Ieri gara molto divertente alla Folgaria Marathon, da quest'anno denominata Gibo Simoni Marathon. Chi per un motivo, chi per un altro, ieri eravamo in quattro a fare gruppo fisso, con un unico obiettivo di portare a casa il risultato.
Io avevo un conto in sospeso con la gara per via di quello che era successo nel 2007: avevo rotto il filo del cambio posteriore e mi ero dovuto ritirare a metà percorso. Il Radu invece sta puntando a gran forza al brevetto del circuito dei Nobili, mentre Simone e Fabio gli danno man forte in questa impresa addizionale, anche se tutti stanno cercando di portare a casa quantomeno il brevetto del Prestigio.
Arrivati in Folgaria di buon ora, riusciamo ad assistere alla partenza alle 8.30 degli intrepidi della Kaiserjaeger Marathon, garetta di soli 129 km. Noi, invece, ci prepariamo con calma alleggerendo le nostre bici alla grande e con caffé e cappuccini. Entriamo in griglia senza strafare e allo start il nostro ritmo è molto divertito. Nei primi chilometri non ci facciamo molti problemi se sono in tanti a sfilarci. Noi puntiamo al traguardo!
Se ne vanno così le prime salite fino a Passo Coe, che manco ce ne accorgiamo. Il battito cardiaco è molto buono e non troppo alto e il fondo sembra essere in condizioni decenti. Al bivio tra il percorso Classic e la Gibo Simoni Marathon, il Radu si sbaglia a leggere i cartelli, ma inverte subito la rotta e ritorna sui suoi passi: vuole o no conseguire il brevetto dei Nobili?
I ristori son tutti nostri: peccato che non ci siano integratori, ma ci accontentiamo di acqua e tè, mentre divoriamo con piacere mezze banane e fette di pane con marmellata e nutella. Io, però, mi concentro quasi troppo sul pane con marmellata che al ristoro a Carbonare, il Radu e compagnia mi lasciano al palo e tribolo non poco per ricongiungermi in cima alla salita. Facciamo così di buona lena i cementi verso il Forte Cherle e arriviamo presto verso i 56 km di gara, dove il nostro gregario Fabio ci lascia e punta diritto su asfalto verso le macchine.
Io, il Radu e Simone, invece ci sfreghiamo ormai le mani, perché i chilometri alla fine non sono pochissimi, ma la salita da fare è poca cosa. Maledetta pensata questa qua! Le salite sembrano invece interminabili e il dislivello che c'è verso il fine gara è impressionante, per la presenza di parecchie gibbosità con pendenze che arrivano anche al 25% e in uno o due casi al 30%, dove non possiamo fare altro che scendere dalla bici e spingere. I chilometri finali nel sottobosco sono perfidi e impegnativi e bisogna prestare attenzione pure al fango e alle radici umide. Questo tratto ha abbassato notevolmente la media, quando noi invece ci aspettavamo pezzi da 40 e 50 km/h.
Il Radu si mette pure a dare qualche pacca nel finale e Simone riesce in qualche maniera a stargli a ruota, mentre io, con una caduta nelle ortiche, rinuncio all'aggancio finale. L'ultimo chilometro in discesa in paese è però il miglior suggello per una gara faticosa, ma molto suggestiva e ripaga anche per quanto successo nel 2007. La cosa molto buona, dal punto di vista atletico, è che, grazie ad un ritmo moderato del team di cui ho fatto parte ieri, ho sempre tenuto a debita distanza irrigidimenti delle gambe e crampi, anche nella parte finale e questo mi fa ben sperare anche per altre gare marathon che conto di affrontare in futuro, fermo restando che il fondo e l'allenamento sono più che mai molto più importanti, che la prestazione pura, che lascio volentieri ad altri.
Per quanto riguarda le classifiche è il russo Medvedev a vincere la Gibo Simoni Marathon in 3h35'23". A seguire Marzio Deho, il colombiano Julio Caro, poi Johann Pallhuber, Mirko Celestino, Martino Fruet, mentre Gilberto Simoni è sesto a 9'. Il mio tempo finale è di 5h26'59", ma potevamo abbassare di almeno 10 minuti, se non fossimo andati in gruppo, rallentandoci abbastanza in discesa e facendo tutti un ritmo costante nei vari tratti. Tale tempo mi è valso la 134-esima posizione assoluta su 303 arrivati del Gibo Simoni Marathon da circa 82 km e 2500 metri di dislivello in salita.
In 420 invece hanno finito la Megabike Classic di 43 km. Dei 150 partenti della KaiserJaeger Marathon da 129 km, in 90 l'hanno portata a termine.
A fine gara abbiamo approfittato delle facilities messe a disposizione degli organizzatori, con una zona lavaggio bici nell'interrato del Palafolgaria con annessa zona docce, dove l'acqua era abbondante e perfetta. Il pastaparty non presentava coda alcuna, soprattutto per gli arrivi molto diluiti dei concorrenti delle tre versioni della gara, mentre la pastasciutta non era un granché in tutta sincerità, ma non per questo mi sono astenuto dal divorarla. Dopo il caffettino in centro paese, a cinque metri dalla corsia finale transennata, siamo risaliti in macchina e abbiamo seguito l'insano consiglio di Fabio, che ha voluto che scendessimo dalla Valdastico, dove siamo andati a imbottigliarci in un serpentone di macchine ferme che ha ritardato la nostra tabella di marcia di una buona ora... Fabioooooo!!!!!