Di Marco Tenuti (del 26/03/2013 @ 10:08:25, in MTB, linkato 1007 volte)
Posto volentieri la foto postata sul forum di MTB-forum dall'amico Cactus nel thread della GF Tre Valli '13, dove si vede una perfetta esecuzione di attraversamento di guado del torrente Tramigna.
Di Marco Tenuti (del 26/03/2013 @ 00:45:52, in MTB, linkato 2460 volte)
Messa in archivio l'ennesima esperienza di mountain bike, la Granfondo Tre Valli 2013, quella dove viene fuori tutta la saggezza e l'accortezza di chi non sottovaluta mai che questo sport non è affare da "fighetti". Se poi ci mettiamo che ci si mette anche la natura, bisogna non dimenticare che quest'ultima non perdona mai nulla.
Per fortuna che le premesse, ossia le previsioni meteo in divenire nel corso della settimana scorsa, non hanno sbagliato nulla, nonostante l'ottimismo di un qualsiasi organizzatore che cerca di scongiurare fino all'ultimo un ambiente così infausto.
E non si può dire che il Team Bibike Andreis non abbia fatto nulla: già verso giovedì erano alle prese con la fresa per togliere la neve alla Carrara, ma il fango in zona Belloca e Ferrara era davvero troppo, dopo tutte le precipitazioni che si sono avute nell'ultimo periodo.
La scelta di eliminare gli otto chilometri più in alto della gara a favore di un taglio su asfalto per l'abitato dei Finetti si è rivelato una scelta più che mai saggia, per evitare l'assideramento di alcuni che per un motivo o per l'altro hanno sottovalutato l'inclemenza in Val d'Illasi.
Per quanto riguarda il sottoscritto, nella mia piccola esperienza "prestigiosa" dal 2010 al 2012, ho cercato di fare "uno più uno", cioè cercare di adottare tutta una serie di espedienti e di optare per alcuni piccoli accorgimenti tecnici per evitare disastri, fermo restando che il ritiro ha sempre da essere considerato quando la cosa si fa seria: non è che si procede allo sbaraglio!
L'abbigliamento
Arrivati ieri a Tregnago verso le 8.35, il termometro indica 5°C e raffiche di vento continuano ad agitare i gazebi e le strutture temporanee della gara, vicino alle nuove strutture polisportive sorte a fianco del cementificio di Tregnago. Dal cielo non cade una pioggia abbondantissima, così confermo di correre, come avevo previsto: maglietta intima estiva sotto, poi maglietta intima invernale relativamente leggera, maglia del team mezza stagione, spolverino rosso del team completamente impermeabile e, decisione dell'ultim'ora, lo smanicato traforato leggerissimo griffato Tre Valli di due edizioni fa allo scopo di tenere il "multistrato" molto compatto. Guanti ovviamente invernali - quelli del pacco gara di una Divinus Bike di 1-2 anni fa, ma non guanti da sci.
Agli arti inferiori pantaloncini estivi d'annata - non aveva senso rovinare dei pantaloncini nuovi - gambalotti vecchiotti rosso bordeaux, scarpe vecchie incartate nella pellicola trasparente, un paio di copriscarpe, tanto per stemperare dal freddo proveniente dal Carega.
Per concludere al capo occhiali con lenti trasparenti, sottocasco e casco impacchettato anche lui nella pellicola trasparente.
La bici
Nessun accorgimento particolare sulla bici: un'abbondante spruzzata di olio ovunque e poi niente borraccia! Su una gara inferiore ai 40 chilometri ed un tempo di percorrenza stimato sulle 2 ore, col freddo che c'è non ha senso portarsi dietro mezzo chilo di una borraccia che non porterò mai alla bocca. Approfitterò dei ristori prendendo un bicchiere di acqua o di sali al volo. Pertanto ho corso col mio supermezzo da 8,8 kg, portandomi dietro solo il kit per gestire un'eventuale foratura, ossia la solita camera d'aria da 29", pompetta e cacciagomme.
Il riscaldamento pregara
In queste condizioni non c'è da fare molto: anzi non c'è proprio da riscaldarsi prima della gara, a meno che non si sia dei professionisti con a disposizione un gazebo ed i rulli. Girovagare con la bici con 5°C sotto l'acqua è quanto mai deleterio, per cui mi limito a percorrere si e no mezzo chilometro "per andare al bagno".
La procedura di partenza
Come al solito noi italiani siamo i più fighi ad andare in griglia anzitempo. Anche a questo giro, nonostante la pioggia, tutti dentro in griglia con "congruo anticipo". Io me ne sto in macchina fino a mezz'ora dalla partenza; poi passo al coperto di un porticato attendendo 5-6 minuti al via. Parto che sono praticamente asciutto, ma basterà quel paio di chilometri sulla bretella esterna della città di Tregnago per tirare su quel tanto di acqua da essere già fradici dopo 5 minuti. La "cosa bella" è che parto in fondo al gruppo: il cronometraggio real time conferma quanto misurato dal mio ciclocomputer, cioè che son passati 48 secondi quando passo con la ruota anteriore sul tappeto del via rispetto al via dato dagli speaker ai concorrenti della terza griglia.
La prima salita
La prima salita, fino alla Croce del Vento, è tutta su asfalto. Dopo il primo chilometro abbondante il tempo di scambiare due parole sulla condotta di gara con Anonimo, che mi sembra alquanto titubante e guardingo sulla situazione generale. Io mi sento abbastanza carico, così mi faccio tutta la prima rampa già oltre la soglia e dopo la seconda curva mi ritrovo già col vento in faccia alla continua ricerca di un "ventaglio" dietro cui ripararmi. Arrivo così alla Croce del Vento, senza quasi accorgermi, testa bassa e sgranata sul rotante di destra pronto per scendere verso i Finetti, dove risalgo "tutto di padella", come il Conte insegna.
Primi fanghi
Al momento della reimmissione nel percorso originale di gara, il tempo di controllare lo stato di sblocco della forcella ed è purtroppo ora di tuffarsi nel fango, coi miei bambini sempre nei miei pensieri, pensando loro a casa e al divertimento familiare nel vedere Peppa Pig buttarsi a capofitto nella pozzanghera. Mi rendo subito conto però che il fango sporca molto, è liquidissimo, ma non frena molto la corsa: qua e là qualche tratto è lievemente insidioso, ma la mia gommatura generosa da 2,25" galleggia sullo strato di melma che è un piacere.
Dopo qualche chilometro comincia a lacerarsi il portanumero: lo tengo visivamente sempre a bada, ma nello scendere il Mirabello vedo che vola via. Mi fermo immediatamente: mi metto a cercarlo, ma non lo trovo più. Ho perso quasi mezzo minuto e dico tra me "lasciamo perdere, meglio pedalare".
Giù di nuovo a tutta in Valtramigna ed è un tutto un superare di gente a destra e a manca, tutti concorrenti partiti nelle griglie davanti. Mi prendo anche del "coglione" quando, in una manovra di sorpasso, devo aver sfiorato con la mia spalla la spalla di un altro, senza compromettere nè la mia nè la sua stabilità, ma si sa che l'orgoglio e lo spirito offeso contano spesso molto più delle doti velocistiche e discesistiche.
Arrivo giù al guado del Tramigna continuando ad infilare gente: mi sento un po' il Fontana della situazione, ma il mio mezzo aggiornato di forcella da 100 mm e dotato sempre di questi gommoni, il Racing Ralph tubeless ready, è praticamente un cacciabombardiere da sterrati, più che mai in queste condizioni.
Metà gara
L'ascesa dal Tramigna verso il Castello di Illasi è una cavalcata impetuosa sempre con la padella in canna. Nonostante un meteo avverso il mio morale è alle stelle e mi sembra di stare a compiere qualcosa di grande, per cui non batto ciglio e proseguo diritto al tunnel sotto la provinciale scambiando un paio di parole con un altro ignaro concorrente a cui anticipo il trucchetto: "scendere dalla bici, testa bassa e via"!
Il tempo di un bicchiere di sali e poi si entra in modalità Energy Saving, cioè controllo delle emozioni, battito sotto osservazione e spinta relativamente dura. Mi aspetta tutta la Via Cara sempre in tiro, ma nei miei pensieri a questo giro me la immagino molto più corta del solito, tanto che è già ora di pedalare i pezzi pianeggianti sopra Mezzane di Sopra. Pure quattro chiacchere con un giovanotto che confondo con Luca Leo e realizzo solo a fine gara non essere lui. Cominciavo ad avere le visioni...
Dura poco questo dubbio che faccio fatica a pulirmi gli occhi pieni di terra prima di scendere giù a Ponte sul Vago in scioltezza, grazie alla forcellina all'opera e continuando a chiamare la corsia dove passare!
L'arrivo
L'ultima salita, la salita dei Cancelli, mi è sempre sembrata qualcosa di infinito, invece anche qui l'approccio che seguo è quello corretto. Sfrutto la scia del trenino che porta fin quasi sotto il primo cancello e poi cerco di salire col mio passo, cercando di non fare troppa fatica uscendo dalla traiettoria ideale per sopravanzare gli altri concorrenti, quantomeno nei pezzi dentro il bosco. Una volta usciti dalla vegetazione il sorpasso torna ad essere agevole e, ormai arrivati in cima, qualche saluto agli altri concorrenti, come l'Ulisse Bombieri che mi dice "Son stracotto" e al Michele Costanzi che viaggia già con la soddisfazione stampata in faccia per tanta fatica.
La discesa è il divertimento finale: peccato solo non vederci nulla dagli occhiali e dagli occhi... riesco comunque lungo i tornantini finali ad infilare una mezza dozzina di concorrenti sfruttando quello che ci si riesce ad inventare a fianco di un single track! Infine il rettilineo a fianco del Torrente Illasi col vento a favore dove si torna finalmente fuori soglia e si punta diritti al traguardo, dove termino 299° assoluto in 2h07'42" (290° il piazzamento real time in 2h06'54"), 40° in M3, la mia prima volta in questa categoria!
Il postgara
Anche questi momenti sono sempre da ricordare: all'arrivo, diversamente dal solito, non c'è nessuno a salutarti. Tutti scappati a lavare la bici e a docciarsi. Il ristoro di fine gara chi lo ha visto? Nel quarto d'ora in cui ho caricato la bici sporca in macchina, ne ho avuto abbastanza per raffreddarmi, tanto che arrivo alle docce col borsone ormai tutto infangato ed i brividi alle labbra, ma il cuore è caldo, la passione è forte, la soddisfazione è immensa e tutto il resto non conta.
Complimenti a tutti: in primis agli organizzatori a cui non è sfuggito alcun dettaglio essenziale - si, volendo, si poteva fare qualcosa per abbondare nel pacco gara, si poteva mettere lungo il percorso qualcuno a lavare le bici o a spruzzare un po' di olio sulle catene. Non oso pensare al macello che abbiamo lasciato negli spogliatoi e alle docce, ma alla fine la soddisfazione per vedere il traguardo in una gara del genere non ha prezzo. Insomma, complimenti anche a tutti voi che avete corso in questa avvincente edizione 2013 della Tre Valli.
Di Marco Tenuti (del 22/03/2013 @ 21:06:48, in MTB, linkato 897 volte)
Dopo svariati tentativi falliti di far funzionare i miei due Polar CS400 con altrettante chiavette USB-IRDA ed un innumerevole serie di sistemi operativi, sono riuscito finalmente ad uscire dall'empasse.
L'unica cosa che ho fatto è stata quella di cambiare la batteria ad uno dei Polar e pare che di tutto colpo qualcosa sia ripreso a funzionare:
devo usare una sola della chiavette USB-IRDA, ossia la Dataman (la chiavetta della Polar non funziona proprio)
uso un Windows XP SP2 in ambiente virtualizzato VMWare
Sono pertanto riuscito a sincronizzare tutti gli allenamenti a bordo dell'Addetta (su strada), della Scalona e della Scaletta (in MTB), oltre che le sedute prettamente cardiovascolari sui rulli (con la Cannondale).
Ho perso solo qualche settimana di curve esatte, ma non muore nessuno per qualche profilo altimetrico e cardiaco non più disponibile per le prime settimane di gennaio.
Se nemmeno voi riuscite più a sincronizzare il vostro Polar, provate anche a cambiare la batteria, una CR2354 , non si sa mai...
Di Marco Tenuti (del 21/03/2013 @ 19:20:00, in MTB, linkato 943 volte)
Chi nei giorni scorsi ha provato la Granfondo Tre Valli sicuramente si sarà già imbattuto nella neve che è depositata copiosamente per 50 metri di carrareccia al GPM della Ferrara, nel punto più alto della gara.
Come se non bastasse questo weekend si sono depositati altri bei 20-30 cm di neve tutto intorno, che però dovrebbero sciogliersi rapidamente da qui fino a domenica.
Nel frattempo il comitato organizzatore ha ben pensato di mandare su un trattore con la fresa per agevolare quanto più rapidamente lo scioglimento delle nevi, come si può vedere dalla foto che è stata pubblicata sulla pagina di Facebook.
Poi quello che succederà domenica ancora non lo sappiamo, ma Ilmeteo è alquanto pessimista, cosa che invece non è WeatherPro.
Di Marco Tenuti (del 20/03/2013 @ 17:41:04, in MTB, linkato 910 volte)
Debutto agonistico per il sottoscritto domenica a Tregnago alla Granfondo Tre Valli 2013. Previsto tempo da lupi, stando sia alle previsioni di Ilmeteo, che quelle di WeatherPro. Speriamo si sbaglino, ma il comunicato dell'organizzazione di qualche giorno fa suona un po' come una gufata a questo punto...
Troveremo perfino neve dal cielo allo scollinamento di Monte Cimo e dorsale est? Pare di si, ma chi la dura la vince!
Di Marco Tenuti (del 20/03/2013 @ 17:29:47, in MTB, linkato 893 volte)
Report di casa Specialized sulla seconda tappa dell'edizione 2013 della Absa Cape Epic, dove Jaro e Christof sono penalizzati dalla rottura della catena di una delle loro due bici...
Di Marco Tenuti (del 20/03/2013 @ 16:43:52, in MTB, linkato 761 volte)
Oggi era il momento della verità, dopo l'aggiornamento del mio mezzo per la stagione "agonistica" 2013, ossia vedere a quanto ammonta il danno di aver sobbarcato il "peso" di una forcella ammortizzata.
Sia chiaro che non rinnego nulla della scelta compiuta nel 2011, ossia quella di optare per il compromesso della forcella rigida. Posso dire anch'io una volta nella vita di aver sperimentato abbastanza i vantaggi e gli svantaggi di un avantreno "rigido" e nonostante questo, posso sostenere che se uno non ha problemi di manico e di schiena è un compromesso accettabile anche per tante gare come le granfondo e le marathon. Aver conseguito il brevetto del Prestigio MTB 2012 può essere un test più che sufficiente, vedendo il traguardo di gare come la Dolomiti Superbike, la GF Alta Valtellina, la Valleogra Marathon e la Hubi Hard Marathon.
Oggi mi son ritrovato a valutare quanto il nuovo "compromesso ammortizzato" mi penalizzi su una delle salite sterrate più belle di Verona e non solo, ossia la striscia di quasi 2 km intervallata da 19 tornanti, il Piccolo Stelvio sopra Santa Maria in Stelle.
Sono salito con la Scalona FR senza borraccia - tanto non avrei bevuto per un'uscita inferiore ad un'ora con la minaccia di una pioggia leggera - vestito con divisa invernale, copriscarpe ai piedi, mentre nelle tasche la chiave di casa, l'iPhone ed il kit con pompa, cacciagomma e camera di scorta.
Questa performance vale il primato stagionale temporaneo, solo che son sicuro che questo primato verrà polverizzato appena i miei conterranei ne avranno la possibilità, in primis, il Conte, stoppato da un problema alla cornea...
Insomma piazzargli un 8'04" proprio il giorno dopo del suo stop temporaneo è come affondare il coltello nella piaga, anzi è come smuovergli il granello di terra sotto la cornea, ma sono certo che quanto più lunga e spasmodica sarà la sua attesa, tanto più basso sarà il tempo che tirerà fuori con la Nerona!
Di Marco Tenuti (del 20/03/2013 @ 12:03:37, in cucina, linkato 1952 volte)
Di tanto in tanto sento o leggo in giro qualche novità circa la ricetta della pearà, piatto tipico di Verona e provincia per antonomasia.
Se state cercando la ricetta autentica della pearà, vi consiglio questo altro articolo sul mio blog, dove, oltre alla ricetta, ossia sia gli ingredienti che la preparazione, troverete anche un sacco di commenti che avete lasciato circa questo piatto prelibato.
Domenica sera mi è capitato di assaggiare la pearà fatta da mia sorella, la sua prima volta da quando è "sposata" e sono stato ispirato proprio dalla sua pearà a scrivere un articoletto circa gli errori più comuni che si commettono quando si prepara.
L'errore più comune che si commette è proprio relativo all'ingrediente principale, cioè il pane. Esso va scelto accuratamente e va preparato secondo "disciplinare", visto che compromette la riuscita della gustosissima crema veronese.
L'errore tipico è quello di usare TUTTO il pane raffermo che si ha in casa, mescolando spesso tipi di pane diversi. Purtroppo questo si ripercuote sull'omogeneità della crema pearà, che viene ad assumere i gusti dei diversi tipi di grano eventualmente presenti.
Sono pertanto banditi il pane integrale, il pane fatto con farine a grano duro o pani che contengono semi o mais. Nonostante questi pani, presi per conto loro, siano molto buoni, spesso diventano pane raffermo, appunto per la particolarità dei semi o delle spezie che essi contengono, ma non vanno nemmeno bene per la pearà.
Il pane della pearà deve essere pane raffermo di farina a doppio zero, come il pane comune, la mantovana, la baguette, il filoncino o la rosetta.
Altro aspetto molto importante è che sia pane secco e non pane del giorno prima o anche pane di due giorni. Il pane secco o raffermo deve essere perfettamente secco, cioè privo di umidità. L'acqua al suo interno deve essere completamente evaporata grazie all'essicazione naturale che si ha lasciandolo dentro un sacchetto di carta dentro il ripostiglio per una buona settimana. Controllate anche l'odore di questo pane raffermo: non deve essere ammuffito o aver preso l'odore di qualche altro ingrediente con cui è questo in contatto dentro la credenza.
Inoltre l'operazione di "grattuggiamento" va fatta in modo tale che esso assuma una grana decisamente fine ed omogenea. Eventuali pezzi di pane relativamente grossi o disomogenei o anche parti più abbrustolite del pane che si fa fatica a grattuggiare andrebbero rigrattuggiati in modo da eliminari.
Si badi bene che non ho detto che tali pezzi di pane vanno rimossi dalla polvere del pane, ma semplicemente vanno finemente tritati in modo che la poltiglia sia omogenea ed uniforme come colore e consistenza.
Deve essere fatto salvo il principio povero della pearà: tale crema viene storicamente realizzata per recuperare tutti i pezzi di pane raffermo che nessuno mangia più e quindi il risultato dell'operazione di grattuggiamento del pane non deve a sua volta produrre ulteriori scarti, visto il senso del riutilizzo.
Altri errori, come il fuoco troppo veloce, una cottura troppo veloce, uno scadente amalgama, compreso il ricorso al grana padano, li vedremo un'altra volta.
Disponibile anche il link alla webcam, dove stamattina si può scorgere un tempo da lupi fradici.
La temperatura di -2,5°C alle 11.20 del mattino ed una umidità relativa del 96% ad un giorno dalla primavera astronomica non è niente di buono, ma speriamo in meglio.
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