Domenica per me è stata la volta della Granfondo Alta Valtellina. L'edizione 2012, la quinta, organizzata molto bene dal Club Lombardia Team prevedeva il percorso Marathon di 69 chilometri e 2300 metri di dislivello: questo non ha nulla da invidiare ad altre tracce marathon o extreme di gare molto più blasonate.
Il paesaggio in cui si cala la gara di Bormio è assolutamente struggente e supera a mio parere perfino i panorami dolomitici, grazie alle vette ben oltre i 3000 metri che circondano l'Alta Valtellina, grazie al gruppo delle Alpi Retiche, col Cevedale e l'Ortles lì attorno. Dal punto di vista tecnico la gara è ben condita con salite a pendenza costante, strappi degni di un rabbioso cross country, discese veloci e guidabili, altre discese decisamente tecniche ed impegnative, ma anche piccoli tratti di bike park. Senza dubbio quello che merita più di tutti è il lunghissimo single track che porta dall'Alpe Solaz verso l'abitato di Bormio verso metà gara, dove il divertimento è massimo e garantito, anche con la forcella rigida della mia Scalona.
Le previsioni meteo non erano molto favorevoli a qualche giorno dalla gara, ma al via domenica mattina sono quasi 1200 i concorrenti in griglia pronti per partire sia per il percorso Classic che il Marathon. Davanti a tutti nella griglia di merito parecchi atleti Elite, come Celestino e Ronchi del team Axion, Bettelli, Ragnoli e Mensi della Scott e Tony Longo, che si aggiudicherà l'assoluta dopo 3 ore di gara. A giudicare però dal numero di concorrenti presenti nelle classifiche finali, penso che siano stati un bel po' quelli che hanno rinunciato, dopo aver tentato di resistere nei primi chilometri della gara.
Pochi minuti prima del via in tanti siamo stati ad indossare lo spolverino per evitare le prime gocce rilasciate dal nuvolone sovrastante il Pentagono di Bormio, anticipate anche da un fragoroso tuono, che non prometteva niente di buono.
A trenta secondi dal via, Giove Pluvio chiude il rubinetto ed io ne approfitto per sfilarmi rapidamente il spolverino bianco firmato Dolomiti Superbike: non mi va proprio di fare la prima salita con un codeghin cotto a vapore!
Intrepidi ed ottimisti gli organizzatori danno il via della gara a suon di musica, solo che sulla prima salita nessuno viene risparmiato dallo scroscio durato una buona ventina di minuti, sufficiente per insozzare bene tutta la prima parte del percorso. La fortuna è stata che l'acqua non era eccessivamente fredda, tanto che io non sono nemmeno fermato a rimettermi lo spolverino.
Se ne va così la prima salita senza strafare e recuperando circa 200 posizioni rispetto al mio posizionamento iniziale in griglia. Appena arriviamo quasi in cima comincia un tratto abbastanza lungo in cui mi attesto abbastanza bene nelle posizioni di rincalzo in attesa della prima discesa verso Sant'Antonio di Valfurva.
Quasi in fondo alla discesa un concorrente davanti a me vola sulle lastre scivolose, ma sono pronti a lato i soccorsi per rimetterlo in sesto, mentre ormai siamo arrivati sulla ciclabile di fondo valle che conduce al primo ristoro e all'attacco della salita verso l'Alpe Solaz.
Anche qui salgo parsimoniosamente recuperando di tanto in tanto una mezza dozzina di posizioni. Lo scollinamento all'Alpe Solaz lo faccio tutto in sella, mentre in tanti a lato spingono causa pendenza proibitiva. La Scalona non delude affatto sul pratone al 30%, ma è subito ora di scendere in picchiata su uno sterrato molto tecnico e davvero ostico per essere affrontato con la rigida. In tutta la giornata non ho visto altri concorrenti osare tanto, evidentemente chi conosceva la gara, sapeva che la rigida era un po' troppo per certe discese, ma considerando le parecchie rampe trovate nei 70 chilometri di gara, ringrazio ancora il mio supermezzo.
I primi 40 chilometri del percorso, coincidenti al percorso Classic, se ne vanno in scioltezza, soprattutto il single track verso Bormio, in cui sono costretto a stare in coda ad un concorrente poco incline a dare strada, per carità davvero bravo a scendere così veloce con la ruota posteriore completamente a terra.
Transitiamo in centro storico a Bormio sperando di vedere Elisa ed i miei bambini, ma la mia azione ganassa di sorpasso davanti al pubblico non viene purtroppo immortalata da Enrico...
Scendo pertanto verso il bivio tra Classic e Marathon, speranzoso di tenere sulla lunga distanza nei 30 chilometri finali, che sono appunto quelli che caratterizzano il Marathon. Sulla salita di Oga e di Palancana, grazie al 118° tempo di frazione, riesco a recuperare quasi una decina di posizioni totali, in virtù anche della leggerezza assoluta della Scalona, ma che fatica l'ultimo mezzo chilometro della Palancana tutto a piedi!
A tutti i ristori prendo sempre un ciucciotto Kyboom, oltre ad acqua o sali e questa sarà la mia fortuna fino a fine gara. Solo negli ultimi tre chilometri finali comincio a sentire la stanchezza di più di quattro ore di gara, tanto che il frusinate Ruggero Perna rientra su di me e tagliamo assieme il traguardo di questa bella marathon bormina.
Solo un po' di scoramento non vedere nemmeno sul traguardo la mia famiglia incitarmi, ma nei dieci minuti di rifocillamento al ristoro, riprendo a funzionare bene dopo la tirata degli ultimi chilometri ed arrivano tutti quanti a farmi compagnia! E che dire dei pizzoccheri e la breasola del pasta party? Eccellenti. Davvero squisiti i primi!
Tornando alle classifiche, si conclude così in 4h26'19" questa mia piccola impresa, grazie al 140° posto assoluto (26° di M2) su 428 concorrenti che sono riusciti a portare a termine questo ammirevole percorso. Il piazzamento vale ben quattro stelle del Prestigio MTB 2012, sufficienti per andare ad un totale di 25 stelle, cioè oltre quota 24, che è la soglia minima nel 2012 per conseguire il brevetto della rivista MTB Magazine.
Sarà che ci ho passato tanti anni della mia giovinezza qui a Bormio, sarà che mi sono innamorato, ma a parte queste legami sentimentali, rimane il fatto che la gara mi è piaciuta un sacco, vuoi per la varietà del percorso, vuoi per lo spettacolo delle montagne che lo circondano. L'anno prossimo penso che tornerò, anzi torneremo io, la mia Cicci ed i miei bambini.
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