L'idea di non pedalare nel corso di sabato, ma di darci dentro
stamattina è stata una buona idea.
L'appuntamento è col Papataso Fans Club e buona parte del team Focus
Italia alla rotonda di Montorio per le 8.15, cioè assolutamente in
anticipo rispetto al solito, ma tanto meglio visto il ricco programma.
Dopo il rapido trasferimento da casa del Conte Savoia verso Montorio,
col Conte che sfoggia una gamba da paura, mettendosi a menare subito
il 44/11 sulla sua Verdona da 29", mentre io dietro in scia col 44/14
con ruote da 26", ai 42 km/h, un bel modo per arrivare caldi
all'appuntamento!
Tre, due, uno via! Già da Olivé verso il Pian di Castagné la truppa
parte a tutta e rimango subito impressionato dal ritmo: se si parte a
ritmo XC, hanno davvero in mente di arrivare sul Tomba? Non mi perdo
d'animo e rimango nelle retrovie col Magalini, il Cica e Luciano
Recchia. Per fortuna che a Caiò gli animi si placano ed io stesso
comincio ad ingranare decentemente solo all'altezza di San Rocco di
Piegara. Da lì in poi l'arrivo alla Bettola di Velo propone una serie
di passaggi molto suggestivi, ma anche impegnativi in taluni casi.
Nonostante le piogge dei giorni scorsi il fango non è mai troppo e
nonostante qualche problema di aderenza, la trasmissione non si sporca
di fango.
Qualche foratura di troppo rallenta un po' la corsa del gruppo, ma
consente ai più di stare compatti. Alla Bettola il Papataso alza le
mani e decide di mettere fine alla sua sofferenza: davvero un
momentaccio per Andrea, nonostante una bici nuova a casa tutta da
scoprire e da affinare!
A Velo Veronese scatta la pausa brioches: non esito a condurre il
Conte alla Pasticceria in direzione San Francesco e poco dopo si
accodano tutti gli altri non sfegatati. Cappuccino e fettona di
strudel per me e il Walter, mentre per il Conte brioche alla crema.
La ripartenza verso Monte Purga è fatta ad un ritmo bello alto,
complice la presenza dei Maddiline del Cerro ed io la soffro non poco,
ma una deviazione verso contrada Al Pezzo ci fa perdere quota e anche
sbagliare strada. E' però un lungo cementone con pendenza tra il 15% e
il 30% a farci imprecare un po' tutti. Si fa fatica a salire ed è
obbligatorio il 22/32. Questo pezzo segherà le gambe a tanti, visto
che siamo si e no ad un terzo di gara...
Da lì in poi si comincia a gustare la vera Lessinia, con le mulattiere
delimitate dalle lastre verticali ed i pezzi su prati al limite
dell'equilibrio, dove non c'è tanto da scherzare...
Si guadagna però il Parparo Vecchio dove si mette finalmente la
padella per un buon chilometro continuando a guadagnare qualche metro.
Qui in tanti decidono di prendere la via di casa, mentre solo in tre
rimaniamo convinti verso il Tomba. La fortuna di incrociare il team
Tagliaro col capitano Radu, il Ridolfi, il Simone Pasetto ed il Bene
di ritorno da un megagiro in BDC, cioè una parte della Cunego.
Io, l'Anonimo e Benito caliamo l'asso e l'orologio non è tiranno.
L'ascesa al Malera è interrotta da una deviazione verso sinistra che
ci fa stare poco sopra la provinciale che collega il Parparo a San
Giorgio, solo che anche qui siamo ad un certo punto un po' carenti di
frecce ed arriviamo a San Giorgio, saltando Passo Malera, dove invece
un altro bel cementone al 20% ci ricorda di non esagerare. San Giorgio
lo saltiamo a pié pari ed io e l'Anonimo saliamo in cattedra,
intervallandoci un paio di volte con una bella mulinata che tira il
collo al Benito, il quale manifesta di essere ormai alla frutta.
Ciononostante lui tiene la ruota ed il tetto della Lessinia è sempre
più vicino: la conquista della punta a 1766 metri la si fa su un bel
pratone erboso al 25%, dove c'è da sputare sangue.
Per fortuna che il rifugio è aperto e scatta il panino con speck per
l'Anonimo, mentre per me e Benito panino con salame e formaggio e
cocacola a tutti!
L'animo è sereno, la soddisfazione è tanta e la fatica è già alle
spalle. Una ricarica delle batterie è giusto quello che ci vuole e non
esitiamo a mandare SMS e foto a tutti ancora prima di arrivare. In
cima la temperatura non è delle più gradevoli ed il vento spira
almeno ai 40 km/h, ma la freccia Lessinia Legend indica di scendere e
questa volta la seguiamo con piacere. Da Passo Branchetto fino a
Quinto, vento a favore, posizione aerodinamica e velocità di crociera
stabilmente sopra i 45 km/h, con punte di 68 km/h sui lunghi
rettilinei a Maregge, Tracchi, Boscochiesanuova e sul Briago.
Io e l'Anonimo continuiamo a fare i Ganassa, mentre Benito di conserva
fa scorrere le sue ruotone con piacere.
A Orè di Stallavena, ci fermiamo qualche minuto per toglierci gli spolverini,
ci supera Giorgio Garofoli che lo andiamo prontamente a riprendere in
centro a Grezzana.
Che dire del Marathon della Lessinia Legend prima parte: percorso ed
ambiente molto suggestivo e tipico della Lessinia, bello, bello,
bello. Ci sono però delle "iniezioni" gratuite di passaggi da cross
country che non ci aspetteremmo di trovare su un percorso marathon, ma
il Poltronieri non è nuovo a queste cose. Speriamo che venga a più
miti consigli dal Vaio dell'Anguilla in poi, con la pubblicazione del
percorso definitivo, perché così com'è, non ci siamo proprio stando
alle opinioni di chi ha "provato a provarlo".
Infine quattro parole sulla mia condizione fisica e psicologica: direi
che ci siamo su tutta la linea. Alle gambe non devo chiedere troppo:
loro sembrano rispondere bene una volta che son belle calde, quindi bisogna
tenerle alimentate ed abbeverate e non vanno mai sovraccaricate con
rapporti troppo duri. La determinazione non si mette in discussione. Bisogna solo usare
la testa al 100% e la Lessinia Legend da 124 km dovrebbe essere alla
mia portata. Yes we can.
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