Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Fine settimana davvero ricco di percorsi, di chilometri e di pacche sulle spalle quello appena trascorso per il sottoscritto.
Sabato mi sono aggregato al GC Grezzana, che aveva in programma una delle gite più classiche, dove si unisce la pedalata cicloturistica alle degustazioni enogastronomiche: destinazione Fiera del Riso ad Isola della Scala.
La partenza dal Ciao è stata data alle 8.30 abbondanti e ci abbiamo messo tutta la mattina per arrivare ad Isola della Scala, a causa di un giro labirintico che ci ha visto spesso fermi per sosta caffé e sosta aperitivo, rispettivamente in quel di Custoza e di Nogarole Rocca.
Arrivati ad Isola della Scala a mezzogiorno in punto, solo il tempo di parcheggiare le nostre bici e poi ad accomodarsi a tavola per un congruo ristoro, nonostante i pochi chilometri pedalati fino a quel momento, cioè neanche 70 da casa. Con l'occasione anche l'Orlando ricongiuntosi per degustare el puerco dentro el risotto.
I senatori del gruppo sono comunque molto abili nella negoziazione del pasto e, forti del numero di presenze, cioè all'incirca una trentina di ciclisti, riusciamo a staccare con 10 Euro a testa:
- abbondante risotto col tastasal
- vino bianco e nero
- acqua minerale e naturale
- bis di risotto per più della metà dei presenti
- caffé corretto grappa e sambuca
- sfogliatine Vincenzi da pociare nel caffé
Di più non potevamo chiedere nè da una parte, nè dall'altra. Pertanto, ancora una volta il rapporto qualità-prezzo è imbattibile con Nik Turri & Co.
Le operazioni di reimbarco sulle superleggere sono però abbastanza lente, così come abbastanza lenta, anzi decisamente lenta, è la ripartenza da Isola della Scala in direzione Ca' degli Oppi, Oppeano e Zevio.
Succede qualche attimo di scollamento nel gruppone, con la tensione per un attimo alle stelle, perché le ruote veloci vorrebbero sfrecciare a gara, a mo' di garone UDACE, mentre il resto del gruppo non ha le forze per stare nel treno ai 40 km/h. In più, per il sottoscritto, il compito di tenere sempre coperto l'Orlando, onde evitargli di stancarsi troppo per l'impegno all'indomani.
Comunque, dopo un ricompattamento in piazza a Zevio, c'è modo per gli scalmanati di sfogarsi, col classico vallonato che porta da Ponte Florio fino a Marzana, dove il Bigolo (Avanzi) è sempre quello più in forma tra un traguardo volante e l'altro, mentre io lo marco a ruota, senza mettere in discussione la sua leadership e causare crisi d'identità. Insomma mi ritrovo senza volerlo dentro qualche trenata "UDACE" tra Gentlemen, Supergentlemen A-B eticì.
Domenica mattina, invece, prendo la Santa Messa delle ore 8.00 a Grezzana e poi con calma, molta calma, parto da casa alle 9.45 con l'intenzione di andare sul percorso della Granfondo d'Autunno a scattare foto.
Così salgo da Grezzana a Montecchio di Negrar in soupless, poi giù verso le Ragose e svolta a destra in direzione Gigi in modo da imboccare il toboga che porta a Villa Novare.
Quando arrivo alla fettuccia che delimita il percorso di gara, gli sbandieratori mi dicono che i primi due concorrenti, Rabensteiner e Righettini, gli uomini Focus XC, sono già passati, così mi infilo dentro io cercando di andarli a prendere in discesa con lo zainetto e la reflex a spalle, ma non li vedo proprio...
Poco male, mi fermo un attimo per fare passare il terzo ed il quarto e così tengo la loro ruota fino a Villa Novare e riesco a momenti nell'azione di rientro su Agostino Andreis e Georgy Dmitriev.
Da lì in poi mi posizionerò per scattare un centinaio di foto in un paio di punti nei paraggi della villa e poi, appena passato il Max Maga, mi ritroverò a percorrere tutta la parte finale di gara scambiandomi di tanto in tanto con lui e gli altri concorrenti sul suo passo. Per le foto andate qui.
Totale chilometri 165, di cui 43 nella giornata di ieri per andare e tornare dalla Granfondo d'Autunno, cioè un pezzo di gara più un paio di ascese su asfalto per andare e tornare da casa, cioè 1200 metri di dislivello.
Vista come una gara, la Legend 2013 mi risulta qualcosa di atipico rispetto a tutte le altre gare a cui ho partecipato ultimamente. Senza dubbio il fatto di partire nel primo pomeriggio rappresenta la novità più intrigante. Qualcosa di comodo che non costringe a certe levatacce.
Ancora una volta, dopo la Conca d'Oro ai primi di maggio, ho il piacere di essere accompagnato da Enrico, che mi scorta a Velo Veronese portandosi dietro un attrezzo che la Lessinia Legend la conosce bene, la Scaletta, con cui ho corso la leggenda veronese per ben quattro volte. Questa volta la Scaletta ha da stare più rilassata. Il Bibike Team Andreis ha organizzato un minicorso per i bambini ed i ragazzi, quindi niente agonismo, ma solo tecnica per Enrico sul piccolo circuito ricavato dietro la palestra di Velo Veronese.
Così la fasi preparatorie mi vedono tirare giù dalla macchina non una, ma due bici, ma l'aria della giornata è per me quella di festa. Era dalla Granfondo Tre Valli che non correvo in compagnia dei tanti amici veronesi che conosco e che frequento ormai da anni, pertanto l'idea dell'agonismo passa in secondo piano e lascio volentieri spazio alle pacche sulle spalle e agli incoraggiamenti. Tutti che mi salutano, che mi chiedono come andrà oggi. Le mie aspettative non sono molto alte. Per tutta l'estate ho pedalato badando più alla resistenza che alla prestazione, per cui inutile aspettarsi picchi di performance da questa gara che presenta tanta salita, dove ci vuole anche tanto fiato, oltre che gamba.
In più il peso, che è lievitato inesorabilmente per tutta l'estate, non mi permetterà certo di stare con quelli che ritengo bravi quanto me. Pertanto l'approccio molto filosofico è quello che prevale, salvo emboli che potrebbero impigliarsi al via.
Come scrivevo sopra, atipica è la partenza, in orario pomeridiano. Non è niente male come idea. Così dopo il pranzo anticipato alle 10.45 del mattino a base fondamentalmente di spaghetti, olio, grana e basilico, ci scappa un caffettino assieme al resto del Trio Piocio, con in più la new entry di Enrico, che si spara pure lui come un adulto un caffettino, macchiato però di latte.
In tanti scalpitano per entrare presto in griglia. La cosa non mi sfiora molto, considerate le velleità della vigilia. Si entra con la "rebongia", tra lo stupore di alcuni biker vicentini che chiedono spiegazioni sulle griglie che non si trovano. "Non ci sono griglie, cari miei": siamo talmente in pochi, che non c'è bisogno di dividere la gente in scaglioni. Si parte tutti assieme appassionatamente. Ne sa qualcosa l'Orlando che ritarda le fasi di ingresso in griglia e si ritrova a pagare una differenza di real time di una buona quarantina di secondi, ma se per lui la cosa non rappresenta un problema nel salire verso Camposilvano, figuriamoci a noi!
Enrico, nel frattempo, gironzola a fianco della griglia, dove si fanno vedere anche il Fix J e la Silvia, in procinto di diventare papà e mamma a giorni. Dopo un po' di chiacchere con Icio Birtele ed Alessandro Zanini, oltre all'onnipresente Cactus, che cerca di immortalare il più possibile questa giornata, finalmente viene dato il via e non c'è più tempo per le chiacchere.
La salita verso Camposilvano e verso la deviazione ai Gaspari la si fa di buona lena, tanto è vero che rientro su un Papataso tanto inaspettato, quanto demotivato, mentre poco avanti si intravede il fratello. Mi viene da pensare che oggi forse sono di nuovo a battagliare con le solite maglie di sempre, invece c'è da accontentarsi e da arrivare in fondo cercando di limitare i danni.
La gara scorre molto più velocemente di quello che mi sarei aspettato. Solo un pezzo mi è risultato di durata infinita e cioè l'ascesa dal Vaio dei Folignani fino a Bocca di Selva. Sul pezzo più duro mi ritrovo a spingere a piedi per alcuni metri, con tanto di accenno di crampi per aver allungato un po' troppo i polpacci nello spingere a passi distesi, ma più che mai viene utile la fiala di magnesio, che mi fa sempre compagnia in tutte le gare. Nonostante questo minimo tentennamento continuo a guadagnare qualche posizione, scambiandomi spesso con le seconda e terza donna, il che vuole dire che proprio male non sto andando per il mio ritmo.
Impressionante è di essere già arrivato ai crampi dopo neanche due ore di gara, ma a tutto c'è una spiegazione. Evidentemente ho tirato non poco nelle battute iniziali e sono già nella situazione di essere a corto di liquidi. Al bivio di Bocca di Selva però gli organizzatori si distinguono ed arrivano perfino al cambio borraccia: lascio la mia praticamente vuota e ne prendo una quasi piena perdendo zero secondi, neanche fossi in corsa per la vittoria!
Da lì in poi comincia la parte più epica della gara, cioè quella "meno impegnativa" e "più suggestiva". Anzitutto la conquista del Monte Tomba, il punto più alto della gara dall'alto dei suoi 1766 metri, e da lì in poi la lunghissima discesa verso Velo Veronese, intervallata da qualche duna o qualche passaggio da non prendere troppo alla leggera.
Tiro fuori però i denti e cerco di continuare a guadagnare posizioni su posizioni, grazie alla menata per il lungo giro attorno alla Pozza Morta, sempre troppo corta per i miei gusti. Anche l'ascesa al Malera è più difficile del solito, perché è il vento contrario a ridurre drasticamente la velocità media. Per fortuna questo passo non è relativamente breve e subito ci si caccia giù in picchiata verso il Parparo, dove ci aspetta la novità delle tre dune consecutive - bella sorpresina riservataci dagli organizzatori - tanto per accumulare altri 50 metri di dislivello, che faccio assieme al Bante Birbante, già in preda ai crampi.
Poi giù di nuovo a tutta, o quasi, sulle Lastre, dove una volta tanto posso lasciar scorrere le ruotone e lavorare la SID, a differenza dell'edizione passata, dove invece ero costretto a stringere i denti e sperare che queste passassero nel minor tempo possibile. Mi giro indietro ed il Bante non c'è più, così insisto nella mia azione di buon discesista, cercando di non pensare all'ultimo chilometro.
Ed eccolo lì: il pratone a sud-ovest del Monte Purga, con le sue rampe erbose che superano sicuramente il 20%, ma che l'orgoglio pretende di superare senza scendere dalla bici. Infine i temutissimi scalini della staccionata poco sopra il cimitero: qui mi concentro nello scegliere una giusta traiettoria e sfilo via senza problemi; così posso dire di avere in pugno la mia sesta Lessinia Legend!
Mi giro indietro un attimo, tanto per scongiurare l'eventuale recupero di un concorrente da dietro, e poi l'emozione di sentirsi gridare "Papà, papà!" anche dal piccolo Tommaso non ha prezzo.
E come se non bastasse, vedersi applicare il bollino sul numero di gara e posare assieme alle miss Legend sono quelle piccole cose che un biker che corre nell'anonimato apprezza sempre. Una volta tanto uno si sente al centro della scena!
Così arrivano a circondarmi subito tutti gli amici, il Conte, i Pezzo, l'Orlando e la mia famiglia e ci si muove verso il ristoro finale col sorriso stampato in faccia, come se avessi corso con le pantofole per il corridoio e l'orto dietro casa. Mi sono sentito davvero a casa, dopo aver pedalato molto in questo scorcio di Lessinia negli ultimi mesi, a forza di bitumare avanti ed indietro per San Giorgio e Camposilvano.
Che dire della Lessinia Legend 2013: peccato davvero che non ci fosse gente a correrla. Dal punto di vista paesaggistico stupenda, da quello agonistico altrettanto impegnativa, ma mai impossibile. Sull'organizzazione si è visto che negli ultimi giorni si è aggiustando il tiro curando i servizi per la presenza di 400 biker, ma tutto è filato liscio, a mio modo di vedere. Tanti suggerimenti ed osservazioni degli ultimi due anni sono stati recepiti. Il pacco gara decisamente ricco rispetto a qualche edizione fa, con la maglia Carrera ed i copriscarpe Lex Italia, oltre altri prodotti della Lessinia. Da segnarsi sul taccuino anche il pasta pasty, che non prevedeva la solita pasta, ma qualcosa come i gnocchi di malga con ricotta affumicata o a scelta risotto col tastasal, insomma roba per palati prelibati, quindi complimenti ancora una volta allo staff. Io non cambierei una virgola per l'anno prossimo, solo la data: la farei tornare a fine maggio, secondo la tradizione.