Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
A dire il vero la voglia di pedalare ce ne sarebbe e anche tanta, ma le condizioni meteo questa settimana hanno fatto sì che la bici l'abbia presa in mano solo lunedì e mercoledì. Oggi ci sarebbe anche stata la pausa della pioggia in cui si poteva uscire a fare qualche chilometro, ma non se ne è fatto nulla, causa impegni di lavoro.
Il giretto di lunedì è stato però assolutamente degno di nota, perché ho deciso di fare le prime due salite della tappa del Giro d'Italia che passerà dalle nostri parti tra poco più di un mese.
Sono salito da Grezzana su a Rosaro per la strada del Pilon ed ho proseguito per Cerro Veronese. Lì però ha cominciato a piovere ed il minaccioso nuvolone soprastante è andato giù di cattiveria con un violento acquazzone. Rimasto per qualche minuto sotto un parapetto, ho deciso che non valeva la pena aspettare di più e sono sceso verso i Prati, Arzarè e Lughezzano.
In fondo ai Bellori la strada era nuovamente asciutta, così come anche la tuta e così risalivo la china verso località Barozze e poi verso Sant'Anna d'Alfaedo. E di tanto in tanto qualche altra goccia pensava bene di tenermi bello bagnato.
Insomma il giro si è concluso con una quantità d'acqua notevole, però ho accumulato un buon dislivello e anche un buon chilometraggio che mi fanno stare sereno ancora per qualche giorno.
Oggi non sono andato, però in compenso mi sono fatto il giretto in officina da Turnover, dove è finalmente arrivata la divisa 2008 estiva. Sono però arrivati solo alcuni pezzi e cioè pantaloncini, maglietta e guanti, mentre lo smanicato e la manica lunga devono ancora arrivare.
Domani comunque non si pedala: si torna a vedere finalmente un rally e sulla bici ci si risale solo domenica mattina se tutto va bene.
La prossima gara è abbastanza in là - sono iscritto infatti per la Conca d'Oro MTB organizzata dal gruppo sportivo Odolese in programma per domenica 11 maggio nell'alto bresciano - per cui ci si può permettere di stare un po' più tranquilli e di dedicarsi di più alla famiglia e al lavoro. Seeee, credeghe...
Erano ormai 5 mesi che non andavo a vedere un rally con la R maiuscola, cioè da quando sono andato a vedere il Rally Ireland a novembre. Sabato c'era in programma la seconda tappa del Rally Millemiglia, valido sia per il Campionato Italiano che per l'Europeo, e noi dell'ART - Alcenago Rally Team - dopo aver perso l'edizione 2007 a causa del matrimonio di uno dei nostri membri - quest'anno siamo ritornati volentieri sulle prove speciali del Millemiglia.
Tappa obbligatoria sulla prova delle Pertiche nella paesino di Forno d'Ono, nell'alta Valsabbia a pochi chilometri dal lago d'Idro. In un breve tratto di prova speciale è possibile godere di spettacolari tornanti in discesa che, se viscidi, sono il massimo sia per gli equipaggi che per gli spettatori, così come di un qualche pezzo misto in cui si possono apprezzare le indubbie doti velocistiche dei big della serie tricolore, ma non solo.
La partenza da casa era per le ore 7.00 e questa volta avevamo due "entries" nel nostro gruppo e cioè mio figlio Enrico e il Duro. Per Enrico ho sempre aspettato a portarlo per svariati motivi, uno di questi la sicurezza, ma anche per il fatto che adesso ha un'età per cui riesce a reggere tutta l'uscita giornaliera, senza far patire il resto della ciurma.
Arrivati a Forno d'Ono verso le 8.40, abbiamo occasione di salutare qualche paesano presso l'oratorio parrocchiale, dove è possibile seguire in tivù il rally, bere un caffé o gustare da subito un ottimo panino con la salsiccia.
Alle 10.35 assistiamo così al primo passaggio di tutte le vetture moderne, seguite a ruota dalle vetture storiche. I passaggi dei vari Andreucci, Rossetti, Basso, Longhi e compagnia sono indubbiamente suggestivi, tra l'altro condizionati dall'asfalto estremamente umido, che facilita sicuramente la buona riuscita di spazzolate alle vetture a quattro ruote motrici.
La pausa tra i due passaggi viene trascorsa sempre all'oratorio, dove, oltre a consumare parecchi panini con salsiccia, ci diamo dentro con la birra e col vino. Gli unici ad essere limitati in questa cosa sono senza dubbio il sottoscritto e il Beif, visto l'incarico alla guida per la via del ritorno. La compagnia locale è simpatica e non tardiamo a simpatizzare con loro, facendo da subito un ipotetico gemellaggio per l'edizione 2009.
Il secondo passaggio decidiamo di assisterlo nella parte alta del centro abitato, dove è presente un passaggio tecnico sopra un ponte da affrontarsi ad medioalta velocità. Siamo però esterrefatti al vedere le vetture non scomporsi minimamente, cosa che invece era abbastanza naturale qualche anno fa. Questo è chiaro indice che gli assetti delle vetture si sono evoluti drasticamente in questi ultimi anni ed è sicuramente riprova che le vetture moderne da rally sono in valore assoluto velocissime, a dispetto dei cavalli e della potenza massima, molto probabilmente inferiore a quelle delle vetture degli anni '80 e '90.
Un po' di rammarico ci prende quando notiamo il nostro beniamino Giandomenico Basso non passare in prova. Più tardi verremo a sapere che è stato appiedato sulla SS13 dalla rottura del cambio. Purtroppo l'ultima prova speciale viene interrotta anzitempo e noi torniamo alle nostre macchine e ci avviamo verso Montichiari, dove è dislocato sia il Parco Assistenza che l'arrivo della gara. Purtroppo il trasferimento dalla Valsabbia fin giù a Salò e poi fino a Montichiari è caratterizzato da continui rallentamenti, dovuti sia al flusso degli spettatori del rally, che alla normale circolazione del sabato presente sulla costa bresciana del Garda.
Fatto sta che non riusciamo ad arrivare in tempo al parco assistenza, ma dirottiamo direttamente alle premiazioni, dove arriviamo giusto in tempo per sentire le note dell'inno di Mameli, in onore a Paolo Andreucci e Anna Andreussi, vincitori di questa 32° edizione.
Nonostante le condizioni meteo mattutine fossero sicuramente molto pesanti e poco concilianti con l'uscita rallistica, torniamo a casa rossi paonazzi per il sole preso a partire da mezzogiorno in poi. Il clima di festa dell'oratorio ha inoltre contribuito a rallegrare questa scampagnata in terra lombarda e torno a casa entusiasta della partecipazione di Enrico, che si è davvero comportato molto bene per tutta la giornata.
Adesso si tratta solo di decidere qual è il prossimo rally che andremo a vedere...
Dopo la memorabile giornata rallistica di sabato, domenica mattina il tempo era ideale per un giro in bici e non mi sono fatto pregare per svegliarmi presto e uscire. Mi metto in strada già alle 8.25 e mi avvio in direzione Grezzana con la speranza di incrociare i ciclisti del GC Grezzana e di aggregarmi a loro. Ben presto il gruppo sportivo si fa vedere in distanza, solo che è separato in vari gruppetti e non so a quale agganciarmi: un gruppetto che va verso Sezano, altri 2-3 che vanno verso Quinto. Alla fine esito e mi aggrego al terzo e ultimo dei gruppetti, cioè al Turri, Paolo Birtele e Elena.
A velocità abbastanza sostenuta arriviamo ben presto a Verona, poi Bussolengo, salita del Flover, Lazise e Bardolino. Qui lasciamo Elena, che dice di non farcela a tenere il nostro ritmo, ma tutti ci avviamo su per la salita del Pigno. Non c'è pausa al solito bar a Bardolino e questo ci consente di comprimere molto i tempi e di buttarci decisamente avanti col ruolino di marcia.
Ben presto arriviamo in Valpolicella a Sant'Ambrogio, poi Fumane e su per la Pendola, giù a Marano e su di nuovo per la Masua. Arrivati a Negrar è la volta di tornare in Valpantena sempre da Montecchio. Il giro si conclude alla gelateria Ciao di Grezzana, per l'ormai tradizionale aperitivo.
Nel pomeriggio, dopo aver sistemato parecchie faccende domestiche rimaste ferme, ho deciso di accontentare Enrico e di portare pure lui in bici. Dopo la sua impresa di arrivare fino a Grezzana, a casa del cuginetto Francesco - tanto per intenderci si tratta di 4,5 km e 60 metri di dislivello - Enrico alza il tiro e dice che vuole andare fino dalla nonna Rosa! Tanto per intenderci un adulto a digiuno di bici che si imbatte in questo giretto, ho seri dubbi che ce la possa fare senza fermarsi a prender fiato.
Andare dalla nonna Rosa vuole dire pedalare per circa 9 km scarsi e farsi all'incirca 250 metri di dislivello, dei quali 150 con una pendenza media del 7%. Ovviamente un papà che è sempre sulla sella della bici, non può permettersi di non assecondare il figlio nell'esaudire un desiderio del genere... insomma si parte!
Si arriva a casa di Francesco - metà del giorno di una settimana fa - in un men che non si dica. Questa volta, anzichè procedere per lo sterrato, decido di tenere Enrico sempre sull'asfalto, allo scopo di risparmiargli le forze per la salita verso la Chiesa di Alcenago. Ogni tanto chiedo se vuole fermarsi e lui acconsente bevendo qualcosina dalla borraccia.
Da Stallavena in poi la salita si fa dura, ma io e lui riusciamo a trovare un equilibrio: io metto sulla MTB il 32/24, gli appoggio una mano sulla schiena e lo spingo abbastanza vigorosamente e lui continua con una pedalata sufficientemente agile! In questo modo arriviamo ben presto a Crusi e poi all'incrocio che conduce alla Chiesa.
Nel frattempo siamo raggiunti dai messaggi della mamma, con cui eravamo d'accordo che sarebbe passata per la strada a raccoglierci nel caso molto probabile in cui non ce l'avessimo fatta! Invece imperterriti più che mai, scorriamo una dopo l'altra le stazioni della Via Crucis, che da Crusi conducono fino alla Chiesa. Il pezzo al 10% sotto la casa dei nonni lo facciamo quasi in appena spingendo come i disgraziati e riusciamo a salire e a concludere l'epica impresa!
Adesso non voglio alzare ulteriormente il tiro con Enrico - non vedo proprio il caso - ma sono ancora sorpreso dalla sua determinazione di voler raggiungere l'obiettivo. Mi sa che sarà più difficile convincerlo a togliere le rotelline, che andare fino a Bosco, ma mai dire mai! Appena avrà imparato e si sarà convinto che senza rotelline, si diventa liberi, chi lo ferma più?
Oggi la giornata era spettacolare e non esitato un attimo a vestire il completino estivo Turnover 2008. Il giro è davvero degno di nota, solo che psicologicamente non avevo voglia di affrontare la Peri-Fosse, così ho pensato al suo contrario...
Sono arrivato a Fosse dal vaio Bazazenoci e dalle Barozze, poi mi sono tuffato giù in Valdadige, dove mi aspettava un fastidioso vento che, come consuetudine, spirava verso nord, cioè contro il senso di marcia e non mi ha permesso di marciare stabilmente ai 40 km/h.
Particolarmente fastidiosi anche i numerosissimi camion e autotreni lungo la statale del Brennero, che buttano fuori un odorino che non è il massimo quando si è stabilmente fuori soglia.
Una volta arrivato nella megalopoli veronese, non contento, ho infilato le Torricelle e sono sceso a Poiano dalla Castellana. La gamba a 1 km da casa era ancora molto buona e mi sono preso il lusso di sfilare uno scooter di una signora che avanzava ad una velocità da vero e proprio intralcio del traffico...
Per concludere 82,6 km, circa 1200 metri di dislivello ed un'abbronzatura a gambe e avanbracci, che Elisa mi ha chiesto se sono andato a farmi una lampada, invece di pedalare...
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Dopo aver contribuito ad aver favorito la diffusione di Libero come provider di servizi di posta elettronica oltreché di connettività al web, mi ritrovo a rimangiarmi tutto da quando Libero ha posto delle limitazioni sullo scaricamento della posta elettronica, via POP3.
Se hai una casella di Libero e non hai una connessione direttamente con Libero o hai pagato loro il servizio aggiuntivo di posta elettronica, non c'è verso di prendersi la posta. Il problema non c'è però solo con Libero, ma sembra che la limitazione sull'accesso POP3 sia un prassi abbastanza comune sulla penisola e non solo: prima di accalappiano promettendo monti e mari gratis, poi sono lì ad elemosinare attraverso fastidiose barriere tecnologiche. E in Italia questa maniera di fare sta prendendo sempre più piede in qualsiasi ambito o settore. Ma "liberi" di cosa?
Ora "mal comune, mezzo gaudio" e qualcuno ha ben pensato di risolvere il problema con un approccio drastico, visto che l'accesso gratuito al servizio di posta elettronica è comunque possibile via web, cioé dal browser. La soluzione è FreePOPs e queste sono le indicazioni precise per configurare il proprio client, come Outlook Express con Libero:
Configurare Outlook Express per funzionare con Libero e FreePOPs
Venerdì 25 aprile sono uscito per la mia prima volta con la "mia" squadra, cioè col famoso "treno alta velocità". A detta di chi era nel gruppo e che conosce molto bene i ritmi e le velocità del gruppone - soprattutto quando c'è Birtele e compagnia a tirare - non stavamo andando forte, però io ci ho messo un po' a rendermi conto che piano davvero non si va.
E infatti nei primi chilometri da Quinto fino a Bussolengo, nonostante sia dietro a ciucciare la ruota del gruppo e me ne guardi bene dal rimanere troppo indietro, il mio battito cardiaco viaggia spesso sopra soglia e la cosa mi preoccupa non poco, visto che deve ancora arrivare la famigerata salita del Flover di Bussolengo. Poco prima di Bussolengo stranamente il ritmo cala e questo fa aumentare ulteriormente il mio livello di preoccupazione e infatti i preamboli ci sono tutti quando la strada comincia leggermente a salire. Vengo sorpassato una, due, tre volte da folate imperiose e io me ne guardo bene dal seguire i movimenti, ma continuo imperterrito a ciucciare la ruota. Il battito sale, sale, sale e il contachilometri segna sempre una velocità superiore a 30 km/h. Parallelamente l'indicatore del battito sale ben presto oltre quota 170 e davanti non si accenna minimamente a mollare. Penso tra me che se ce la faccio a non farmi staccare troppo e a stare con Remo e compagnia, la fatica e la preoccupazione più grande è andata, manco avessi il compito in classe d'italiano!
Bene quando la salita del Flover aumenta di pendenza, decido che è il momento di superare la ruota che mi sta davanti, perché Remo e gli altri più forti sono già a trenta metri. Il battito continua a salire, ma la cima è poco distante. E il battito sale ancora: si supera quota 180. Ad un certo punto non ho più ruote da ciucciare e non voglio perdere i primi. Record! Arrivo a quota 186, nuovo record personale, riesco a rientrare nel gruppo e penso tra me che è fatta.
Da lì in poi il classico giro del lago si sviluppa secondo i soliti pezzi: saliamo da Bardolino per la salita del Pigno, mentre il ritorno è fatto ad andatura decisamente più turistica, complice il fatto che Remo è da almeno un mese che non prendeva in mano la bici.
La giornata per me dovrebbe finire a Quinto, ma decido di accompagnare Remo fino a Stallavena e proseguo per Alcenago, dove ritrovo mia sorella che sta preparando un'ottima ciambella da gustare nel pomeriggio. Approfitto pertanto per bere qualcosa, lecco il fondo della teglia usata per la crema pasticciera, saluto i miei e mi avvio verso valle. Vuoi che a Stallavena ti trovo il Righe, il quale mi chiede di accompagnarlo su per il vaio Bazazenoci? Massì, cosa vuoi che sia, ho già più di 100 km nelle gambe: non sarà certo il vaio per le Barozze a mettermi ko!
Per fortuna che il Righe è ancora non al top della forma, per cui si sale ad un ritmo decisamente inferiore per le mie possibilità e questo è sicuramente confortante per arrivare a Fosse, con la gamba ancora salva. All'Ombra delle Fosse ci concediamo un bel panino col salame, una Coca-Cola, ma il tempo è più che mai tiranno e torno a casa sempre per il vaio.
La giornata si conclude con 137 km, 3652 kcal bruciate, 27,5 km/h di media e quasi 5 ore di pedalate, ma il record del cardio è senza dubbio l'elemento più degno di nota!
In mattinata mi sono aggregato al treno dei vecchietti più arzilli del GC Grezzana. Il giro è stato uno strano incrocio, che ha contemplato la salita a Pian di Castagnè, la salita a San Briccio e la salita della Pissarota. Dopo l'immancabile aperitivo al Ciao poco dopo mezzogiorno, arrivo a casa, dove trovo la mia famigliola pronta per gustarsi un pomeriggio sportivo a base di gran premio di Formula 1 e ultimi chilometri della Liegi.
La cosa più eclatante è che oggi mio figlio ha voluto insistere nel voler provare ad andare con la bici senza le rotelline, tolte giusto sabato sera. L'equilibrio è ancora un po' precario, ma siamo sulla buona strada. Aspettatevi insomma che nel giro di qualche settimana sia completamente autonomo ad andare in bici!
Oggi il programma ciclistico ha previsto una capatina a Boscochiesanuova in divisa completamente estiva. Dopo essere salito a Bellori, lungo la salita per Lughezzano e la strada vecchia che conduce a Bosco, ho avuto modo di superare qualche altro cicloturista, che si godeva molto più di me il paesaggio, alchè ho ben pensato che forse valeva la pena tirare fuori il cellulare e scattare qualche foto in prossimità di Tonghe di Sotto, dove c'era un'infinita distesa gialla di tarassachi in fiore.
Oggi mi ero comunque imposto di salire cercando di rimanere in soglia e devo dire che sono quasi riuscito nell'intento, andando fuori soglia si e no per 5 o 6 minuti su 1h54' di giro totale.
La discesa verso la Valpantena l'ho fatta molto più velocemente per la strada nuova, anche se l'antivento e qualche fastidiosa raffica di vento mi ha causato qualche problema nella discesa da Rosaro fino a Stallavena. Il chilometraggio e la media non sono eccezionali, ma l'esercizio svolto in salita spero sia stato molto utile sia per le mie gambe che per il mio apparato cardiovascolare.
Oggi sono partito nel primo pomeriggio sempre con divisa estiva Turnover alla volta del Pian di Castagnè, con le gambe ancora un pelo stanche per le prestazioni dei giorni scorsi. Sono arrivato a Castagnè non forzando eccessivamente, ma con buona andatura, mentre la discesa verso contrada Villa di Mezzane se ne va con una buona media.
Attraversato il paese di Mezzane, mi rendo conto che la condizione è soddisfacente, a giudicare dalla velocità oraria di crociera. Mi convinco che oggi la giornata è giusta e nemmeno il vento contrario da Lavagno fino all'incrocio delle Quattro Strade mi fa desistere. E con una potenza mai conosciuta fino ad ora salgo allo scollinamento poco sotto San Giacomo ad una velocità tra i 33 e i 42 km/h. Comincio già a sfregarmi le mani quando il rilevatore di velocità poco dopo Casette di Marcellise mi invita a rallentare, ma non accenno minimamente a mollare la presa. La velocità media fino a quel punto è già ben oltre i 28 km/h e da San Martino Buon Albergo fino a casa non ci sono salite degne di nota, per cui decido di forzare un altro po', cercando però di tenere sotto controllo la frequenza cardiaca.
Beh, inutile che stia qua a smenarla tanto: il mio nuovo record del giro è 1h35'27", qualcosa come 4'30" in meno del record fissato giusto un mese fa, poco prima della mia partecipazione alla Legend. Sarà che le temperature primaverili aiutano senza dubbio a migliorare la prestazione, ma probabilmente non sono mai stato in forma come adesso! Domani mi tocca salire sulla bici e insistere!
Mica tanto a piombo per l'orario della sveglia, oggi io e il Radu siamo andati a provare la Marathon della Conca d'Oro, visto che entrambi non l'abbiamo mai fatta e non è certo il caso di prendere sotto gamba certe gare. L'appuntamento è alle 6.30 a Verona Est, dove carichiamo l'ammiraglia e ci avviamo verso la Valsabbia.
Appena giunti a Odolo, la temperatura dell'aria non è delle migliori, ma il sole promette bene e optiamo per l'abbigliamento estivo con manicotti, tanto per tenere via la bruma... Il sottoscritto decide che, invece di spendere un sacco di euri di carbonio e leghe leggere, forse è il caso di alleggerire alla grande il mezzo in un altro modo...
Dopo i primi chilometri di falso piano su asfalto, ci avviamo sulla prima salitella del Marathon, che ci sorprende subito per difficoltà, sia per la pendenza, ma soprattutto per il fondo decisamente mosso: se la comissia subito cosita, come gheto in mente che el sia el resto? Non ci resta che stringere i denti e tirare avanti. E' però un'infinità di divertenti single track a farci cambiare subito idea sulla qualità della gara... Il sottobosco è però estremamente sporco e qua e là è tutto un insieme di rigagnoli che portano acqua a valle e le nostre splendide bici si imbrattano di fango dopo i primi chilometri.
E' il passaggio a fianco del Chiese, roba da padellone, a far entusiasmare il Radu, che si mette subito a menare il 44 e a darci dentro. La foto di rito ci scappa, per la gioia del Pezzo e compagnia. Arrivati a Sabbio Chiese, sbagliamo per qualche centinaio di metri a seguire le insegne della gara, ma ci imbattiamo nel barbiere del paese, il quale ci invita ad entrare in negozio e comincia a raccontarci di gran fondo, atleti dilettanti e non, del fatto che anche lui fa parte dell'organizzazione della gara. Ci mostra le magliette affisse in vetrina e a momenti si mette a fare barba, capelli e ceretta al Radu, che invesse el comissia a tontonar perché lui vuol fare strada.
Ci congediamo dal barbiere e torniamo sui nostri passi. Superiamo il paese di Piazza, dove comincia di fatto il percorso permanente della MTB Conca d'Oro e ci lasciamo presto alle spalle il cartello del santuario della Madonna del Visello - e chi l'ha visto il santuario? - così come il paese di Gazzane.
I brividi però arrivano per la coppia imperterrita poco prima dell'abitato di Bione, dove la potenza del Radu segna la morte prematura della sua sella, di soli 4 mesi: "Gliele canto io a Tagliaro oggi pomeriggio! Mi trovato bene con 'sta sella, ma si vede che è troppo fragile per il mio vigore". Scoraggiati un attimo per temere di dover abbandonare anticipatamente l'impresa, il Radu sentenzia imperiosamente:Â "Io il Bertone lo voglio vedere!". Il sottoscritto non può fare altro che assecondarlo e giù un altro dente.
Le emozioni però non finiscono quando il Radu urla a gran voce: "Occhio occhio!". Io stavo macinando il mio passettino col 32-28 e mi chiedo cos'abbia il Radu da gridare e mi accorgo tutto ad un tratto dell'enorme biscia che mi sta attraversando davanti. Non mi rimane altro che passarci sopra! A vista guardo il rettile - el me pareva un angio - e i tiri che el fa e, nonostante il peso dei miei tubeless, vedo che non si erge verso le mie gambe, ma che più o meno indenne riesce ad attraversare la mulattiera ed io farla franca. Era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere!Â
Dopo aver portato fuori anche questo rischio, arriviamo al cimitero di Bione, dove un manipolo di ciclisti del gruppo sportivo di Soprazzocco arrancano alla pendenza della strada. Li salutiamo e loro ci rispondono con un "Ciao, gnari". Noi mentalmente controbattiamo con un lombardo "Figa!" e amici come prima.
Da Bione proseguiamo la nostra ascesa e poi giù di nuovo ad Agnosine, dove entriamo in centro storico per concederci una piccola pausa. Alla vista del primo bar, appoggiamo le bici e mettiamo il naso dentro per la pausa caffé. Subito io e lo Zumerle ci guardiamo più o meno attoniti e col colpo d'occhio ci lusinghiamo per la scelta casuale del bar, dove le sorelle sono a detta del mio compagno entrambe all'altezza del compito, mentre io dissento fortemente, parché quella alle macchinette del Lotto la me parea un toco piassé figa. Il Radu intanto para giù una bustina di zucchero scìeta, tipo ciucciotto, e quando usciamo il campanile suona mezzogiorno, solo ci manca ancora il Bertone...
L'ascesa sullo sterrato molto smosso, ma non troppo ripido, ci fa arrivare abbastanza presto alla frazione di Casale e poco sopra è la volta di mettere il padellino per la salita del Bertone. Il cartello con le indicazioni di pendenza media, pendenza massima e distanza ci invitano a far partire il cronometro. Andiamo su con un ritmo assolutamente turistico, considerata la missione di ricognizione e teniamo sotto controllo il battito. Il Bertone da questo lato si può tradurre in due pezzi cementati ripidi, in cui bisogna stare coricati avanti, senza però perdere il carico sulla ruota posteriore. Arriviamo in cima abbastanza rapidamente e il Radu mi informa che la nostra ascesa è durata poco più di 11 minuti.
La discesa dall'altro lato del Bertone è velocissima e ci imbattiamo in una gentil donzella in fuseaux - par ci no capisse l'era in fusò - che ci vede e ci chiede subito dove stiamo andando di bello. Con la scusa di annusare la puzza di freni delle nuove pastiglie dal Radu, lo invito a sostare: l'amica, tutta lusingata, vuol sapere del più e del meno e ci chiede se vogliamo entrare dentro in casa, gnanca ghe fusse pronte le papparele. Il Radu mi guarda, io acconsento e la visitina è concessa. A me viene in mente che sono sposato, pertanto mi limito a farmi riempire la borraccia e cerchiamo di congedarci. La pulzella lombarda lancia l'ultima frecciatina con un "Che gambe muscolose che avete!". Non sappiamo più come fare a svincolarci: torniamo in sella - il Radu con qualche difficoltà vista la sella malconcia - e diamo due pedalate al padellone e via...
Poco sotto ci fermiamo nuovamente nella contrada per altre foto di rito. Da lì in poi crediamo che la musica sia finita, visto che il Bertone è andato e pensiamo tra di noi che le fatiche siano finite, ma i 10 km che mancano ad Odolo, non sono certo tutta discesa. Ci sono una quantità di denti e falsopiani, che ci mollano delle rasoiate sulle gambe, di cui faremmo bene evitare, ma ci tocca e quindi avanti tutta. Il Radu ogni tanto riprende tono e vigore e si mette a menare di gusto e io non mi faccio certo pregare di stargli dietro. Ad un certo punto ci imbattiamo nel gruppo di Soprazzocco, che ha pensato di tagliare il pezzo del Bertone, perché a detta loro "non piace". Noi sorridiamo, capiamo e allunghiamo...
Appena superata la coppia davanti al gruppo, mi concedo una caduta nel fango più viscido, ma come un bambino mi alzo e cerco di riprendere subito la scia del Radu. Da lì in poi l'arrivo ad Odolo è una spadellata in salita su asfalto per un chilometro o due e l'arrivo al parcheggio conclude la nostra scampagnata.
Qualche lieve differenza tra le distanze segnate dai nostri ciclocomputer, ci dicono comunque di aver fatto 60 km, circa 1800 metri di dislivello e che i nostri cuoricini - il mio e quello del Radu - battono assieme all'unisono, nel senso di frequenze cardiache massime, ma anche le frequenze segnate su parecchie salite!
Una doccetta fatta con la tanichetta consente di metterci in strada in condizioni decenti e all'Autogrill devo fare le mie per convincere il socio a prendere il Menù Perfetto e lasciar perdere le sue tentazioni di gola, con varie cioccolate, biscottini ed ememens. Immagino che a quest'ora abbia però ormai fatto fuori il bussolotto di yogurt da 1 litro dell'Eurospin...
A me non rimane altro che andarmi a fare una tartina alla senape, perché la maionese sarebbe anche più buona, ma son troppe calorie...
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