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 Ultima discesa alla Tre Valli '12... di Marco Tenuti
 
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Credevate che il computer fosse un giocattolo? Io ho cominciato ad usarlo quasi per gioco e non l'ho ancora finito.

Marco Tenuti
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Peppa Pig alla Tre Valli '13
Di Marco Tenuti (del 26/03/2013 @ 00:45:52, in MTB, linkato 2464 volte)

Messa in archivio l'ennesima esperienza di mountain bike, la Granfondo Tre Valli 2013, quella dove viene fuori tutta la saggezza e l'accortezza di chi non sottovaluta mai che questo sport non è affare da "fighetti". Se poi ci mettiamo che ci si mette anche la natura, bisogna non dimenticare che quest'ultima non perdona mai nulla.

Per fortuna che le premesse, ossia le previsioni meteo in divenire nel corso della settimana scorsa, non hanno sbagliato nulla, nonostante l'ottimismo di un qualsiasi organizzatore che cerca di scongiurare fino all'ultimo un ambiente così infausto.

E non si può dire che il Team Bibike Andreis non abbia fatto nulla: già verso giovedì erano alle prese con la fresa per togliere la neve alla Carrara, ma il fango in zona Belloca e Ferrara era davvero troppo, dopo tutte le precipitazioni che si sono avute nell'ultimo periodo.

La scelta di eliminare gli otto chilometri più in alto della gara a favore di un taglio su asfalto per l'abitato dei Finetti si è rivelato una scelta più che mai saggia, per evitare l'assideramento di alcuni che per un motivo o per l'altro hanno sottovalutato l'inclemenza in Val d'Illasi.

Per quanto riguarda il sottoscritto, nella mia piccola esperienza "prestigiosa" dal 2010 al 2012, ho cercato di fare "uno più uno", cioè cercare di adottare tutta una serie di espedienti e di optare per alcuni piccoli accorgimenti tecnici per evitare disastri, fermo restando che il ritiro ha sempre da essere considerato quando la cosa si fa seria: non è che si procede allo sbaraglio!

L'abbigliamento

Arrivati ieri a Tregnago verso le 8.35, il termometro indica 5°C e raffiche di vento continuano ad agitare i gazebi e le strutture temporanee della gara, vicino alle nuove strutture polisportive sorte a fianco del cementificio di Tregnago. Dal cielo non cade una pioggia abbondantissima, così confermo di correre, come avevo previsto: maglietta intima estiva sotto, poi maglietta intima invernale relativamente leggera, maglia del team mezza stagione, spolverino rosso del team completamente impermeabile e, decisione dell'ultim'ora, lo smanicato traforato leggerissimo griffato Tre Valli di due edizioni fa allo scopo di tenere il "multistrato" molto compatto. Guanti ovviamente invernali - quelli del pacco gara di una Divinus Bike di 1-2 anni fa, ma non guanti da sci.

Casco dentro la pellicola trasparente

Agli arti inferiori pantaloncini estivi d'annata - non aveva senso rovinare dei pantaloncini nuovi - gambalotti vecchiotti rosso bordeaux, scarpe vecchie incartate nella pellicola trasparente, un paio di copriscarpe, tanto per stemperare dal freddo proveniente dal Carega.

Per concludere al capo occhiali con lenti trasparenti, sottocasco e casco impacchettato anche lui nella pellicola trasparente.

La bici

Nessun accorgimento particolare sulla bici: un'abbondante spruzzata di olio ovunque e poi niente borraccia! Su una gara inferiore ai 40 chilometri ed un tempo di percorrenza stimato sulle 2 ore, col freddo che c'è non ha senso portarsi dietro mezzo chilo di una borraccia che non porterò mai alla bocca. Approfitterò dei ristori prendendo un bicchiere di acqua o di sali al volo. Pertanto ho corso col mio supermezzo da 8,8 kg, portandomi dietro solo il kit per gestire un'eventuale foratura, ossia la solita camera d'aria da 29", pompetta e cacciagomme.

Niente borraccia per una gara al freddo così corta

Il riscaldamento pregara

In queste condizioni non c'è da fare molto: anzi non c'è proprio da riscaldarsi prima della gara, a meno che non si sia dei professionisti con a disposizione un gazebo ed i rulli. Girovagare con la bici con 5°C sotto l'acqua è quanto mai deleterio, per cui mi limito a percorrere si e no mezzo chilometro "per andare al bagno".

La procedura di partenza

Come al solito noi italiani siamo i più fighi ad andare in griglia anzitempo. Anche a questo giro, nonostante la pioggia, tutti dentro in griglia con "congruo anticipo". Io me ne sto in macchina fino a mezz'ora dalla partenza; poi passo al coperto di un porticato attendendo 5-6 minuti al via. Parto che sono praticamente asciutto, ma basterà quel paio di chilometri sulla bretella esterna della città di Tregnago per tirare su quel tanto di acqua da essere già fradici dopo 5 minuti. La "cosa bella" è che parto in fondo al gruppo: il cronometraggio real time conferma quanto misurato dal mio ciclocomputer, cioè che son passati 48 secondi quando passo con la ruota anteriore sul tappeto del via rispetto al via dato dagli speaker ai concorrenti della terza griglia.

La prima salita

La prima salita, fino alla Croce del Vento, è tutta su asfalto. Dopo il primo chilometro abbondante il tempo di scambiare due parole sulla condotta di gara con Anonimo, che mi sembra alquanto titubante e guardingo sulla situazione generale. Io mi sento abbastanza carico, così mi faccio tutta la prima rampa già oltre la soglia e dopo la seconda curva mi ritrovo già col vento in faccia alla continua ricerca di un "ventaglio" dietro cui ripararmi. Arrivo così alla Croce del Vento, senza quasi accorgermi, testa bassa e sgranata sul rotante di destra pronto per scendere verso i Finetti, dove risalgo "tutto di padella", come il Conte insegna.

Primi fanghi

Al momento della reimmissione nel percorso originale di gara, il tempo di controllare lo stato di sblocco della forcella ed è purtroppo ora di tuffarsi nel fango, coi miei bambini sempre nei miei pensieri, pensando loro a casa e al divertimento familiare nel vedere Peppa Pig buttarsi a capofitto nella pozzanghera. Mi rendo subito conto però che il fango sporca molto, è liquidissimo, ma non frena molto la corsa: qua e là qualche tratto è lievemente insidioso, ma la mia gommatura generosa da 2,25" galleggia sullo strato di melma che è un piacere.

Dopo qualche chilometro comincia a lacerarsi il portanumero: lo tengo visivamente sempre a bada, ma nello scendere il Mirabello vedo che vola via. Mi fermo immediatamente: mi metto a cercarlo, ma non lo trovo più. Ho perso quasi mezzo minuto e dico tra me "lasciamo perdere, meglio pedalare".

Giù di nuovo a tutta in Valtramigna ed è un tutto un superare di gente a destra e a manca, tutti concorrenti partiti nelle griglie davanti. Mi prendo anche del "coglione" quando, in una manovra di sorpasso, devo aver sfiorato con la mia spalla la spalla di un altro, senza compromettere nè la mia nè la sua stabilità, ma si sa che l'orgoglio e lo spirito offeso contano spesso molto più delle doti velocistiche e discesistiche.

Arrivo giù al guado del Tramigna continuando ad infilare gente: mi sento un po' il Fontana della situazione, ma il mio mezzo aggiornato di forcella da 100 mm e dotato sempre di questi gommoni, il Racing Ralph tubeless ready, è praticamente un cacciabombardiere da sterrati, più che mai in queste condizioni.

Metà gara

L'ascesa dal Tramigna verso il Castello di Illasi è una cavalcata impetuosa sempre con la padella in canna. Nonostante un meteo avverso il mio morale è alle stelle e mi sembra di stare a compiere qualcosa di grande, per cui non batto ciglio e proseguo diritto al tunnel sotto la provinciale scambiando un paio di parole con un altro ignaro concorrente a cui anticipo il trucchetto: "scendere dalla bici, testa bassa e via"!

Il tempo di un bicchiere di sali e poi si entra in modalità Energy Saving, cioè controllo delle emozioni, battito sotto osservazione e spinta relativamente dura. Mi aspetta tutta la Via Cara sempre in tiro, ma nei miei pensieri a questo giro me la immagino molto più corta del solito, tanto che è già ora di pedalare i pezzi pianeggianti sopra Mezzane di Sopra. Pure quattro chiacchere con un giovanotto che confondo con Luca Leo e realizzo solo a fine gara non essere lui. Cominciavo ad avere le visioni...

Dura poco questo dubbio che faccio fatica a pulirmi gli occhi pieni di terra prima di scendere giù a Ponte sul Vago in scioltezza, grazie alla forcellina all'opera e continuando a chiamare la corsia dove passare!

L'arrivo

L'ultima salita, la salita dei Cancelli, mi è sempre sembrata qualcosa di infinito, invece anche qui l'approccio che seguo è quello corretto. Sfrutto la scia del trenino che porta fin quasi sotto il primo cancello e poi cerco di salire col mio passo, cercando di non fare troppa fatica uscendo dalla traiettoria ideale per sopravanzare gli altri concorrenti, quantomeno nei pezzi dentro il bosco. Una volta usciti dalla vegetazione il sorpasso torna ad essere agevole e, ormai arrivati in cima, qualche saluto agli altri concorrenti, come l'Ulisse Bombieri che mi dice "Son stracotto" e al Michele Costanzi che viaggia già con la soddisfazione stampata in faccia per tanta fatica.

La discesa è il divertimento finale: peccato solo non vederci nulla dagli occhiali e dagli occhi... riesco comunque lungo i tornantini finali ad infilare una mezza dozzina di concorrenti sfruttando quello che ci si riesce ad inventare a fianco di un single track! Infine il rettilineo a fianco del Torrente Illasi col vento a favore dove si torna finalmente fuori soglia e si punta diritti al traguardo, dove termino 299° assoluto in 2h07'42" (290° il piazzamento real time in 2h06'54"), 40° in M3, la mia prima volta in questa categoria!

Il postgara

Anche questi momenti sono sempre da ricordare: all'arrivo, diversamente dal solito, non c'è nessuno a salutarti. Tutti scappati a lavare la bici e a docciarsi. Il ristoro di fine gara chi lo ha visto? Nel quarto d'ora in cui ho caricato la bici sporca in macchina, ne ho avuto abbastanza per raffreddarmi, tanto che arrivo alle docce col borsone ormai tutto infangato ed i brividi alle labbra, ma il cuore è caldo, la passione è forte, la soddisfazione è immensa e tutto il resto non conta.

Pastaparty con l'Orlando e Damiano Formenti

Complimenti a tutti: in primis agli organizzatori a cui non è sfuggito alcun dettaglio essenziale - si, volendo, si poteva fare qualcosa per abbondare nel pacco gara, si poteva mettere lungo il percorso qualcuno a lavare le bici o a spruzzare un po' di olio sulle catene. Non oso pensare al macello che abbiamo lasciato negli spogliatoi e alle docce, ma alla fine la soddisfazione per vedere il traguardo in una gara del genere non ha prezzo. Insomma, complimenti anche a tutti voi che avete corso in questa avvincente edizione 2013 della Tre Valli.

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# 1
Grande marco ti ho visto passare con un ottima pedalata. Quando mi hai detto dai forza, mi sono un po' ripreso ma ormai la gara era alla fine. Alla prossima.
Di  Ulisse  (inviato il 28/03/2013 @ 20:45:23)
# 2
Era ormai finita... praticamente ancora 30 metri di dislivello, non tanti di più! Quando è ormai finita, bisogna spremere il limone e strucar le ultime gosse!
Di  MT  (inviato il 28/03/2013 @ 23:45:39)
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