Con la testa tutta orientata all'iscrizione alla Lessinia Legend XCS era il momento di fare qualcosa per la forma fisica, un po' carente sia sotto il profilo della resistenza che della potenza, in primis per lo stress psicofisico accumulato in queste settimane per gli affari di famiglia, ma anche per il peso non proprio forma di questi periodi.
Pertanto mercoledì 21 agosto è stata la volta di una pedalata in compagnia con Anonimo Turnover, dopo esserci rincorsi via SMS più e più volte. L'appuntamento in località Bernardi in alta Valdillasi è avvenuto grazie alla sua discesa da Campofontana, mentre io mi sono avvicinato dall'alto della Lessinia, cioè sorbendomi l'ascesa da Grezzana a Boscochiesanuova e poi passando in rassegna i paesi di Valdiporro, San Francesco, Camposilvano e Velo Veronese, senza dimenticare di scattare qualche foto.
Dopo essere sceso da Velo Veronese fin quasi a Giazza, si sale con Anonimo in direzione Velo e svoltando a destra per le rampe dell'Azzarino, che consentono di sbucare praticamente dietro il Monte Purga, cioè negli ultimi chilometri finali della Lessinia Legend degli ultimi anni.
Il menù di giornata è stato riccamente condito di una variante proposta dal sottoscritto, che è consistita nel saltare l'ascesa diretta da Camposilvano al Parparo, ma deviando a sinistra e salendo dalle rampette dei Gaspari e proseguendo in direzione San Giorgio e Passo Branchetto, dove ho ancora un buon giro di gamba.
Si scende così a Boscochiesanuova per una cochetta e saluto qui Michelino e la sua superleggera, portando a casa 92 chilometri e circa 2300 metri di dislivello.
Nel pomeriggio partono però accordi col Compagno di Merende per il giorno a venire, cioè qualcosa senza dubbio più impegnativo, sia come tempo che come chilometri.
La proposta del Radu è quella di scalare tutte le cime più alte della Lessinia Centrale, ma proprio tutte. L'appuntamento è dei più mattinieri, cioè ore 7.30 a Porta Vescovo, dove ci salutiamo ed infiliamo la strada per la statale in direzione Trento.
Nonostante qualche folata di troppo e qualche autoarticolato di troppo fino a Domegliara e Rivoli, da lì in poi è un alternarsi fino ai piedi della Peri-Fosse.
Io pongo come condizione la scalata della famosa salita veronese il tempo di 50', mentre il Radu si allarga a 55'; fatto sta che la scaliamo in 47'19", senza particolari ansie e patemi, tanto all'Ombra delle Fosse ci aspetta una cochetta in due, perché la salita non finisce qui.
Infiliamo così per la nostra prima volta la scalata al Col di Pealda Bassa - per i più diciamo che saliamo il Corno - e poi giù a capofitto a Sega di Ala, dove l'unico ricordo di giornata è un capitombolo del sottoscritto.
Cado sostanzialmente da fermo, senza riuscire a sganciare il piede dallo sgancio sinistro, complice un risucchio maldestro di catena. Il risultato è che cado rovinosamente a terra, procurandomi una bella abrasione al gomito sinistro ed una bella pacca al fianco sinistro, tanto che a distanza di 10 giorni, ancora ne porto i postumi.
Rinfrescatici alla fontanella di Sega di Ala, si torna in territorio veronese su a Passo Fittanze, dove è la volta di un'altra cochetta ed un panino in due, visto che uno a testa è forse un po' troppo per la panza che mi ritrovo.
Si continua così per il Bivio del Pidocchio e giù in fretta ad Erbezzo, perché di strada da fare ce n'è ancora. Dopo i dossetti della contrada Masselli, Aglio e la Croce, nemmeno il tempo di scendere in centro a Boscochiesanuova, che si gira a sinistra in direzione Tracchi.
Su questo pezzo il Radu vorrebbe dettare un ritmo decisamente più importante di quello che impongo io, cioè 40 minuti per arrivare al Passo del Branchetto, ma quando nelle gambe hai già circa 4000 metri di dislivello tra le salite giornaliere e quelle del giorno prima con Anonimo, non c'è molto da fare.
Il Radu si posiziona là davanti, dandomi sempre qualche chance di recupero ed io dietro a inseguire, come l'asino con la carota. Bene, ai Tracchi pure una bella foto mi immortala sul moribondo, ma non proprio cadaverico, però si chiude l'ascesa in 36', il che vuol dire che proprio strasso non sono ancora.
Si scatta una nuova foto sul Passo e poi giù veloci a San Giorgio, le gobbe del Parparo e Camposilvano poi giù a Velo Veronese, dove ci aspetta per la grigliata la famiglia Zumerle al completo, con bisteccona al sangue e contorni vari, che le forze riappaiono tutte in un colpo.
Questo ristoro di un'ora abbondante vede i nostri serbatoi tornare sul MAX, solo che ci aspetta solo la discesa in Valdillasi, passando prima per la Bettola di Velo e poi scendendo da Centro fin giù a Tregnago.
Per completare l'opera dello scavalcamento di tutte le cime asfaltate della Lessinia, si potrebbe aver preso in considerazione anche l'ascesa a Campofontana, ma la mia famiglia aspetta coi piedi nell'acqua a Villabella e direi che anche per oggi può bastare, 146 chilometri.
Considerata anche un'escursione con la famiglia mercoledì sera, la due giorni di montagne veronesi si conclude pertanto con 246 chilometri fatti e 4800 metri di dislivello, un buon livello, anzi penso di non averne mai accumulati così tanti in due giorni.
Anche i tre passaggi della Lessinia sono un bell'impegno, cioè due volte al mercoledì ed uno più impegnativo al giovedì, cioè col Corno, il Pidocchio e Branchetto. Insomma ditemelo: "Te si sta brao, te si sta brao, però va in mo.."!
Si sa però che le imprese ed i record sono fatti per essere ripetuti e superati, per cui chi vivrà, vedrà.
Ringrazio comunque i due compagni di pedalata dei due giorni, che mi sono sempre rimasti al fianco, prima uno e dopo l'altro in una ciacola infinita durata per ben due giorni!
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