Dopo Prato Piazza è la volta di buttarsi verso Carbonin (Dolomiti Superbike 2012)... di Marco Tenuti
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In effetti, è un vero miracolo che i moderni sistemi pedagogici non siano ancora giunti a soffocare la sacrosanta curiosità umana; perché essa è una piccola, delicata pianticella...che ha soprattutto bisogno di libertà; senza questa, va sicuramente verso la rovina e la più completa distruzione.
Di Marco Tenuti (del 12/08/2012 @ 09:43:56, in MTB, linkato 2866 volte)
Se avete le gambe per spingere la monocorona, SRAM ha preparato per voi il nuovo gruppo, lo SRAM XX1. Non è certo mia intenzione nascondere la mia simpatia per la casa americana, visto che le mie bici montano prevalentemente gruppi SRAM.
Scegliete voi quanti denti debba avere l'unica corona da mettere sulla guarnitura della vostra mountain bike, tanto dietro metterete il pacco pignoni dell'XX1, 11 rapporti a partire dal pignone del 10 fino a quello del 42...
Una cosa estremamente semplice: via il deragliatore anteriore, via il comando per il deragliatore anteriore, via il cavo per il deragliatore anteriore, via una (o due) corone. Una soluzione leggerissima.
Ma ricordatevi di fare bene i conti, perché il problema non è mai il rapporto più lungo da spingere, ma quello più corto.
Anzi ve li faccio io volentieri i conti (in un altro articolo specifico). E vi preparo una bella tabella, così vedete da voi i rapporti moltiplicatori, sia che voi abbiate una 26 pollici, una 27 e mezzo o una 29.
Vien fuori insomma che la monocorona è una cosa esclusiva per il cross country agonistico, ma non per fighette, ma solo professionisti di quelli possibilmente OLIMPICI, cioè Fontana, Schurter e compagnia...
E poi siamo sempre alle solite: che voi diate una 26 pollici, una 29 pollici o una 27 e mezzo, o che facciate usare una, due o tre corone, uno come Schurter vince sempre e comunque. Qui sotto lo vedete sul gradino più alto del podio proprio ai campionati nazionali svizzeri di cross country a Balgach, quando ha corso proprio col monocorona di casa SRAM.
Tutto il resto lasciatelo fare al marketing, ma questa volta, cari amatori ganassa che siete, vi consiglio di lasciar perdere...
Di Marco Tenuti (del 11/08/2012 @ 18:32:05, in MTB, linkato 2821 volte)
La bella Emily Batty ha già finito la Coppa del Mondo XC 2012 in sesta posizione, insomma una delle più forti al mondo nel cross country.
E' giovane e non può che crescere. Certo è che la sfiga l'ha centrata in pieno questo martedì quando è caduta in allenamento, a soli quattro giorni dalla prova olimpica. Per carità: cadere in bici ed in mountain bike non è poi così raro. E quando si cade, la clavicola è spesso una delle prima ossa a saltare quando si cade.
Ne sa qualcosa una delle più forti al mondo, ossia la polacca Maja Włoszczowska, costretta a casa per un incidente avvenuto ormai una trentina di giorni fa.
Cosa direste voi di una bella biondina? Vi verrebbe da inquadrarla come una "fighetta" arrendevole?
Decisamente no. Dopo l'assenso dei medici, che non penso siano riusciti a guarirla e a rinsaldare la frattura in soli quattro giorni, ma stamattina ha preso in mano la sua bici ufficiale Trek, una Superfly SL da 29 pollici e non ha guardato in faccia nessuno.
Ha stretto i denti ed ha corso la prova olimpica di Londra 2012 sul circuito di Hadleigh Park, nell'Essex, ad una cinquantina di chilometri dalla capitale londinese.
Ed ha pure terminato la prova in 24° posizione, molto lontana da quello che avrebbe potuto fare, se non avesse avuto questo accidente.
Non so quanti antidolorifici le abbiano iniettato dentro, però tanto di cappello: i miei complimenti alla bella Emily!
Di Marco Tenuti (del 09/08/2012 @ 22:24:50, in MTB, linkato 2879 volte)
Stia tranquillo il Conte Savoia che non userò la parola "transumanza" per il titolo di questo articolo.
Non potendo prendere parte al giro organizzato proprio dal Conte, l'Orlando e Cactus della scorsa domenica 5 agosto, giro che aveva in programma di raggiungere anche il Corno d'Aquilio, mi sono detto che per oggi forse valeva la pena transumare verso gli alpeggi lessini in direzione del picco più ad occidente di tutta la Lessinia.
Certo è che oggi abbiamo attraversato più mandrie di vacche, boasse di tutti i tipi e sbarre e cancelli che abbiamo stabilito un piccolo record. Ma chi?
Oggi non eravamo in molti: io e Luca Dall'Ora, per gli amici della mountain bike Lucaling. Effettivamente non mi sono dato molto da fare per pubblicizzare la mia iniziativa, ma ero quasi più propenso a farla da solo, come un cane sciolto, però ho pensato che avere un compagno di viaggio non fosse una cattiva idea.
Ecco, molto telegraficamente, i tempi ed i momenti salienti del nostro giro molto ampio dell'arco della Lessinia.
Verso le 7.30 scarse Lucaling parte da Verona, mentre io alle 8 in punto scendo da Monte Comun: ci incrociamo poco sopra Stallavena, cioè a Crusi (290 m slm), dove per me si comincia a pedalare.
Lucaling ha già la gamba calda, mentre il mio corpo è ancora dormiente, tanto è vero che non riesco ad arrivare a 150 battiti sui primi tornanti verso Alcenago.
Il percorso vede come prima salita proprio la Chiesa di Alcenago, susseguita dalla salita ripida verso Casette di Alcenago - prima salita della Granfondo del Pandoro 2010 - a seguire l'abitato di Coda che resta alla nostra destra, il superamento della cava franata prima di Sengie, poi Fiamene.
Lo sterrato verso Crosa di Schioppo è un must essendo in mountain bike, poi Verdevalle e subito ci imbattiamo nella prima incognita, cioè una variante sterrata sotto Sant'Anna d'Alfaedo che ci fa risalire dal crinale che porta alla chiesa in paese, dove riempiamo le borracce già prosciugate dopo la prima ora in bici.
Arriviamo a Fosse con qualche minima variazione su sterrato, tanto per non sentirsi troppo bitumari. Qui il tempo di un twit su Twitter e attacco diretto della salita verso Martellengo.
In barba al divieto di transito per le biciclette da Bivio Tommasi fino a Col di Pealda Bassa, confidiamo sul fatto che le nostre sono bici appositamente pensate per fondi accidentati e pericolosi e continuiamo rapidamente verso quest'ultimo. Per Luca questa è la prima volta verso il Corno d'Aquilio, ma avendo pedalato un paio di settimane fa proprio la Lessinia Bike, tutto il comprensorio gli è assolutamente familiare.
A Col di Pealda Bassa termina il divieto di transito per le biciclette e comincia quello per i veicoli a motore. Non è un più un problema nostro: la Scalona è leggera si, ma il motore non ce l'ha.
Deviamo ad ovest verso la Croce del Corno: arrivati alla fine della carrabile, è giunto il momento di sgonfiare un po' i tubeless della Scalona gonfiati a 4 atmosfere e dopo la profonda duna, ci ritroviamo entrambi col padellino a salire il single track che porta alla croce. Purtroppo qualche pezzettino necessita di spingere a piedi, ma non è un problema, visto che la meta è lì davanti a noi.
Alla croce scattiamo alcune foto ed ammiriamo di tutto un po': l'intera Valdadige, il basso Lago di Garda, tutto il Baldo, il Pastello e tutta la Lessinia occidentale. Peccato che la vista verso l'orizzonte sia rovinata dalla foschia in Valpadana.
Lucaling si lamenta del fatto che la sua posteriore si sta sgonfiando e cominciamo a pomparci dentro un po' di aria, ritorniamo al Col di Pealda Bassa, dove abbandoniamo l'idea di scendere fino a Sega di Ala, così aggiriamo il Cornetto e giù a Passo Fittanze per pausa Cocacola.
Dopo un po' di chiacchere col Michele Dusi, mio compagno di team, si riprende verso Malga Lessinia con Lucaling che fatica a ripartire, ma dopo un po' ingrana la quarta e si alza sui pedali secondo Scuola Ganassa Conteale. "Ho le gambe ed il cuore in risonanza con la pedalata" commenta allegramente il giovinotto, mentre io faccio fatica a stargli a ruota.
Anche buona parte della Translessinia se ne va rapidamente con la padella sempre in canna ed io molto più a mio agio sulla Scalona che sulla Scaletta una settimana fa in notturna.
Si sale al Rifugio Primaneve per sosta di una mezz'oretta per un piatto di pizzoccheri, altra cochetta e caffé. Lucaling approfitta per cambiare la camera della posteriore che continua a perdere lentamente aria.
Dalla cima del Monte Tomba scendiamo dal pratone della Lessinia Legend 2010. Poco sotto ci fermiamo per controllare anche l'anteriore di Luca: anche questa perde purtroppo aria e non rimane che dare una gonfiata, visto che le camere da 26" sono finite.
In fondo al pratone inversione a destra verso il bivio che porta a Bocca di Selva. Poco sotto giriamo a destra percorrendo un tratto di Legend 2011-12 al contrario e sbuchiamo a Maregge.
A Boscochiesanuova ci salutiamo perché il mio tempo a disposizione si sta drasticamente riducendo, così lascio Lucaling in balia della discesa, del caldo verso la Valpantena e Verona e della sua ruota anteriore bucherellata.
Io opto per il rientro su bitume, via Erbezzo, Selvavecchia, Ronconi, Sant'Anna d'Alfaedo e Fiamene. Diventa quasi una corsa contro il tempo, ma riesco a tenere sempre delle buone velocità, anche se non certo quelle che riesco a fare con la bici da corsa con una gamba più fresca, ma il cuore gira sempre bello alto, pertanto vuol dire che il burro dei pizzoccheri non sta ostacolando la mia cavalcata di mezza estate.
Tra Crosa di Schioppo e Fiamene, per la seconda volta di oggi, il taglio obbligatorio su sterrato.
Mi rimane solo la risalita da Fiamene a Monte Comun e decido per la via più breve, ossia il muro al 25% del sentiero E5 che dalla contrada di Saline conduce direttamente sul cocuzzolo. La gamba gira ancora benone, solo che non c'è più il fresco che c'era al Pidocchio, ma il pezzo più ripido lo faccio tutto a colpi col 26/32 o col 26/36, mentre son costretto a spingere a piedi sui sassoni dell'E5, quando si è ormai su a Monte Comun. In questi frangenti mi viene da fantasticare su qualche durissima gara a tappe in MTB, come la Transalp o quell'idea nuova che sta venendo fuori da Simone Scandola ed il suo team...
Purtroppo non ho indicazioni esatte sulla distanza percorsa e sul dislivello, perché il Polar si è finalmente messo a funzionare solo dopo avergli fatto il soft reset proprio al momento della ripartenza dalla croce del Corno.
Dovrebbero essere un totale di 99 km e circa 2400 metri di dislivello, mentre per Lucaling forse un centinaio di metri in più di dislivello, visto che lui si è fatto al mattino la risalita della Valpantena, senza però pedalare i tratti vallonati da Boscochiesanuova fino a Crosa di Schioppo, non dimenticando il rampone finale al GPM di Monte Comun.
Oggi posso dire di essermi ritagliato un pezzo di Lessinia a modo mio, da ovest verso est, qualcosa di facile - tecnicamente parlando - ma assolutamente ostico per la lunghezza e la fatica, qualcosa insomma che mi si sta addicendo sempre più, dopo il terzo anno di Prestigio MTB e tutte le gare marathon ed extreme pedalate proprio nel 2012.
Di Marco Tenuti (del 08/08/2012 @ 18:11:58, in MTB, linkato 2305 volte)
Disponibile già da un po' di tempo la cronaca della Valleogra MTB Race, gara valida per l'assegnazione del Campionato Italiano Marathon 2012.
Questa gara, corsasi a Schio domenica 24 giugno, ha visto Juri Ragnoli del team Scott, aggiudicarsi il percorso Marathon ed indossare così la maglia tricolore 2012, succedendo così a Mirko Celestino, campione l'anno scorso a Gualdo Tadino.
Di Marco Tenuti (del 07/08/2012 @ 17:57:00, in MTB, linkato 2292 volte)
Quest'anno l'EICA, l'Esposizione Internazionale del Ciclo, si sposta da Milano a Verona, parterre d'eccellenza per presentare tutte le novità della bici per il 2013. Sarà allestito presso Veronafiere dal 15 al 19 settembre 2012.
Di Marco Tenuti (del 06/08/2012 @ 17:47:00, in MTB, linkato 2218 volte)
Le riflessioni di Simone Scandola e di Luca Poltronieri sull'edizione 2012 della Lessinia Legend, quella con l'Inferno di Pietra, tanto per intenderci...
Il tutto confezionato sapientemente da Luca Carton.
Di Marco Tenuti (del 04/08/2012 @ 23:50:53, in MTB, linkato 2456 volte)
A differenza delle mie 10 tappe sostenute nel corso del 2011 per conseguire il brevetto del Prestigio MTB, quest'anno la faccenda si è risolta con sole 7 tappe, visto che ho fatto ben cinque gare dal percorso marathon, cioè 4 stelle a gara. Anche quest'anno ho chiuso la pratica con l'ultima domenica di luglio, solo che non ho corso per l'eventuale sesta volta consecutiva la Lessinia Bike, ma ho preferito l'GF Alta Valtellina.
Quest'anno non ci sono stati trasferimenti in aereo o al sud: l'anno scorso ero andato sia a Monreale che a Trevignano Romano, sul Lago di Bracciano.
percorrenza totale da casa: 1185 km
percorrenza media da casa: 169 km
gara più vicina: 35 km, Tregnago e Monteforte d'Alpone
gara più lontana: 304 km, Monteriggioni
distanza media da casa come tempo: 2h5'
gara più vicina come tempo: 35', Tregnago
gara più lontana come tempo: 4h15', Bormio
km percorsi di gara in totale: 506 km
distanza media della gara: 72 km
gara più corta: 45 km, Tre Valli
gara più lunga: 125 km, Dolomiti Superbike
dislivello medio di una gara: 2307 m
gara con minor dislivello: 1400 m, GF Tre Valli
gara con maggior dislivello: 3816 m, Dolomiti Superbike
tempo medio di una gara: 4h12'
gara più corta come tempo: 2h15', Tre Valli
gara più lunga come tempo: 6h55', Dolomiti Superbike
Di Marco Tenuti (del 03/08/2012 @ 10:36:27, in MTB, linkato 7055 volte)
Non è certo un mistero che la Scott stia già da un bel po' che sta lavorando su una hard tail da 27,5 pollici, cioè da quando il campione del mondoNino Schurter l'ha utilizzata ed è andato a vincere al debutto in una prova del Coppa del Mondo XC.
Adesso che tutti i produttori di bici stanno ultimando i preparativi per le fiere di fine estate ed autunnali - la più importante in Europa è senza dubbio l'Eurobike a Friedrichshafen, ma non dimentichiamo anche il braccio di ferro tra l'EICA quest'anno a Verona ed Expobici a Padova - è praticamente certo che la Scott avrà a catalogo un telaio hardtail specifico da 27,5 pollici, cioè disegnato precisamente per ospitare ruote secondo lo standard 650B.
Questo telaio sarà disponibile solo in taglia M, manco lo avessero costruito solo per Nino. Il peso è sempre da primato, cioè 915 grammi per questa via di mezzo tra 26 e 29.
Ah, piccolo particolare se lo volete avere a breve: "disponibilità primavera 2013" indica il logo circolare in basso a sinistra, quindi campa cavallo, se lo volete avere a breve... intanto cercatevi un paio di ruote...
Di Marco Tenuti (del 02/08/2012 @ 19:53:28, in MTB, linkato 853 volte)
Domenica per me è stata la volta della Granfondo Alta Valtellina. L'edizione 2012, la quinta, organizzata molto bene dal Club Lombardia Team prevedeva il percorso Marathon di 69 chilometri e 2300 metri di dislivello: questo non ha nulla da invidiare ad altre tracce marathon o extreme di gare molto più blasonate.
Il paesaggio in cui si cala la gara di Bormio è assolutamente struggente e supera a mio parere perfino i panorami dolomitici, grazie alle vette ben oltre i 3000 metri che circondano l'Alta Valtellina, grazie al gruppo delle Alpi Retiche, col Cevedale e l'Ortles lì attorno. Dal punto di vista tecnico la gara è ben condita con salite a pendenza costante, strappi degni di un rabbioso cross country, discese veloci e guidabili, altre discese decisamente tecniche ed impegnative, ma anche piccoli tratti di bike park. Senza dubbio quello che merita più di tutti è il lunghissimo single track che porta dall'Alpe Solaz verso l'abitato di Bormio verso metà gara, dove il divertimento è massimo e garantito, anche con la forcella rigida della mia Scalona.
Le previsioni meteo non erano molto favorevoli a qualche giorno dalla gara, ma al via domenica mattina sono quasi 1200 i concorrenti in griglia pronti per partire sia per il percorso Classic che il Marathon. Davanti a tutti nella griglia di merito parecchi atleti Elite, come Celestino e Ronchi del team Axion, Bettelli, Ragnoli e Mensi della Scott e Tony Longo, che si aggiudicherà l'assoluta dopo 3 ore di gara. A giudicare però dal numero di concorrenti presenti nelle classifiche finali, penso che siano stati un bel po' quelli che hanno rinunciato, dopo aver tentato di resistere nei primi chilometri della gara.
Pochi minuti prima del via in tanti siamo stati ad indossare lo spolverino per evitare le prime gocce rilasciate dal nuvolone sovrastante il Pentagono di Bormio, anticipate anche da un fragoroso tuono, che non prometteva niente di buono.
A trenta secondi dal via, Giove Pluvio chiude il rubinetto ed io ne approfitto per sfilarmi rapidamente il spolverino bianco firmato Dolomiti Superbike: non mi va proprio di fare la prima salita con un codeghin cotto a vapore!
Intrepidi ed ottimisti gli organizzatori danno il via della gara a suon di musica, solo che sulla prima salita nessuno viene risparmiato dallo scroscio durato una buona ventina di minuti, sufficiente per insozzare bene tutta la prima parte del percorso. La fortuna è stata che l'acqua non era eccessivamente fredda, tanto che io non sono nemmeno fermato a rimettermi lo spolverino.
Se ne va così la prima salita senza strafare e recuperando circa 200 posizioni rispetto al mio posizionamento iniziale in griglia. Appena arriviamo quasi in cima comincia un tratto abbastanza lungo in cui mi attesto abbastanza bene nelle posizioni di rincalzo in attesa della prima discesa verso Sant'Antonio di Valfurva.
Quasi in fondo alla discesa un concorrente davanti a me vola sulle lastre scivolose, ma sono pronti a lato i soccorsi per rimetterlo in sesto, mentre ormai siamo arrivati sulla ciclabile di fondo valle che conduce al primo ristoro e all'attacco della salita verso l'Alpe Solaz.
Anche qui salgo parsimoniosamente recuperando di tanto in tanto una mezza dozzina di posizioni. Lo scollinamento all'Alpe Solaz lo faccio tutto in sella, mentre in tanti a lato spingono causa pendenza proibitiva. La Scalona non delude affatto sul pratone al 30%, ma è subito ora di scendere in picchiata su uno sterrato molto tecnico e davvero ostico per essere affrontato con la rigida. In tutta la giornata non ho visto altri concorrenti osare tanto, evidentemente chi conosceva la gara, sapeva che la rigida era un po' troppo per certe discese, ma considerando le parecchie rampe trovate nei 70 chilometri di gara, ringrazio ancora il mio supermezzo.
I primi 40 chilometri del percorso, coincidenti al percorso Classic, se ne vanno in scioltezza, soprattutto il single track verso Bormio, in cui sono costretto a stare in coda ad un concorrente poco incline a dare strada, per carità davvero bravo a scendere così veloce con la ruota posteriore completamente a terra.
Transitiamo in centro storico a Bormio sperando di vedere Elisa ed i miei bambini, ma la mia azione ganassa di sorpasso davanti al pubblico non viene purtroppo immortalata da Enrico...
Scendo pertanto verso il bivio tra Classic e Marathon, speranzoso di tenere sulla lunga distanza nei 30 chilometri finali, che sono appunto quelli che caratterizzano il Marathon. Sulla salita di Oga e di Palancana, grazie al 118° tempo di frazione, riesco a recuperare quasi una decina di posizioni totali, in virtù anche della leggerezza assoluta della Scalona, ma che fatica l'ultimo mezzo chilometro della Palancana tutto a piedi!
A tutti i ristori prendo sempre un ciucciotto Kyboom, oltre ad acqua o sali e questa sarà la mia fortuna fino a fine gara. Solo negli ultimi tre chilometri finali comincio a sentire la stanchezza di più di quattro ore di gara, tanto che il frusinate Ruggero Perna rientra su di me e tagliamo assieme il traguardo di questa bella marathon bormina.
Solo un po' di scoramento non vedere nemmeno sul traguardo la mia famiglia incitarmi, ma nei dieci minuti di rifocillamento al ristoro, riprendo a funzionare bene dopo la tirata degli ultimi chilometri ed arrivano tutti quanti a farmi compagnia! E che dire dei pizzoccheri e la breasola del pasta party? Eccellenti. Davvero squisiti i primi!
Tornando alle classifiche, si conclude così in 4h26'19" questa mia piccola impresa, grazie al 140° posto assoluto (26° di M2) su 428 concorrenti che sono riusciti a portare a termine questo ammirevole percorso. Il piazzamento vale ben quattro stelle del Prestigio MTB 2012, sufficienti per andare ad un totale di 25 stelle, cioè oltre quota 24, che è la soglia minima nel 2012 per conseguire il brevetto della rivista MTB Magazine.
Sarà che ci ho passato tanti anni della mia giovinezza qui a Bormio, sarà che mi sono innamorato, ma a parte queste legami sentimentali, rimane il fatto che la gara mi è piaciuta un sacco, vuoi per la varietà del percorso, vuoi per lo spettacolo delle montagne che lo circondano. L'anno prossimo penso che tornerò, anzi torneremo io, la mia Cicci ed i miei bambini.
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