Di Marco Tenuti (del 11/05/2012 @ 11:32:22, in natura, linkato 36308 volte)
Non nascondo la mia curiosità di essere andato a leggere questo articolo sul sito Link Curiosi, articolo che riporto qui sotto parzialmente. Mi pare di intuire, ancor prima di leggere l'originale pubblicazione in inglese che il gruppo di ingegneri meccanici che si è messo a risolvere l'arcano è arrivato alle conclusioni che dire che sono ovvie è un eufemismo.
Un gruppo d’ingegneri ha cercato una risposta a questo interrogativo - IL MISTERO - Ci sono sicuramente misteri più meritevoli d’indagine, ma un gruppo d’ingegneri meccanici dell’Università della California ha deciso d’indagare sul motivo per il quale la gente versa il caffè. Per portare a termine la ricerca hanno arruolato una serie di volontari che hanno fatto camminare a diverse velocità con una tazza di caffè in mano.
LO STUDIO - La ricerca, pubblicata su Physical Review E, ha concluso che l’uomo è biologicamente portato a rovesciare il caffè, in quanto la frequenza del suo passo tende ad amplificare il naturale ondeggiare del caffè nella tazza. Ancora peggio per i soggetti che hanno una camminata irregolare, circostanza che aumenta ulteriormente le probabilità di spargere caffè ovunque.
LA SOLUZIONE - Le possibilità per evitare lo sversamento passano quindi dall’educarsi a un passo regolare, senza accelerazioni che spingano il liquido oltre i bordi. Ma esistono anche altre possibilità, come il riempire meno la tazza, usarne una con un coperchio o con il bordo più alto o con pareti più ripide, che riducono di molto l’oscillazione del liquido. Non sono comunque mancati i colleghi che hanno pronosticato per la ricerca un buon piazzamento alla prossima tornata dei premi Ig Nobel - attenzione bene a non confonderlo col premio Nobel.
Di Marco Tenuti (del 16/05/2012 @ 11:26:15, in MTB, linkato 1440 volte)
A distanza di qualche giorno eccomi anch'io a commentare le novità della Lessinia Legend, edizione 2012, dopo che lo ha fatto compiutamente il Papataso sul suo blog.
Le mie impressioni generali sono sostanzialmente sulla linea di Andrea, cioè che la Legend 2012 sarà probabilmente ricordata come la più dura di sempre, perché il dislivello totale sarà da record e soprattutto per come il tracciato Extreme si avvicina all'arrivo.
Se già questo vi basta per terminare la lettura, non disperate: il comitato organizzatore ha mantenuto sostanzialmente inalterato il percorso Classic rispetto all'edizione 2011. Per chi non ha una preparazione estrema o quantomeno da marathon, consiglio molto caldamente di non farsi tentare dalle sirene ammaliatrici delle imprese impossibili: il percorso Extreme non è da tutti, inutile che stiamo qua a girarci intorno.
Il percorso Classic assicura un po' tutto quello che si può desiderare da un eccellente percorso di mountain bike collocato in montagna - condizione necessaria, ma non sufficiente per una bella gara di mountain bike - e mi pare doveroso ricordare bene questa cosa. Si parte anzitutto già in quota, a Velo Veronese e per tanto caldo che possa essere la giornata, non potrà che essere una temperatura gradevole, trovandoci a 1100 metri sul livello del mare.
Al tre, due, uno, via ci si sgrana su una salita asfaltata, dove le gerarchie vengono presto stabilite, nel caso in cui riteniate che il vostro posizionamento in griglia non adeguato, senza la preoccupazione, per chi va forte, di rimanere imbottigliato dietro a gente più lenta e l'analoga preoccupazione, per chi non è un fulmine in salita, di ostacolare i più veloci ed incazzati. Anche chi va piano, ma che ritiene di essere bravino in discesa, una volta raggiunto il GPM del Monte Tomba, c'è assolutamente modo di lasciar scorrere le proprie ruote, meglio ancora se grandi, nella lunga discesa che riporta all'arrivo del percorso Classic, cioè i tratti dal Monte Tomba a San Giorgio e dal Passo Malera a Velo Veronese.
Tutto lo scenario in cui si ambienta il percorso "corto" è assolutamente fantastico: avete tutta la Lessinia sotto le vostre ruote ed in lontananza potete ammirare l'intera pianura padana, arrivando a vedere perfino gli Appennini ed il Mare Adriatico, se il cielo e l'umidità padana lo consentono. Se siete orientati a percorrere il Classic in un tempo superiore alle 2h30', godetevi questo spettacolo.
Per chi invece ha già deciso di percorrere l'intero percorso Extreme, non c'è da farsi prendere la mano nei primi 40 chilometri. La voglia di tenere le ruote più veloci che probabilmente taglieranno corto a Velo è tanta, ma sappiate gestirvi più che mai, perché la benzina necessaria per risalire la Val d'Illasi è tanta e potreste finirla prima del previsto.
Appena lascerete l'abitato di Velo Veronese, comincerete un tratto abbastanza tecnico in discesa, dove c'è da affrontare qualche piccolo gradino lungo parecchi single track assolutamente degni di un cross country. Non ci sarà nemmeno l'ansia di sgomitare con gli altri concorrenti, perché si arriverà abbastanza sgranati con già due ore abbondanti nelle gambe. Anche i tratti successivi di Malga Vazzo rimangono molto panoramici e divertenti. La prima parte della "seconda parte" io la considerei qualcosa di interlocutorio, dove cercare di approfittare per alimentarsi e divertisi. Scorreranno così le contrade di Sartori, Erbisti, Gardun, il Monte Capriolo e contrada Corlaiti senza particolari ansie o difficoltà.
Arrivati però nel punto più basso della gara, nel vaio tra San Rocco di Piegara e San Mauro, cominciano delle parti ben delineate, chiamiamole d'ora in poi "settori", in cui si può dividere il percorso fino all'arrivo. Questo è senza dubbio un vantaggio non da poco, perché consente di gestire bene le energie e di trattenersi fino all'arrivo.
Il primo settore è l'ascesa al Monte Moro: dal vaio si risale fino su a San Mauro di Saline, dove ci si aspetta la scalata a Monte Moro. E' un tratto non molto lungo, meno di mezzo chilometro, ma in cui ci alza di circa un centinaio di metri di altitudine. Già presente nell'edizione Marathon del 2011, qui non c'è molto da fare: c'è solo da mettere l'ultimo rapporto utile, ma non c'è alcun problema di grip, basta solo fiato e gambe.
La conquista di Monte Moro introduce ad un lungo pezzo di divertimento, un "settore" completamente di riposo per le gambe, cioè la discesa che porta giù a Badia Calavena, cioè la caduta in Valdillasi da quota 900 metri fino a poco sotto 500 metri. Sbloccate la forcella, fate la traiettoria ideale e di tanto in tanto toccate i freni!
Il successivo "settore", da Badia Calavena fino a Sant'Andrea segue un tratto pedalabile, però che presenta qualche piccolo dentino e anche un piccolo single track su erba, che abbassa la velocità media e non fa guadagnare quota.
Ecco poi un "settore" inedito ai più: si guada il torrente Illasi - è obbligatorio scendere dalla bici perché non si riesce a passare standosene in sella - e si risale sulla costa orientale della vallata in direzione contrada Anselmi e contrada Gauli. Lungo questo settore sono presenti un dente iniziale, corto, ed uno finale, decisamente più lungo ed impegnativo, che possono far male, ma tutto il tratto centrale è caratterizzato dall'ascesa sull'asfalto della strada vecchia che porta a Campofontana e da un interessante strada forestale, dove si può fare velocità, prestando un po' attenzione nei punti in discesa con sassi e fondo leggermente smosso. La condotta di gara in questo "settore" è fondamentale per il completamento della gara. Amministratevi ancora, perché ne avrete tutto il bisogno per gli ultimi due.
Segue infatti il "settore" della discesa a Giazza: è un single track in discesa con curve molto strette a gomito, in cui più di qualcuno scenderà dalla bici per girarsi e dai pezzi sotto bosco dove le foglie coprono le asperità sottostanti, compreso qualche piccolo gradino e qualche roccetta, che può riservare qualche spiacevole sorpresa, compreso qualche capottamento. Per quel che mi riguarda, procederò abbastanza cautamente, poiché la lucidità potrebbe essere ormai compromessa essendo probabilmente alla fine della quinta ora in bici.
Infine l'ultimo "settore", il più dibattuto e temuto di tutti, l'Inferno di Pietra, che da quando il gruppo di Velo Veronese, capeggiato dal sindaco e biker Emiliano, lo ha ripulito perfettamente - e di questo bisogna assolutamente ringraziarli per l'impegno profuso a favore della Lessinia ed in particolar modo della "sua" gara - non è più inferno, ma un po' più "purgatorio". Prima non avevo altra scelta che spingere la bici per qualche centinaio di metri per l'impraticabilità del fondo, adesso invece riesco a salire in qualche modo: questa salita è al limite delle mie possibilità aerobiche, nel senso che mi verrebbe voglia di tanto in tanto di alzarmi in piede, ma non ce n'è più, non c'è motore.
Non ho altra scelta che salire con l'ultimo rapporto, il 26/36 su 29er, e tenere sempre sott'occhio il cardiofrequenzimetro, cercando di tenere una riserva di 5-10 battiti e poter superare i numerosi scalini ed ostacoli che si trovano da quota 750 metri fino a 1250.
Qualche volta vi capiterà di dover mettere il piede a terra, ma io sono riuscito a ripartire sempre dal punto in cui mi sono fermato, per cui ci vuole solo una grossa forza di volontà per completare questo lungo "settore" di fatica pura. E' insomma affare per stambecchi e per caprioli, più che per passisti come il sottoscritto, ma se il paradiso dell'Alta Lessinia lo si guadagna passando atttraverso questo purgatorio di pietra, ho già deciso che voglio meritarmelo anch'io.
Ah, il tratto in salita si conclude definitivamente a quota 1270 metri, dopo un altro paio di chilometri di carrareccia forestale molto larga e molto pedalabile, intervallata anche da qualche pezzo piano o in leggera discesa, così come gli ultimi 5-6 chilometri in cui la gara può dirsi definitivamente conclusa: potete sistemarvi per le foto finali.
Durante la mia ultima ricognizione, di sabato 12 maggio, ho apprezzato molto il fatto che sia stata tolta la circumnavigazione del Monte Purga. Era un pezzo tecnicamente molto bello e godibile, ma si sarebbe concluso con un tratto in leggera salita su asfalto o addirittura col cementone dell'edizione finale 2011, ascesa che avrei voluto assolutamente evitare dopo la tribolazione del sentiero E5, le Gosse. L'organizzazione ci ha fatto questo enorme piacere e pertanto dopo le Gosse si può urlare - come si faceva a naja una volta - che è "finitta".
Ricordate pertanto, se fate l'Extreme, dopo il bivio di Velo Veronese, cioè dopo 2 ore abbondanti da gara con già 1300 metri di dislivello nelle gambe:
la leggera discesa da Velo Veronese-Sartori-Erbisti-Gardun-Corlaiti (tecnica)
la risalita dal vaio verso San Mauro di Saline e Monte Moro (fiato e gambe)
la veloce discesa in Valdillasi (divertimento)
il tratto interlocutorio da Badia Calavena a Sant'Andrea (alimentazione)
la costa orientale della Valdillasi (gambe e concentrazione)
il single track sottobosco verso Giazza (lucidità)
l'ascesa sull'Inferno di Pietra, il sentiero delle Gosse (sofferenza)
i chilometri finali di discesa verso il traguardo di Velo Veronese (rilassamento)
In generale il percorso Extreme è davvero una gara ultramarathon completa in tutto e per tutto. Non manca proprio di nulla: scenari e paesaggi veramente suggestivi e naturali, tratti in salita abbordabili e denti più o meno velenosi dove stringere i denti, discese veloci e discese tecniche, single track nella natura e pure qualche single track nel sottobosco dove sfoderare le proprie doti enduristiche ed infine la ciliegina sulla torta. Ci voglio essere anch'io.
Checché se ne dica, ho l'impressione che i servizi postali e i servizi di spedizione delle principali aziende private - DHL, UPS, TNT, Fedex, Bartolini, Executive - siano sempre più veloci.
Negli ultimi giorni ho ordinato del materiale da un grosso negozio online, il quale mi aveva promesso il recapito della merce in 3-5 giorni lavorativi ed invece è arrivata in meno di 48 ore dal mio ordine!
Analogamente una spedizione con posta prioritaria dalla Germania è arrivata anch'essa in pochissimi giorni.
Grazie ai sistemi integrati sempre più efficienti, ha sempre più senso procedere autonomamente a comprare merce e beni dalla rete, anziché rivolgersi ai soliti canali di distribuzione, se non si ha bisogno di particolari prestazioni o servizi per il cliente finale.
Sorprendente che anche Poste Italiane siano coinvolte in questo miglioramento dell'efficienza dei propri servizi di consegna.
Aspetto a questo punto una secca smentita, che mi faccia tornare coi piedi per terra...
Un nuovo aiutante in casa Marcante nei disbrighi delle faccende famigliari e professionali. Anche Tommaso si è dotato di un terminale intelligente con cui può curare le questioni più ordinarie direttamente dal suo browser parlante.
Di Marco Tenuti (del 18/05/2012 @ 15:23:18, in MTB, linkato 926 volte)
Oggi mi sono ritagliato un'ora abbondante per fare una sgambatina pregara, cioè prima del doppio impegno agonistico che mi aspetta questo weekend.
Ho pertanto tirato fuori la superleggera stradale ed ho fatto uno dei miei consueti giri che non dovrebbero faticare la gamba, cioè son partito da Grezzana e son andato a girarmi a San Martino Buon Albergo, passando per Nesente, Montorio, Ferrazze, l'Aia, Mattarana, San Felice Extra.
Mi sono imbattuto nella segnaletica della gara prevista domenica sempre nei paraggi, cioè la gara per dilettanti su circuito stretto.
Le varie frecce gialle indicano qua e là le svolte agli incroci, compresa questa svolta a destra, in zona Campagnola di Novaglie, per i concorrenti che proverranno da Nesente e svolteranno verso la Strada della Giara. Ciliegie per tutti i concorrenti?
Di Marco Tenuti (del 19/05/2012 @ 09:03:56, in natura, linkato 1197 volte)
Oggi in questa giornata di festa per la mia famiglia, nel mio blog oggi compare questo splendido video in fullHD dei campi fioriti di Keukenhof nei Paesi Bassi.
Di Marco Tenuti (del 21/05/2012 @ 11:45:48, in MTB, linkato 1313 volte)
Finalmente quest'anno la mia prima gara in cui sono andato a tutta, la seconda gara marathon dopo l'impegno fangoso della Hubi Hard Marathon di tre settimane fa.
La gara di Monteforte d'Alpone, la decima edizione della Divinus Bike, presentava un dislivello quasi doppio rispetto a quello effettivamente registrato dal mio Polar a Viverone ed era sostanzialmente una gara quasi puramente aerobica, più che tecnica come quella piemontese.
In ogni caso ero abbastanza convinto della riuscita dell'impresa di portare a casa queste ulteriori quattro stelle del mio cammino Prestigio MTB 2012 ed ho pensato alla Divinus Bike 2012 in versione marathon come alla solita Divinus Bike - che ho già corso nel 2007, nel 2008, nel 2010 e nel 2011 - in versione classica, cioè coi suoi 1300-1400 metri di dislivello e poco meno di 50 chilometri, con qualche difficoltà in più, cioè qualche salita in più e qualche chilometro in più. E così è stato.
Si poteva insomma fare una condotta di gara "spregiudicata", cioè quasi sempre con frequenze cardiache più alte del solito, visto che non c'erano nella seconda parte di gara pezzi tecnici da richiedere particolare abilità tecnica e lucidità mentale. Ovviamente una tenuta aerobica molto alta presupponeva solo di avere abbastanza carburante a bordo, ma confidavo molto sul fatto che sabato avevo fatto il pieno al matrimonio di mia sorella e poi c'era solo da fermarsi a quasi tutti i ristori dove prendere sempre sali minerali e anche qualcosa da mangiare.
Complice il fatto che i miei amici e compagni di squadra sono entrati in griglia presto, poiché le loro griglie partivano 8' e 16' prima della mia, sono entrato anch'io nella mia griglia abbastanza presto, solo che la mia griglia, a differenza della loro, era praticamente deserta e mi sono ritrovato così praticamente alla fettuccia.
Pertanto alla procedura di partenza mi sono ritrovato davanti a tutti sulla strada e allo sparo dei trombini ci siamo lanciati sulla via in leggera salita a tutta, anch'io qualche volta ad occupare la seconda e la terza posizione della griglia in perfetto stile Maga.
All'attacco della salita di località Zonato il primo del gruppetto di testa, che risponde al nome di Daniele Valente, affronta la pendenza con un passo completamente diverso dal mio e decido da subito che non è il caso di insistere col ritmo ganassa: meglio lasciar andare Valente ed anche gli altri due-tre concorrenti che mi sopravanzano all'incrocio.
Solo che arrivati ormai al quinto chilometro il gruppetto di testa è sempre a vista a 2-300 metri ed il mio cardio dice sempre frequenze insostenibili per il resto della gara.
Mi supera Davide Arduini a velocità doppia, poi mi riprende pure Luca Leo, col quale cerco di stare quantomeno fino a Castelcerino e poi decido che anche il passo di Leolucatutotacà è semplicemente superiore al mio e quindi lo saluto con l'altra mano.
Da qui al Monte Mirabello e poi dalla zona Marathon del Vulcano e fino al Belloca tutto ok: la Scalona si comporta egregiamente, forse solo una pressione del Racing Ralph anteriore un po' troppo alta, il suo atleta a bordo anche. Si continua così a gonfie vele. Anche l'attraversamento del vaio tra la Croce del Vento e Campiano avviene senza alcun problema, grazie alla rapportatura ideale della Scalona alternando il 26/32 al 26/36 per i pezzi più ripidi. Davvero la miglior rapportatura che abbia mai avuto su una mountain bike, aiutata dal fatto che la bici è comunque ad un peso record nella configurazione come quella di ieri, cioè 8 kg in ordine di marcia.
Ai ristori nessun problema a fermarsi una manciata di secondi a prendere mezze banane, albicocche secche: mi son fermato a ben quattro ristori per mangiare, mentre a tutti gli altri ho preso sempre acqua al volo.
Al ristoro di Capitello Sant'Anna faccio addirittura il pieno con un bicchiere di Cocacola ed addirittura un pandorino alla crema al cioccolato da circa 80 grammi! Solo che non son riuscito ad ingurgitarlo tutto, così mi sono fatto una parte di discesa con una mano sul manubrio e l'altra col resto del pandorino... un ganassa ancora una volta!
La fatica comincia a farsi però sentire con le prime avvisaglie di indurimento gambe nella scalata al Castello di Illasi e poi in tutto il pezzo in discesa a seguire, dove ogni tentativo di stretching di qualche settore muscolare comporta l'irrigidimento inaspettato del suo muscolo antagonista.
Non rimane altro che bere, bere e bere ed arrivato al cimitero di Cazzano di Tramigna decido di giocarmi il jolly, cioè prendo una fiala di Fluidmag, uno dei tanti prodotti per prevenire i crampi, per quanto possibile.
Così la salita di Castelcerino la supero gestendo molto bene i crampi e superando un sacco di persone, tenendo sempre un rapporto sufficientemente lungo e duro, tale da non scatenare l'irrigidimento da crampo.
Di nuovo qualche problemino lungo la salita del Pigno, dove arrivo a scendere e spingere a piedi per una ventina di metri, tanto da dare tregua agli adduttori, poi risalgo in bici e decido di farla finita con la Divinus 2012, trovando nuovamente una buona posizione in sella alla bici e andando a riprendere fino all'arrivo un bel po' di concorrenti del percorso Classic, qualcuno delle griglie precedenti ed anche qualcuno della mia griglia.
Che dire sulla Divinus Bike quest'anno in versione marathon: gara perfetta sotto tutti gli aspetti. Sulla mia condotta di gara invece direi che ho fatto una gara perfetta nella gestione della risorsa umana. Mi sono alimentato correttamente, ho bevuto molto, mi sono pure venuti i crampi negli ultimi 25 chilometri: posso proprio dire di non dover chiedere niente di più al mio fisico, visto che ha risposto perfettamente.
Ed ora un bel punto interrogativo per domenica prossima: domenica prossima dimenticherò completamente una condotta di gara del genere, improntata a resistere per quasi quattro ore, se vorrò portare a termine l'extreme della Lessinia Legend 2012. Ci sarà probabilmente da mangiare molto di più nella prima parte e da andare molto più piano nella prima parte ed in quella centrale, ma poi ci sarà da togliersi delle belle soddisfazioni una volta ritornati sù in Lessinia dopo le Gosse!
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