Il ritorno al Monte è sempre qualcosa che ha il suo fascino. Quest'anno è stato particolarmente bello, perché non c'era la ressa che si porta dietro Sebastien Loeb, ma il fascino della gara monegasca c'era tutto ed intatto. La novità per me è che mi son portato dietro mio figlio Enrico, il quale ha goduto dell'evento nella dimensione che può godere un bambino e cioè una dimensione speciale: essere catapultati in una nazione diversa dalla tua con tutti che parlano francese, con le scritte e le segnaletiche nella lingua transalpina, macchinoni da rally che lui conosce bene e scendere nella città dell'opulenza discreta, ossia Monte Carlo, col suo circuito cittadino, deve essere qualcosa di eccezionale. Lo è stato per me la prima volta, lo è stato sicuramente anche per Enrico. Procediamo però con ordine con la cronaca.
Dopo aver trattato l'affare preparativi per il Monte assieme al Fit, abbiamo deciso di andare via in cinque con due macchine. Siccome non abbiamo trovato una bettola in cui dormire qualche ora nella notte tra venerdì e sabato - trovare un albergo o una pensione per entrarci a notte inoltrata ed alzarsi di nuovo per fare una veloce colazione ci pareva una cosa poco attuabile - ci siamo trovati alle 8.00 di venerdì 21 a casa mia ed ci siamo organizzati col Fit e il Giova sulla loro Volkswagen Polo, mentre sulla vettura più grande io, mio figlio Enrico e il Duda.
L'attraversamento della Pianura Padana avviene senza particolari problemi con la nebbia e ci ritroviamo presto nei dintorni di Genova, con raffiche di vento considerevoli che raccomandano una certa prudenza sui lunghi cavalcavia dell'Autostrada dei Fiori. Dopo aver rabboccato di gasolio la Peugeot 307 e aver consumato un pasto a base di prodotti dell'Autogrill, panino Bufalino e Apollo per Marcante Sr e Jr, si esce dall'Italia ed alla prima uscita dell'autoroute si esce in direzione Sospel. Da qui in poi comincia una lunghissima gimkana che ci porta a Peira Cava e sul Col du Turini, scollinando prima sul Col St Jean e sul Col du Braus, con le sospensioni e le gomme delle nostre macchine messe davvero a dura prova: l'asfalto e la qualità delle strade da questi parti, soprattutto le strade secondarie, è infame ed invito caldamente chiunque soffra di mal d'auto a starsene ben lontano. Lungo il trasferimento dal Col du Braus fino a Peira Cava, io ed il Fit scorgiamo di passare su una prova del Monte Carlo 2005 e ce ne rendiamo perfettamente conto quando ci ritroviamo su un tornante, dove eravamo stati a vedere i funamboli dell'epoca, in particolar modo Armin Schwarz sulla Skoda Fabia WRC di quell'anno.
L'arrivo sul Col du Turini è, a differenza del mio primo Turini, assolutamente confortevole, perché riusciamo a parcheggiare a soli 800 metri dall'incrocio, il che vuol dire che impiegheremo una decina di minuti ad arrivare al trivio, ma siamo in larghissimo anticipo sulla tabella di marcia, il sole non è ancora sceso, le temperature non sono ancora gelide, per cui ne approfittiamo per andare a vedere subito quanta gente c'è e se ci può essere qualche buon appostamento nella discesa dal passo in direzione La Bollene-Vesubié.
Tornando alle macchine si decide pertanto di vedere la prova speciale SS10, quella con inizio alle 19.15, in prossimità dell'ultimo tornante in salita, mentre la prova successiva, la SS12, la vedremo proprio sul Col du Turini, così saremo più vicini alla macchina, quando sarà ora di andarcene. E' così che abbiamo ancora una buona ora e mezza e ci infiliamo in macchina per stare un po' al caldo, e mangiandoci di gusto uno degli ultimi pandori della stagione natalizia.
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