Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
E' da ormai alcuni mesi che mi porto dietro un problema sulla Peugeot 307 di Elisa e di cui non ne sono ancora venuto a capo. Il messaggio di fondo di questo mio articolo è che "cosa che non c'è, non si rompe". Se c'è qualcosa di incasinato, sicuramente si incasinerà e si bloccherà.
La 307 di Elisa è dotata di motore turbodiesel di 2000 cmc di cilindrata ed è dotata di filtro antiparticolato. La macchina non ha avuto grossi difetti di gioventù, a parte quello del volano bimassa che si è rotto dopo neanche 4 anni dall'acquisto, precisamente dopo 47.000 km.
L'odissea del FAP è invece cominciata a maggio. La macchina è andata in protezione - vuol dire che non potete utilizzare tutto il regime di giri a disposizione, ma si ferma a circa 2750 giri/min ed avete a disposizione solo una sessantina di cavalli anziché i 110 che è in grado di erogare il motore.
L'indicazione della diagnostica è che il FAP è fuoriuso, cosa che mi lascia alquanto sconcertato, più che altro per la spesa prevista, cioè parliamo di 4-500 Euro, come minimo. Poco male: abbiamo azzerato l'errore ed ho tirato avanti altri 1500-2000 km.
Il blocco si è ripresentato un bel giorno, mentre mi eravamo appena messi in autostrada in direzione Ancona, e così ci siamo fatti una bella trasferta a ritmo del bogon, anche se con circa 60 CV si riesce comunque ad arrivare alla velocità massima di crociera di 130 km/h sul piano, quindi la cosa non provoca alcun handicap particolare anche in autostrada.
A questo punto mi son deciso di portare la 307 a farla controllare, pensando che si trattasse del FAP completamente intasato. L'operazione di pulizia è costata 200 Euro ed il mio FAP era tornato in condizioni come da "nuovo".
Tutto bene per almeno un altro mesetto e poi di nuovo in protezione motore proprio sulla strada delle agognate vacanze, in Sardegna. Ricompare sul display multifunzione della macchina l'indicazione di "ANOMALIA ANTINQUINAMENTO", il che vuol dire non poter sgasare coi 110 CV a disposizione e di non riuscire a fare un sorpasso in tranquillità in autostrada.
A metà di settembre un nuovo reset presso la autofficina autorizzata Citroen di Autodino di Grezzana, ma son passati altri 10 giorni scarsi e siamo di nuovo daccapo. Le indicazioni che ho trovato sul forum di Passione Peugeot sono state abbastanza generiche e varie e tali da non aiutarmi più di tanto, così mi son autoimposto che trattasi sicuramente di bug software o di qualche anomalia elettronica data da qualche sensore guasto. Non voglio certo smenarci tanti soldi per questa riparazione e così per il momento ho deciso di comprarmi il cavo USB-OBDII ed il software per il computer...
Vuoi che con un CTRL-ALT-CANC fatto come si deve e una scansione dei virus sulla Peugeot non riesca a porre fine a questo problema, che sta diventando di mese in mese sempre più noioso?
Allo stato attuale ho trovato alcuni forum in lingua inglese, dove, pare che il problema sia già stato identificato e risolto da altri, per cui percorrerò la medesima strada nei prossimi giorni.
Il codice che ho rilevato con la diagnostica TEXA è il P1447 e, stando a quanto ho trovato sui forum sottocitati, sembrerebbe essere questo:
P1447 - Permanent fault, particle filter, PEF pierced or differential pressure info incorrect.
P1447 - Guasto permanente, filtro antiparticolato, FAP forato o informazione di pressione differenziale errata.
Siccome il FAP è stato completamente pulito, adesso è nella situazione per cui non può essere assolutamente intasato. Insomma, se non è zuppa, spero che sia pan bagnato.
Soffermandomi alle osservazioni del primo dei forum, potrebbe anche essere che qualche problema lo dia il silenziatore di scarico leggermente marcio, che fa calare parecchio la contropressione lungo lo scarico, ma questo tendo ed escluderlo, dopo le prove che ha fatto anche il Bruno Negrente. Spero davvero che si tratti del sensore di pressione del FAP il cui costo stimato è di circa 150 Euro.
Se avete un po' di tempo, andatevi a leggere anche questo, se non volete più dormire sonni tranquilli.
Per chi non sapesse dove siano le isole ecologiche, vi metto la cartina delle due isole presenti nel comune di Verona.
Vi rimando anche alla pagina specifica del sito dell'AMIA:
http://www.amiavr.it/nqcontent.cfm?a_id=929
Isola ecologica? Che definizione del "menga"... è il posto dove portiamo tutte le immondizie per differenziarle e questi la chiamano isola ecologica? Questi centri di raccolta fungono da catalizzatori di tutta l'immondizia e del marciume che abbiamo prodotto, consumato e sperperato per anni e decenni ed ora vogliamo espiare i nostri peccati, pensando che il nostro ritrovato sforzo sia armonioso con la natura e l'ambiente, da qui ecco quindi sorgere queste cattedrali ecologiche.
In verità dovrebbero raccontarci un po' più spesso cosa succede di tutto il materiale che portiamo presso questi punti di raccolta, tramite informazione televisiva, con documentari in cui si vede esattamente la fine che fa ogni singola cosa. E così smuoveremmo per l'ennesima volta i pensieri dei più scettici, che proprio non digeriscono la raccolta differenziata e pensano che tutto finisca sempre in discarica in maniera indiscriminata.
A "casa mia" l'isola ecologica dovrebbe essere tutto quello che circonda questi centri di raccolta differenziata, cioè tutto lo spazio circostante, tutto lo spazio dove viviamo. Lo spazio dove camminiamo, dove corriamo, dove pedaliamo, dove studiamo, dove lavoriamo, dove leggiamo, dove ci divertiamo.
Solo che anche qui ci vuole un bel coraggio a chiamare ecologico tutto lo spazio urbano e suburbano in cui siamo immersi, visto che tra cemento, asfalto e strade, ma soprattutto di smog, particolato e gente che ancora non vuole capire cosa sia veramente ecologico e cosa non lo è.
E' inutile che pensiamo di essere veramente "ecologici", se crediamo che basti possedere un SUV Euro 5 per andare a prendere i figli a scuola, che dista 500 metri da casa. E' troppo semplice prendere le banane biologiche e magari lasciare lì la verdura sgualcita nel frigorifero, quando invece ci si può fare un buonissimo minestrone. Troppo facile usare il cellulare, quando nell'altra stanza c'è il telefono collegato alla rete fissa, che produce molto meno inquinamento elettromagnetico.
E' tutta una farsa del linguaggio e dei nostri tempi: con le definizioni altisonanti ce la raccontiamo talmente bene, che siamo più bravi del governo e della politica a credere che stiamo facendo il meglio per noi stessi, per il nostri figli e per l'ambiente.
Ho trovato proprio qualche minuto fa sul blog del Pezzo una foto che lo ritrae all'arrivo dell'Arco Bike 2004, quando io ancora non sapevo cosa fosse la mountain bike, o meglio, quando ancora ignoravo più o meno completamente il movimento agonistico della MTB sia a livello provinciale che nazionale.
In questa foto il bravo Andrea festeggia a modo suo sulla linea del traguardo staccando entrambe le ruote dall'asfalto e volando letteralmente sopra il tappeto di WinningTime. Questa foto mi ha talmente esaltato, che non mi son proprio astenuto dal pubblicarla anch'io!
La divisa indossata è quella di Bike Evolution, quando ancora il brand tecnico principale era Viner ed una sponsorizzazione era proprio la cartolibreria "La Tecnica", roba ormai d'altri tempi.
Sicuramente Andrea, che io conosco e frequento dall'autunno 2007, è un personaggio della MTB veronese. Conosce praticamente tutti ed è conosciuto e ben voluto da tutti (credo!). Concilia qualsiasi cosa ed accadimento della sua vita con la bici e la sua interpretazione ciclistica c'è in ogni secondo della sua giornata, compreso il tormento delle ultime ore, che lo vede "contro" il Conte Savoia sul risultato agonistico di domenica scorsa all'XC di Montorio, una delle gare di casa per Andrea, vista la sua paternità montoriese.
Se il cronometro dà ragione al Conte Savoia, il Papataso reclama la vittoria morale, essendo riuscito a sdoppiarsi a seguito del sorpasso subito nelle concitate fasi iniziali di gara, quando la batteria degli M3/M4 era riuscita a sopravanzare la più nutrita e caotica batteria degli M1/M2 partita un minuto prima.
A mio avviso non si può negare l'evidenza ad Andrea: partiti praticamente alla pari, le doti tecniche del Papataso nel districarsi nei parecchi pezzi tecnici del cross country montoriese sono di un pelo superiori a quelle del Conte Savoia, il quale invece sotto il profilo squisitamente aerobico non ha nulla da invidiare quando c'è da menare sul piano ed in salita. Per me la battaglia è da dichiararsi "vinta" a favore di Andrea, ma se ne guardi bene l'Andrea stesso dal pensare di aver vinto la guerra: domenica lo aspettano alla soglia (della Benini) e saranno corbezzoli amarotici per tutti, se il Conte avrà la gamba che tira ben de drio...
La Gimondi Bike è per il sottoscritto la gara del "ritorno", visti gli acciacchi di fine primavera a caratterizzare i risultati delle gare pedalate a metà estate. Poi la lunga pausa e le vacanze estive hanno fatto saltare altre gare che avrei voluto fare volentieri, come la Folgaria Marathon, la Marathon della Brianza e la Valdifassa Bike.
Non che la Gimondi Bike sotto il profilo tecnico abbia molto da condividere con le marathon sopracitate, ma è una gara che ha la sua nomea al pari delle altre, per il contesto e la kermesse, la quantità e la qualità dei partecipanti. Non è una gara difficile, ci mancherebbe, ma ci sono tutti i big e questo fa sì che essa catalizzi l'interesse di tantissimi amatori, come il sottoscritto.
Tutto è organizzato perfettamente: nessuna confusione nella predisposizione delle griglie, partenze molto scaglionate e prima salita interamente su asfalto fanno sì che non si formi praticamente nessuna coda lungo i 40 km del percorso. Il ristoro di metà gara - dove peraltro non mi sono fermato, ma dove ho intravisto bendidio di ogni tipo - e quello di fine gara assolutamente all'altezza, con tutto il necessaire. Numero di cronometraggi intermedi comparabile con la Dolomiti Superbike, che si estende però per una lunghezza tripla, fanno sì che si può studiare bene a posteriori il proprio andamento in gara.
Le condizioni del percorso assolutamente abbordabili alla massa, anche se ogni anno c'è sempre qualcuno che si lamenta della discesa del Maffa, quest'anno rivisitata nella sua parte iniziale. Io non devo muovere alcunché nei confronti della durezza di questa discesa: mi è parsa anche quest'anno assolutamente percorribile senza alcun patema. Per il sottoscritto solo un punto col piede a terra, dovuto più altro all'imbuto formatosi davanti, a causa di alcuni concorrenti un po' troppo paurosi.
A fine gara ineccepibile la zona del lavaggio bici, con un numero proporzionato di gomme, dove avrò atteso si e no un minuto per togliere il grosso della terra dalla mia Scale. Alle docce dentro il palazzetto nessuna coda e soprattutto acqua calda a volontà, cosa che non capita molto spesso.
Infine il pastaparty un po' sottotono rispetto a tutto il resto, ma la pasta al ragù di salsiccia era sublime. Forse il corredo della bottiglietta d'acqua è un po' poco e i tavoli per il pasta party son disposti tutti al sole, ma ben venga questo sole d'autunno, visto che prossimamente se ne vedrà sempre meno.
Ah, la mia gara, vi chiederete, com'è andata la mia gara? Finalmente ho potuto fare il mio ritmo in completa libertà, senza inseguire nessuno e senza essere inseguito da nessuno. Decidevo io se cercare di tenere la ruota di questo o quel concorrente, ma l'impressione personale è che recuperavo una cifra di posizioni sui pezzi piani e anche sulle discese più o meno tecniche, mentre perdevo qualcosina dove c'era da pedalare duro in salita, insomma dove la pendenza superava il 15%.
Domenica portavo al debutto la doppia PMP ed il mio ultimo rapporto era il 27/32, che sulla salita della Madonna del Corno, si è rivelato decisamente ostico visto che son salito alla media dei 5,5 km/h, ma nel 2007, quando son salito con la tripla e quindi col 22/32, non era cambiato un granché. Basti guardare cosa dice il risponso cronometrico.
Per me la doppia è sdoganata anche sulle gare più dure. L'unico motivo per cui tirarla giù in favore della tripla è solo nel caso di lunghissime marathon con salite molto ripide. Per qualsiasi altro uso ben venga la doppia. Domenica in gara mi sono ritrovato più volte a togliere e mettere la padella del 42 al posto della piccola da 27, cosa che prima forse facevo un po' meno perché tenevo sempre in canna il 32 davanti, ma questo a tutto vantaggio di un consumo più distribuito di entrambe le corone. Con la tripla penso invece che io usassi la corona centrale da 32 per il 60% delle pedalate, quindi con la padella da 44 su per il 35% e la corona da 22 solo per un esiguo 5%.
Ah i miei riscontri cronometrici:
- inizio Contadi Castaldi: 350° pos.assoluta
- fine Contadi Castaldi: 365° pos.assoluta
- inizio Madonna del Corno: 364° pos.assoluta
- inizio Madonna del Corno: 380° pos.assoluta
- arrivo ad Iseo: 372° pos.assoluta
Ai più l'andamento delle posizioni può sembrare un lieve calo verso il finale di gara, invece forse c'è da dire che la salita iniziale l'ho fatta davvero a tutta, sempre ben oltre la soglia, anzi praticamente sempre col battito in zona rossa o viola, cioè stabilmente tra i 180 e i 183 battiti, cosa insostenibile per due ore di gara.
Nel 2007 la salita della Madonna del Corno l'avevo salita in 13'47", quest'anno in 13'22", cioè 25 secondi in meno, cioè un buon miglioramento per essere più "vecchio" di tre anni. Il tempo totale infine è di 2h08'10", contro le 2h11'15", cioè 3'05" e anche qui non posso che esser contento, anche se il percorso non era proprio identico in tutto e per tutto. In ogni caso anche i big hanno migliorato il tempo del 2007 di circa 3', quindi posso dire di essermi confermato all'altezza della situazione, anzi ho migliorato 76 posizioni assolute, quindi archiviamo un'ulteriore stellina del Prestigio 2010 e una soddisfazione generale di come si sta concludendo questo anno dal punto di vista agonistico.
Ricordo ancora a tutti qui sul mio blog che domani sera andrà in scena la Notturna Generale in Contea, organizzata dal Conte Savoia.
Prenotati circa 50 posti a sedere in pizzeria e se la va come al solito, se ne vanno quasi 100 pizze. Il Conte direbbe: "No digo altro"!
Anche noi, quasi in prima fila, nella partenza della terza griglia, ore 10.15 alla Gimondi Bike 2010.
Ieri profumo da ultimo giorno di scuola per il sottoscritto e per il Maga, in quel di Iseo, dove andava in scena la decima edizione della Gimondi Bike.
Presente tutto lo stato maggiore della mountain bike italiana col cannibale Deho, il vicecampione europeo e mondiale Mirko Celestino, nonché il campione mondiale XC 2010 Josè Antonio Hermida.
Tra gli umani de noantri, il Maga oggi portava al debutto la sua "nuova" Focus Raven 2010, montata SRAM XX e per l'occasione con ruote d'ordinanza conservative, cioè le Shimano XTR montate coi tubeless Maxxis Crossmark.
Il Maga commenta così il comportamento dinamico del nuovo mezzo: "Ho l'impressione che la bici sia molto più reattiva e pronta agli scatti. Mi pare davvero che sia presente un abisso tra la vecchia bici e questa nuova. Anche la DT Swiss si comporta davvero egregiamente e devo solo prenderci un po' la mano, perché è molto più leggera della Reba che avevo sulla vecchia Raven. Davvero un passo in avanti sia per me che per la Focus con questo nuovo mezzo".
Il Maga non tradisce le aspettative e in partenza dalla terza griglia alle 10.15 - quando gli Elite e la prima griglia erano partiti alle 10 in punto, mentre la seconda griglia alle 10.05 - non si fa supplicare due volte nel rush iniziale. Dopo l'attraversamento dell'intero centro abitato di Iseo e all'attacco della salita in direzione Polaveno, si gira all'indietro per vedere dove sia rimasto incagliato il compagno di giornata Marcante.
Solo che il Marcante ha un altro passo e sale al primo GPM con un'altra marcia, anche se il Maga non è dietro di molto. Lieve disappunto per Massimo sulla prima discesa, cioè l'ormai famosa discesa del Maffa: "Ho assistito ad alcuni voli a 360°, così ho deciso di arrivare in fondo senza chiedere nulla nè al nuovo mezzo, nè a me stesso, visto che l'obiettivo di giornata era più che mai alla portata. Sono sceso dalla bici, dove lo facevano anche altri ed ho subito parecchi sorpassi, ma va bene così per quest'anno".
E grazie all'elevato numero di intertempi resi disponibili dal cronometraggio TDS, possiamo così ricostruire la condotta di gara tutta in recupero del Maga, appena in fondo alla prima discesa:
- inizio Contadi Castaldi: 925° pos.assoluta
- fine Contadi Castaldi: 922° pos.assoluta
- inizio Madonna del Corno: 796° pos.assoluta
- inizio Madonna del Corno: 785° pos.assoluta
- arrivo ad Iseo: 771° pos.assoluta
Per il Massimo Magagnotti tempo finale di 2h25'54", che gli vale la 193° di M3. Con questo arrivo il Maga conquista la sua 21° stellina e così si laurea per il secondo anno consecutivo PRESTIGIOSO MTB, dopo aver portato a termine anche il Trentino MTB Tour.
Complimenti ancora al Maga per il traguardo sportivo amatoriale raggiunto e nelle prossime settimene potrete avere un suo autografo probabilmente alla Benini e a Valeggio, meteo permettendo.
Stimolato dalla richiesta del Papataso di avere una cronaca della gara, per chi la gara la vive nelle prime posizioni e non nelle anonime posizioni di rincalzo come i più, arriva puntuale come non mai la cronaca del Miglio, a seguito dell'intensa giornata ciclistica veronese, che ieri presentava al mattino l'XC di Montorio, penultima gara del trofeo XC Verona 2010 e al pomeriggio la Custoza Bike. Vi lascio alla sua cronaca e vi rimando anche all'articolo postato dal Papataso, cioè "Custoza Bike vista da davanti"...
Come ben sapete, neanche ieri è andata come volevo e come vorrebbero i miei tifosi.
Della gara che vi posso dire...Una passeggiata, il percorso è stato reso molto, ma molto semplice con poca, anzi pochissima salita e la mancanza di questa non ha creato la consueta selezione. Penso che sia la prima edizione che arrivano 4 atleti assieme a giocarsi la vittoria finale. Tempo finale attorno all'ora e 36 mi pare.
Sono sempre stato con il primo gruppo e ho controllato la corsa, provando a dare un paio di scossoni nella parte finale della gara. Il primo in un tratto inedito in single track che conoscevo molto bene, avendolo fatto martedì scorso con Telemaco, il secondo in un tratto asfaltato in salita che da Custoza porta a Sommacampagna, ma in entrambi i casi non sono andati a buon fine.
Pertanto siamo arrivati tutti assieme a giocarci la vittoria finale in volta. I soliti scatti e controscatti negl'ultimi km con il quad di granfondo MTB che filmava tutto. Per la cronaca l'arrivo era posizionato all'interno del vialetto sterrato della villa Venier di Sommacampagna, proveniendo da un tratto asfaltato ed in leggera discesa. L'entrata nel vialetto era ad angolo retto a sinistra.
Mi son detto: "Chi entra primo all'ultima curva vince la gara. La volata dev'essere fatta prima di questa curva". Così ho fatto, ma entrando nel pezzo sterrato ad un andatura forse un pò troppo elevata ho perso l'aderenza dietro, ruota che perde aderenza e classica scivolata con il primi 3 che s'involano al traguardo.
Peccato, veramente un peccato. Ci tenevo tanto a far bene perchè ieri era la mia ultima gara della stagione. Domenica prox (Benini) sono al lavoro e il 17.10 (Valeggio) è troppo in là...
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