Di Marco Tenuti (del 11/08/2008 @ 09:02:55, in MTB, linkato 898 volte)
Ieri era una giornata di "relax" per il mio corpo e la mia mente, dopo le ultime due domeniche fatte a gareggiare in MTB sia alla Lessinia Bike che alla Vecia Ferovia, così tra le varie offerte ciclistiche del menu della domenica mattina (giro coi GC Grezzana, discesa dell'E5 col Pezzo, giro coi i Rodellesi per la salita della Maddalena a Brescia) ho optato per "fare fatica" con la mia squadra.
Mi son presentato alle 8.30 al classico appuntamento Turnover di fronte al negozio, dove un manipolo di ciclisti andava costituendosi, all'incirca una dozzina di persone, capeggiando dallo storico caposquadra Remo Rossi. Ci si avvia subito in salita per la Valpantena e raggiungiamo Bellori, dove deviamo per Lughezzano: non tardano le prime avvisaglie di bagarre, dove io resto ben presto quasi in coda al gruppo. Però un paio cedono al bivio per Orsara, precisamente il "Bepo Matto", al secolo Giuseppe Dinic. Da Lughezzano raggiungiamo Bosco per la vecchia strada, ma la fuga è ormai andata ed ognuno fa il suo ritmo, con l'unica speranza di ricongiungersi in piazza a Bosco al rubinetto dell'acqua. Anch'io faccio il mio ritmo e tengo sempre di vista Remo e il Darietto, solo che questa vista è prima 100 metri, poi 200 metri, fino a quando non li vedo più sotto l'abitato di Bosco.
Poco male: arrivo in piazza che cinque compagni son riuscito a tenerli dietro, il che vuol dire che non son proprio così malvagio, visto che la salita non l'ho fatta proprio a tutta - ma poco ci manca...
In piazza in quei dieci minuti successivi è tutto un arrivare di ciclisti, atleti, conoscenze, in primis lo stato maggiore del GC Grezzana, col Presidente, Ceriani, Icio e Aspirina. Da lì in poi ci si muove tutti assieme ad un ritmo blandissimo da Boscochiesanuova ad Erbezzo, dove ognuno sceglierà la propria strada. Io e il Darietto, dopo aver salutato Remo, decidiamo di seguire le orme di qualcun altro e ci avviamo entrambi per una salita che non avevamo mai fatto, cioè la salita che da Erbezzo porta a Casteberto e scollina al Passo del Pidocchio - cima Coppi della giornata a quota 1580 metri sul livello del mare. Lungo questa lingua di asfalto appena gettato ho modo di apprezzare il supermezzo di cui dispone il mio compagno di salita, cioè una spettacolare Carrera Phibra montata Record e una coppia di Lightweight da capogiro: se passate alla cassa, non siamo molto lontani da 8.000 Euro...
Segue la discesa fino a Passo Fittanze, dove ci ristoriamo con un saccottino alla marmellata e una "sana" Coca Cola. Un'occhiatina al telefono mi informa di raggiungere la famiglia su Monte Comun, così i miei programmi cambiano leggermente e mi portano a scendere in compagnia fino a Selvavecchia e Barozze, dove saluto gli aggregati dell'ultima mezz'ora, cioè un mix di ciclisti provenienti da svariate squadre, Lamacart, Traguardo Volante, GC Grezzana.
Dalle Barozze fino a Sant'Anna d'Alfaedo e poi giù fino al bivio da Fane a Fiamene, pedalo invece in compagnia di uno della "squadra sponsorizzata McDonald" di Verona. Io salgo su al passo di Fiamene e nel mezzo chilometro che mi separa dal capitello decido di raggiungere Monte Comun dal versante occidentale, cioè quello che guarda la Valpolicella. Si alternano così le contrade di Saline, Chieve e Colombare che la gamba ancora c'è nonostante più di 70 chilometri di pura montagna.
L'ascesa a Monte Comun è infine premiata verso le 12.30 con una tavola imbandita, dove ci sono già fette di pane, sacchetti di patatine già mezzi aperti, una vasta gamma di bevande in bottiglia e soprattutto un profumo proveniente dalla greola, che promette davvero bene. Il recupero proteico a base di bistecche, brasole, pollo ai ferri e pancetta è senza dubbio quello più adeguato dopo questo giro in Lessinia. Il giro si concluderà per il sottoscritto solo verso le 18.30, quando riprenderò la bici per godermi gli ultimi 15 km di discesa, cioè da Monte Comun a Quinto, con un totale di 92 km e quasi 2000 metri di dislivello.
It's the quiet ones you need to watch. Bisogna fare attenzione a quelli tranquilli. Chi si nota poco è forse più 'pericoloso' degli estroversi.
Ignorance is bliss. L'ignoranza è benedetta. Non essere a conoscenza di fatti migliora la qualitá della vita.
Don't put off until tomorrow what you can do today. Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi.
Time is money. Il tempo è denaro.
Being busy as a bee. Essere indaffarati come un'ape. Si dice quando si è impegnatissimi.
Having butterflies in the stomach. Avere farfalle nello stomaco. Per descrivere nervosismo.
Jump out of the skin. Saltare al di fuori dalla pelle. Per descrivere un grosso spavento.
It's only a storm in a teacup. E' solo una tempesta in una tazza di thé. Non è niente di cui preoccuparsi.
Blowing your own trumpet. Suonare la propria tromba.
Lodarsi, dicendo a tutti di come si è bravi a fare qualcosa.
To drink like a fish. Bere come un pesce. Usato per descrivere chi beve alcoolici in grande quantitá.
Sitting on the fence. Stare seduti sul recinto.
Non prendere le parti di nessuno.
To be a chip off the old block.
Essere una scheggia del vecchio blocco di legno.
Tale padre tale figlio.
The grass is always greener on the other side.
L'erba è sempre piú verde dall'altro lato dello steccato.
L'erba del vicino è sempre piú verde.
It's raining cats and dogs. Sta piovendo gatti e cani. Sta piovendo molto forte.
Four seasons in one day. Quattro stagioni in un giorno.
Usato per descrivere un tempo molto variabile.
Caught between a rock and a hard place. Intrappolato tra una roccia ed una superficie dura. Trovarsi tra l'incudine ed il martello.
A piece of cake. Una fetta di torta. Usato per descrivere qualcosa veramente facile da fare.
Too many cooks spoil the broth. Troppi cuochi rovinano il brodo. Usato per descrivere l'effetto negativo di troppe persone che cercano di aiutare.
A dog is a man's best friend. Il cane è il migliore amico dell'uomo.
Chalk and cheese. Gesso e formaggio. Si dice di due persone di caratteristiche diametralmente opposte.
So close yet so far. Cosí vicino eppure ancora lontano. Quando si è vicini a raggiungere un qualcosa che poi sfugge all'ultimo minuto.
Red sky at night, sheperd's delight. Rosso di sera, fa il pastore contento. Rosso di sera, bel tempo si spera.
Early bird catches the worm. L'uccello mattiniero acchiappa il verme. Chi dorme non piglia pesci.
A rolling stone gathers no moss. Sulla pietra che rotola non si accumula muschio. Usato per descrivere i benefici di essere sempre in movimento, attivi.
Three times a bridesmaid never a bride. Tre volte damigella d'onore mai sposa. Fare la damigella d'onore per la terza volta porta sfortuna alle ragazze che vogliono sposarsi.
A stitch in time, saves nine. Un punto adesso ne risparmia nove dopo.
A change is as good as a rest. Un cambiamento fa bene quanto il riposo.
What goes up must come down. Ció che va sú deve tornare giú. Specialmente riguardo il mercato azionario.
Two is company, three is a crowd. Due è compagnia, tre è sovraffollato. In due si sta bene, in tre uno è di troppo.
Great minds think alike. Grandi menti pensano allo stesso modo. Usato per complimentarsi a vicenda quando due persone dicono la stessa cosa.
Variety is the spice of life. La varietà è la spezia della vita. Per descrivere i benefici di una vita piena di interessi.
Fools rarely differ. Stupidi raramente sono in disaccordo.
Blood is thicker than water. Il sangue è più denso dell'acqua. I rapporti familiari sono i piú importanti.
Beauty is in the eye of the beholder. La bellezza è nell'occhio di chi guarda.
E' bello ciò che piace.
Better the devil you know. E' meglio il diavolo che conosci. Si prendono meno rischi con un 'pericolo' che si conosce piuttosto che con qualcosa di sconosciuto.
The world is your oyster. Il mondo è la tua ostrica. Il mondo ti offre possibilitá e dipende da te approfittarne.
It takes two to tango. Bisogna essere in due per ballare il tango. Usato per dire che per far funzionare qualcosa entrambe le parti devono darsi da fare.
Being all ears. Essere tutto orecchi.
Home Sweet Home. Casa dolce casa.
Leaving no stone unturned. Guardare sotto tutte le pietre. Controllare dappertutto.
Silence is golden. Il silenzio è dorato. Descrive quanto si apprezza il silenzio.
Every cloud has a silver lining. Ogni nuvola ha un bordo argentato. Ogni avversitá ha un aspetto positivo.
Red sky in the morning, sailor's warning. Rosso di mattina, desta l'allarme per il marinaio.
Rosso di mattina, brutto tempo s'avvicina.
Horses for courses. Cavalli per ippodromi. Ogni 'cavallo' è adatto a particolari 'ippodromi'.
Have your cake and eat it. Avere la torta e mangiarla. Avere la botte piena e la moglie ubriaca.
Keep up with the Joneses. Stare al passo con i Jones. Quando si cerca di rivaleggiare con i vicini in tema di traguardi materialistici.
Age before beauty. Etá prima della bellezza. Usato quando ironicamente si vuole far passare qualcuno piú anziano.
To rob Peter to pay Paul. Rubare a Peter per pagare Paul.
A picture says a thousand words. Un'immagine vale mille parole.
Don't shoot the messenger. Non sparate al messaggiero. Ambasciator non porta pena.
Once bitten, twice shy. Punto una volta, timido la seconda. Sbagliando si impara.
To put the cart before the horses. Mettere il carro davanti ai cavalli. Mettere il carro davanti ai buoi.
First come, first served. Primo arrivato, primo servito.
There's no smoke without a fire. Non c'è fumo senza il fuoco.
It's grim up north. E' deprimente al nord.
An Englishman's home is his castle. La casa dell'Inglese è il suo castello.
There's no place like home. Non c'è alcun luogo caro come casa.
Love is blind. L'amore è cieco.
A diamond is a girl's best friend. Un diamante è il miglior amico di una ragazza.
Pubblicitá usata dai gioiellieri.
Being sent to Coventry. Essere mandato a Coventry. Essere ostracizzato da tutti.
Burn the midnight oil. Bruciare l'olio della mezzanotte. Lavorare fino a notte tarda.
Burn the candle at both ends.
Bruciare la candela da entrambe le estremitá.
Quando si lavora troppo.
As mad as a hatter. Matto come un cappellaio. Nel passato i cappellai usavano sostanze chimiche che causavano problemi mentali dopo anni di lavoro.
Dogs are not just for Christmas. I cani non sono solo per Natale.
Campagna pubblicitaria per evitare che cuccioli siano regalati a Natale e abbandonati quando cresciuti.
Ieri brillante idea per la famiglia Marcante che va a farsi un giro in bici, puntando a piazza Bra come boa per il ritorno.
Si parte da Quinto e si decide subito di evitare il traffico intenso di via Valpantena, preferendo così il variegato percorso che da Quinto, passa per Vendri, Nesente, Novaglie e poi San Felice Extra.
Da lì in poi ci vuole un po' di accortezza nelle vie da Porta Vescovo fino alla Bra, ma Enrico trova vigore e confidenza nei segnali stradali e nei genitori che lo accompagnano, mentre Alice è bravissima nel stare tranquilla nel seggiolino e godersi tutto quello che la circonda.
L'obiettivo è quello di raggiungere il Povia per consumare un panzerotto, ma scopriamo una volta di fronte che il bar/pasticcieria è chiuso al martedì e non ci rimane che ripiegare su un kebab in via Leoncino.
Poco male perché il kebab è abbondante e gustoso e riesce a mangiare l'intera famiglia!
Il ritorno dalle vie del centro è fatto sempre ad un'andatura turistica e giungiamo presto in via XX Settembre. Da Porta Vescovo in poi decidiamo di seguire in toto la pista ciclabile, che arriva quasi a San Felice Extra: una bella novità per chi non si sente molto sicuro in mezzo alle macchine e agli scooter!
I chilometri cominciano a farsi sentire per i poco allenati in famiglia e la direzione decide che sia papà Marco ad allungare il passo da San Felice verso Quinto in solitario con la sua Scott in carbonio e vada a prendere la macchina, su cui caricare l'intera famiglia, che non se la sente di affrontare la salitella di Vendri.
Il risultato finale è che papà Marco quella salitella di 5 km se la fa due volte, perché, una volta portata la 307 a San Felice Extra, pensa che forse non è il caso di stare a caricare la bici di mamma Elisa in macchina, ma tanto vale farsi nuovamente quei 5 km a bordo del "cancello" della Chesini!
Di Marco Tenuti (del 15/08/2008 @ 15:37:13, in MTB, linkato 1333 volte)
Mercoledì ho avuto il sommo piacere di pedalare col Lele, amico d'infanzia con cui ho fatto tutte le elementari alla mitica scuola di Coda di Alcenago, scuola che non esiste più da un bel pezzo.
L'appuntamento era previsto per le ore 14.30 alla gelateria Ciao in piazza Ederle a Grezzana, appuntamento a cui si doveva presentare anche il Righe, ma sappiamo tutti com'è andata. Partiamo di buona lena verso le 15.00, dove sono io a suggerire un percorso inedito, perché voglio dedicare la giornata alla sperimentazione.
Nè io nè il Pich abbiamo mai fatto la salita che da Mezzane di Sotto conduce a Mezzane di Sopra e che porta in Lessinia centrale, così decidiamo di non risalire la valle di Mezzane, ma di scavalcare su per Pian di Castagné e successivamente a Castagné, in modo da arrivare rapidamente a Villa di Mezzane. Ne approfittiamo insomma per testare subito la gamba e devo dire che anche la gamba del Pich c'è.
Scesi pertanto da Castagné, ci imbattiamo subito nella salita che porta a Mezzane di Sopra. Io l'avevo fatta un paio di volte in discesa, mentre il Pich non ricorda di averla mai fatta, se non in macchina. Il pezzo iniziale mette subito a dura prova la nostra libera iniziativa e un caldo infernale ci attanaglia fino al capitello di San Vincenzo, dove il Pich lamenta da subito una leggera insolazione, complice forse il fatto di essersi denudato indecorosamente e di aver attraversato il paese a petto nudo.
Al capitello di San Vincenzo si fa vivo il Righe via SMS e tramite una telefonata, in cui ci dice di essere ben contento di non essere dei nostri, vista la scarsa propensione a pedalare, da quando gli è arrivato lo scooterone della Yamaha. In più il cielo non è dei più sereni guardando verso la Lessinia, ma non demordiamo e affrontiamo la salita, visto che le peggiori pendenze sembrano essere andate.
Passiamo varie frazioncine a noi sconosciute, solo che arrivati a ormai su a Barco arriva uno scroscio copioso che ci costringe a battere in ritirata in una bettola in cui ci stanno a malapena le nostre due bici e noi stessi. La pausa è molto lunga, perché il temporale non vuol saperne di smettere, ma scorgiamo due ciclisti del Team Strazzer, sprezzanti del pericolo e dell'umidità, che saprò solo a sera chiamarsi Paolo e Flavio, da quanto appreso dal blog del Pezzo.
Ad un certo punto il buon Dio chiude il rubinetto, compare l'arcobaleno e noi torniamo in sella, con la ferma intenzione di puntare in alto. Alla Bettola di Tregnago incontriamo un simpatico vecchietto, che d'orecchio non ci sente un granché bene, ma ci spiega del meteo, della tempesta e del fatto che siamo in prossimità del confine tra tre comuni, ossia Badia Calavena, Tregnago e San Mauro in Saline. La pedalata del Pich va un po' affievolendo, ma arriviamo a San Mauro e allunghiamo verso Velo Veronese, dove facciamo tappa alla pasticcieria Peroni, quella delle amiche del Righe.
Qui decidiamo di carburare con una Coca Cola e qualche pastina e se ne vanno in rapida successione uno strudel, un saccottino di mele, una sfoglia di mele e una bombetta al cioccolato, tanto per far pace col cardiofrequenzimetro che lamenta già un dispendio di almeno 1800 kcal.
Qualche dubbio per il Pich se tornare per Roverè e poi Cerro, dubbi che io allontano subito, perché voglio macinare chilometri su chilometri e voglio allungare il tragitto, passando per Camposilvano, San Francesco, Valdiporro e poi Bosco. Lungo questi 15 km io vorrei anche aumentare l'andatura, ma il Pich preferisce godersi il fresco della natura e annusare il profumo delle violette, così la pedalata si fa blanda e il ritmo più che mai turistico.
Da Bosco verso casa facciamo una puntatina presso l'officina del Beppe Canteri a Corbiolo, ma il nostro neopapà ha già chiuso i battenti e non ci rimane che scendere da Arzarè e Lughezzano. Un paio di volatine ai 55 km/h ci fanno arrivare giù a Grezzana che ormai è sera.
Di Marco Tenuti (del 17/08/2008 @ 23:25:33, in MTB, linkato 1250 volte)
Anch'io debutto nel mondo dei video amatoriali riguardanti il mondo della MTB ed ecco qui la mia modesta produzione col materiale messomi a disposizione dal Radu giusto ieri pomeriggio:
Di Marco Tenuti (del 21/08/2008 @ 11:27:31, in MTB, linkato 2446 volte)
Inutile nascondere che è stato di grande stimolo il giro in bici fatto domenica dal Pezzo e il Radu ed oggi mi sono ripromesso di farlo anch'io ricalcando sostanzialmente i loro passi.
La sveglia, martedì mattina, ha suonato alle 6.35, con la ferma intenzione di partire da casa alle 7.00 e rientrare abbastanza presto, ma poi il sonno ha preso il sopravvento e son riuscito a partire da casa solo alle 8.50. Le prime pedalate fino a Marzana e Grezzana sono un po' faticose, ma è più che altro l'impostazione mentale che non ne vuole sapere di arrivare fino al Monte Cornetto.
Continuo a pedalare molto tranquillamente in MTB sull'asfalto che da Grezzana conduce a Stallavena e al semaforo rosso di Stallavena, mi si affianca un trattorone con tanto di ciclista con bici Carrera al seguito che si defila e attacca subito a salire in direzione Lugo. "Questa è la mia esca per qualche chilometro", penso tra me. La molla mentale scatta immediatamente e la voglia di pedalare manda subito a mille le energie. Seguo pertanto a distanza il ciclista ed entro nell'abitato di Lugo che gli riprendo la ruota. Solo a Bellori penso che è il caso di scambiare qualche parola e affrontiamo assieme la salita del vaio della Marciora.
Paolo di Quinto ha un'ottima pedalata e sale molto efficacemente ed io sto bene alla sua ruota, che tra una parola e l'altra arriviamo alla contrada Barozze con un buon tempo. Lì ci salutiamo perché le nostre strade si dividono: io salirò a Fosse verso il Corno d'Aquilio, mentre lui salirà su asfalto da Selvavecchia verso Passo Fittanze.
Lungo il percorso in solitario da Fosse verso il Cornetto, ho l'occasione di scambiare qualche SMS col Radu, che segue a distanza la mia libera iniziativa, ma sono molto sorpreso quando scopro che la strada è stata asfaltata fino al tornante per un buon paio di chilometri, agevolando sensibilmente la risalita. Anche il pezzo dal tornante in poi presenta un fondo molto compatto e veloce e sono ancor più rinfrancato da una giovinotta in carne che scende a piedi con due capezzoli che caratterizzano indistinguibilmente le pieghe della maglietta attillata. La mia pedalata fino al Col di Pealda Bassa è efficacissima ed arrivo su in tempi assolutamente eccezionali rispetto a quelli con cui risalivo sul Corno d'Aquilio a tempi della Bissa, quando ero almeno quindici chiletti in più.
Il tempo di scattare qualche altra foto e poi via di nuovo attorno alla cima del Monte Cornetto, dove mi imbatto da subito in qualche mucca al pascolo, poi in un paio di signore in cerca della retta via per il Corno e poi in un altro sciapo di vacche intente a ruminare l'erbetta.
La discesa verso Passo Fittanze se ne va in un attimo e, arrivato alla baita del passo, rivedo il buon Paolo, già arrivato da qualche minuto assieme ad un gruppo di ciclisti di Lugagnano. La doverosa pausa è caratterizzata da una cocacola e un saccottino di mele e dà il tono alla risalita da Passo Fittanze verso il Passo del Pidocchio, sempre assieme a Paolo e superando i lugagnanesi. Mettiamo lo smanicato e poi torniamo giù verso Castelberto, solo che io prendo di nuovo la strada sterrata per Malga Vallina di Sotto e saluto definitivamente Paolo.
La discesa per Malga Vallina di Sotto la faccio seguendo scrupolosamente le indicazioni della Lessinia che danno il Ponte dell'Anguilla a circa un'ora e mezza per chi la voglia fare a piedi. Anche alla Malga si presenta il bivio tra il sentiero che porta a Malga Derocon e il Vaio dell'Anguilla, ma, una volta arrivato a Malga Arnezzo, le indicazioni spariscono completamente e una coppia di signori di mezza età fermi a fare il picnic mi suggeriscono di tornare indietro fino all'asfalto e prendere un'altra strada. Mio malgrado mi rifaccio quasi 2 km di salita e almeno 150 metri di dislivello, ma la gamba è ottima e torno su all'asfalto in un men che non si dica.
A questo punto decido di prendere la strada sterrata assolutamente non indicata che parte poco sotto Malga Vallina di Sopra e con più di qualche dubbio nella mente. Dopo circa mezzo chilometro ti ritrovo una macchina che risale lentamente, il cui guidatore mi rinfranca sulla scelta fatta. Arriverò nel vaio dell'Anguilla appena dopo la sbarra e da lì in poi sono definitivamente rassicurato sulla scelta fatta.
Scattata qualche foto di rito, mi fiondo giù per il Vaio dell'Anguilla e lascio andare di gusto la bici, passando molto velocemente alla Fontana degli Alpini e arrivano di nuovo in fondo al vaio a gran velocità. Il pezzo finale della discesa, cioè quello che conduce al Ponte dell'Anguilla, presenta un fondo un po' erboso e poi sassi smossi, che invitano a scendere a velocità pazzesca, tanto è vero che strabuzzo gli occhi quando vedo per un attimo i 45 km/h. Prendo pure male qualche sasso che a momenti fasso un volo infinito, ma con una buona dose di Q, non perdo il controllo della bici e la porta fora anca sta olta.
L'attraversamento della foresta dei Folignani è qualcosa di spettacolare, per quello che può offrire la natura della Lessinia. La consiglio assolutamente a tutti coloro che non abbiano la gamba di andare fino a Passo Fittanze, ma che hanno la possibilità di farsi accompagnare in macchina.
Tornando alla cronaca del mio giro, prendo la strada in direzione Erbezzo, salto rapidamente, passo a Contrada Zagari per salutare amici di famiglia, e poi giù rapidamente dall'asfalto verso Corso, Bellori e Grezzana.
Il computer segna 73.7 km ai 20.1 km/h di media e circa 1850 metri di dislivello. Per chi volesse la traccia GPS completa, la trova qua: attenti che contiene anche lo "sbaglio" verso Malga Arnezzo, ma l'ho lasciato apposta, così lo potete apprezzare nel caso in cui cadeste anche voi in tentazione.
Di Marco Tenuti (del 22/08/2008 @ 16:57:53, in MTB, linkato 2296 volte)
Ci son passato vicino martedì e la mia curiosità è stata stimolata: salendo da Fosse verso il Corno d'Aquilio, appena passata la contrada Tommasi a quota 1143 m sul livello del mare, c'è una stradina bianca che scende a valle e dopo un paio di tornanti si arriva nel vaietto, dove si ricomincia a salire in direzione della contrada Grola, che è quella più alta di tutte al di sopra della zona inesplorata, a quota 1129 m slm.
In prossimità di questa contrada è anche possibile continuare a salire in direzione Corno d'Aquilio e precisamente verso la Spluga della Preta, fenomeno geologico di indubbio interesse.
La mia esplorazione era però abbastanza limitata ed ho pensato di tornare verso casa, così dopo la contrada Grola, sono sceso verso contrada Bertasi e poco sotto, girando a destra, si può andare verso Vallene, cosa che proverò abbastanza presto, per vedere cosa c'è di sterrato e cosa di asfaltato.
Tirando dritto un lunghissimo rettilineo in discesa porta al quadrivio, che corrisponde allo scollinamento della strada provinciale che tra Selvavecchia e Ronconi. Io sono sceso così fino a Barozze e menando possibilmente sempre il 44 davanti ho puntato diritto a Sant'Anna d'Alfaedo, dove le mie fatiche andavano più o meno concludendosi.
Solo il piacere di accorciare il percorso su sterrato giù per il Pontarol di Cona sotto Sant'Anna e l'immancabile scorciatoia da Crosa di Schioppo a Fiamene, da farsi sempre con forcella sbloccata.
Chiaro che Google Earth è una preziosissima fonte, ma metterci il naso di persona è sempre meglio. Ho già intravisto pertanto la possibilità di fare un nuovo percorso e cioè quello che porta dalla contrada Grola a Passo Fittanze senza fare il giro del Monte Cornetto. Stay tuned on Lessinia's tracks.
Di Marco Tenuti (del 25/08/2008 @ 09:00:33, in MTB, linkato 1235 volte)
Spettabile organizzazione, volevo anzitutto complimentarmi per la buona riuscita della manifestazione agonistica di domenica. Io ho percorso gli 81 km della Gibo Simoni Marathon ottenendo anche un buon piazzamento per le mie aspettative e possibilità.
Si capisce chiaramente il vostro desiderio di continuare a crescere, visto che quest'anno avete cambiato il nome del percorso da 80 km tramutandolo in Gibo Simoni Marathon, nonché l'introduzione del nuovo percorso Kaiserjaeger Marathon, dall'indubbio valore atletico e paesaggistico.
Mi permetto pertanto di fare una piccola lista di dettagli, di cose che andavano molto bene e altre che sarebbero a mio avviso da mettere a punto, allo scopo di migliorarle già nella prossima edizione:
- all'arrivo in paese alle 8.10 da Rovereto non abbiamo trovato personale preposto a segnalarci la dislocazione dei parcheggi e pertanto siamo andati a tentativi, fino a quando abbiamo trovato una sistemazione accettabile
- ad inizio gara sono stati in tanti i ciclisti a tentare il posizionamento in griglia dalla parte sbagliata, cioè cercando di risalire fino alla propria griglia partendo dalla linea di partenza, anziché aggirare da sotto la via centrale. Mettendo magari due o tre persone alla linea di partenza si sarebbe potuto impedire tale congestione, che ha caratterizzato qualche difficoltà anche ai pedoni
- durante la gara non abbiamo trovato ai ristori sali minerali da bere, quando si trovano praticamente in ogni gara, considerato spesso il supporto di qualche sponsor tecnico; per il resto abbiamo gradito pane, nutella e marmellata
- io aggiungerei uno o due ristori lungo il percorso principale, a beneficio dei concorrenti di tutte e tre le distanze (ne aggiungerei uno al Forte Cherle e posticiperei quello a località Incassero mettendolo al Passo Coe)
- qualcuno che ha percorso il percorso del Kaiserjaeger ha lamentato il fatto che alcuni passaggi non erano sorvegliati dal personale preposto causando problemi di sicurezza e incolumità sia per gli atleti che per la circolazione stradale, mentre le indicazioni di alcuni passaggi erano mancanti o imprecise
Per il resto questo un mio giudizio personale alla gara con alcuni voti numerici:
- PROCEDURA DI PARTENZA: 9 (congestione di chi procedeva al contrario) - SERVIZIO LAVAGGIO BICI E DOCCE: 10 (nessuna coda e acqua calda perfetta) - QUALITA' PERCORSO: 9 (forse le gibbosità finali son fin troppe, fondo buono in generale a parte qualche passaggio viscido) - PASTAPARTY: 8 (nessuna coda, forse il menu è migliorabile) - LOCATION PARTENZA: 10 (bella cittadina, tutto ben raggruppato e a portata di mano) - PACCO GARA: 8
Con tutta l'intenzione di essere presente anche nel 2009, porgo i miei più cordiali saluti.
Di Marco Tenuti (del 25/08/2008 @ 09:28:29, in MTB, linkato 1237 volte)
Ieri gara molto divertente alla Folgaria Marathon, da quest'anno denominata Gibo Simoni Marathon. Chi per un motivo, chi per un altro, ieri eravamo in quattro a fare gruppo fisso, con un unico obiettivo di portare a casa il risultato.
Io avevo un conto in sospeso con la gara per via di quello che era successo nel 2007: avevo rotto il filo del cambio posteriore e mi ero dovuto ritirare a metà percorso. Il Radu invece sta puntando a gran forza al brevetto del circuito dei Nobili, mentre Simone e Fabio gli danno man forte in questa impresa addizionale, anche se tutti stanno cercando di portare a casa quantomeno il brevetto del Prestigio.
Arrivati in Folgaria di buon ora, riusciamo ad assistere alla partenza alle 8.30 degli intrepidi della Kaiserjaeger Marathon, garetta di soli 129 km. Noi, invece, ci prepariamo con calma alleggerendo le nostre bici alla grande e con caffé e cappuccini. Entriamo in griglia senza strafare e allo start il nostro ritmo è molto divertito. Nei primi chilometri non ci facciamo molti problemi se sono in tanti a sfilarci. Noi puntiamo al traguardo!
Se ne vanno così le prime salite fino a Passo Coe, che manco ce ne accorgiamo. Il battito cardiaco è molto buono e non troppo alto e il fondo sembra essere in condizioni decenti. Al bivio tra il percorso Classic e la Gibo Simoni Marathon, il Radu si sbaglia a leggere i cartelli, ma inverte subito la rotta e ritorna sui suoi passi: vuole o no conseguire il brevetto dei Nobili?
I ristori son tutti nostri: peccato che non ci siano integratori, ma ci accontentiamo di acqua e tè, mentre divoriamo con piacere mezze banane e fette di pane con marmellata e nutella. Io, però, mi concentro quasi troppo sul pane con marmellata che al ristoro a Carbonare, il Radu e compagnia mi lasciano al palo e tribolo non poco per ricongiungermi in cima alla salita. Facciamo così di buona lena i cementi verso il Forte Cherle e arriviamo presto verso i 56 km di gara, dove il nostro gregario Fabio ci lascia e punta diritto su asfalto verso le macchine.
Io, il Radu e Simone, invece ci sfreghiamo ormai le mani, perché i chilometri alla fine non sono pochissimi, ma la salita da fare è poca cosa. Maledetta pensata questa qua! Le salite sembrano invece interminabili e il dislivello che c'è verso il fine gara è impressionante, per la presenza di parecchie gibbosità con pendenze che arrivano anche al 25% e in uno o due casi al 30%, dove non possiamo fare altro che scendere dalla bici e spingere. I chilometri finali nel sottobosco sono perfidi e impegnativi e bisogna prestare attenzione pure al fango e alle radici umide. Questo tratto ha abbassato notevolmente la media, quando noi invece ci aspettavamo pezzi da 40 e 50 km/h.
Il Radu si mette pure a dare qualche pacca nel finale e Simone riesce in qualche maniera a stargli a ruota, mentre io, con una caduta nelle ortiche, rinuncio all'aggancio finale. L'ultimo chilometro in discesa in paese è però il miglior suggello per una gara faticosa, ma molto suggestiva e ripaga anche per quanto successo nel 2007. La cosa molto buona, dal punto di vista atletico, è che, grazie ad un ritmo moderato del team di cui ho fatto parte ieri, ho sempre tenuto a debita distanza irrigidimenti delle gambe e crampi, anche nella parte finale e questo mi fa ben sperare anche per altre gare marathon che conto di affrontare in futuro, fermo restando che il fondo e l'allenamento sono più che mai molto più importanti, che la prestazione pura, che lascio volentieri ad altri.
Per quanto riguarda le classifiche è il russo Medvedev a vincere la Gibo Simoni Marathon in 3h35'23". A seguire Marzio Deho, il colombiano Julio Caro, poi Johann Pallhuber, Mirko Celestino, Martino Fruet, mentre Gilberto Simoni è sesto a 9'. Il mio tempo finale è di 5h26'59", ma potevamo abbassare di almeno 10 minuti, se non fossimo andati in gruppo, rallentandoci abbastanza in discesa e facendo tutti un ritmo costante nei vari tratti. Tale tempo mi è valso la 134-esima posizione assoluta su 303 arrivati del Gibo Simoni Marathon da circa 82 km e 2500 metri di dislivello in salita.
In 420 invece hanno finito la Megabike Classic di 43 km. Dei 150 partenti della KaiserJaeger Marathon da 129 km, in 90 l'hanno portata a termine.
A fine gara abbiamo approfittato delle facilities messe a disposizione degli organizzatori, con una zona lavaggio bici nell'interrato del Palafolgaria con annessa zona docce, dove l'acqua era abbondante e perfetta. Il pastaparty non presentava coda alcuna, soprattutto per gli arrivi molto diluiti dei concorrenti delle tre versioni della gara, mentre la pastasciutta non era un granché in tutta sincerità, ma non per questo mi sono astenuto dal divorarla. Dopo il caffettino in centro paese, a cinque metri dalla corsia finale transennata, siamo risaliti in macchina e abbiamo seguito l'insano consiglio di Fabio, che ha voluto che scendessimo dalla Valdastico, dove siamo andati a imbottigliarci in un serpentone di macchine ferme che ha ritardato la nostra tabella di marcia di una buona ora... Fabioooooo!!!!!
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