Solitamente quando un ciclista incallito, come mi reputavo io fino a poco tempo fa, stabilisce, suo malgrado, un record di astinenza dai pedali, è solo per uno dei seguenti motivi, cioè o si è rotto una clavicola o si è fatto tanto male in un qualche altro volo con la bici. O è andato in viaggio di nozze.
Altre possibilità non ce ne sono.
Succede però che io sono arrivato a 19 giorni. Sembrava che ce la facessi a prendere parte al Memorial Luca Avesani edizione 2013 e poi non se ne è fatto nulla per colpa del Signor Ikea.
Poi è arrivata l'influenza intestinale, che mi ha debilitato per una buona settimana, costringendomi a letto per almeno 4 giorni consecutivi.
Poi ci si è messo anche il meteo a tenermi un po' lontano dalle bici, anche se si sa, che novembre ed i mesi invernali non ispirano molto a salire in canna.
Ieri sera, quando era ormai ora per questo grande evento, poco prima di prepararmi per uscire, mi sono ritrovato di fronte alla necessità di portare a compimento un'altra attività routinaria, cioè quella del cambio di stagione che ogni ciclista fa un paio di volte all'anno. Si, perché il ciclista possiede più completi ed accessori per andare in bici che tutto il resto del proprio guardaroba.
L'ultima volta che ero andato era ancora "bene o male" estate, mentre le temperature di questi giorni invitano a mettersi la divisa sostanzialmente invernale. Fino a 7-8° gradi si può resistere con gambalotti, mezza stagione ed eventuale spolverino addizionale, mentre se si va sotto io propendo per l'abbigliamento pesante.
Pertanto, dopo aver tirato fuori uno dei completi del Gabibbo Turnover, ho preparato la mountain col faretto, ho rigonfiato le gomme ed indossato copriscarpe pesanti, perché i piedi io ce li ho sempre freddi.
Quando sono salito in sella, la primissima sensazione è stata alquanto strana: le natiche a momenti hanno provato qualcosa di "diverso", dopo non essere state appoggiate su una sella per così lungo tempo. Un giro di pedali sulla ventinove nel cortile seminterrato non ha fatto altro che confermare queste "nuove sensazioni", qualcosa che quasi non mi appartiene più, cioè pedalare in bici, ma la ragione ha prevalso ancora una volta, "pedalo ergo sum".
Così mi sono avviato in direzione sud sulla ciclabile della Valpantena all'appuntamento col Conte. La prima volta, dopo così tanto tempo, bisogna pedalare in compagnia, bisogna ciacolare, poco importa se si faranno pochi o tanti chilometri, anche se saranno pochi per evidenti ragioni.
Seguono pertanto due ore a raccontare, almeno per quel che mi riguarda "piccole cose", cioè robette di famiglia, tram tram della settimana passata, dei piccoli o grandi problemucci dei figli, del lavoro, ma anche Nonno Fabio ne aveva da raccontarmene, visto il nuovo titolo, "Nonno" appunto, che si aggiunge a quello di Conte, Gran Farabutt, Commendator e via dicendo
Il giro, affrontato sulle nostre ventinove in versione scorrevole, molto scorrevole, ci ha visto evitare qualsiasi cosa che si presentasse bagnata o umidiccia, cioè quasi esclusivamente asfalto, pertanto il giro ha presentato anzitutto un largo avvicinamento verso Verona centro.
Discesa da Sezano, Santa Maria in Stelle, Vendri, Nesente, salitella di Novaglie, tanto per sentire come sto a peso, giù alle Campagnole e Ponte Florio, dove incontriamo il conterraneo Fix J, di ritorno dal suo mordi e fuggi in solitario.
Per noi si continua per Montorio e poi tutta la sterrata della Strada dei Fossi, unico pezzo "non bitumato" di giornata, dove nella notte incontriamo tanti anatroccoli, l'airone involarci sopra di noi e anche una bella pantegana in un "Incontro ravvicinato del secondo tipo".
Viriamo poco fuori dall'abitato di San Martino Buon Albergo, passiamo dietro l'Aia e poi giù a sinistra per la Mattaranetta e Borgo Frugose. Da lì in poi puntiamo dritto a Porta Vescovo, poi via XX Settembre e Piazza Bra, dove immortaliamo le nostre brutte muse con la Stella di Lonardi sullo sfondo in fase di installazione dentro l'Arena.
Si riparte in direzione via Oberdan, solo dopo aver ammirato almeno un paio di tacchi 12 e poi altro scorcio di Verona by Night su Ponte Pietra, davvero molto bello.
Da qui in poi comincia a venire un po' corto il fiato per il sottoscritto perché saliamo da via Marsala in direzione Valdonega e poi svolta a sinistra per la lunga ascesa dei Mondiali, passando per San Mattia e scollinando sopra le Torricelle. Il Goretex invernale comincia ad "imbombegarsi", ma il Conte è tanto umano da non farmi nemmeno tribolare e di questo non posso che essergliene grato.
Il programma di rientro in Valpantena prevede per me e per il Conte di proseguire sulla dorsale verso il Porcellino e poi giù dai Cavalli.
Terminiamo così 2 ore in bici spensierate ed io porto a casa 41 chilometri in circa due ore, davvero un grosso colpo, considerato il periodaccio, che mi ha tenuto lontano per una scusa e l'altra.
Ora vediamo di fare in modo che la prossima volta non sia di nuovo tra altri venti giorni, altrimenti si va direttamente alla Gran Fondo del Pandoro!
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