe messo assieme alla discarica. E peggio ancora: questa leggenda metropolitana verrebbe addotta a giustificare la volontà di non differenziare da parte delle famiglie e quindi alla sua inutilità.
Mi permetto di concludere che a mio avviso la colpa dei mali italiani è quanto mai trasversale e non è classista, dalla vecchietta, alla casalinga, dall'operaio al medico, dall'impiegato al politico.
Io dico solo: smettiamola di lamentarci e mettiamoci TUTTI a fare le cose bene, noi famiglie e aziende che produciamo rifiuti, così come la politica, le amministrazioni e le aziende preposte a questa quotidiana necessità non solo sociale, ma prima di tutto ambientale e naturale!
Vi rimando a Wikipedia per un minimo indottrinamento sulla differenziazione:
Riciclaggio dei rifiuti su Wikipedia.it
Non mi sono mai messo a scrivere articoli di impronta politica e sociologica, primo perché non ne ho le competenze e secondo perché le mie conoscenze storiche e politiche sono alquanto limitate, ma non ultimo anche perché non preferisco espormi troppo nel professare le mie idee: lo lascio fare volentieri agli altri. Ma tant'è e questa volta voglio farlo pure io.
Se c'è un principio nella nostra società capitalistica che a mio giudizio va salvaguardato, è quello che la produzione della ricchezza va tassato più o meno proporzionalmente, ma la ricchezza in sé non va assolutamente tassata. Sono in sostanza contro ogni tipo di patrimoniale per principio. Non capisco proprio perché uno debba continuare a pagare tasse semplicemente per il fatto di possedere dei beni, ricco o povero che sia. E faccio subito degli esempi.
Se uno ha fatto sacrifici per tutta la vita, decidendo che forse vale la pena pagare un mutuo sulla casa, anziché versare l'affitto fino alla fine dei suoi giorni, lo ha fatto perché ha deciso che vuole abitare nella "sua" casa e che magari quella che ritiene la "sua" casa, la vuole lasciare alle naturali appendici della propria persona, cioè i propri cari, cioè donne o compagne, figli o amici che siano - gli animali però no per favore. Per guadagnare quei soldi, una persona ha lavorato per una vita intera e quel denaro ottenuto col lavoro ha conseguentemente prodotto un reddito su cui l'imposizione fiscale ha già detto la sua. Nulla più deve essere dovuto.
Lo stesso principio è valido quando la proprietà accumulata è immane. Se uno c'ha la villa a Portofino e lo yacht in Sardegna, meglio per lui con grande invidia di tutti gli altri. Si presume che i soldi con cui si è comprato lo yacht o la villa li abbia avuti attraverso la produzione di reddito che è stato regolarmente tassato. Fine dei discorsi. Se poi si insinua il dubbio che quei soldi li abbia avuti o messi da parte secondo i meccanismi tipici del furbetto del quartierino, allora se ne può parlare, anzi se ne deve anzitutto parlare, ma soprattutto si devono denunciare simili comportamenti, che possono sfociare a tutti gli effetti nel malaffare.
Quindi per quel che mi riguarda: via l'ICI (per tutte le case), via il canone RAI (in quanto tassa di possesso del televisore), via il bollo auto (in quanto tassa di possesso dell'automobile). E se allo stato attuale non c'è la copertura finanziaria per tali introiti, aumentiamo l'imposizione fiscali dei redditi secondo criteri di equità sociale.
Coglieremmo così due piccioni con una fava: in primo luogo snelliamo gli adempimenti fiscali dei cittadini, nel senso che non avrebbero più l'assillo di queste scadenze da onorare e in secondo luogo eliminiamo delle inutili spese pubbliche, quali gli enti e gli apparati che si occupano della riscossione e del controllo dell'ICI, del canone e dei bolli auto. E' molto meglio che la spesa pubblica sia indirizzata per questioni di sanità, ambiente o solidarietà, che per scaldare decine di migliaia di sedie in tutta la nazione. Possibile che non ce ne rendiamo conto?
Se poi mi dite che le auto e in generale tutti gli autoveicoli debbano pagare più o meno proporzionalmente una tassa per il fatto che circolano sulle strade pubbliche e per il fatto che inquinano e quindi introducono dei costi sociali - le mobilità collettiva, l'inquinamento e gli incidenti stradali - anche qui se ne può parlare.
Deve però essere salvo il principio: i soldi me li sono guadagnati col mio sudore ed ho dovuto tutto quello che spetta alla società civile secondo le regole convenute tra tutti; da quel momento in poi nessuno me li tocchi più. Sono miei.
Negli ultimi tempi, cioè da quando è stato introdotto l'Euro e incidentalmente è andato al governo il centrodestra, sento sempre più spesso persone riempirsi la bocca di tanti discorsi che girano attorno al carovita, all'insostenibilità delle spese che abbiamo ai nostri giorni, alla benzina sempre più cara, alle rinuncie sempre più spesso necessarie per poter sbarcare il lunario e chissà quante altre farneticazioni.
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E' la conferma che siamo italiani fino in fondo: siamo sempre pronti a sparlare di tutto e di tutti, però non passiamo mai e poi mai ai fatti.
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La gente si lamenta ad esempio del fatto che i rapporti clientelari sono all'ordine del giorno ed agevolano spesso parenti ed amici alla faccia delle meritocrazia.
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Analogamente le tantissime famiglie che vivono di solo reddito dipendente odiano visceralmente la schiera delle "partite iva", che tra un condono e l'altro, si sono permesse di scaricare e di eludere il fisco più del solito.
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Coincidentalmente le aziende, che dovrebbero godere di tutti gli incentivi e tutte le agevolazioni tanto decantate dal governo di Berlusconi, tuonano a gran voce, che siamo a livelli di competitività commerciale ed economica da spavento.
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Ma nessuno fa niente.
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Io, da qualche giorno, mi sono reso conto che, tutto sommato, non sono poi così vittima delle lobby della finanza e dei grossi gruppi commerciali ed economici che controllano il nostro paese e tutti i nostri consumi. Ho pensato che forse vale la pena di praticare sempre più spesso la professione del cittadino accorto, non furbo.
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Mi sono messo a guardare in maniera ossessiva i prezzi, a valutare le offerte, a simulare situazioni in sempre più ambiti della vita di tutti i giorni. Mi sono messo ad esercitare il diritto che per fortuna non mi è ancora stato tolto, cioè la "libertà di scegliere". Ed ho scoperto che questo esercizio, quello della libera scelta, è la vera arma che ho tra le mani, se proprio voglio dare ragione a chi sostiene che l'inflazione percepita va al trotto, altro che quella programmata e quella dell'ISTAT.
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Come ho fatto a scegliere? Ho cercato di rendere comparabile e confrontabile tutto quello che cerca di sfuggire a questo semplice esercizio. Purtroppo, chiunque, pur di sottarsi alle regole del mercato e della concorrenza, fa di tutto per non essere o sembrare comparabile.
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Se l'azienda Rossi vende scarpe che costano 60 Euro, mentra l'azienda Favaretto vende pure scarpe che costano 95 Euro, è sempre vero che le scarpe della Rossi non sono uguali a quelle della Favaretto, ma probabilmente la differenza non è 35 Euro, è molto meno, perchè sono pur sempre due paia di scarpe. Ora non voglio sminuire la qualità delle scarpe della Favaretto, perchè a me possono sembrare uguali a quelle della Rossi, mentre qualcun'altro potrebbe essere disposto a spendere anche 120 Euro per le scarpe della Favaretto. Voglio solo dire che in qualche maniera le posso mettere a confronto, checche si dica.
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Se guardate però al mercato dei servizi e dei prodotti, scoprirete che gran parte di essi sono molto più comparabili di quello che si crede: benzina, telefoni, cellulari, assicurazioni, banche, credito, bevande, caffé, brioche, automobili, carburanti, informatica e chissà quante altre cose.
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Bisogna solo mettere da parte la pigrizia e raddrizzare le antenne.
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Telecom Italia ha deciso di adottare le maniere più forti per conservare la propria posizione dominante di oligopolio. Consiglio a tutti di farsi un salto qua per capire i dettagli della faccenda, cioè il sotterfugio di TI per assicurarsi il canone fisso:
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