Di Marco Tenuti (del 17/08/2010 @ 13:00:30, in MTB, linkato 6744 volte)
Bellissimo montaggio video del Cristian Aldegheri, che pubblica su Youtube il suo video dell'uscita di ieri, fatta in parte col gruppo del Papataso Fans Club e poi in compagnia dell'Orlando.
Di Marco Tenuti (del 19/08/2010 @ 14:22:06, in MTB, linkato 6580 volte)
Ieri, in compagnia dello "zio" Paolo Orlandi, io ed Enrico ci siamo posizionati abbastanza presto in mattinata al ponte di Bocca di Selva, pronti per una pedalata in Translessinia.
Onnipresente lo "zio" Orlando, che è arrivato in leggero ritardo all'appuntamento, ma poco male per lui, vista la sua gamba sempre vispa, tant'è che ci ha ripreso praticamente all'incrocio che porta al Rifugio Primaneve in cima al Monte Tomba.
Da lì in poi Enrico pedala di gusto in direzione Malga Lessinia, che rappresenta per noi la boa del nostro giro, non prima essersi fermati a Malga Costeggioli di Sotto, per consentire ad Enrico di mangiarsi una brioscina interlocutoria.
Per noi "adulti" invece solo un caffé e qualche macchiatone a Malga Lessinia, dove ci imbattiamo in Federico Birtele, in grande spolvero, dopo aver risalito l'intero vaio dell'Anguilla, camminando a piedi l'intero tratto molto accidentato al di sotto del Ponte sul Vaio dell'Anguilla e l'altrettanto angusto pezzo superiore, dove gli ultimi temporali estivi hanno rovinato di molto la mulattiera, generalmente percorribile anche in MTB.
Il Federico è tuttora in preparazione per i Campionati Italiani di Marathon MTB, in programma a Moena in Valdifassa per il 12 settembre.
Il ritorno verso il Monte Tomba lo facciamo sempre a velocità bella spedita, grazie di tanto in tanto al Family Assist garantito da Enrico sia dal papà Marco che dallo zio Paolo. In questo modo i circa 200 metri di dislivello che separano Malga Lessinia dalla cima del Monte Tomba, per Enrico non rappresentano affatto un ostacolo e così guadagniamo il nostro panetto col salame e formaio con buon appetito.
Perfino un incontro ravvicinato con le marmotte in Lessinia ci consente di scattare alcuni scatti fotografici, già postati su Facebook.
Di Marco Tenuti (del 21/08/2010 @ 22:20:32, in MTB, linkato 7467 volte)
Effettivamente il dubbio a me era venuto ancora quasi due mesi fa, quando dopo tanto tam tam sui "Furti sulla Pissarota" postata sostanzialmente dai blog del Fix e dei Pezzo, non era seguito alcun articolo sui principali quotidiani provinciali.
Avevo provato a chiedere anche a qualche amico "sbirro" per vedere se la cosa aveva qualche riscontro tra le forze dell'ordine, ma anche tra di loro giravano solo voci e nessun fatto reale. E così era cominciata a girarmi l'idea che si trattasse effettivamente di bufala, visto che denunce non ce n'erano, bici sottratte non se ne conoscevano, nè i nomi delle persone derubate.
Nel dubbio più di qualcuno si era dato da fare nello scattare qualche foto al numero di telaio della propria bici di marca, non si sa mai che il numero di telaio possa essere utilizzato per recuperare l'eventuale mezzo sottratto da questa o quella banda di appassionati di bici costosissime.
Ecco che venerdì sul principale quotidiano provinciale L'Arena esce proprio un articolo non firmato, che riprende la questione e formalizza che si tratti a tutti gli effetti di una bufala vera e propria. Se volete leggere l'articolo, cliccate qui sulla foto a lato, dove ho riportato sostanzialmente la fonte, cioè l'articolo pubblicato su L'Arena venerdì 20 agosto 2010.
Possibile che si sia arrivati a tanto semplicemente col passaparola? Non è che col passaparola si sia materializzata la paura da parte di tanti ciclisti più o meno "pseudoprofessionisti" di vedere sparire da un momento all'altro il proprio supermezzo ultraleggero?
L'unico consiglio che io posso dare, dovendo al momento sospendere un giudizio definitivo sulla faccenda, è quello di evitare di fare la Pissarota da soli per più di un motivo. Il primo è quello che se volete fare il tempone sulla Pissarota, forse vale proprio la pena di farlo in compagnia: per tutta la prima parte fino al Confin, la pendenza non è accentuata e le trenate a 30 km/h e oltre sono sempre molto gradite.
Il secondo motivo, forse più tangibile, è che alla fine dello scorso inverno, nel vaio della Pissarota è stato intravisto anche l'orso Dino. Non è che che il nostro conterraneo Dino apprezzi molto di più le Pinarello, le Specialized, le Focus e le Scott al miele di acacia?
Di Marco Tenuti (del 26/08/2010 @ 19:30:37, in rally, linkato 6248 volte)
E' in arrivo in tutti i negozi per venerdì 8 ottobre il nuovo WRC della Milestone, il nuovo gamemaker della saga del gioco per la PS3, già arrivato alla quinta edizione, quando fino al 2006 era esclusivo per la Playstation 2. Potete seguire gli ultimi aggiornamenti proprio sul blog della Milestone a 40 giorni abbondanti dal rilascio.
Gustatevi pure il preview qui su YouTube, anche se questi fotogrammi non paiono proprio molto esaltanti. Non vorrei rimpiangere il migliore di tutti, che a mio avviso è il penultimo rilasciato, cioè WRC 4, di un pelo meglio come simulazione di guida di WRC Rally Evolved, cioè l'ultimo distribuito da Evolution Studios a fine 2005.
Di Marco Tenuti (del 27/08/2010 @ 10:54:36, in rally, linkato 9777 volte)
Trovato quasi per caso questo video in cui l'equipaggio finlandese Marcus Gronholm e Timo Alanne guidano la Ford Fiesta Rally Cross, messa a punto specificamente per la più famosa cronoscalata rallistica al mondo, cioè Pikes Peak International Hill Climb, famosa anche per essere battezzata "Race to the clouds" o anche "Race to the sky", cioè la "gara verso le nuvole" o "verso il cielo".
La Fiesta di Gronholm monta il Duratec 2 litri sovralimentato, di chiara derivazione WRC, però opportunamente sflangiato e rivisitato sia nella mappatura dell'erogazione, viste gli ampi curvoni della cronoscalata e l'elevata altitudine della gara. Il motore è accreditato di circa 800 cavalli.
Il campione del mondo WRC (2000 e 2002) segna 11'28"963 per percorrere le 12,42 miglia (19.958 metri) della gara e gli vale il secondo tempo nella categoria Unlimited dell'edizione 2009, dietro a Nobuhiro 'Monster' Tajima, sempre alla guida con la sua impressionante Suzuki SX4. Una media di 104,28 km/h per partire dai 2860 metri di quota della linea di partenza ed arrivare ai 4296 metri di altitudine, cioè praticamente come in cima alle Alpi.
Vi lascio al video preso da YouTube, promettendovi di cercare qualche dettaglio ulteriore sulle specifiche tecniche della Fiesta utilizzata per l'evenienza.
Di Marco Tenuti (del 27/08/2010 @ 14:45:04, in MTB, linkato 9757 volte)
Ho appena fatto un piccolo sforzetto, cioè quello di iscrivermi alla Gimondi Bike 2010, dove andrò a raccogliere l'ultima stellina Prestigio 2010, nonostante abbia già in saccoccia il brevetto.
A dirla tutta mi son iscritto assieme al Max Maga ed a lui, se tutto va per il verso giusto, quella della Gimondi Bike dovrebbe essere l'ultima stella mancante al suo Prestigio 2010, dopo aver già messo in saccoccia il Prestigio ed il Nobili nel 2009.
Per me la gara della Gimondi Bike non è una novità essendo già andato a correrla nel "lontano" 2007, quando son stato scortato dal team Rodella.
La Gimondi Bike è una gara corta, però relativamente nervosetta ed irta nell'ultima parte di gara, cioè quando si sale alla Madonna del Corno, dove in poco più di un chilometro si guadagnano almeno 200 metri di dislivello.
In tutta sincerità devo però verificare che il percorso 2010 assomigli o ricalchi quello che io ho provato e fatto nel 2007, ma per quello c'è tempo.
Di Marco Tenuti (del 02/09/2010 @ 08:41:50, in MTB, linkato 1317 volte)
Per me oggi prima grande uscita con Paolo e Rossano, due biker locali che
hanno accolto volentieri il mio invito a farmi accompagnare in giro
per i loro posti.
Se Paolo non è proprio di Villasimius, ma ci passa moltissimi giorni
dell'anno, nel caso di Rossano abbiamo a che fare con un "carbonaro" DOC.
Non nascondono da subito il loro desiderio di farmi assaggiare subito
un po' di entroterra cagliaritano ed io non mi faccio per nulla
intimorire da quello che può arrivare.
Dopo i saluti iniziali alle Fontanelle di Villasimius, punto di
ritrovo per la combriccola ristretta della cittadina, subito un po' di
giri pianeggianti per confondere le idee e soprattutto per parlare di
gare, clima e bici.
Sulla prima salita si comincia già a vedere il battito salire, nella
stessa maniera con cui sale l'altitudine e la suggestione del paesaggio.
In questo periodo del'anno la Sardegna è praticamente arsa, solo
pietre, arbusti e siepi capaci di resistere ad un decennio di siccità,
ma le tracce delle mulattiere e delle strade sterrate che portano in
alto son ben definite, nonostante la quantità di pietre, più o meno
appuntite e smosse che si trovano sul fondo.
Quando si vede Villasimius giù nella vallata e poco dietro il Mar
Tirreno, lo spettacolo è a dir poco fantastico. Non esito a fermarmi e
a scattare foto col telefono sia al panorama che ai miei due compagni
di avventura.
Il ritmo in salita è appropriato per le mie capacità e la mia Scale
mi consente di svincolarmi agevolmente su tutte le rampette
affrontate, mentre sia la Gary Fisher di Paolo che la Trek di Rossano
pesano qualcosina di più, ma son perfette per le loro discese, dove un
po' più d'inerzia di rotolamento non guasta proprio lungo le pietraie
fatte anche ai 50 km/h.
Seguo fedelmente le traiettorie di Rossano, visto che comunque il Nobby
Nic sull'anteriore a 1,7 atm è una garanzia in termini di sicurezza e
stabilità.
Nei pezzi interlocutori Paolo e Rossano mi raccontano di prezzi, di
turisti, di scarso interesse per la MTB, nonostante un paesaggio
praticamente su misura per la mountain bike.
Anche il tempo di superare qualche linea frangifuoco, per me novità
assoluta, dove il terreno è battuto e si fa ondeggiare di gusto la
forcella.
E come fare ad aprire un fico d'india? Anche questo segreto mi viene
dischiuso prima di arrivare sopra a Castiadas.
Spettacolare discesa finale verso l'Oleandro e Punta Molentis, non
dopo aver fatto un tratto di puro XC, intervallato sempre da qualche
discesa molto pietrosa.
Confesso che la paura più grande che avevo durante il giro, era quella
di forare, invece le pietre appuntite ed i graniti della zona mi hanno
risparmiato per questo primo giro con loro.
Invece la parte finale è caratterizzato da un'ulteriore possibilità
di scattare amene foto ad una natura selvaggia, dove l'uomo si è
limitato a disegnare qua e là qualche carrareccia, si e no per qualche
jeep di servizio e per la mountain bike!
Tutto il territorio che abbiamo attraversato è proprietà demaniale,
sotto il controllo delle guardie forestali; si trovano spesso cancelli
chiusi a chiave, ma lo scavalcamento non rappresenta mai un problema e
il loro superamento offre la possibilità di altri chilometri e
chilometri di sterrati incontaminati sia dalle moto che le auto.
Altra cosa spettacolare è clima: sono le sei del pomeriggio, c'è una
brezzolina di cui non conosco la direzione o il nome, ma l'umidità è
bassissima rispetto a quella a cui son abituato ed in discesa a 24
gradi c'è un fresco piacevolissimo.
Completiamo il giro visitando il porto turistico di Villasimius, dove
è parcheggiato uno yacht da 35 metri tutto nero e misterioso, nuovo di
trinca, di chissà quale magnate paneuropeo. Vedremo se nei prossimi
giorni verrá rivelato l'arcano.
Alla fine del giro metto via 46 km in poco meno di due ore e mezza e
pochissimo asfalto: si, perché qui l'asfalto per fortuna bisogna
andarselo a cercare...
La traccia GPS ve la metto a disposizione qui, così ve la potete
gustare ed io la posso ripercorrere anche in senso opposto nei
prossimi giorni.
Che sia finito per sbaglio nel paradiso della mountain bike e non c'è
neanche una mountain bike?
Reading
Fabio Volo - E' una vita che ti aspetto
Michael Guillen - Le 5 equazioni che hanno cambiato il mondo
Sophie Kinsella - I love shopping a New York