Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Ieri mattina era la volta di Schio alla caccia di quattro stelle importantissime per il mio cammino Prestigio MTB 2012. Negli ultimi tempi, cioè dalla Lessinia Legend Extreme del 27 maggio, non ho avuto modo di pedalare molto, ma son riuscito a pedalare per 400 chilometri abbondanti.
Sveglia alle 6, solita doppia sessione in bagno, colazione ricca a base di latte e cereali, tanto la partenza sarebbe arrivata molto dopo. Per salire a Schio rifiuto la proposta di Google Maps di percorrere l'intera Valdastico, ma scelgo di uscire a Vicenza Ovest e tagliare un bel po' di chilometri, di pedaggio autostradale e di benzina, visto che ero con la Puntopower con lo scarico praticamente libero...
All'arrivo a Schio un po' di delusione per vedere che le indicazioni per raggiungere i servizi sono un po' scarne. Giro un po' per i parcheggi alla ricerca di uno gratuito, ma poi opto per quello a tariffa giornaliera e parcheggio vicino ad una macchina, che mi sembra quella del Pianista ed infatti lo becco qualche minuto dopo.
Altro motivo di delusione - ma lo si sapeva da un bel po' - è che noi del Marathon dovremo aspettare fino alle 10, cioè un'ora dopo di quelli del percorso Classic. Ed il sole comincia a picchiare già presto augurando una gara tutta all'insegna della sofferenza. Mi viene in mente la sofferenza del lontano luglio 2007, quando mi ero cimentato nella Marathon del Grappa, dove le difficoltà erano inferiori a quelle della Valleogra di quest'anno, ma il caldo era sicuramente fotonico e superiore a ieri.
Nelle due ore che mi mancano chiacchero un po' con tutti, oltre a concedermi un caffettino e un'ulteriore sessione al bagno: vedo pochi veronesi, Vittorio Rodella e i soliti prestigiosi, come gli Sbubbikers. In griglia - l'ultima griglia per noi tesserati non FCI, nonostante io mi sia iscritto al 30 gennaio 2012! - sto con Gianni Paolo fino al via e lui mi mostra la sua farmacia a bordo sulla bici, cioè disposta poco dietro alla pipa sul tubo orizzontale.
Al via parto piano, il Paolo mi stacca pure di una cinquantina di metri, ma la gara è lunga, molto lunga, per cui lascio fare. Alla prima salita al 3/4% comincio a stabilizzarmi su un ritmo cardiaco molto regolare, mai oltre i 167-168 e si va avanti intanto a vista e molto guardinghi.
I ristori non sono molto fitti, come ad esempio alla Divinus e, a parte il primo, dove prendo solo un bicchiere di acqua, ma da quelli successivi, si fa come all'Iperself ENI, cioè pieno completo della borraccia da 750 ml e via. A due ristori se ne va giù anche una banana, poi si piglia una crostatina e pure il pan carrè spalmato di marmellata, provvidenziali per la tenuta su 5 ore e mezza.
Vi risparmio la cronaca delle prime due ore di gara in attesa di cominciare a scalare 'sto benedetto Monte Novegno una lunga salita prima su asfalto e poi su sterrato di ghiaia che ci porterà a quota 1560 metri sul livello del mare. Questa ascesa consente pure di guardare tutta la pianura padana a sud e fa un certo effetto, mentre la frequenza cardiaca e costante sui 162-164 battiti. Purtroppo quasi tutta questa salita è esposta al sole e si va a cercare continuamente l'ombra della vegetazione che c'è fino a 1300 metri. Da lì in poi religioso silenzio e si va col proprio passo, superando 2-3 concorrenti e subendo il sorpasso di altrettanti.
photo courtesy by Sportimage
La cosa simpatica di questa gara è che tutti i concorrenti hanno il pettorale anche sulla schiena e quindi si capisce con un certo anticipo chi è partito prima di me e chi invece è partito nella mia griglia. Dopo più di tre ore di gara ormai le differenze di 5-10 minuti non si notano più come nella prima ora di gara e quindi si può pensare di salire anche al passo di chi in classifica è già 5 o 10 minuti dietro.
Sul Novegno si passa sul tappeto della SDAM e dopo un chilometro un bel ristoro dove chiedere ancora una volta il pieno di acqua, perché i sali minerali sono praticamente finiti.
Da qui comincia il divertimento: una lunghissima discesa a tornanti su sterrato consente anche al sottoscritto di fare velocità supersoniche. Gli ampi dossi da mezzo metro non stabilizzano mai la mia guida con la Scalona rigida e così sui tornanti, dove possibile, supero chiunque!
Arrivo in fondo contento come un bambino e con l'adrenalina a mille, tanto che prendo un paio di donne di quelle che scoprirò poi andare sul podio Under 23, solo che le gambe chiamano il ricorso al Fluidmag, perché cominciano a tirare leggermente.
Anche l'ascesa sul cementone che porta al Summano mi vede superato dalla Balducci, ma cerco di tenerla a vista e di tenere sempre un rapporto bello duro e scongiurare così qualsiasi crampo. Allo scollinamento del GPM sul Summano - assomiglia molto allo scollinamento di Novezza come zona - si buttano giù tutti i denti possibili e si svernicia la Balducci e si corre all'arrivo anche se mancano più di 20 km.
Il finale di gara è tutto molto pedalabile, a parte uno strapiombo dove non si sta in piedi, solo che è tutto un mangiaebevi, un "dentroefuori" che ricorda vagamente il Montello. Gli intertempi mi vedono recuperare altre posizioni, solo che la cosa non si riesce a capire molto dalle Classifiche SDAM, visto che noi - ACSI, UISP e rebongia - ci hanno tenuti divisi dai tesserati FCI, ma ho l'impressione di aver scalato una decina di posizioni sul finale, visto che ho menato come un fabbro. Ricevo pure i complimenti di un biker che mi dice "Ti ga dei gran brassi a scendere così le discese" e poi un altro, non so se lui o un altro che mi dice dopo una discesa molto difficile "Ti stai divertendo con la rigida?", quasi con sarcasmo, solo che non replico, butto giù due denti e me ne vado all'arrivo. Pure il cellulare che suona a poco dall'arrivo, solo che non ho tempo per fermarmi. L'agonismo mi ha preso in questi ultimi chilometri e mi sento molto elite a rilanciare tra una discesa e l'altra!
A 2 km dall'arrivo, già con le ruote su asfalto, piglio finalmente un trenino di sei concorrenti, tutti della griglia precedente alla mia tranne uno e dico tra me: "Il 662 me lo fumo in volata". Invece uno dopo l'altro il trenino salta, li ciuccio uno alla volta, mi ritrovo primo, dopo un po' neanche il secondo tiene la mia ruota e me ne vado via in solitario a 600 metri dall'arrivo a velocità sui 40 km/h e ancora una bella gamba che tira ben de drio! Son soddisfazioni.
All'arrivo quattro ciacole con Roberto Pozzi, sorpreso di essere arrivato a qualche minuto da me, e poi cerco la zona docce, dove ci vado con la macchina, perché con la bici per oggi sono a posto.
Che dire: gara molto dura, ma non durissima, percorso molto bello, ma non proponibile a fine giugno con tutto quel sole. Per quanto riguarda l'organizzazione alcune cose non mi sono proprio piaciute, mancanza di indicazioni per l'accesso ai servizi quando si entrava in paese, l'infelice scelta di far partire prima quelli del Classic e poi quelli del Marathon, però tutto è filato liscio, quantomeno per me. Un po' meno per gli sfortunati che hanno accusato parecchie forature, passando su delle bande chiodate messe da qualche "criminale" già nei primi chilometri di gara.
E con questa ancora una volta vince la mia caparbietà e la resistenza alla sofferenza, arrivando così a quota 17. Adesso manca nientepopòdimeno che la Dolomiti Superbike per sabato 7 luglio...
Gira nella mia testa da tanto tempo, almeno un paio d'anni, ma domani sarà finalmente il giorno in cui compio questa piccola impresa, cioè andare e tornare presso l'azienda di Padova, con cui collaboro da sempre.
L'unico "impedimento" tecnico è che devo portarmi dietro lo zainetto col computer portatile, ma per fortuna potrò fare affidamento sugli amici pendolari che incontro sul treno regionale tra Verona Porta Vescovo e Padova.
Pertanto lo zainetto sarà sulle mie spalle solo per qualche chilometro, mentre tutta la cavalcata sarà fatta senza intralci particolari, cioè con la mia superleggera Addetta, divisa estiva standard, camera d'aria e borraccia piena.
Di per sè la piccola impresa non è niente di impossibile: andare a Padova da casa mia sono solo 87 km di strada praticamente piana, anzi anche in leggera discesa quantomeno all'andata. Bisogna solo evitare il traffico e le strade ad elevata percorrenza e per questo ho già stilato il percorso "minimo", che evita incidentalmente anche alcun dislivello degno di nota:
http://goo.gl/maps/MTxD
cioè:
- Grezzana
- San Martino Buon Albergo
- San Bonifacio
- Lonigo
- Orgiano
- Ponte di Barbarano
- Bastia
- Selvazzano Dentro
- Tencarola
- Padova
Quando arriverò a Padova, sarà d'obbligo darsi una piccola lavata nel bagno aziendale, visto che avrò da fare in ufficio per tutta la giornata fino a sera.
Ah, non vi ho detto gli orari di partenza e di arrivo previsti. Domattina partirò prestissimo, cioè molto probabilmente alle 5.30 ed arriverò in stazione a Padova alle 8.15, se terrò la media prevista, cioè stabilmente superiore ai 30 km/h.
Il ritorno è previsto dalle 18.15 e il rientro a Grezzana sarà all'incirca tre ore dopo, cioè alle 21.15, quando il sole sarà da poco tramontato.
Se ci sono amici e parenti che vogliono accompagnare Forrest Gump, metto qui sotto anche la traccia calcolata da Google Maps: l'unica differenza è che non pedalerò in Borgo Venezia, ma arrivato a San Martino Buon Albergo, svolterò a destra e passerò dietro l'Aia e poi proseguirò in direzione Ponte Florio e Campagnole di Novaglie. Pertanto invito chiunque ad essere in zona di San Martino Buon Albergo verso le 20.30, quando ci sarà da tenere duro dal 160° chilometro in poi, dopo 5 ore in sella alla bici e 9 ore in ufficio alle prese con Visual Studio .NET 2010.
Penso che aggiornerò di tanto in tanto il mio stato quantomeno su Twitter, quindi stay tuned e registratevi come follower.
Visualizzazione ingrandita della mappa
Una volta tanto non guarderò del meteo la temperatura prevista o se pioverà o meno.
Visto che stasera mi aspettano altri 90 chilometri di bici, guarderò una volta tanto in che direzione spira il vento e, quanto pare, sarà benevolo.
meteo previsto per oggi pomeriggio da Padova verso ovest
Ecco il percorso "esatto" del mio rientro da Padova, a parte il passaggio dietro l'AIA di San Martino Buon Albergo in direzione località Mattarana, cosa che non si riesce a forzare in Google Maps, perché la versione digitale di quella strada non è collegata come è nella realtà, ma anche qui le cose sono destinate a cambiare con l'arrivo prorompente di Apple nel mondo della cartografia e dei servizi associati.
Il percorso indicato da Google è di 90,9 km, contro i 90,7 km segnati dal mio Polar, il che vuol dire che ci siamo.
La cosa è stata agevolata non poco dal vento che spirava da est verso ovest, cioè proprio verso casa. Mentre uscivo da Padova, forte del doppio piatto di pasta a pranzo, tenevo spesso velocità tra i 36 e i 40 km/h, senza esser troppo su di battito cardiaco, mentre il percorrimento della strada Berico-Euganea mi ha visto viaggiare stabilmente ai 35 km/h.
Solo ormai arrivato ad Orgiano e poi verso Lonigo ho cominciato ad accusare un minimo di stanchezza, tanto che ho ripiegato dentro l'IperLonigo: ho appoggiato la bici da strada praticamente alle casse e sono andato alla ricerca nel banco frigo di un mezzo litro di te fresco ed una confezione di cinque barrette al latte Kinder. Grazie a queste barrette infilate in sequenza a raffica, ho ripreso la mia cavalcata verso Lonigo e poi San Bonifacio, anche se in questo tratto il vento si era affievolito un po'.
Confidavo ormai sull'aggancio dell'Orlando, il quale mi faceva sapere via SMS di aver superato San Martino Buon Albergo.
A Soave ho timbrato il biglietto del locomotore Orlando, il quale ha cominciato a sbuffare ai 40 km/h grazie alla brezza dell'Est e facilitando ulteriormente il reimpatrio, tanto da arrivare a casa che l'Italia aveva cominciato da poco contro la Germania.
Questa avventura è stata assolutamente positiva, perché avevo qualche dubbio sulla tenuta, visto che parliamo di 3 ore in bici, 9 ore in ufficio e poi altre 3 ore in bici. Svegliarsi alle 5 del mattino e tornare a casa alle 9 di sera, dopo 9 ore di lavoro può considerarsi una bella sfiancata per anima e corpo, ma la soddisfazione di vedere i colleghi padovani basiti non ha prezzo.
Chiaro che d'ora in poi ci penserò due volte a rifare questa impresa, ma una volta all'anno ci potrebbe anche stare. Il problema è che bisogna farla o a giugno o nei primi giorni di luglio, in modo da sfruttare completamente le ore di luce e non ricorrere a fanalini o giubbetti sia per la partenza dalla Valpantena che per il rientro a sera.
Questo giro in bici è per me il più lungo di sempre in un giorno, cioè 184 km totali. La media è stata però assolutamente fantastica. Nonostante il rallentamento dovuto a qualche semaforo rosso e anche all'attraversamento di Padova in orario di punta all'andata ho concluso ai 33,8 km/h, mentre al ritorno ai 31,1 km/h. Altri numeri ve li sciabolerò prossimamente, ma se implorate, potrei anche risparmiarveli...
Visualizzazione ingrandita della mappa
Ciao Marco!
Con la presente Ti confermiamo l'iscrizione alla 18a Südtirol Dolomiti Superbike che si svolge SABATO 7 luglio 2012 e il tuo numero di pettorale.
Pertanto Ti preghiamo di controllare attentamente i dati e segnalarci tempestivamente eventuali cambiamenti. Variazioni verranno accettate SOLO fino al 1 luglio.
Il pacco gara potrà essere ritirato solo personalmente presentando la presente conferma o quella dell'avvenuto pagamento. I pettorali verranno consegnati solo personalmente presso il capannone all'entrata ovest di Villabassa.
Gli orari sono:Â
giovedì 5 luglio dalle ore 17.00 alle ore 20.00
venerdì 6 luglio dalle ore 10.00 alle ore 19.00 eÂ
sabato 7 luglio dalle ore 06.00 alle ore 07.00.
Le griglie per la partenza verranno aperte alle ore 07.00, partenza per ambedue i percorsi alle ore 07.30. La partenza sarà suddivisa in 7 gruppi.
Starnummern/pettorali
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SÃœDTIROL DOLOMITI SUPERBIKE 2012
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Kat/cat
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m/f
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Block/blocco
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dal
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al
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Farbe/color
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Nr./pett.
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Totale
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U23
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m
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1
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101
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130
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red
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30
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Â
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Â
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f
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1
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31
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50
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rosa
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20
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Â
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Elite
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m
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1
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1
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99
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red
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100
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Â
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Â
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f
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1
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1
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29
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rosa
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30
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Â
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VIP
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m/f
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1
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151
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199
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white
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50
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Â
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tutte cat.
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m/f
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2
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1001
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1600
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blue
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600
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600
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tutte cat.
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m/f
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3
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2001
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2600
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green
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600
|
600
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tutte cat.
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m/f
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4
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3001
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3600
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yellow
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600
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600
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tutte cat.
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m/f
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5
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4001
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4700
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black
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700
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700
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tutte cat.
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m/f
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6
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5001
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5700
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orange
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700
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700
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tutte cat.
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m/f
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7
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6001
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6700
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lila
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700
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700
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Junior
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Â
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Â
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1
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500
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special design
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500
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500
|
Il tempo di gara verrà calcolato in base all'effettivo tempo di partenza e tempo di arrivo. Anche i concorrenti U23 ed Elite potranno scegliere tra i due tracciati, però dovranno comunicare la loro scelta del percorso fino al 5 luglio.
Il percorso potrà essere scelto durante la gara al bivio di Dobbiaco (dopo Nordic Arena). Il bivio dovrà essere raggiunto entro le ore 10.30. Chi non raggiungesse la deviazione entro questo orario verrà deviato automaticamente sul percorso corto.
Tempo massimo:Â
Dobbiaco, Rienza |
km 38 |
ore 10:30 |
S. Candido, Baranci |
km 45 |
ore 11:00 |
Sesto, centro |
km 56 |
ore 12:00 |
S. Candido, centro |
km 84 |
ore 14:30 |
Arrivo Villabassa |
km 119,9 |
ore 18:00 |
Lungo il percorso ci saranno nove punti di ristoro più il ristoro finale dove vi aspetta una birra analcolica Erdinger, ideale per la rigenerazione dopo lo sport.
Ulteriori informazioni e l'elenco dei partecipanti trovi sul nostro sito internet:www.dolomitisuperbike.com e sui nostri tabelloni informativi.
Vi ricordiamo che ci troviamo in alta montagna e di prendere in considerazione eventuali cambiamenti metrologici. Date massima attenzione alla scelta dell'abbigliamento per la gara.
Vi avvisiamo di non lasciare la vostra bici incostudita e di parcheggiarla in una stanza chiudibile.
Il tuo numero di pettorale: 1370
Tenuti Marco
Categoria: 60/110 km Master 2 Men
Stamattina ho vinto la pigrizia cosmica che ti pervade quando sei in vacanza al mare, dove ci si alterna tra il lettino sotto l'ombrellone, la tavola dell'hotel e la camera... Se poi hai quattro bambini al seguito, hai il tuo bel da fare per arrivare a sera, ma se si è di supporto ad una Santa donna, le cose si facilitano enormemente.
Mi sono detto: la superleggera - la Addetta per chi la conosce - è nel baule della macchina da ormai due giorni: è ora di tirarla fuori.
Sveglia alle ore 5.55. Ci metto un bel po' a vestirmi, a montare le ruote, ad oliare la catena, a riportare ad 8 atmosfere le gomme. Finalmente parto alle 6.30, minuto più minuto meno.
Esco in soupless da Igea Marina: le gambe pretendono un avvio soft dopo la Dolomiti di sabato scorso. Scorrono dietro i campi di ortaggi, il cavalcavia della superstrada, la frazione di Borgonuovo, i tantissimi girasoli, anche la Bologna-Taranto.
Sono già a Sant'Arcangelo di Romagna, dove abita l'illustre Teora, attraverso il centro del paese e proseguo verso la Val Marecchia.
Vuoi che dopo ormai una ventina di chilometri mi sfila un trenino di quattro vecchietti ed una coppia di signorine, così mi accodo e gusto pure il panorama a 120 battiti al minuto.
L'omone in testa al gruppo tiene i 30, a volte i 35 km/h con le sue alto profilo e la strada sale talvolta con pendenze all'1-1,5%.
Dopo una buona decina di chilometri, saltano un paio di vecchietti, saltano le signorine, mentre io sto dietro al locomotore cercando di capire dove mi avrebbe portato o se era ora di svoltare e tornare a "casa". Solo che il locomotore decide di fermarsi ad aspettare i suoi vagoni, io li lascio e salgo in direzione San Leo. Troppo lontano da raggiungere per l'ora che si è fatta. Mi accontento di arrivare al bivio per San Marino, dove scatto un paio di foto, mi giro e butto su la padella perché comicia la discesa.
Ci ho messo 1h9' per arrivare ai piedi della salita di San Leo ad un'altitudine di 255 metri sul livello del mare: per scollinarlo e tornare in tempo in hotel, o si sgambetta ad una media superiore ai 27,1 km/h o si parte una ventina di minuti prima.
Il ritorno se ne va che è un piacere: si scende per la Val Marecchia ai 40 km/h, talvolta ai 50 km/h, solo che il sole si alza e la temperatura pure.
Prima del comune di Torriana vedo in contromano uno Sbubbo: lo blocco e approccio una conversazione, solo che lui non è del sottogruppo dei girovaghi prestigiosi, ma gira in mountain, organizza le notturne quasi tutte le sede, conosce tutti e sta andando in negozio - di bici - dove lavora. Ciao, ciao alla prossima.
A Sant'Andrea un'ape si invaghisce del rosso delle braghe Turnover e mi punge nell'interno coscia: stop immediato per rimuovere il pungiglione e cercare di finire l'insetto. Il pizzichio è notevole, ma non è entrato molto veleno e dopo un paio di chilometri torno a menare ancora ai 38 km/h con la gamba che tira ben de drio.
Attraverso nuovamente Sant'Arcangelo di Romagna e cerco di tenere una media alta cercando di sovvertire l'assioma.
"E se la media delle medie fosse proprio la media?" mi chiedo. Il ritorno è completato in 53'39" ai 35,1 km/h. A voi che leggete il compito di verificare i calcoli: porto a casa 61,9 km ai 30,6 km/h, battiti medi 129, quelli massimi 158.
Entro nell'hotel che la mia truppa si sta accomodando a tavola per la colazione. Io mi doccio e cerco di placare il buco nello stomaco da 1200 kcal, mangiando e bevendo di tutto dal buffet del Nevada.
Domani vedremo di combinare qualcos'altro: oggi è già un risultato aver fatto girare bene le gambe dopo Villabassa. Domani vedremo di scalare Poggio Berni o San Leo.
Buongiorno a tutti dal Cassani de noantri inviato in Romagna. Stamattina la sveglia è stata alla solita ora, ma i preliminari molto più rapidi, fatto sta che alle 6.15 ero già in sella.
Solito trasferimento verso Sant'Arcangelo di Romagna per la solita strada in mezzo ai campi di ortaggi e girasoli.
Superato abbondantemente il paesotto e anche la frazione di San Michele, decido di abbandonare l'obiettivo San Leo e svolto a destra verso Torriana e la "media delle medie" ai 27,9 km/h fino a quel momento è destinata ben presto ad essere "saccagnata" senza pudore.
Solo che la padella devo tirarla giù subito perché la strada si inerpica non poco con una pendenza che aggiusta la velocità agli 11 km/h e la lengua esce fuori. Si sale a gradini senza soluzione di continuità: la salita del Pian di Castagnè diventa subito un desiderio o anche un bel Gruber, ma le gambe girano abbastanza bene.
Si tira il fiato a Gemmiano, poi altro dente velenosetto per salire per Polverella, mentre Torriana è sempre meno un miraggio e sempre più una realtà. Un cartello triangolare con scritto 12% prova un attimo ad intimidirmi, ma rispondo con un "Haunold!" e lui mi risponde con "Danke, auf wiedersehen", com'è d'obbligo in tutta l'ospitale riviera riminese.
Se penso che questa somma infinita di denti è la Nove Colli, non è che muoio dalla voglia di farla, certo è che un'ascesa Lugo-Ronconi è di gran lunga più digeribile.
Subito resisto col 34/23, poi non mi faccio pregare due volte e la finisco col 26, tanto non è che c'è una ola di spettatori ad applaudire ed ad incitare il Ganassa in terra di Romagna.
Il tempo di fare una foto al cartello all'entrata in Torriana e poi avanti verso il GPM di Giornata, ossia Montebello di Torriana, piccolo borgo su un cocuzzolo, dove c'è il classico kit medioevale, cioè chiesa, torretta, un paio di ristorantini da 2-3 stelle della guida Michelin - non del Prestigio - ed ovviamente un paio di poggioli adibiti a parcheggio a pagamento nel fine settimana, a mo' di deterrente della pigrizia, ma anche per evitare che troppi turisti parcheggino i loro SUV direttamente dentro la torretta.
Ecco qua il riassunto della salita, sempre col beneficio del dubbio:
http://www.salite.ch/struttura/map_note.asp?id=9444
Altre due foto e si gira la bici. Al bivio per Ponte Verucchio vedo tardi la freccia che indica di svoltare a destra per Rimini, sono talmente lungo, che mi salva solo un altro raccordo posto un centinaio di metri più avanti.
Da lì in poi un tuffo verso Verucchio, tanto che il limite di velocità in discesa è di 20 km/h: più di qualcuno deve aver cotto i freni (della macchina):
http://www.salite.ch/struttura/map_note.asp?id=10443
Il dislivello di quasi 500 metri se ne è andato in cinque minuti e adesso non c'è altro che menare per 20 km abbondanti per raggiungere l'hotel e la "colazione lanzichenecca".
Domani che fare? San Leo o San Marino? Ci sarebbe anche Poggio Berni lì che aspetta. Mi consulterò con qualche sherpa del posto.
Stamattina giro completamente piano: dislivello totale 25 metri, cioè una cinquina di cavalcavia e 49 chilometri ai 28 km/h.
Mi son fatto la riviera romagnola superiore: Igea Marina, Bellaria, San Mauro Mare, Gatteo a Mare, Cesenatico, Zadina, Vallemarina, Tagliata, Cervia e Milano Marittima.
Tutto un dentro e fuori di ciclabili, lungomare, statale adriatica, strade intermedie, una bissaboa tra una rotonda e l'altra e tutta un'imprecazione contro le ciclabili all'italiana, con buche, avvallamenti, crepe e continue interruzioni.
A Milano Marittima son tornato indietro di 30 anni, ripercorrendo la strada che dall'appartamento conduceva a Bagno Oreste: mi pare di averci fatto le vacanze per tre anni consecutivi con i miei genitori, alcuni zii ed i nonni materni!
Oggi il battito era stabile tra i 120 e i 134 bpm. Solo una punta a 157 per scollinare il cavalcavia di Cesenatico Ponente, dove in cima c'era un GPM di seconda categoria del Tour, ma che fatica!
Al ritorno mi sono pure sbagliato nell'attraversamento della località di Gatteo a Mare e, sbagliando strada, mi sono imbattuto nientepopò di meno che in Giulio Cesare! L'ho ritrovato su una passerella in legno, dove per salire e scendere erano necessario pedalare per circa un centinaio di metri di sterrato, poco graditi dalla mia Addetta, però l'incontro con Giulio Cesare che annunciava "Alea iacta est", proprio sulla foce del Rubicone è stato un momento assolutamente storico.
Altro piccolo problema ormai arrivato a Bellaria: nello svoltare a sinistra, devo aver sfiorato o toccato un cubetto di porfido, il quale si è alzato violentemente da terra ed è scalfito non poco la guarnitura in carbonio del mio SRAM RED. Che faccio: intento causa al comune di Igea Marina?
Domani ultima uscita settimanale: destinazione Cesena, dove forse mi troverò col Senatore dei Prestigiosi, Paride Antolini, sul forum Achille, una roccia sulla sua M5 Specy.
A differenza di tante altre gare, alla Dolomiti Superbike non si viaggia per 6-7 ore sempre a tutta, ma si può avere il tempo di ammirare qualche scorcio davvero suggestivo di Dolomiti.
Il paesaggio più bello di tutti, personalmente, è proprio l'arrivo sulla Croda Rossa (Rotwand), dove le guglie dolomitiche sono lì ad aspettarti dietro l'arco gonfiabile dell'intertempo.
Nella foto qui sotto mi vedete in una fase di "scorrimento", dopo aver scollinato a Prato Piazza assieme allo zio Paolo Orlandi. Da lì in poi la Scalona asseconda docilmente il mio desiderio di discesa fino giù a Carbonin.
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