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Marathon del Lago di Bracciano: la cronaca
Di Marco Tenuti (del 18/04/2011 @ 14:29:18, in MTB, linkato 1178 volte)

E' domenica mattina. La sveglia suona alle 7.20 e di lì a due ore, c'è da entrare in griglia per l'undicesima edizione della Marathon del Lago di Bracciano. E' già da qualche giorno che sto affrontando questa gara con un approccio molto equilibrato. In tanti commenti ed opinioni ho intuito una gara scorrevole e veloce, dove però gli scenari sono incantevoli e dove c'è comunque da divertirsi. L'unica cosa da gestire è, come sempre, il gas, visto che si tratta pur sempre di una gara Marathon, cioè che per definizione dell'UCI, supera i 60 km. In più aggiungiamoci il fatto che il dislivello dichiarato è di 2000 metri, quindi proprio una passeggiata non è.

Dopo la consueta preparazione mattutina, decido per la tenuta completamente estiva e di indossare sopra la maglia mezza stagione. La bici è praticamente pronta, così come l'ho ritirata venerdì pomeriggio in negozio Turnover, dopo l'ultima ingrassata del Bosca. Devo solo applicare il chip SDAM sullo sgancio rapido anteriore e mettere il numero. Per questa gara avrò il 900, tondo tondo, più o meno il numero assegnato anche agli altri Prestigiosi 2010, che hanno deciso di affrontare la marathon in terra sabazia.

Salutata la signora Federica del B&B, mi avvio con la mia Scaletta sul lungolago, presso la pasticceria Ermete, per fare colazione. Il meteo è pungente, non tanto per la temperatura relativamente bassa, ma per il vento che è abbastanza fastidioso. La colazione è comunque un bel cornetto alla marmellata di mirtilli ed un cappuccino. Fuori dalla pasticceria si ritrovano le forze dell'Ordine, il personale della Croce Verde, oltre alla Protezione Civile: anche loro si stanno preparando per dare supporto a questa gara.

Mi avvio pertanto lungo la salita asfaltata che conduce ai campi sportivi, collocati presso località Possesso, cioè a circa 100 metri di altitudine rispetto la cittadina di Trevignano Romano ed il lago di Bracciano. Fino ad ora non ho incontrato ciclisti, ma solo autoveicoli con MTB a bordo o sul tetto. Comunque la mia paura di aver sbagliato posto e giorno, viene presto smentita, quando sono ormai arrivato nella zona della partenza. Le macchine parcheggiate sono sempre più e mi dirigo verso il tam tam della gara. Mi guardo un po' attorno alla ricerca di qualche faccia conosciuta, ma niente. Alché mi avvio su per la salita sterrata iniziale, ma subito mi dicono che non si tratta della salita iniziale, ma della discesa finale che conduce sul rettilineo finale di gara.

Finalmente comincio ad incontrare facce conosciute, come i cugini trevigiani di Presa XXII e gli Sbubbikers di Rimini e dintorni. La fase di riscaldamento si trasforma immediatamente e si può ritornare in zona partenza, pronti per collocarsi in griglia. Solo che le griglie hanno le loro tabelle degli intervalli numerici, ma non ci sono fettucce a delimitarle. A mezz'ora dalla partenza regna il caos più totale, ma vengo presto rincuorato sul fatto, che conta molto poco un posizionamento, visto il giro d'onore su asfalto di quasi 7 km e che ci condurrà di nuovo giù in paese. La gara vera comincerà solo dopo, una volta lasciato l'abitato di Trevignano.

Dopo l'introduzione dello speaker, finalmente ci si avvia in discesa, coi soliti scalmanati a seminare il panico, nel tentativo di sopravanzare posizioni su posizioni, in questa fase interlocutoria della gara. Succede anche che alcuni si incastrano e volano a terra. Io me ne sto tranquillissimo e nella discesa chiacchero con tutti quelli che conosco, il Busni, il Teora, la Silvia degli Strasagome. Ormai arrivati in paese aguzzo la vista, sperando di vedere Elisa, Enrico ed Alice, perché voglio liberarmi della maglia mezza stagione. Purtroppo per me, non li vedo e dovrò tenermi questo tiepido capo d'abbigliamento fino a fine gara.

Comincia la salita: non mi rimane che aprire il mezza stagione a mo' di superman e comincio a salire chiaccherando un po' con tutti. I primi 3 km di asfalto c'è da sbattersi per superare gente, ma la cosa non mi preoccupa minimamente: la gara è lunga, anzi è una marathon. Succede però che dopo 10 km, il gruppo è già bello sgranato ed il cardio comincia a segnare frequenze cardiache a livello di soglia, cioè 175 bpm, quindi si può dire di essere non ancora a tutta, ma in gara si!

Si comincia a menare su larghissime carrarecce polverose e da bravo ciucciaruote, cerco di stare in scia, ove possibile e continuo a sopravanzare posizioni. La cosa sorprendente è che dal 15esimo chilometro fino all'arrivo continuerò a superare gente e non subirò praticamente alcun sorpasso, se non su una discesa, dove un abile discesista ha modo di avantaggiarsi temporaneamente del "sopramanico".

Single track nell'erba, mulattiere nel bosco, single track nei boschetti, guadi con pochissima acqua, qualche passaggio di qualche metro nel fango, polvere ovunque, folate di aria che ti invitano a stare il più coperto possibile, dietro questa o quella ruota. Poi arriva un toboga di almeno 4-5 km, dove mi esalto come poche volte e continuo ad andare a prendere concorrenti su concorrenti, quasi l'avessi già fatto altre decine di volte. Alché mi ritrovo al primo tappeto di controllo elettronico, che si trova già a metà gara e penso subito già che due stelline sono messe in saccoccia.

Chiaccherando con alcuni laziali ed umbri che conoscono bene o male il percorso, vengo introdotto al ristoro di metà gara, dove mi fermo per riempire completamente la borraccia e mi pappo due tranci di crostata, visto che siamo solo a metà e la brioche di tre ore fa è già un lontano ricordo. L'effetto delle crostate è consistente e così comincio a fare il mio ritmo e a menare, dove possibile, delle belle velocità di crociera. Di tanto in tanto arrivano anche un paio di muretti al 20%, ma sono formalità che si sbrigano standosene seduti in sella col 27/32 in canna ed arrivati in cima alla sommità si dà una sgrattata al comando rotante e si torna di padella.

Le temperature cominciano ad alzarsi ed il mezza stagione comincia davvero a dare fastidio: sto pensando di lasciarlo a qualcuno dell'organizzazione, ma chi lo rivedrà più? Non mi rimane che continuare a succhiare dalla borraccia e a macinare. Ad un certo punto siamo ormai al chilometro 49 del Marathon e vedo il cartello del rientro sul percorso principale. Da qui in poi si torna sui passi del percorso "Gran Fondo" da 50 km e da qui fino all'arrivo sarà tutto un superare gli ultimi del percorso medio. La cosa causa di tanto in tanto qualche problema di sorpasso in discesa, ma questi amatori decisamente lenti sanno delle loro limitate possibilità e lasciano volentieri sempre il passo a chi è più veloce e si porta comunque nelle gambe l'acido lattico accumulato sui 60 km del Marathon.

Un flash incredibile mi prende al sessantesimo chilometro: rientro su uno spilungone magrissimo, che ha lo stesso fisico di Alberati, ha la stessa divisa A&G di Alberati, ha una 29 pollici come Alberati e monta una forcella rigida Niner. Penso tra me: "E' lui, ha avuto qualche problema ed adesso ha deciso di arrivare semplicemente in fondo". Gli chiedo una volta: "Paolo, che è successo?" Non risponde. Chiedo alla seconda: "Tutto bene, Paolo?". Nessuna risposta: non era lui, ma me ne accorgo solo quando lo sorpasso con una sverniciata ai 40 km/h. A fine gara mi dirà di essere un suo compagno di squadra, che però va alla metà.

Da qui alla fine un altro paio di salite segagambe,un paio di bei rischi in discesa, ma la porto fuori anche stavolta. Solo un blocco di catena nell'ultima rampetta finale, mi costringe a scendere per sistemare i deragliatori, ma posso risalire in sella col 27/32 e menare per gli ultimi cento metri di salita al 20%, mentre a lato gli esausti del percorso corto salgono spigendo a piedi la bici, in preda ai crampi. I miei invece sono ancora belli lontani: quando vedo l'apice della salitella, rimetto in canna il 42/11 e comincio a ripetere tra me: "Quattro stelle, si, Marcante"!

Gli ultimi sobbalzi introducono al rettilineo finale, con ben tre fotografi ad immortalarmi e anche Alice, Elisa ed Enrico a salutarmi ed a tifare a cento metri dall'arrivo. Dò una menata ai 40 km/h e, superati i tappeti elettronici, faccio un triplo pendolo col Racing Ralph posteriore! E' andata. Queste son quattro stelle di quelle raccolte a piene mani. La vecchia Scaletta ha onorato egregiamente una delle sue ultime gare. Sa che deve tenere duro fino all'arrivo della Scalona da 29", ma non perde un colpo. Il Bosca l'ha sempre regolata egregiamente ed in queste prime gare del 2011 non ha mai dato problemi particolari.

Finalmente posso togliermi il mezza stagione che mi son tenuto addosso per quattro ore. Arrivano i bimbi, chiamo al telefono il Conte che mi aveva incitato con alcuni squilli ai meno 10 dall'arrivo! Seguono le solite formalità, carico bici, bella doccia rinfrescante, lunghissima coda al pasta party, ma un bel po' caldo sole seduti per terra. Ci aspettano 500 km verso casa e chissà quale ingorgo a Firenze, ma questa gita sul Lago di Bracciano è stata proprio bella ed appagante.

Ah, le classifiche mi vedono 142° assoluto dei 350 che si sono classificati nel percorso Marathon, 25° di categoria M2, chiudendo in 4h05'39", anche se non c'era classifica Realtime, ad +1h01'48" da Mirco Balducci, vincitore assoluto. Il grosso dei concorrenti, 553 concorrenti all'arrivo, si è però riversato nel meno impegnativo percorso medio, di circa 50 km, mentre 46 sono i cicloturisti che hanno portato a termine il percorso escursionistico.

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