Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ecco il giro odierno del Campeon do Mundo: Passo Pordoi, Arabba, Passo Campolongo, Corvara, Brunico, Dobbiaco, Lago di Misurina, Cortina, Passo Falzarego, Arabba e ritorno sul Pordoi, il tutto in 5 ore e 45 minuti.
Per il nostro amico, 160 km in compagnia di tre uomini Lampre, che gli sono andati via all'ultimo chilometro, perché si sono messi a lavorare alla soglia, mentre il Miglio lo era già da un pezzo...
Niente da dire su chilometraggi del genere, che sono sempre impegnativi per i professionisti, figuriamoci per gli amatori.
Su in cima ai passi le temperature sono ancora molto basse e non c'è tempo di fermarsi, bisogna mettersi la mantellina e giù velocemente per le discese.
Il tratto rosso è un sentiero nel bosco del tipo "bici in spalla" e sembrerebbe essere l'unico sentiero degno di tal nome che risale a Ceredo dal vaio. Comunque sia lì non c'è traccia di segnaletica e nemmeno di passaggi umani negli ultimi mesi.
Il tratto fucsia è una bella strada sterrata (che un tempo, quando non c'era il "tornantone" di asfalto, costituiva la principale via di salita a Ceredo). Lungo di essa non ci sono tabelle o striscioline, ma in fondo, dove sbuca sulla provinciale asfaltata (620 mslm), si notano chiaramente le frecce a terra che indicano di girare verso nord.
Si segue il tratto di provinciale (nero) fino altornante a destra in fondovalle (710 mslm).
Da qui in poi le indicazioni si trovano ma sono molto poche (una ventina fra tabelle, striscioline e frecce a terra in 10 km di bosco e prati).
Si attraversa il vaio (della Marciora) guadando il progno e si risale il versante occidentale della valle su mulattiera un po' smossa ma fattibile (780 mslm). Quindi scende nel vaio (del Mortal) (680 mslm), si risale a Crestena (725 mslm) e si scende infine al Ponte di Veja(600 mslm).
Ecco il commento di Paolo del primo doppio attraversamento, ossia il vaio dei Falconi e quello della Marciora.
- Trovato il sentiero che sale dal vajo dei Falconi verso Ceredo; vale lo stesso discorso fatto per l'E5 per salire ad Erbezzo, pertanto impossibile tanto da fare quanto da proporre.
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La discesa da Ceredo verso la provinciale, lungo la strada vecchia è bella, ma le uniche indicazioni sono in fondo, al suo sbucare sull'asfalto (frecce per terra), per cui non si può dire se sia proprio quella la vera traccia. Di sicuro non è quella azzurro.
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Le suddette frecce indicano di andare verso nord (verso Fosse), quindi seguendole si arriva al tornante in fondo al vajo, e lì le indicazioni (frecce a terra e striscioline) fanno andare sulla mulattiera verso le Pozze di Sant'Anna d'Alfaedo.
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La salita verso Pozze è (come affermato sul sito) piuttosto mossa, un po' sassosa ma fattibile. Già a Pozze si è dentro un continuo saliscendi.
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Dopo Pozze si scende per sentieri lungo i quali devono ancora tagliare l'erba! Questo fa pensare ad un successivo lavoro di pulizia e di tabellazione del tracciato: considerate che a Pozze ci sono arrivato praticamente per intuito.
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Scesi nel vajo del Mortal, lo si attraversa e si comincia a risalire di brutto, lasciando a sinistra la traccia azzurra - che invece aggira il monte restando più in piano) e raggiungendo Crestena. Da qui si scende attraverso la cava/deposito per una strada bianca e quindi su prato fino al Ponte di Veja.
Il buon Orlando non smentisce la sua devozione per il territorio e il merito dell'appellativo attribuito da ormai qualche anno, cioè "Paolo Gipiesse", prendendosi la briga per tutti e soddisfare anche la sua curiosità nell'andare a vedere che ne sarà della seconda parte del percorso Marathon della Lessinia Legend 2010.
Il primo dubbio rappresentato dall'attraversamento del Vaio dell'Anguilla, da Boscochiesanuova ad Erbezzo, non è risolto nella giornata di sabato, in compagnia di Franceschino, il Signore delle Antenne e del Conte Savoia, quando la scelta di camminare il sentiero E5 si rivela ardua e inidonea in sella alla bici. E' così per la seconda parte del pomeriggio viene utilizzata dal Paolo per provare il varco leggermente più a sud rispetto alla risalita sull'E5.
Se non fosse che arriva anche il comunicato n.17 degli organizzatori della Lessinia Legend, con la sfida nella sfida, cioè la "restituzione dell'iscrizione" a chi riesce a fare in sella i 300 metri di questo tratto impossibile, cioè poco prima del Manar di Erbezzo, con tanto di incaricato appostato a controllare e a prendere il pettorale di chi ce la farà.
Non solo: Paolo porta a compimento la quadratura del cerchio, riuscendo in qualche modo a passare da Erbezzo a Ceredo e poi da Ceredo fino al Vaio della Marciora, prendendo così la via che porterà a Crestena e in direzione Ponte di Veja. A questo punto la Lessinia Legend 2010 la conosciamo metro per metro ed pronta per essere servita a tavola!
Non mi rimane che ringraziare Paolo e lasciarvi alle sue mappe e alle sue puntuali osservazioni.
Il Miglio, dopo alcuni weekend passati dentro la "gabbia" dell'ufficio, mette assieme un po' di giorni di ferie e va ad allenarsi con gli uomini Lampre, che non sono in corsa al Giro d'Italia.
Al tuo ritorno ti vogliamo vincente!
Siccome sono direttamente coinvolto nella cosa da domenica pomeriggio, eccomi ad esporvi una breve trattazione del Raffreddore, che ho trovato su Medicina Live.
I raffreddori comuni, diversi dalle riniti e dai raffreddori allergici, sono delle infezioni che colpiscono gola e naso. Nella maggior parte degli adulti compaiono sintomi del raffreddore due o tre volte all’anno, mentre nei bambini avvengono sei-otto volte.
CAUSE: Ci sono più di 200 diversi virus che causano il raffreddore comune, i più diffusi dei quali sono i rinovirus, ma anche coronavirus, adenovirus e virus respiratorio sinciziale (RSV, più comune nei bambini). E’ molto facile raffreddarsi perchè se il sistema immunitario di un corpo sviluppa l’immunità adatta ad un tipo di virus, potrebbe essere contagiabile da un virus diverso. Il virus potrebbe essere diffuso da starnuti e tosse. Il modo più comune di diffusione è il contatto diretto con una persona infetta. Tipicamente, la persona con il raffreddore tocca il proprio naso o mette la mano davanti alla bocca quando tossisce, lasciando migliaia di microscopiche particelle virali sulla propria pelle. Quando poi tocca un oggetto come una maniglia, un carrello della spesa o stringe la mano di qualcun’altro, vi lascia attaccato il virus. La prossima persona che toccherà l’oggetto sarà infettata. Bastano una dozzina di particelle virali per attaccare il raffreddore. Se la persona che ha raccolto il virus si tocca il naso o gli occhi, lo deposita in questo modo in un ambiente caldo e umido, l’ideale per prosperare. Le particelle virali si addensano nelle adenoidi sul retro della gola, dove si riproducono. Infine, una volta mature, rilasciano migliaia di nuove particelle virali per la diffusione in altre cellule. Questo processo è molto rapido, dura solo da 8 a 12 ore dall’arrivo del virus.
SINTOMI: I sintomi si sviluppano rapidamente, entro circa dieci ore (periodo di incubazione). Essi sono causati per lo più dalla reazione del corpo al virus del raffreddore. Le ghiandole mucose aumentano il loro lavoro e di conseguenza, le vie nasali diventano gonfie e soffocate a causa delle secrezioni. I sintomi raggiungono il picco dopo 36-72 ore e comprendono:
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Mal di gola secco (di solito il primo segno di un raffreddore);
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Naso che cola e starnuti;
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Voce rauca;
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Naso bloccato;
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Tosse;
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Lieve mal di testa;
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Febbre bassa;
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Sensazione di malessere generale.
I sintomi dovrebbero iniziare a migliorare dopo tre giorni e possono sparire entro circa sette giorni (ma possono persistere fino a due settimane). Un caso su quattro non sviluppa alcun sintomo, forse perché il sistema immunitario non reagisce al virus nel modo solito. E’ facile confondere un raffreddore con l’influenza, ma in generale l’influenza è più grave e produce una febbre più alta (sopra i 38 gradi) e sintomi più generalizzati in tutto il corpo come muscoli indolenziti, letargia, brividi, nausea e vomito.
TERAPIA: Nonostante decenni di ricerca, non è semplice curare il raffreddore. Gli antibiotici usati contro le infezioni batteriche non hanno alcun effetto sui virus, e i farmaci antivirali utilizzati per altre infezioni virali non sono utili contro i virus che causano raffreddori. La maggior parte dei raffreddori guariscono con metodi non farmacologici come:
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Essere ben idratati (bere almeno otto bicchieri di acqua al giorno);
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Utilizzare un umidificatore per evitare che il riscaldamento asciughi il rivestimento delle membrane mucose e le vie respiratorie superiori;
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Curare la congestione nasale con inalazione di vapore;
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Prendere un semplice analgesico come il paracetamolo o ibuprofene regolarmente;
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Provare anestetici per la gola o fare gargarismi con l’acqua salata per migliorare il mal di gola;
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Riposarsi e mangiare regolarmente per mantenere livelli di energia elevati.
I vantaggi dei supplementi di vitamina C sia per la prevenzione che per la cura del raffreddore rimangono controversi. Una recente revisione di più di 30 studi ha rivelato che durante i periodi di intenso stress le persone possono dimezzare la quantità assunta di vitamina C per curare il raffreddore. Alcuni sostengono che servono dosi molto più elevate di vitamina C. Molte altre terapie sono in fase di studio come quella a base di zinco e di erbe echinacee.
PROGNOSI: Se i sintomi persistono, consultare il medico. Gravi infezioni secondarie, come la polmonite, possono seguire al raffreddore, soprattutto se si è contratta l’influenza. Circa un raffreddore su 20 è complicato da un’infezione batterica che necessita la terapia con gli antibiotici. Tra i bambini, i raffreddori spesso portano ad infezioni batteriche all’orecchio, ma questo è molto meno comune negli adulti. Il raffreddore può anche aggravare l’asma e bronchite cronica.
PREVENZIONE: Il modo migliore per evitare un’epidemia è restare il più lontano possibile dagli altri nei primi 3 giorni in cui si è contratto il raffreddore, quando cioè c’è una presenza enorme di virus che potrebbe essere espulsa dal naso. Altri metodi sono:
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Lavare le mani frequentemente;
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Evitare di toccare il naso e gli occhi;
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Utilizzare fazzoletti usa e getta.
Me lo hanno chiesto sul forum di MTB-Forum, e così lo metto anche qui sul mio blog. Sono infatti in tanti i concorrenti che provengono da fuori Verona, per la 14esima edizione della Lessinia Legend.
Il casello dell'autostrada dove uscire è VERONA EST, sulla A4. Una volta usciti dall'autostrada, rimanete sulla Tangenziale Est ed abbandonatela all'uscita di Montorio, che non è l'uscita di via Mattarana, ma quella dopo. Probabilmente il navigatore vi farà uscire all'uscita precedente, per raggiungere Montorio.
Sotto trovate la mia cartina. La freccia rossa è la direzione di provenienza della corsa dal centro di Verona. Parcheggiate pure la macchina nel punto B, che è in prossimità della rotonda di Montorio o, se preferite, lasciate la macchina dentro il paese. La gara si sposta verso il punto C, dove comincia la prima salita, cioè la Montorio/Olivé verso Pian di Castagné.
L'idea di non pedalare nel corso di sabato, ma di darci dentro
stamattina è stata una buona idea.
L'appuntamento è col Papataso Fans Club e buona parte del team Focus
Italia alla rotonda di Montorio per le 8.15, cioè assolutamente in
anticipo rispetto al solito, ma tanto meglio visto il ricco programma.
Dopo il rapido trasferimento da casa del Conte Savoia verso Montorio,
col Conte che sfoggia una gamba da paura, mettendosi a menare subito
il 44/11 sulla sua Verdona da 29", mentre io dietro in scia col 44/14
con ruote da 26", ai 42 km/h, un bel modo per arrivare caldi
all'appuntamento!
Tre, due, uno via! Già da Olivé verso il Pian di Castagné la truppa
parte a tutta e rimango subito impressionato dal ritmo: se si parte a
ritmo XC, hanno davvero in mente di arrivare sul Tomba? Non mi perdo
d'animo e rimango nelle retrovie col Magalini, il Cica e Luciano
Recchia. Per fortuna che a Caiò gli animi si placano ed io stesso
comincio ad ingranare decentemente solo all'altezza di San Rocco di
Piegara. Da lì in poi l'arrivo alla Bettola di Velo propone una serie
di passaggi molto suggestivi, ma anche impegnativi in taluni casi.
Nonostante le piogge dei giorni scorsi il fango non è mai troppo e
nonostante qualche problema di aderenza, la trasmissione non si sporca
di fango.
Qualche foratura di troppo rallenta un po' la corsa del gruppo, ma
consente ai più di stare compatti. Alla Bettola il Papataso alza le
mani e decide di mettere fine alla sua sofferenza: davvero un
momentaccio per Andrea, nonostante una bici nuova a casa tutta da
scoprire e da affinare!
A Velo Veronese scatta la pausa brioches: non esito a condurre il
Conte alla Pasticceria in direzione San Francesco e poco dopo si
accodano tutti gli altri non sfegatati. Cappuccino e fettona di
strudel per me e il Walter, mentre per il Conte brioche alla crema.
La ripartenza verso Monte Purga è fatta ad un ritmo bello alto,
complice la presenza dei Maddiline del Cerro ed io la soffro non poco,
ma una deviazione verso contrada Al Pezzo ci fa perdere quota e anche
sbagliare strada. E' però un lungo cementone con pendenza tra il 15% e
il 30% a farci imprecare un po' tutti. Si fa fatica a salire ed è
obbligatorio il 22/32. Questo pezzo segherà le gambe a tanti, visto
che siamo si e no ad un terzo di gara...
Da lì in poi si comincia a gustare la vera Lessinia, con le mulattiere
delimitate dalle lastre verticali ed i pezzi su prati al limite
dell'equilibrio, dove non c'è tanto da scherzare...
Si guadagna però il Parparo Vecchio dove si mette finalmente la
padella per un buon chilometro continuando a guadagnare qualche metro.
Qui in tanti decidono di prendere la via di casa, mentre solo in tre
rimaniamo convinti verso il Tomba. La fortuna di incrociare il team
Tagliaro col capitano Radu, il Ridolfi, il Simone Pasetto ed il Bene
di ritorno da un megagiro in BDC, cioè una parte della Cunego.
Io, l'Anonimo e Benito caliamo l'asso e l'orologio non è tiranno.
L'ascesa al Malera è interrotta da una deviazione verso sinistra che
ci fa stare poco sopra la provinciale che collega il Parparo a San
Giorgio, solo che anche qui siamo ad un certo punto un po' carenti di
frecce ed arriviamo a San Giorgio, saltando Passo Malera, dove invece
un altro bel cementone al 20% ci ricorda di non esagerare. San Giorgio
lo saltiamo a pié pari ed io e l'Anonimo saliamo in cattedra,
intervallandoci un paio di volte con una bella mulinata che tira il
collo al Benito, il quale manifesta di essere ormai alla frutta.
Ciononostante lui tiene la ruota ed il tetto della Lessinia è sempre
più vicino: la conquista della punta a 1766 metri la si fa su un bel
pratone erboso al 25%, dove c'è da sputare sangue.
Per fortuna che il rifugio è aperto e scatta il panino con speck per
l'Anonimo, mentre per me e Benito panino con salame e formaggio e
cocacola a tutti!
L'animo è sereno, la soddisfazione è tanta e la fatica è già alle
spalle. Una ricarica delle batterie è giusto quello che ci vuole e non
esitiamo a mandare SMS e foto a tutti ancora prima di arrivare. In
cima la temperatura non è delle più gradevoli ed il vento spira
almeno ai 40 km/h, ma la freccia Lessinia Legend indica di scendere e
questa volta la seguiamo con piacere. Da Passo Branchetto fino a
Quinto, vento a favore, posizione aerodinamica e velocità di crociera
stabilmente sopra i 45 km/h, con punte di 68 km/h sui lunghi
rettilinei a Maregge, Tracchi, Boscochiesanuova e sul Briago.
Io e l'Anonimo continuiamo a fare i Ganassa, mentre Benito di conserva
fa scorrere le sue ruotone con piacere.
A Orè di Stallavena, ci fermiamo qualche minuto per toglierci gli spolverini,
ci supera Giorgio Garofoli che lo andiamo prontamente a riprendere in
centro a Grezzana.
Che dire del Marathon della Lessinia Legend prima parte: percorso ed
ambiente molto suggestivo e tipico della Lessinia, bello, bello,
bello. Ci sono però delle "iniezioni" gratuite di passaggi da cross
country che non ci aspetteremmo di trovare su un percorso marathon, ma
il Poltronieri non è nuovo a queste cose. Speriamo che venga a più
miti consigli dal Vaio dell'Anguilla in poi, con la pubblicazione del
percorso definitivo, perché così com'è, non ci siamo proprio stando
alle opinioni di chi ha "provato a provarlo".
Infine quattro parole sulla mia condizione fisica e psicologica: direi
che ci siamo su tutta la linea. Alle gambe non devo chiedere troppo:
loro sembrano rispondere bene una volta che son belle calde, quindi bisogna
tenerle alimentate ed abbeverate e non vanno mai sovraccaricate con
rapporti troppo duri. La determinazione non si mette in discussione. Bisogna solo usare
la testa al 100% e la Lessinia Legend da 124 km dovrebbe essere alla
mia portata. Yes we can.
In attesa di commenti a caldo del Conte Savoia e dell'Orlando, pongo già la vostra attenzione sulla salita che porta dal Vaio dell'Anguilla verso Erbezzo, arrivandoci da contrada Rucchio.
Si guadagnano ben 250 metri di dislivello, spingendo la bici a piedi, roba da duri e puri...
Pubblico volentieri la foto che mi vede in azione al Durello '10, scattata da un nuovo studio fotografico sportivo, Seiafuoco.it. La foto è senza dubbio sconcertante, per la quantità di fango già addosso, quando ero a 2/3 di gara. Visto che il fango trovato in gara non me lo sono certo dimenticato, il pensiero va a domenica prossima, alla Divinus Bike, che mi vedrà pedalare alla caccia di altre due stelline del Prestigio 2010.
Clicca qui per andare al sito di Seiafuoco.it.
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