Ieri ho messo in piedi un'uscita randonnistica, visto che si è trattata della mia seconda più lunga pedalata di sempre, quantomeno espressa in termini chilometrici.
Il team Turnover, nelle attività istituzionali promosse da Romeo Scapin, proponeva il primo giro del Lago di Garda edizione 2015 - d'ora in poi fino all'inizio della stagione agonistica ne viene proposto mediamente uno al mese, verso la fine di ogni mese - e così avevo deciso da qualche giorno di prendervi parte. Solo che l'idea di andare fino a Lazise in macchina, visto che Lazise non è certo in capo al mondo, voleva dire prendere in mano la macchina e consumare benzina, così lo spirito "emission free" ha prevalso.
Sia chiaro che le emissioni non sono nulle, se si va in bici anziché in macchina. Diciamo che le emissioni sono "diverse" e quasi sicuramente in quantità minore, però qualcuno potrebbe fare qualche indagine un po' più approfondita e scoprire che le emissioni prodotte da una bici di alta gamma attraverso la circolazione di denaro non producono così pochi metri cubi di anidride carbonica. Certo è che una bici da 7 chili aumenta molto meno l'entropia e l'entalpia di un'autovettura di 1080 chili, ma lasciamo perdere queste pippe prettamente ingegneristiche.
La sveglia è alle 6.20, manco fosse un giorno lavorativo. Dopo un controllo pressioni delle ruote, un'oleata alla catena, il montaggio del faretto e della luce posteriore, la partenza da Grezzana è alle 6.50. La luce del faretto ci vuole tutta: è la prima volta che lo uso per vederci al mattino, per di più sulla bici da strada! Manca ancora parecchio all'alba e mi sento più che mai un randonneur. Parto subito velocemente, visto che in Valpantena spira un vento da nord a sud che mi spinge in città, senza far fatica, così infilo le solite strade che si fa nel giro Turnover, cioè Lungadige Attiraglio, diga del Chievo, Bussolengo e Flover. Sulla strada Bresciana mi gusto pure l'alba alle mie spalle: non è affatto freddo, ma la divisa nera cattura volentieri i primi raggi di sole e dopo neanche un'ora e 10 minuti sono al ritrovo della rotonda di Lazise, con una temperatura assolutamente gradevole.
Qua i compagni si stanno preparando. Qualcuno col fanale, qualcun altro con le fasce catarifrangenti. Alle 8.05 si parte e andiamo a raccattare un altro gruppetto che ci aspetta a Peschiera del Garda. Da lì in poi si viaggia velocemente, ma le raffiche di vento sono sempre più fastidiose e lo saranno fino a Riva del Garda.
Un piccolo contrattempo lo abbiamo prima di Puegnaga, col Romeo che fore al posteriore, però la riparazione è veloce e non si sta tanto fermi. Il tempo di partire e anticipiamo di qualche secondo un gruppone mantovano abbastanza disordinato e abbiamo da fare le nostre per stare composti per tutti i saliscendi fino a Salò e oltre.
Arriva poi lo sparo dal bivio per il Navazzo fino a poco prima della prima galleria, ma per fortuna ci aspettiamo, ci ricompattiamo e mandiamo giù un'altra barretta.
Il tratto delle gallerie che conducono è per me inedito. Si viaggia abbastanza regolari, ma le raffiche sono abbastanza fastidiose ed i saliscendi di Campione e Limone sul Garda tagliano le gambe a Miguel, ma molliamo un attimo la presa e lo aspettiamo. Poi avanti ancora fino a Riva del Garda e Torbole, con i primi che alzano nuovamente il ritmo, mentre dietro io e Romeo ci mettiamo al servizio di chi non ha i chilometri nelle gambe.
La pausa caffé la facciamo proprio a Torbole. Io ne approfitto per un bel cappuccino e brioche al cioccolato, solo che ci vorrebbe ben altro, visto che i chilometri pedalati sono già 130, ma non accuso difficoltà particolari ed in tasca c'è ancora qualche barretta. Siamo però fiduciosi nel vento. Dovremmo averlo a favore fino a Lazise e così si riparte sgasando abbastanza presto, col Gianluca a trainare come un musso, forte anche delle sue ruote a profilo da 80 millimetri.
Solo che dietro il ritmo non viene retto da tutti: ogni tanto la velocità è oltre i 45 km/h ed anch'io ad un certo punto decido di lasciar perdere se voglio arrivare a casa sano e salvo, visto che i chilometri sono ancora tanti per tornare a Grezzana. La temperatura continua a crescere e la divisa invernale comincia ad essere quasi troppo, ma piuttosto che troppo freddo, meglio troppo caldo. I miei compagni di scorribande continuano a battere il ferro ed allungano, mentre altri sono sfilacciati dietro di me.
La cosa però non mi dispiace: vengo superato a più riprese da vari gruppetti del team LGL Jollywear ed anche dal team femminile professionistico di RusVelo, così non faccio altro che accodarmi e cercare di resistere su tutti i pezzi che portano prima a Torri del Benaco, poi a Garda ed infine e Bardolino.
Si arriva così alla rotonda di Lazise, dove i primi sono già arrivati da qualche minuto e manca poco all'una. Così li saluto, mi augurano un "in bocca al lupo", tentandomi con un gentile passaggio fino a Verona, ma desisto e da bravo randonnista parto verso casa, ben consapevole che non sarà affar semplice.
Le salitelle per arrivare a Bussolengo sono tanto veloci in discesa nella direzione opposta, quanto dure verso Verona. Al distributore di Sacro Cuor mi gioco l'ultima barretta alla frutta secca, quella verde dell'Eurospin, ormai prossima a scadenza e dal gusto lievemente rancido, ma il giro di oggi è una buona maniera per eliminarle tutte!
L'ascesa dalla bassa sotto Pastrengo non è niente di che, ma le gambe sono ormai sfatte e manca solo che scenda dalla bici per svoltare a sinistra all'incrocio dopo Pastrengo, ma ce la faccio ai 13 km/h.
Così se ne va tutto l'abitato di Bussolengo, scrutando se c'è ancora qualche bar aperto, ma insisto e non mi fermo. Me ne torno sulla ciclabile verso Chievo e scatta il momento dell'ultima barretta agli agrumi, la più buona, che mi sono tenuto per ultima. Succede infine che il mio ciclocomputer, il Polar CS400, comincia a dare i numeri e questa è la terza volta che succede. Quando si superano i 180 km esso va in tilt, dimostrato ampiamente più volte. Lo potete buttare nel cesso. O quello che dovete fare è chiudere il giro prima dei 180 km e cominciarne uno nuovo. Adesso lo so per la prossima volta.
Conquisto così Verona con velocità medie sempre tra i 26 ed i 29 km/h e comincio l'ascesa verso Grezzana abbastanza allegramente. Mi concedo però un'altra piccola sosta tra Poiano e Quinto, dove mi mangio un'arancia bionda al chiosco di Salvatore: gustoso succo e zuccheri con cui la ciclabile di Marzana se ne va senza colpo ferire.
Arrivo al portone di casa con 216 chilometri, più di un migliaio di metri di dislivello e comunque una media totale dei 30 km/h. Direi che per essere la fine di gennaio può andare bene, anzi benissimo.