Davide si cimenta provetto fotografo in Kenia... di Marco Tenuti
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Santa Lucia no l'è più quela de na olta.
Adesso la ghe porta el Carbon a quei brai,
e l'Aluminio a quei catii...
A quei molto brai la ghe porta el Carbotecture.
Di Marco Tenuti (del 06/08/2012 @ 14:41:22, in rally, linkato 2288 volte)
Una volta nei rally esistevano delle certezze più o meno invariabili: esistevano i campioni e poi esistevano gli specialisti, capaci di vincere questa o quella tipologia di rally, per abitudine o attitudine particolare al fondo o alle condizioni proibitive.
Per esempio il Rally Mille Laghi, questo è tradizionalmente il nome di uno dei più belli rally del mondo, il rally di Finlandia appunto, era ad appannaggio esclusivo dei campioni scandinavi, imbattibili sia sulla neve che sullo sterrato veloce.
Tantissimi sono stati i tentativi dei campioni mondiali di scalzare questo primato agli scandinavi. Ci erano riusciti solo in due negli anni Novanta Carlos Sainz e Didier Auriol, supportati ovviamente dai rispettivi squadroni ufficiali.
C'era riuscito anche Markko Märtin nel 2003, che però è estone e non è certo mediterraneo, e che quindi ha una certa confidenza con la neve e gli sterratoni ai 200 km/h.
Sua Maestà Loeb ci ha messo un po' a farci la mano con la Finlandia e la sua prima vittoria è arrivata nel 2008. Poi si è ripetuto nel 2011.
Quest'anno, nel 2012, si è ancora ripetuto. Non riuscirà ad essere il pilota a vincere più volte in Finlandia, visto che Tommi Mäkinen, Marcus Grönholm e Markku Alén lo hanno vinto troppe volte, ma la dimostrazione di forza del pluricampione francese è incontestabile.
Guardate un po' la sua serie personale nel campionato mondiale 2012, al sedile della Citroen DS3 WRC e sempre navigato da Daniel Elena.
Impressionante. E sempre più vicino al nono titolo mondiale. Consecutivo.
Di Marco Tenuti (del 06/08/2012 @ 17:47:00, in MTB, linkato 2221 volte)
Le riflessioni di Simone Scandola e di Luca Poltronieri sull'edizione 2012 della Lessinia Legend, quella con l'Inferno di Pietra, tanto per intenderci...
Il tutto confezionato sapientemente da Luca Carton.
Di Marco Tenuti (del 07/08/2012 @ 17:57:00, in MTB, linkato 2296 volte)
Quest'anno l'EICA, l'Esposizione Internazionale del Ciclo, si sposta da Milano a Verona, parterre d'eccellenza per presentare tutte le novità della bici per il 2013. Sarà allestito presso Veronafiere dal 15 al 19 settembre 2012.
Di Marco Tenuti (del 08/08/2012 @ 18:11:58, in MTB, linkato 2306 volte)
Disponibile già da un po' di tempo la cronaca della Valleogra MTB Race, gara valida per l'assegnazione del Campionato Italiano Marathon 2012.
Questa gara, corsasi a Schio domenica 24 giugno, ha visto Juri Ragnoli del team Scott, aggiudicarsi il percorso Marathon ed indossare così la maglia tricolore 2012, succedendo così a Mirko Celestino, campione l'anno scorso a Gualdo Tadino.
Di Marco Tenuti (del 09/08/2012 @ 22:24:50, in MTB, linkato 2882 volte)
Stia tranquillo il Conte Savoia che non userò la parola "transumanza" per il titolo di questo articolo.
Non potendo prendere parte al giro organizzato proprio dal Conte, l'Orlando e Cactus della scorsa domenica 5 agosto, giro che aveva in programma di raggiungere anche il Corno d'Aquilio, mi sono detto che per oggi forse valeva la pena transumare verso gli alpeggi lessini in direzione del picco più ad occidente di tutta la Lessinia.
Certo è che oggi abbiamo attraversato più mandrie di vacche, boasse di tutti i tipi e sbarre e cancelli che abbiamo stabilito un piccolo record. Ma chi?
Oggi non eravamo in molti: io e Luca Dall'Ora, per gli amici della mountain bike Lucaling. Effettivamente non mi sono dato molto da fare per pubblicizzare la mia iniziativa, ma ero quasi più propenso a farla da solo, come un cane sciolto, però ho pensato che avere un compagno di viaggio non fosse una cattiva idea.
Ecco, molto telegraficamente, i tempi ed i momenti salienti del nostro giro molto ampio dell'arco della Lessinia.
Verso le 7.30 scarse Lucaling parte da Verona, mentre io alle 8 in punto scendo da Monte Comun: ci incrociamo poco sopra Stallavena, cioè a Crusi (290 m slm), dove per me si comincia a pedalare.
Lucaling ha già la gamba calda, mentre il mio corpo è ancora dormiente, tanto è vero che non riesco ad arrivare a 150 battiti sui primi tornanti verso Alcenago.
Il percorso vede come prima salita proprio la Chiesa di Alcenago, susseguita dalla salita ripida verso Casette di Alcenago - prima salita della Granfondo del Pandoro 2010 - a seguire l'abitato di Coda che resta alla nostra destra, il superamento della cava franata prima di Sengie, poi Fiamene.
Lo sterrato verso Crosa di Schioppo è un must essendo in mountain bike, poi Verdevalle e subito ci imbattiamo nella prima incognita, cioè una variante sterrata sotto Sant'Anna d'Alfaedo che ci fa risalire dal crinale che porta alla chiesa in paese, dove riempiamo le borracce già prosciugate dopo la prima ora in bici.
Arriviamo a Fosse con qualche minima variazione su sterrato, tanto per non sentirsi troppo bitumari. Qui il tempo di un twit su Twitter e attacco diretto della salita verso Martellengo.
In barba al divieto di transito per le biciclette da Bivio Tommasi fino a Col di Pealda Bassa, confidiamo sul fatto che le nostre sono bici appositamente pensate per fondi accidentati e pericolosi e continuiamo rapidamente verso quest'ultimo. Per Luca questa è la prima volta verso il Corno d'Aquilio, ma avendo pedalato un paio di settimane fa proprio la Lessinia Bike, tutto il comprensorio gli è assolutamente familiare.
A Col di Pealda Bassa termina il divieto di transito per le biciclette e comincia quello per i veicoli a motore. Non è un più un problema nostro: la Scalona è leggera si, ma il motore non ce l'ha.
Deviamo ad ovest verso la Croce del Corno: arrivati alla fine della carrabile, è giunto il momento di sgonfiare un po' i tubeless della Scalona gonfiati a 4 atmosfere e dopo la profonda duna, ci ritroviamo entrambi col padellino a salire il single track che porta alla croce. Purtroppo qualche pezzettino necessita di spingere a piedi, ma non è un problema, visto che la meta è lì davanti a noi.
Alla croce scattiamo alcune foto ed ammiriamo di tutto un po': l'intera Valdadige, il basso Lago di Garda, tutto il Baldo, il Pastello e tutta la Lessinia occidentale. Peccato che la vista verso l'orizzonte sia rovinata dalla foschia in Valpadana.
Lucaling si lamenta del fatto che la sua posteriore si sta sgonfiando e cominciamo a pomparci dentro un po' di aria, ritorniamo al Col di Pealda Bassa, dove abbandoniamo l'idea di scendere fino a Sega di Ala, così aggiriamo il Cornetto e giù a Passo Fittanze per pausa Cocacola.
Dopo un po' di chiacchere col Michele Dusi, mio compagno di team, si riprende verso Malga Lessinia con Lucaling che fatica a ripartire, ma dopo un po' ingrana la quarta e si alza sui pedali secondo Scuola Ganassa Conteale. "Ho le gambe ed il cuore in risonanza con la pedalata" commenta allegramente il giovinotto, mentre io faccio fatica a stargli a ruota.
Anche buona parte della Translessinia se ne va rapidamente con la padella sempre in canna ed io molto più a mio agio sulla Scalona che sulla Scaletta una settimana fa in notturna.
Si sale al Rifugio Primaneve per sosta di una mezz'oretta per un piatto di pizzoccheri, altra cochetta e caffé. Lucaling approfitta per cambiare la camera della posteriore che continua a perdere lentamente aria.
Dalla cima del Monte Tomba scendiamo dal pratone della Lessinia Legend 2010. Poco sotto ci fermiamo per controllare anche l'anteriore di Luca: anche questa perde purtroppo aria e non rimane che dare una gonfiata, visto che le camere da 26" sono finite.
In fondo al pratone inversione a destra verso il bivio che porta a Bocca di Selva. Poco sotto giriamo a destra percorrendo un tratto di Legend 2011-12 al contrario e sbuchiamo a Maregge.
A Boscochiesanuova ci salutiamo perché il mio tempo a disposizione si sta drasticamente riducendo, così lascio Lucaling in balia della discesa, del caldo verso la Valpantena e Verona e della sua ruota anteriore bucherellata.
Io opto per il rientro su bitume, via Erbezzo, Selvavecchia, Ronconi, Sant'Anna d'Alfaedo e Fiamene. Diventa quasi una corsa contro il tempo, ma riesco a tenere sempre delle buone velocità, anche se non certo quelle che riesco a fare con la bici da corsa con una gamba più fresca, ma il cuore gira sempre bello alto, pertanto vuol dire che il burro dei pizzoccheri non sta ostacolando la mia cavalcata di mezza estate.
Tra Crosa di Schioppo e Fiamene, per la seconda volta di oggi, il taglio obbligatorio su sterrato.
Mi rimane solo la risalita da Fiamene a Monte Comun e decido per la via più breve, ossia il muro al 25% del sentiero E5 che dalla contrada di Saline conduce direttamente sul cocuzzolo. La gamba gira ancora benone, solo che non c'è più il fresco che c'era al Pidocchio, ma il pezzo più ripido lo faccio tutto a colpi col 26/32 o col 26/36, mentre son costretto a spingere a piedi sui sassoni dell'E5, quando si è ormai su a Monte Comun. In questi frangenti mi viene da fantasticare su qualche durissima gara a tappe in MTB, come la Transalp o quell'idea nuova che sta venendo fuori da Simone Scandola ed il suo team...
Purtroppo non ho indicazioni esatte sulla distanza percorsa e sul dislivello, perché il Polar si è finalmente messo a funzionare solo dopo avergli fatto il soft reset proprio al momento della ripartenza dalla croce del Corno.
Dovrebbero essere un totale di 99 km e circa 2400 metri di dislivello, mentre per Lucaling forse un centinaio di metri in più di dislivello, visto che lui si è fatto al mattino la risalita della Valpantena, senza però pedalare i tratti vallonati da Boscochiesanuova fino a Crosa di Schioppo, non dimenticando il rampone finale al GPM di Monte Comun.
Oggi posso dire di essermi ritagliato un pezzo di Lessinia a modo mio, da ovest verso est, qualcosa di facile - tecnicamente parlando - ma assolutamente ostico per la lunghezza e la fatica, qualcosa insomma che mi si sta addicendo sempre più, dopo il terzo anno di Prestigio MTB e tutte le gare marathon ed extreme pedalate proprio nel 2012.
Di Marco Tenuti (del 11/08/2012 @ 18:32:05, in MTB, linkato 2823 volte)
La bella Emily Batty ha già finito la Coppa del Mondo XC 2012 in sesta posizione, insomma una delle più forti al mondo nel cross country.
E' giovane e non può che crescere. Certo è che la sfiga l'ha centrata in pieno questo martedì quando è caduta in allenamento, a soli quattro giorni dalla prova olimpica. Per carità: cadere in bici ed in mountain bike non è poi così raro. E quando si cade, la clavicola è spesso una delle prima ossa a saltare quando si cade.
Ne sa qualcosa una delle più forti al mondo, ossia la polacca Maja Włoszczowska, costretta a casa per un incidente avvenuto ormai una trentina di giorni fa.
Cosa direste voi di una bella biondina? Vi verrebbe da inquadrarla come una "fighetta" arrendevole?
Decisamente no. Dopo l'assenso dei medici, che non penso siano riusciti a guarirla e a rinsaldare la frattura in soli quattro giorni, ma stamattina ha preso in mano la sua bici ufficiale Trek, una Superfly SL da 29 pollici e non ha guardato in faccia nessuno.
Ha stretto i denti ed ha corso la prova olimpica di Londra 2012 sul circuito di Hadleigh Park, nell'Essex, ad una cinquantina di chilometri dalla capitale londinese.
Ed ha pure terminato la prova in 24° posizione, molto lontana da quello che avrebbe potuto fare, se non avesse avuto questo accidente.
Non so quanti antidolorifici le abbiano iniettato dentro, però tanto di cappello: i miei complimenti alla bella Emily!
Di Marco Tenuti (del 12/08/2012 @ 02:48:15, in hitech, linkato 2487 volte)
Ci ha messo otto mesi ad arrivare in spiaggia il buon Curiosity del NASA JPL: adesso che è arrivato lo aspettano ben due anni di lavoro, anzi un anno marziano (687 giorni), che sono quasi due anni terrestri (365 giorni).
Scatterà foto, farà video, percorrerà chilometri sulle sue sei ruote grasse, analizzerà campioni di polveri e di rocce e chissà che altro gli faranno fare gli uomini della NASA.
Di Marco Tenuti (del 12/08/2012 @ 09:43:56, in MTB, linkato 2870 volte)
Se avete le gambe per spingere la monocorona, SRAM ha preparato per voi il nuovo gruppo, lo SRAM XX1. Non è certo mia intenzione nascondere la mia simpatia per la casa americana, visto che le mie bici montano prevalentemente gruppi SRAM.
Scegliete voi quanti denti debba avere l'unica corona da mettere sulla guarnitura della vostra mountain bike, tanto dietro metterete il pacco pignoni dell'XX1, 11 rapporti a partire dal pignone del 10 fino a quello del 42...
Una cosa estremamente semplice: via il deragliatore anteriore, via il comando per il deragliatore anteriore, via il cavo per il deragliatore anteriore, via una (o due) corone. Una soluzione leggerissima.
Ma ricordatevi di fare bene i conti, perché il problema non è mai il rapporto più lungo da spingere, ma quello più corto.
Anzi ve li faccio io volentieri i conti (in un altro articolo specifico). E vi preparo una bella tabella, così vedete da voi i rapporti moltiplicatori, sia che voi abbiate una 26 pollici, una 27 e mezzo o una 29.
Vien fuori insomma che la monocorona è una cosa esclusiva per il cross country agonistico, ma non per fighette, ma solo professionisti di quelli possibilmente OLIMPICI, cioè Fontana, Schurter e compagnia...
E poi siamo sempre alle solite: che voi diate una 26 pollici, una 29 pollici o una 27 e mezzo, o che facciate usare una, due o tre corone, uno come Schurter vince sempre e comunque. Qui sotto lo vedete sul gradino più alto del podio proprio ai campionati nazionali svizzeri di cross country a Balgach, quando ha corso proprio col monocorona di casa SRAM.
Tutto il resto lasciatelo fare al marketing, ma questa volta, cari amatori ganassa che siete, vi consiglio di lasciar perdere...
Di Marco Tenuti (del 13/08/2012 @ 10:39:01, in MTB, linkato 3650 volte)
Nelle scorse settimane non avevo seguito in tivù né la prova in linea olimpica, vinta da Vinokourov, né la prova a cronometro vinta da Winnings. Me se sono accorto solo ieri, mentre seguivo la prova olimpica di mountain bike, quella andata in scena a Hadleigh Farm, nell'Essex e vinta dal ceco Jaro Julhavy davanti di poco a Nino Schurter ed il nostro Marco Aurelio Fontana.
Le Specialized ufficiali erano tutte con una livrea di color arancio, così come anche l'abbigliamento ufficiale usato dai campioni sponsorizzati proprio dal brand americano, se guardate bene le scarpe ed il casco, sviluppati specificamente da Specialized.
Quello che però è più intrigante è proprio il fatto che alle Olimpiadi di Londra 2012 sul tubo diagonale delle bici - la superficie più grande a disposizione su una bici e quella su cui il colpo d'occhio va a cercare la marca della bicicletta - non campeggiava la scritta S-WORKS, da sempre il brand più professionale ed agonistico di Specialized, ma proprio il brand generalista SPECIALIZED.
Ed effettivamente, quando mi sono avvicinato al mondo delle bici, consideravo S-WORKS un brand diverso da Specialized. Quando insomma ero un novello e non avevo una conoscenza ed un'informazione così approfondita dei marchi e della componentistica delle due ruote, ero abbastanza perplesso al riguardo di questi due brand, tanto da confonderli e distinguerli poco.
Per il pubblico generalista questa scelta, cioè di avere un sottobrand specialistico rispetto al brand generalista, a mio modo di vedere, non è mai stata una scelta commercialmente vincente perché genera confusione.
Diversamente nelle competizioni specialistiche, seguite quasi esclusivamente da appassionati ed esperti del settore, ha senso il sottobrand specifico proprio a voler distinguere l'esasperazione e l'esclusività del mezzo tecnico usato dall'agonista, rispetto al resto della gamma delle bici a listino. "Noi ciclisti" sappiamo tutti che S-WORKS è il "top", mentre Specialized è la "base".
Poi succede che Specialized riesce a mettere a segno ben due vittorie su tre nelle gare più importanti del ciclismo professionistico maschile, cioè la vittoria nella prova su strada con Alexandre Vinokourov, supportato dall'Astana e Specialized e Jaroslav Kulhavy del team Specialized Racing nella prova di cross country in mountain bike.
E si sa che le Olimpiadi sono seguite più da un pubblico generalista e da un giornalismo generalista e passa in secondo piano il pubblico specializzato - e scusate il gioco di parole proprio con Specialized...
Una specie di risposta me la sono data da solo, però se leggete questo mio articolo ed avete qualche altra idea, esprimetela pure.
Concludendo: chi mi spiega questo cambia di look e brand di Specialized alle Olimpiadi? Proprio per quello che ho scritto io?
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