Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Ho trovato su Road Bike Review questo articolo introduttivo sui nuovi freni di casa Magura.
Non si tratta dei "soliti" freni idraulici per la mountain bike, visto che per quello è appena arrivata la rivoluzione del carbotecture, dove spicca tra tutti il modello MT8, ma il produttore tedesco stupisce tutti presentando la sua coppia di freni idraulici per la strada, precisamente per il triathlon e le bici da cronometro, dove vige un regolamento particolare dell'UCI.
Anche il sito stesso di Magura è già stato aggiornato con la novità: andate qui per vedere il video introduttivo, dove si può vedere il nuovo kit installato su una bici da crono Cervelo.
Completamente rivisitato è in arrivo a febbraio 2012 il nuovo gruppo top di gamma di casa SRAM per la strada, cioè la nuova versione dello SRAM RED.
Sono stati rivisti un po' tutti i particolari, ma nulla è cambiato per quanto riguarda lo schema: si rimane sul "tradizionale" 2x10, e si lascia fare a Campagnolo e Shimano la sperimentazione dei comandi elettronici, rispettivamente a 11 velocità su Record e su Ultegra.
SRAM pare essersi concentrata ancora una volta sull'alleggerimento dei pesi, visto che il consenso è già stato ampiamente raggiunto sulla funzionalità, a giudicare dall'adozione delle squadre Pro Tour.
Stamattina non c'era tantissima voglia di andare via coi grupponi, così alla fine la partenza ritardata alle 8.55 da casa, dopo aver pulito abbastanza rapidamente la bici e soprattutto aver tolto un po' di porcheria da catena, guarnitura e pacco pignoni, mi ha visto arrivare all'appuntamento intimo con l'Orlando alle 9 in punto. Pareva che arrivasse anche il Walter Bertini, ma l'Orlando era senza cellulare, dimenticato in giro per la provincia, come spesso gli accade, e così non c'è modo di sapere delle intenzioni del magrolino campione UDACE Junior 2011, così applichiamo alla lettera la regola "chi c'è c'è, chi non c'è non c'è, saluti e baci".
Il percorso suggerito da zio Paolo non era però niente da affrontare a cuor leggero: salita, salita e salita, ma non salite qualsiasi, non salite anonime, ma solo salite dure, salite ripide, salite erte, salite al limite, salite fuori soglia, salite tachè via.
Così dopo aver attaccato in zona uliveto di Salvagno poco fuori da Grezzana, ci ritroviamo a scalare le colline in direzione Romagnano, affrontando parecchi tratti che mi sono completamente sconosciuti. L'Orlando mi porta anzitutto a visitare la "Speranza", la quercia plurisecolare, che sovrasta gli uliveti di Redoro. Questa enorme pianta è accreditata di un'età di trecento anni, così decidiamo di farci una foto dove il "vecchio" è alle nostre spalle, mentre il nuovo avanza, anzi è in primo piano.
Da lì in poi Paolo mi spiega che stiamo transitando su proprietà di questo o quel signorotto di Grezzana, che questo è un pezzo di Legend 2009, quello uno della Legend 2004, un altro ancora di una Legend prima del 2000, altri pezzi ancora sono tratti di una gara XC organizzata a Grezzana nel lontanissimo 1993, vinta all'epoca da Filippo Belloni, quando era campione nazionale junior XC.
Dopo questa ubriacatura di tracce, storie e gare ci ritroviamo presto sopra la Gualiva e di lì a poco alla Pesa di Romagnano, ma l'ascesa verso Cerro Veronese la facciamo per una via poco battuta, che ci porta a salire ad Erbin e poi a puntare verso contrada Menegalli e poi verso contrada Prè dell'Acqua, dopo una serie di cappi dove - non so Paolo - io sono stabilmente fuori soglia, ma comunque arriviamo al Casal di Sotto ancora in condizioni accettabili.
Il tempo di assaggiare anche la traccia dell'XC Santa Viola 2007, a me caro perché pedalato in gara facendo coppia con Franceschino e poi dai Dossi Lavello raggiungiamo contrada Foldruna dove prendiamo l'ascensore veloce di via Rubele, ovviamente il tutto a 170 bpm per la gioia della Scalona, che si ritrova a fare un po' di velocità in salita al 10% di padella.
Scatta la pausa brioche al Bucaneve, che per motivi di privacy tralasciamo, visto che la nostra alimentazione e la dieta alimentare sono strettamente connesse alla nostra salute e condizione fisica e quindi trattasi di dati sensibili. Quando torniamo fuori, riprendiamo a trafficare con la Rockrider 8XC, che c'ha il BB King posteriore che non vuol sapere di star sù. E' già da qualche chilometro che continuiamo invano a buttare dentro aria, senza aver la fortuna che qualche bel grumo di slime verde si insinui nel pertugio.
Sul più bello dell'azione pompante, arriva l'enorme gruppo di "Pedala col Conte" senza Conte. Saranno stati almeno una quindicina, alché dopo essersi incrociati le pipe in segno di stima e cordialità, riprendiamo insieme la via verso il Vaio delle Cavazze.
Qui però il Recla, condottiero del gruppone, avanza sul versante sinistro del vaio in direzione verso valle, mentre lo zio Paolo in solitario prende il versante destro. Io sono costretto a fare marcia indietro e ricorrerlo per un buon chilometro in puro stile cross country e la mia azione pedalatoria viene premiata ricongiungendomi poco dopo.
Sosta a contrada Montarina per l'ennesima pompata al BB King e poi giù per la DISESA del Vaio di Cavazze. Tutto bello, tutto molto spettacolare, ma il BB King non gradisce molto e lo zio Paolo decide per la sosta e l'intervento risolutivo. Giù il tubeless dal cerchio, bella ripulita delle pareti interne con scoperta di un bel paio di spini, che stavano giusto aspettando una bella cameretta d'aria per penetrarla, ma l'Orlando, che è uomo di mondo, non concede loro questa soddisfazione.
Riprendiamo la spettacolare discesa, che non si presenta mai impossibile, anche se richiede una certa perizia ed una buona agilità per superare qualche piccolo gradino, soprattutto se si è in sella ad una rigida.
Dopo aver guadato il vaio, il paesaggio è incantevole: non si sente un rumore che sia uno, le rocce dentro il vallo sono popolate da tanti candelotti di ghiaccio, ma mettiamo la corona piccola e risaliamo sull'altro versante andando a raggiungere l'infinito single track che ci porterà praticamente in fondo al vaio, sulla strada asfaltata che collega Lugo a Lonico. Per qualche secondo anche la Scalona comincia a sfiatare dal Racing Ralph posteriore, ma lo slime verde fa il suo sporco lavoro e non perdo un colpo di pedale, prima di riprendere la tanto aspettata discesa.
Non contento Paolo - ma lo aveva in mente già dalla sera prima, quando aveva esposto il suo percorso - svolta a destra e mi costringe a pedalare sulla Lugo-Praole in direzione Praole. Ad un chilometro scarso dalla frazione svoltiamo a destra e ci buttiamo a capofitto in direzione Reolto di Stallavena. Anche questa discesa è completamente inedita per il sottoscritto: salita sporca, piena di rami e qualche "prengolo" di troppo, ma affrontabile anche qui con una certa perizia da chi ha una 29 rigida. Peccato solo per gli occhiali con lenti scure, che sto usando da qualche mese, trovati nel sacchetto di patatine, che fanno a pugni coi raggi solari che scendono dall'alto: la mia azione è rallentata solo dall'impossibilità di vedere decentemente la traiettoria da fare e non c'è altra scelta che soccombere.
Dopo esser sbucati in via Copernico a Stallavena, sosta tecnica in Turnover per rifornimento di camere d'aria. Si conclude così un bel giro, inframezzato solo dalla pausa brioches e dalle tante fermate obbligate dalla perdita di pressione del BB King di Paolo. I chilometri totali del giro di questa mattina sono poca cosa, cioè 36 km per circa 1100 metri di dislivello, ma la quantità di tracce inedite è assoluta. Archiviamo così una bella giornata di vera mountain bike, fatta ad un ritmo bello sostenuto e portiamo a casa la piacevole scoperta di parecchi "angoli" selvaggi e naturali a pochissimi chilometri da casa, che io non conoscevo proprio.
Dov'è il vaio di Cavazze? Parte ad occidente di Cerro Veronese e scende a valle in direzione sudovest verso località Pernisa, la zona industriale a sud di Lugo di Grezzana.
Nelle ultime ore la comunità virtuale dei biker è rimasta basita dalla deliberazione della Giunta Regionale del Veneto, in cui ha equiparato la mountain bike alla stregua di qualsiasi altro sport estremo, quando si tratta di stabilire chi debba sostenere i costi per le spese del recupero del ciclista infortunato.
La delibera parla di LUOGHI IMPERVI, quindi è lasciato molto spazio discrezionale, nel bene e nel male.
Anzitutto vi rimando a leggere il testo di questa deliberazione, che io non ho ancora letto nel dettaglio, ma di cui ho letto solo qualche stralcio e qualche pezzo nei commenti della comunità degli appassionati di mountain bike.
Ai fini del presente atto sono considerate attività ricreative ad elevato impegno di soccorso quelle che comportano attività complesse finalizzate al recupero dell’infortunato, prima che lo stesso possa essere sottoposto a trattamenti sanitari, come di seguito individuate:
alpinismo con scalate di roccia o con accesso ai ghiacciai;
scialpinismo;
arrampicata libera;
speleologia;
parapendio e deltaplano, anche a motore;
salti dal trampolino con sci o idrosci;
sci acrobatico;
rafting;
mountain-bike in ambiente impervio;
utilizzo a scopo ricreativo di veicoli a motore fuori strada in ambiente impervio.
Visto che la Regione Veneto ha deciso per una drastica posizione nei confronti della mountain bike - regione che paradossalmente si colloca tra quelle a maggiore dedizione allo sport sia per motivi paesaggistici ed ambientali, ma anche per motivi agonistici, non ultimo il fatto di aver ospitato il Campionato del Mondo Marathon 2011 di Mountain Bike - mi farebbe davvero piacere sapere dalla Regione Veneto quanti sono i soldi spesi negli ultimi anni per recuperare ciclisti in mountain bike che sono dovuti ricorrere alle chiamate di emergenza ed il relativo recupero da parte delle strutture pubbliche o di volontariato.
Ovviamente dopo che la Regione Veneto ci avrà fornito questa cifra di spesa annuale e pluriannuale, non sarebbe male confrontarla con la spesa che la Regione sostiene per le cure medicali per patologie tumorali di fumatori, le spese mediche e riabilitative per traumi da incidenti stradali, le spese mediche per malattie cardiovascolari di pazienti con comprovate abitudini alimentari deprecabili. Si, è vero che nella delibera ci si riferisce solo delle spese sostenute dalla collettività per il recupero ed il soccorso di emergenza in condizioni impervie ed ostili, non delle spese per gli interventi medici e le cure riabilitative. Per carità, la raccomandazione della mamma, "te lo avevo detto di non andare a buttarti giù dalla Marmolada con la bici da downhill", è sempre valida e che il buon senso deve sempre sovrastare a qualsiasi disposizione o norma, però vorrei conoscere qualche numero in più su queste spese.
Considerata questa novità, sarebbe il caso, per tutti i praticanti della mountain bike come il sottoscritto, stipulare un'assicurazione specifica che pensi per me anche in queste spiacevoli situazioni.
Mi volete dire che non dovrei più andare a fare il Sentiero delle Gosse o l'ascesa a Bocca di Selva, tanto per ricordare un paio di percorsi della nostra Lessinia? O semplicemente la Regione Veneto ci sta invitando ad andare più cautamente o addirittura a non prendermi più alcun rischio? Allora ditecelo che dobbiamo rimanere appollaiati sul divano: non è una bella pubblicità per il nostro sport e per le nostre montagne.
Finalmente Musseu è arrivato al suo sogno più grande, che guarda oltreoceano: attraversare l'America in bici da un capo all'altro, senza mai fermarsi, senza riposare, tutta di un fiato.
Dopo essere diventato campione italiano di Ultracycling nella categoria "over 50", è giunto di pensare all'obiettivo più desiderato da qualsiasi ciclista amante della fatica oltre ogni limite, cioè the RAAM, the Race Across AMerica, roba da sbalinè (ndr, impallinati), tanto per non voler esagerare con le iperboli.
Per fare questo è però necessario essere supportati da uno sponsor, perché la RAAM, oltre ad essere faticosissima ed impossibile, richiede di avere uno staff al seguito, il cui costo si può stimare in circa 1 Euro al km, secondo i calcoli di Musseu, al secolo Giorgio Murari.
Invito chiunque è amante della fatica, delle tribulade, della determinazione che non conosce limiti o ostacoli, invito chi si sente belga, chi vuole continuamente mettersi alla prova, ad andare a leggere qualcosa di Giorgio Murari, sul suo blog. Potremmo dire che è l'uomo veronese delle randonneè, un infaticabile, un uomo che non si fa intimorire dal freddo o dalle basse temperature.
Ha già più o meno conosciuto tutto in Italia ed in Europa di quello che può definirsi "ultramarathon" o "randoneè". Certo è che la RAAM è un altro tipo di sfida, ad un livello decisamente superiore.
Visitate il suo blog e magari sostenenetelo anche economicamente. Avrà modo di ricompensarvi dedicandovi un chilometro per ogni Euro che gli donerete.
Oggi il Compagno di Merende si è presentato in ortopedia per il controllo dello stato di guarigione del suo metacarpo. Oggi gli hanno tolto la gessatura che portava da più di quindici giorni alla mano sinistra, in favore di una steccatura di sole due dita, questo per favorigli il recupero dell'uso della mano, senza sollecitare troppo la saldatura del tessuto osseo.
Ieri sera il movimento del cricetismo ha abbracciato un nuovo adepto, il Marcante, che si è infilato dentro la sua ruota della fortuna, per l'occasione la stanzetta della centrale termica di casa. In compagnia della caldaia di un numero di BTU ancora imprecisato - anch'essa alla soglia del ritmo medio - dopo aver rimboccato le coperte per benino a tutta la prole, il bravo papà si è vestito con un improbabile abbigliamento mezza stagione da far invidia a momenti ad Anonimo Turnover. Sotto il vestito la fascia del Polar al torace, tanto per vedere il regime cardiaco da tenersi durante questo primo allenamento da criceto.
Qui la temperatura iniziale di 14 gradi è stata assolutamente ideale, per poter sudare come ad una granfondo nel mese di maggio. L'equipaggiamento tecnico ha visto in azione il Marcante in sella alla gialla MTB Cannondale M400 in alluminio dei primi anni novanta, su rullo Elite Travel di terza mano, gentilmente offerto dalla premiata ditta Aganetto-Righe ed un pneumatico nuovo per l'occorrenza, un Areo liscio da 1,5", recuperato ieri sera in Turnover, dopo una piccola ciacola col Bosca circa l'utilità di uscire con troppo freddo o rifugiarsi in sessioni di spinning o ai rulli.
La sessione è stata un alternarsi di ripetute da 10 minuti al medio e al medioalto, dopo alcuni minuti iniziali di warmup al mediobasso e quelli finali defaticanti. Pochissimi secondi in fascia alta hanno caratterizzato la fase centrale del giro sulla ruota panoramica di Vienna.
Se n'è andata così la prima ora, che non è stata così monotona, come poteva sembrare prima di salire a bordo, visto che mi son portato dietro l'iPhone e mi son fatto una controllatina sia alla posta che a Facebook, nelle fasi al medio alla frequenza di 140 bpm.
Finire l'esercizio, rimettersi le savatte ed entrare direttamente nell'acqua calda in vasca non ha prezzo: chiaro che pestare con le gomme sulla neve è tutta un'altra cosa, però bisogna accontentarsi anche di queste piccole cose, tanto per contrastare il fenomeno del suino ciclista in inverno.
Pertanto, tanto per accontentare tutti i miei fans, considerata sia la condizione influenzale dell'ultima settimana, le esigenze familiari con due bambini su tre malaticci, e soprattutto il persistere del freddo intenso, direi che andrò a godermi il panorama di Vienna by night anche per le prossime sere, a meno che non ci scappi una ciaspolada in notturna, cioè con partenza non prima delle 22.00 da casa.
Bene, adesso siete autorizzati a martirizzarmi, ma solo i nudi e puri. Non possono farlo coloro che pedalano saltuariamente sui propri rulli o a spinning, ma da questi ultimi mi aspetto solo parole di conforto e commiato, pacche sulle spalle ed affermazioni del tipo "te ghe sempre na bela gamba".
[In quest'articolo anch'io mi cimento in una delle cose che riescono meglio ai gemelli montoriesi, cioè le ricorrenze dei numeri, ma d'altro canto un compleanno non è nient'altro che questo, cioè la ricorrenza di un numero, un traguardo].
Non sono altri cinquanta i sudditi assoggettati ai suoi ordini conteali. Non sono altri cinquanta chilometri messi sotto le ruote delle sue bici da ventinove pollici nelle tenebre del circuito notturno di Novaglie.
Non è cinquanta il numero di "Piccoli Stelvi" a cui è arrivato il nostro ciclista, ovviamente si intendono solo "Piccoli Stelvi" fatti in meno di 8 minuti. Non è cinquanta il numero di denti della corona maggiore che sarebbe capace di spingere anche con la ventinove. Non è nemmeno cinquanta il numero di denti della corona più grande (la Compact) della bici da strada di cui si è disfatto.
Non è cinquanta il numero di brioches al mese ingurgitate da Fabio tra pause brioches e pause lavorative e che non si fa mai mancare in ogni occasione. Non sono nemmeno cinquanta i chili del peso del nostro atleta - sarebbero troppo pochi - ma l'impressione visiva è che non ne pesa uno in più al vederlo salire sulle rampe più ripide. Non è neanche cinquanta chili la zavorra che dovremmo caricargli sulle spalle per vedere di contenere le sue sfuriate e metterlo dietro.
[Mi fermo qua con le occorrenze "mancate", perché sto superando il livello medio di logorroismo ingegneristico].
E' CINQUANTA il numero di candeline che oggi soffierà sulla torta Fabio, amico e compagno di tantissime pedalate in giro per la Lessinia e la provincia scaligera!
A U G U R I
F A B I O !
Eccolo qui sotto, ritratto quando era "giovane" - di anni ne aveva solo quarantanove - nella situazione per lui più ideale, ossia in sella alla sua Verdona, abbigliamento estivo in una bella giornata di primavera, in mezzo al verde della natura - verde sì, ma non troppo "padano" - gamba che tira benissimo de drio ed ovviamente numero davanti in piena trance agonistica causata da embolone!
Tantissima invidia per l'età che porti così bene!
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