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 Marcante sull'Alpe de Fiddlebrugg... di Marco Tenuti
 
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Marco Tenuti (del 31/08/2017 @ 16:59:00, in MTB, linkato 1176 volte)

Sometimes it's useful to connect to a computer via Teamviewer, although you're able to reach it via file sharing and you have complete access to the local machine file system of the main disk. You need just to check inside the following path:

\\network_path\c$\Program Files (x86)\TeamViewer\Version9

Now please open the contained log file:

TeamViewer9_Logfile.log

If you look at the beginning of the file, you may find some handshaking between the application and one of the TeamViewer servers to determine its own TeamViewer ID. There will be a line stating that a new RSA key pair has been generated. The following lines should contain somewhere the ID just after the From= string. That's the TeamViewer ID just assigned from the TeamViewer servers.

2017/07/25 13:50:25.295 2920 1516 S0 Generating new RSA private/public key pair
2017/07/25 13:50:25.342 2920 1516 S0 CT4 CT.Send.CMD_MASTERCOMMAND From=123456789 To=0 L=310

You may confirm that number is right looking at following lines where somebody initiated a TeamViewer connection to your machine:

2017/07/25 13:57:40.511 2148 4008 S0 CT4 CT.Receive.CMD_ROUTERCMD From=987654321 To=123456789 L=1835

In this log file there's plenty of occurrences of that number in several queries. That's enough for you to detect the TeamViewer ID. Now it's up to you to find the password by yourself!

 
Di Marco Tenuti (del 08/04/2016 @ 10:13:41, in MTB, linkato 1239 volte)

Più che ricordare l'ultima mia volta in gara - che è stata circa 6 mesi fa - ormai comincia ad essere sempre più evento anche l'ultima volta che sono andato in bici, vista l'attuale frequenza attestata su una volta la settimana.

Ora non vorrei sembrare sempre quello che continua a piangere, però la situazione è provvisoriamente questa: ogni occasione per pedalare è preziosa e va goduta appieno per quella che è, senza stare a guardare troppo quelli che pedalano almeno i loro 10.000 km annuali e che si fanno una quindicina di gare, o quelli che escono 4 volte la settimana da soli o in compagnia, come ai "bei tempi".

La prossima volta che mi capiterà di essere in bici, sarà alla 6 Ore della Valpolicella, new entry tra le gare nazionali, organizzata da Dario Bergamini e gestita tecnicamente anche dagli amici del team Benetti TTNK.

Quando ho prospettato la mia partecipazione, ho pensato tra me: quale miglior cosa di prendere parte a questa endurance in solitario e di stare in compagnia coi biker veronesi che ho conosciuto negli ultimi anni? Mi conoscono per la mia attitudine al chiacchericcio instancabile, più che per le capacità pedalatorie; pertanto mi presenterò proprio con queste intenzioni!

Rimane il fatto che le mie prestazioni - una volta le chiamavo velleità agonistiche - sono sempre più limitate per una questione proprio di ore, di esercizi e di chilometri pedalati, più che per la voglia: ho detto che forse era il caso di sfruttare l'evento proprio per pedalare quanto più possibile.

Una gara di 6 ore non si configura propriamente come una endurance da 24 ore; assomiglia molto più come sforzo fisico ad una marathon da 100 chilometri e 3000 metri di dislivello, quelle cioè a cui mi sono tanto abituato negli anni scorsi: è pur sempre una buonissima occasione per fare gamba in vista di qualche altra cosa un po' più impegnative, come magari la Lessinia Legend a fine giugno.

In più non dovrebbero manifestarsi eccessivamente gli inconvenienti di una scarsa preparazione atletica, leggi crampi, visto che ogni ventina di minuti o giù di lì c'è la possibilità di ripassare al ristoro del campo base.

Mi preparo insomma a questo lieto evento a colpi di rullo e tinteggiatura anche nei prossimi due weekend!

24H di Finale Ligure 2014
ultima partecipazione a gare endurance, la 24 Ore di Finale Ligure '14

 
Di Marco Tenuti (del 14/09/2015 @ 12:22:36, in MTB, linkato 13865 volte)

Stanchi di distruggere e smagliare catene? Stanchi di spendere un sacco di soldi per cambiare il vostro pacco pignoni dell'XX1?

Non c'è problema: già nel 1895 avevano trovato una soluzione diversa alla catena a cui siamo abituati, cioè la trasmissione ad albero ed ingranaggi conici.

Trasmissione ad ingranaggi

Trovate un esemplare della Clement Acatene presso la Collezione Genazzini a Milano ed esposta alla Mostra "L'uomo a due ruote".

 
Di Marco Tenuti (del 07/09/2015 @ 11:14:12, in MTB, linkato 904 volte)

Poche parole: tanta pioggia, tanta adrenalina, tanto SOPRAMANICO nell'ultima discesa, comunque tutto epico.

 
Di Marco Tenuti (del 02/07/2015 @ 22:06:36, in MTB, linkato 1066 volte)

A breve tutti i dettagli sull'evento di venerdì 24 luglio, che vedrà alcuni biker veronesi impegnati nella cronoscalata in notturna del Piccolo Stelvio!

Intanto gustatevi il video preparato da MarcoCSI!

 
Di Marco Tenuti (del 28/06/2015 @ 00:15:33, in MTB, linkato 1067 volte)

Scott sempre molto attenta e concentrata nel diluire e ripartire strategicamente le novità di uno dei propri core business, ossia la bici.

Dopo aver aggiornato la Addict nel 2014 ed aver lasciato in stop la Foil, quest'anno è la volta per quest'ultima, cioè il modello più aerodinamico e più fluente della casa svizzera.

Un profondo rinnovamento riguarda sia la forma, che le soluzioni tecniche, cioè in principal modo nella zona pipa e nell'attacco superiore del carro posteriore. Arriva infatti una curva integrata, che fa un pezzo solo di manubrio e pipa, ovviamente alla ricerca della minore resistenza all'aria.

Vi lascio all'immagine sottostante e all'articolo trovato su Cyclingnews.

Scott Foil 2016
Scott Foil 2016 presentata a Salisburgo

 
Di Marco Tenuti (del 22/06/2015 @ 10:18:27, in MTB, linkato 1260 volte)

Per quel che mi riguarda il periodo centrale di giugno è sempre nefasto per partecipare a gite e girate organizzate da amici, parenti e ciclisti. Il ciliegieto che circonda casa Marcante necessita di dedicarci almeno un paio, se non tre weekend completi poco prima del solstizio d'estate e così in questa fase della stagione la bici la uso solo per spostarmi per questa incombenza.

Ieri sono però riuscito a prendere parte ad una delle manifestazioni ciclistiche amatoriali più famose in Italia e sono andato per la mia prima volta in una delle più belle parti delle Dolomiti, cioè sono andato a fare il Giro dei Quattro Passi.

Il comitato organizzatore si prende carico, oltre che della promozione turistica dell'evento, il Sella Ronda Bike Day, anche della chiusura totale delle strade dalle ore 8.30 alle 15.30 attorno al gruppo del Sella, un'attività coordinata molto bene nell'ambito delle altre manifestazioni sportive in programma in questi giorni proprio in zona, cioè la Sella Ronda Hero MTB (sabato 27 giugno), quest'anno tra l'altro valida per i Campionati Mondiali di Marathon MTB, e la Maratona Dles Dolomites (domenica 5 luglio).

Era proprio ieri la giornata la prima delle due giornate in programma per il 2015, cioè domenica 21 giugno. La prossima sarà domenica 13 settembre, per quella che viene chiamata "chiusura autunnale", a tutti gli effetti un po' più a rischio meteo.

Selfie alla partenza
Selfie alla partenza

Ieri siamo partiti con qualche contrattempo da casa, io, l'Orlando e Alberto detto "Bila". Scegliamo l'avvicinamento dalla strada più breve e cioè da Bolzano Nord e salendo in Val Gardena da Ponte Gardena e Ortisei.

Lasciamo la macchina a Roncadizza, una frazione poco prima di Ortisei e, tirate giù le bici, saliamo in direzione Santa Cristina e Selva di Val Gardena, dove possiamo cominciare il "giro classico" in senso antiorario, come caldamente consigliato dagli organizzatori.

Sassolungo
Sassolungo, tanto caro al Maga

L'ascesa al primo passo, il Passo Sella, nonostante partiamo da quota 1130 fino 2240 metri, se ne va tutto sommato in fretta, perché la gamba è fresca, anche se abbastanza fresca è l'aria in cima e ci costringe a non perdere molto tempo, ad indossare lo spolverino e a muoverci rapidamente verso il prossimo passo. Durante l'ascesa ho però l'occasione di ammirare la bellezza del Sassolungo, descrittomi al telefono tante volte dal Maga, senza capire mai a cosa si riferisse, perché un conto è vederlo su internet o in fotografia, un altro è pedalarci a fianco...

Picchiata veloce verso Canazei, senza arrivare in paese, ma svolta secca a sinistra per il Passo Pordoi, che è alla stessa quota del Passo Sella, passando dunque a quota 1800 metri e risalita di circa 450 metri di altitudine.

Anche qui in cima stessa situazione che c'è sul Sella: vento, cielo coperto e l'Orlando più che mai convinto di proseguire oltre senza tanti indugi.

Pordoi
Sul Passo Pordoi con l'Orlando

Sono quasi una trentina i tornanti che portano giù ad Arabba e la pancia comincia a brontolare, perché abbiamo già macinato metà dei chilometri e ben più di metà del dislivello con la sola colazione fatta a casa di buon mattino.

L'Orlando non si ferma a riempire di acqua la borraccia che stiamo spartendo, ma indica l'ascesa a Passo di Campolongo (quota 1875). A metà salita, tra messaggi Whatsapp e fame, esibisco loro le cialde al miele dell'Eurospin ed i miei compagni di viaggio non la disdegnano affatto.

La mia ascesa comincia però a farsi sempre più sofferta: io cerco di dare la colpa allo scarso allenamento da inizio anno - quest'anno ho pedalato poco più di 2500 chilometri, ma non li ho pedalati bene come nel 2014, quando avevo l'obiettivo della Salzkammergut - qualcun altro dice che invece è l'età che avanza per tutti, compreso per me, ma anche il peso, che non è pù quello di qualche anno fa e questo in salita si fa sentire. La verità è che è da qualche giorno che mi porto appresso una lieve indisposizione per la sudata patita alla Peri-Fosse di mercoledì sera, così ho un misto di lieve raffreddore e temperatura corporea leggermente innalzata, che non aiutano certo nel fare queste cose in alta montagna. In cima a Campolongo ci arrivo comunque sempre patemi particolari ed è già ora di scendere a Corvara in Badia, dove ci concediamo finalmente un panino imbottito.

Il panino alla porchetta e relativa Coca-Cola sono il giusto per poter ripartire col serbatoio al giusto livello, per l'ultima asperità di giornata, ossia il Passo Gardena (quota 2119). Dopo si e no un centinaio di metri di ascesa da Corvara, comincia però una lieve pioggerellina, ma scorgo alla nostra destra un ristoro, organizzato ottimamente dai veronesi di Paluani e Zuegg, dove tiro il freno a mano, fischio all'Orlando e nell'ordine prendo un pezzo di colomba classica - secondo l'Orlando era il Veronello, ma possiamo discuterne - un croissant Paluani, un fruttino Zuegg con la promessa strappatami di fare una foto in cima e di hashtaggare i relativi sponsor... una nota di merito agli sponsor veronesi, gli unici gratuiti in un contesto dove si fa tutto ormai solo in nome del business turistico!

La ripartenza dal ristoro è sotto la pioggia che non vuol saperne di calarne, ma si passa dai 1645 metri di Colfosco ai circa quota 1900 per cominciare a rivedere il sole.

Peccato però l'orologio ha passato le 15.30 da poco e cominciano a salire le prime autovetture "liberate" ai posti di blocco. Dopo aver pedalato tutta la giornata in completa assenza di rumori di macchine e del più fine particolato emesso dai moderni turbodiesel, bisogna nuovamente prestare attenzione ai veicoli e soprattutto a non tagliare troppo a sinistra lungo l'ultima discesa.

Dopo aver partecipato l'anno scorso ad un evento del genere, cioè alla chiusura del Passo dello Stelvio, quest'anno ho notato come il numero di bici elettriche (E-bike) stia crescendo a dismisura. Solo che il livello di potenza erogate da queste ultime - la potenza massima è costante a 250W in tanti casi - è tale per cui spesso si viene superati in salita da biciclettone MTB con ruote da 29" senza poter dire la tua...

Sponsor Paluani
Ringraziamento agli sponsor

La rivincita arriva solo a fine giro quando i pacchi batteria sono ormai esausti e ci è capitato di superare ormai in cima al Passo Gardena 2-3 ciclisti con E-bike, che ci avevano sverniciato proprio all'attacco dell'ultima salita, dopo esserci scambiati spesso anche sulle salite precedenti. E quando una E-bike ti lascia a piedi, probabilmente la devi spingere a piedi, perché non è una superleggera sotto i 7 chili...

Arriviamo alla macchina verso le 16.20, io ormai provato e con la febbre certa addosso, le ossa e la schiena abbastanza incriccate, ma con la soddisfazione di questa mia prima volta nella zona del Sella.

Il rientro verso casa mi dà la possibilità di scorgere al volo il mio paesello natio, Campodazzo, per gli amici crucchi Atzwang, incastrato tra la statale, l'autostrada e la stretta Valle Isarco.

Il giro della Sella Ronda è molto bello dal punto di vista paesaggistico, non è mai impegnativo in termini di dislivello totale che di pendenza massima (mai oltre il 9%), a differenza di tanti altri passi del comprensorio alpino. La prossima volta che lo farò, vedrò di prepararmi meglio e di essere a posto con la salute.

 
Di Marco Tenuti (del 17/06/2015 @ 00:59:32, in MTB, linkato 720 volte)

Non è la prima volta che qualcuno del mondiale di downhill MTB ci stupisce per numeri da circo.

Come questo di Aaron Gwin, che ha vinto la terza prova della World Cup 2015, la prova di Leogang corsasi nell'ultimo weekend (13-14 giugno 2015), senza catena della bici! Qualcuno è arrivato a paragonarlo a Chuck Norris, ma evidentemente Aaron è la dimostrazione vivente che basta lasciar correre la bici e pompare adeguatamente sui salti e sulle asperità del terreno per ottenere velocità anche senza muovere i pedali!

 
Di Marco Tenuti (del 16/03/2015 @ 16:27:40, in MTB, linkato 795 volte)

Domenica torna con il botto una delle granfondo di mountain bike più frequentate d'Italia, la Granfondo Tre Valli.

Negli ultimi anni è stata una delle più gettonate perché fa parte dei più importanti circuiti nazionali, ma al contempo è una delle prime della stagione, quando la gente è carica di adrenalina e voglia di spaccare con l'anno nuovo.

Vi lascio volentieri al promo realizzato dall'abile obiettivo di Filmotion.

Tre Valli 2015 from FilMotion // Luca Carton on Vimeo.

 
Di Marco Tenuti (del 26/01/2015 @ 11:38:24, in MTB, linkato 1192 volte)

Ieri ho messo in piedi un'uscita randonnistica, visto che si è trattata della mia seconda più lunga pedalata di sempre, quantomeno espressa in termini chilometrici.

Il team Turnover, nelle attività istituzionali promosse da Romeo Scapin, proponeva il primo giro del Lago di Garda edizione 2015 - d'ora in poi fino all'inizio della stagione agonistica ne viene proposto mediamente uno al mese, verso la fine di ogni mese - e così avevo deciso da qualche giorno di prendervi parte. Solo che l'idea di andare fino a Lazise in macchina, visto che Lazise non è certo in capo al mondo, voleva dire prendere in mano la macchina e consumare benzina, così lo spirito "emission free" ha prevalso.

Sia chiaro che le emissioni non sono nulle, se si va in bici anziché in macchina. Diciamo che le emissioni sono "diverse" e quasi sicuramente in quantità minore, però qualcuno potrebbe fare qualche indagine un po' più approfondita e scoprire che le emissioni prodotte da una bici di alta gamma attraverso la circolazione di denaro non producono così pochi metri cubi di anidride carbonica. Certo è che una bici da 7 chili aumenta molto meno l'entropia e l'entalpia di un'autovettura di 1080 chili, ma lasciamo perdere queste pippe prettamente ingegneristiche.

La sveglia è alle 6.20, manco fosse un giorno lavorativo. Dopo un controllo pressioni delle ruote, un'oleata alla catena, il montaggio del faretto e della luce posteriore, la partenza da Grezzana è alle 6.50. La luce del faretto ci vuole tutta: è la prima volta che lo uso per vederci al mattino, per di più sulla bici da strada! Manca ancora parecchio all'alba e mi sento più che mai un randonneur. Parto subito velocemente, visto che in Valpantena spira un vento da nord a sud che mi spinge in città, senza far fatica, così infilo le solite strade che si fa nel giro Turnover, cioè Lungadige Attiraglio, diga del Chievo, Bussolengo e Flover. Sulla strada Bresciana mi gusto pure l'alba alle mie spalle: non è affatto freddo, ma la divisa nera cattura volentieri i primi raggi di sole e dopo neanche un'ora e 10 minuti sono al ritrovo della rotonda di Lazise, con una temperatura assolutamente gradevole.

Partenza

Qua i compagni si stanno preparando. Qualcuno col fanale, qualcun altro con le fasce catarifrangenti. Alle 8.05 si parte e andiamo a raccattare un altro gruppetto che ci aspetta a Peschiera del Garda. Da lì in poi si viaggia velocemente, ma le raffiche di vento sono sempre più fastidiose e lo saranno fino a Riva del Garda.

Un piccolo contrattempo lo abbiamo prima di Puegnaga, col Romeo che fore al posteriore, però la riparazione è veloce e non si sta tanto fermi. Il tempo di partire e anticipiamo di qualche secondo un gruppone mantovano abbastanza disordinato e abbiamo da fare le nostre per stare composti per tutti i saliscendi fino a Salò e oltre.

Arriva poi lo sparo dal bivio per il Navazzo fino a poco prima della prima galleria, ma per fortuna ci aspettiamo, ci ricompattiamo e mandiamo giù un'altra barretta.

Gallerie

Il tratto delle gallerie che conducono è per me inedito. Si viaggia abbastanza regolari, ma le raffiche sono abbastanza fastidiose ed i saliscendi di Campione e Limone sul Garda tagliano le gambe a Miguel, ma molliamo un attimo la presa e lo aspettiamo. Poi avanti ancora fino a Riva del Garda e Torbole, con i primi che alzano nuovamente il ritmo, mentre dietro io e Romeo ci mettiamo al servizio di chi non ha i chilometri nelle gambe.

La pausa caffé la facciamo proprio a Torbole. Io ne approfitto per un bel cappuccino e brioche al cioccolato, solo che ci vorrebbe ben altro, visto che i chilometri pedalati sono già 130, ma non accuso difficoltà particolari ed in tasca c'è ancora qualche barretta. Siamo però fiduciosi nel vento. Dovremmo averlo a favore fino a Lazise e così si riparte sgasando abbastanza presto, col Gianluca a trainare come un musso, forte anche delle sue ruote a profilo da 80 millimetri.

Torbole

Solo che dietro il ritmo non viene retto da tutti: ogni tanto la velocità è oltre i 45 km/h ed anch'io ad un certo punto decido di lasciar perdere se voglio arrivare a casa sano e salvo, visto che i chilometri sono ancora tanti per tornare a Grezzana. La temperatura continua a crescere e la divisa invernale comincia ad essere quasi troppo, ma piuttosto che troppo freddo, meglio troppo caldo. I miei compagni di scorribande continuano a battere il ferro ed allungano, mentre altri sono sfilacciati dietro di me.

La cosa però non mi dispiace: vengo superato a più riprese da vari gruppetti del team LGL Jollywear ed anche dal team femminile professionistico di RusVelo, così non faccio altro che accodarmi e cercare di resistere su tutti i pezzi che portano prima a Torri del Benaco, poi a Garda ed infine e Bardolino.

Si arriva così alla rotonda di Lazise, dove i primi sono già arrivati da qualche minuto e manca poco all'una. Così li saluto, mi augurano un "in bocca al lupo", tentandomi con un gentile passaggio fino a Verona, ma desisto e da bravo randonnista parto verso casa, ben consapevole che non sarà affar semplice.

Le salitelle per arrivare a Bussolengo sono tanto veloci in discesa nella direzione opposta, quanto dure verso Verona. Al distributore di Sacro Cuor mi gioco l'ultima barretta alla frutta secca, quella verde dell'Eurospin, ormai prossima a scadenza e dal gusto lievemente rancido, ma il giro di oggi è una buona maniera per eliminarle tutte!

Marcante catarifrangente

L'ascesa dalla bassa sotto Pastrengo non è niente di che, ma le gambe sono ormai sfatte e manca solo che scenda dalla bici per svoltare a sinistra all'incrocio dopo Pastrengo, ma ce la faccio ai 13 km/h.

Così se ne va tutto l'abitato di Bussolengo, scrutando se c'è ancora qualche bar aperto, ma insisto e non mi fermo. Me ne torno sulla ciclabile verso Chievo e scatta il momento dell'ultima barretta agli agrumi, la più buona, che mi sono tenuto per ultima. Succede infine che il mio ciclocomputer, il Polar CS400, comincia a dare i numeri e questa è la terza volta che succede. Quando si superano i 180 km esso va in tilt, dimostrato ampiamente più volte. Lo potete buttare nel cesso. O quello che dovete fare è chiudere il giro prima dei 180 km e cominciarne uno nuovo. Adesso lo so per la prossima volta.

Conquisto così Verona con velocità medie sempre tra i 26 ed i 29 km/h e comincio l'ascesa verso Grezzana abbastanza allegramente. Mi concedo però un'altra piccola sosta tra Poiano e Quinto, dove mi mangio un'arancia bionda al chiosco di Salvatore: gustoso succo e zuccheri con cui la ciclabile di Marzana se ne va senza colpo ferire.

Arrivo al portone di casa con 216 chilometri, più di un migliaio di metri di dislivello e comunque una media totale dei 30 km/h. Direi che per essere la fine di gennaio può andare bene, anzi benissimo.

 


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