Oggi la voglia di tornare in sella alla bici da strada era parecchia dopo lo stop forzato di quasi tre settimane, perciò non c'era da fare altro che assecondarla. E c'erano anche delle altre ragioni per preferire la stradale: anzitutto le mie ginocchia, soprattutto il destro, si sono lamentate non poco per l'intera settimana, tanto che la pausa da lunedì sera, dopo il giro delle Cave col Conte e Formenti, ci è voluto tutto per stemperare il fastidio.
In più non avevo affatto voglia di spingere duro e di sudare troppo a basse velocità, per essere magari bersaglio di pappataci e tafani. Cosi non ho manifestato le mie intenzioni fino all'ultimo, ma tanto ci ha pensato Paolo a tirare fuori dal cappello un giro tanto bello, quanto impegnativo.
"Andiamo a Revolto" recita uno dei suoi messaggi, a cui rispondo con un "Ok".
C'è però prima da fare un po' di riscaldamento, accompagnando Enrico in in bici fino a Monte Comun da amici di famiglia: ci mettiamo una buona oretta per salire sull'altopiano de Senago e, grazie al ritmo imposto da Enrico, questa salita non ha affatto pesato nell'economia generale della giornata.
Consegnato Enrico a quota 755 metri sul livello del mare ed aver bevuto il primo caffé, torno giù fluentemente a Stallavena, dove l'Orlando è pronto ad attaccare la Lessinia. Mi viene perfino incontro fini ai Molini di Alcenago, così la ciacola comincia prima e continuerà per 14 ore più o meno ininterrotte.
La Lessinia la aggrediamo dalla più consueta delle salite, cioè da Bellori a Lughezzano e poi per la strada vecchia che porta a Bosco. Nella capitale della Lessinia ci limitiamo a riempire la borraccia e, una volta tanto, saltiamo il turno da Pasticceria Valbusa, tanto c'è pieno di baretti e pasticcerie lungo la strada. Così senza tanto fiatare se ne vanno Valdiporro, San Francesco e Camposilvano e capitoliamo, come accordato, dalle Peroni a Velo Veronese.
Per me saccottino di mele, mentre per l'Orlando sfogliata alla crema è l'ordine al cameriere, circondati da motociclisti, qualche famiglia e gruppi di anziani.
Poi si scende verso Selva di Progno ed alla vista di Campofontana il pensero va all'Anonimo, che raggiungiamo prima via SMS e poi con una telefonata, il quale ci aggiorna sul fatto che hanno appena portato a termine le Gosse.
Al momento questa salita "impossibile" non mi ha ancora visto quest'anno, ma potrebbe anche essere che una volta la provo prima di tentare l'XCS Enduro 2013. Intanto io e Paolo ci fiondiamo sopra Selva di Progno, non prima aver perso e recuperato una borraccia sull'asfalto molto accidentato della SP13.
All'incrocio svoltiamo a destra e saliamo per Giazza: a questo punto nelle mie gambe ci sono già circa 1600 metri di dislivello, ma l'ascesa per l'estrema appendice della Valdillasi non è mai irta, tant'è che arriviamo a Revolto con una continuità di ciacola ineguagliabile. Solo una breve sosta alla fontana di Giazza per rabboccare lievemente le borracce e poi su di nuovo di rapportino.
Si è già fatta l'una abbondante, il dislivello ha superato ampiamente i 2200 metri, e presso il rifugio si va per una focaccia cimbra ed un tortino della Lessinia, quasi a placare il rimpianto per il tortino di mele di Passo Fittanze: un grosso vuoto ha lasciato nei nostri cuori. Io e Paolo anneghiamo però i dolcetti zuccherosi rispettivamente in Cocacola e birretta di qualità da 8°, tanto per prendere le successive curve e controcurve con l'opportuna disinvoltura che contraddistingue sempre l'Orlando.
Dopo aver ammirato questo scorcio di Lessinia orientale tra qualche raggio di sole e molte nuove, è la volta di tornare sui nostri passi, compiendo lo stesso percorso al contrario.
La discesa a Giazza la conduciamo passando dentro l'abitato e sbirciando qualche scorcio che non si trova da nessun altra parte in Lessinia.
Prima giù all'incrocio per Selva di Progno e poi la lunga ascesa per Velo Veronese, che però abbandoniamo per preferire la meno trafficata strada comunale per le contrade Schiavoni, Riva, Toi e Tecchie, sbucando così in discesa alla Purga e aumentando così il dislivello totale, ma la gamba gira ancora che è un piacere, nonostante questo svarione presenti qua e là delle pendenze degne di nota.
Superato il dentino che porta a Camposilvano, le nostre borracce gridano sete, dopo aver saltato la fontana del Pfaffen Mercante di Giazza, e facciamo così il pieno al rubinetto in piazza a San Francesco.
Ultime pennellate di curva verso Squarantello e Valdiporro, che il "tickerdislivello" suona i 3000 metri. Avanti c'è posto. Il ritmo di oggi è sempre stato opportunamente moderato e niente ci può fermare, se non un certo desiderio di carboidrati e zuccheri semplici.
Le nostre scorte di grassi ci fanno spingere oltre la Croce e contrada Masselli, poi su ad Erbezzo, Selvavecchia, Passo di Provalo, giù a Ronconi e la relativa fatica di giornata verso Sant'Anna d'Alfaedo. Ancora la crisi di zucchero, ma io e Paolo riteniamo auspicabile un piccolo rinforzino, spartendoci una Cocacola in due ed andando di Cornetto e Magnum, che l'orologio supera le ore 16 del pomeriggio.
Di buona lena torniamo a menare a Verdevalle e Corrubbio di Negrar, ma ci aspetta il dentino da Fane a Fiamene, con l'Orlando che lo affronta con un mordente da campione, ma poco dopo questo impeto si affievolisce e, su mio invito, saliamo saggiamente in souplesse in cima allo strappo, perché non finisce qui.
Il giro si conclude con altri 250 metri di dislivello gratis: da Vigo si prosegue per Monte Comun, dove la mia famiglia mi aspetta, mentre Enrico ha spianato completamente l'XC di Monte Comun.
Il ristoro finale, organizzata da Monica, è degno di nota a colpi di tartine con lardo di Sant'Anna, salame nostrano, prosciutto cotto scelto, nonché con fette spalmate di marmellata e Nutella.
Conteggiando anche i chilometri del rientro su Grezzana, saltano fuori 146,4 km e qualcosa come 3505 metri di dislivello. Diciamo che abbiamo cominciato alla grande le vacanze agostane in sella alla bici!
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