Scartabellando nei miei archivi storici era da un po' di tempo che non compariva una pedalata un po' lunga, cioè con un bel po' di chilometri in bici da strada. Era da quasi tre mesi che non andavo in tripla cifra.
Superare il muro dei cento chilometri è senza dubbio più psicologico che altro, ma rappresenta pur sempre un ottimo allenamento per le gambe, se lo si fa in bici da strada, anche se il dislivello è importante. E' chiaro che il ritmo è altrettanto importante e grazie alla compagnia di ieri, sono arrivato a casa che potevo "permettermi" di andare ancora alle Fittanze! Merito della pasta all'amatriciana della sera prima? Forse.
Ieri mattina, dopo aver scartato a priori l'idea di andare a fare il lungo della Cunego con alcuni big della Valpantena, "Bosca" in primis, ho pensato che era il caso di sfruttare il trenino Turnover per raggiungere Ponte Catena. Era stato l'Orlando a caldeggiare per l'ipotesi della Cunego coi big, quindi una volta tanto, dopo tantissimo tempo, decido di abbandonare lo zio Paolo al suo destino (saprò solo nel primo pomeriggio di essere rimasto a letto a ronfare...)
Al ritrovo del Ciao a Grezzana le ruote ad alto profilo e le intenzioni dei presenti, a giudicare dalle loro facce sono abbastanza bellicose, nonostante la consapevolezza di appartenere alla "seconda categoria" alla vista del Damiano e del Birtele in direzione Turnover. Quando metti assieme il Lucio da Lugo e Lavagnoli con almeno 60 millimetri, puoi star sicuro che il Flover non lo si fa certo in souplesse.
A Ponte Catena mi fermo invece ad aspettare il Mario, che arriva in un paio di minuti con la sua Specialissima ed esclusive ruote medio profilo, così ce ne andiamo verso il Lago di Garda pedalando sulla ciclabile verso Bussolengo e poi salendo al Pol di Pastrengo.
Solo qualche remora nel pedalare la ciclabile da Tacconi verso Calmasino, visto che guadiamo una pozzanghera lunga una buona quarantina di metri e profonda non meno di 5 cm, ma passiamo lentamente e lucidiamo così le nostre ruote.
Arrivati a Bardolino cominciamo un po' ad alternare un ritmo sui 30 km/h a qualche sbuffata a mo' di locomotiva da parte del sottoscritto ai 40-45 km/h, col Mario che mi sciorina a ruota tutti i passistoni dell'est europeo del ciclismo moderno, da Abdoujaparov a Tonkov.
Tra una chiacchera e una trenata è l'ora di Torri del Benaco e la Torri-Bivio, che cominciamo ai ritmi del Mario e la concludiamo entro la mezz'ora. Segue un caffé ristretto a Castion, del quale ringrazio il Vizioso, e poi il lungo rettifilo della zona industriale di Gaium verso Sega di Cavaion, una volta tanto pettinato da un forte vento contrario: non riusciamo a tenere i 40 km/h, a differenza di tutte le altre volte quando raggiungere i 50 km/h lo può fare anche la massaia con l'olandese ed il cestino di vimini.
Il Mario è però in palla e non demorde. La sua azione è propositiva, così saliamo dal Passo Napoleone verso Domegliara e ci dirigiamo verso Fumane dove ci aspetta la Pendola. Il Mario tribola non poco, non si tira indietro e, chiedendo lumi sulla Masua, succede che la imbocchiamo e l'abitato di Negrar è presto raggiunto.
I ciclisti di Verona, quando dicono "Pendola, Masua", complentano sempre aggiungendo "Montecio", così, non senza qualche difficoltà per il Vizioso, si sale dal Gigi e arriviamo al bivio che è giunto il momento di salutarci. Il Mario svolta a destra, mentre per me manca solo il rampone finale per conquistare Montecchio.
L'idea di scendere dai Casotti a Grezzana non mi entusiasma molto, così al bivio di Montecchio decido di tenere la sinistra ed infilo così gli otto tornanti che portano alle contrade di Dondolo ed Antolini. Sul più bello comincia a suonare il Polar, che reclama più o meno "ancora 50 minuti liberi" di registrazione, ma arrivare a Settefunghi, l'incrocio a tre strade tra Montecchio, Colombare e Vigo, è una formalità di meno di 10 minuti e incidentalmente finiscono lì le mie salite giornaliere: l'arrivo è in discesa, una volta tanto.
Si portano a casa 114 km e 1500 metri tondi di dislivello: la gamba risponde bene dopo quasi cinque ore in sella. Tutto sommato non sono messo male per gli impegni di giugno e lungo, cioè un paio di Marathon sulle Alpi... ora manca solo un po' di caldo e ruote grasse!
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