Stamattina sveglia alle 6.20 per riuscire a combinare capra e cavoli, cioè cercare di andare a provare quanto più possibile del percorso della Lessinia Legend, versione Extreme 2012.
L'appuntamento al Ciao per le ore 7.00 - si, diconsi ore SETTE - è disatteso dall'Orlando e mi tocca andare a rimorchiarlo a casa sua. Appena entrato nel suo cortile scorgo la Maria de Notte pronta per partire, mentre Paolo sta ancora girando in mutande in giro per lo scantinato.
Finalmente alle 7.15 si parte e si fa un trasferimento veloce verso Montorio, passando per la Contea di Sezano, per vedere se il Conte era pronto a partire per Pozzomoretto, ma non lo abbiamo visto: forse stava ancora completando gli ultimi minuti dei canonici venticinque.
Da Montorio si sale a Pian di Castagnè praticamente in soupless, cioè con un tempo stimato in 22' compresa la contemplazione degli aculei di un'Istrice probabilmente travolta da un'automobile, mentre il nostro cammino verso San Rocco di Piegara procede sempre tra una ciacola e l'altra. Dopo aver avvisato tramite SMS il Papataso, che non ci saremmo fatti trovare alle Quattro Strade per le 8.30 entriamo sul percorso della Legend Extreme poco dopo San Rocco di Piegara e con leggero disappunto notiamo che la carrareccia è parecchio infangata, "no buono" per il resto della nostra ricognizione, ma dopo aver superato l'empasse iniziale riusciamo a pedalare speditamente in direzione San Mauro di Saline.
La scalata alla Chiesa di San Moro se ne va in scioltezza grazie alla leggerezza della Scalona e alla gamba molto fresca: solo che al bivio con la strada asfaltata, quando dovrebbe cominciare la discesa notiamo che non ci sono cartelli ad indicare il percorso. Sostanzialmente siamo ad un mese dalla gara e non ci sono ancora indicazioni del percorso.
Solo che lo zio Paolo, conosciuto anche come Paolo GPS, non si è preparato adeguatamente, non ha studiato per filo e per segno il percorso, i bivi, i single track e pertanto andiamo a sentimento, solo che dobbiamo aver sbagliato da subito la discesa verso Badia Calavena e siamo costretti a scendere più o meno per la strada asfaltata, dopo aver però pedalato una carrareccia piena di tornanti che documenteremo presto con la ricca traccia GPS.
Da Badia Calavena a Sant'Andrea non ci sono molti dubbi sul percorso: rimaniamo sulla costa occidentale della vallata e bypassiamo l'ascesa sterrata iniziale che dovrebbe portare alla strada che conduce a Campofontana. Superata di poco quota mille metri di altitudine scegliamo di scendere lungo un sentiero segnato, ma in realtà è una sterrata appena risistemata e molto ampia, che è senza dubbio il percorso di gara. Anche al bivio più avanti, scegliamo la rompifuoco verso monte, impastiamo con un po' di fango le ruote delle nostre bike, solo che ci inventiamo la discesa verso Giazza, imbucandoci in un sentiero dove la bici la si guida per niente e la si porta molto. Per fortuna che si sbuca all'attacco della Val Fraselle tra uno scalino ed un altro, dopo aver portato la bici a spalle per almeno 3-400 metri. Evidentemente la discesa da prendere era un po' prima, probabilmente in corrispondenza dell'indicazione "Passeggiate di Giazza".
A Giazza c'è solo il tempo per il refueling di acqua alla fontana del Pfaffen Marcante e poi dai 750 metri di quota attacchiamo il sentiero europeo E5 senza tanti se e senza tanti ma e tra una difficoltà e l'altra arriviamo su a quota 1200 metri, senza particolari patemi. L'Orlando se ne va su col suo passo, mentre il mio passo è tutta un'altra cosa rispetto al suo, insomma arranco, per non dire che "panteso". La Scalona con le ruasse Geax Aka gonfiati belli duri rimbalza sui maroccoli più grossi, ma non è che cambia molto se avessi avuto le altre ruote. Quando non c'è fiato, non c'è fiato e lo spunto per saltare gli ostacoli più impegnativi. Non rimane altro che mettere il piede a terra, tentare di ripartire o scendere dalla sella e spingere la bici.
Peccato che anche qui il team Bi@bike deve ancora passare per sistemare il percorso, ma il lavoro da fare è tanto e lungo. In più le precipitazioni degli ultimi giorni hanno complicato parecchio le cose smuovendo un sacco di materiale e fogliame, tale da rendere impraticabili circa 2-300 metri del sentiero. In cima però ci aspetta uno scenario incantevole caratterizzato da una sottile coltre nevosa caduta da poco, ma l'orologio è tiranno e non ci fermiamo a scattare foto.
In quota sopra al Parparo il cielo non è dei migliori e l'aria non è delle più tiepide, così Paolo mi fa dono di alcuni fogli di giornale per proteggermi l'addome e poi si decide di rientrare verso casa lungo la via più breve, cioè la Valle delle Sfingi, San Francesco, Valdiporro e Boscochiesanuova.
A Bosco Paolo mi saluta ed il rientro a Grezzana lo faccio in solitario, lanciandomi in picchiata lungo lo stradone che da Cerro Veronese passa per Rosaro e arriva direttamente a Stallavena, arrivando ai 75 km/h nei rettilinei più lunghi!
Che dire: il percorso della Lessinia Legend Extreme non c'è modo di provarlo tutto quanto in un solo colpo, come non era stato possibile provare l'Extreme dell'edizione 2010, ma ho tanto l'impressione che questo, nonostante i chilometri ridotti, sarà sicuramente più duro, ma non per questo meno suggestivo. Speriamo solo che gli organizzatori riescano quantomeno a mettere quante più indicazioni possibili del tracciato, soprattutto dell'inedito Extreme, mentre per i lavori di pulizia del Sentiero delle Gosse possono arrivare anche a qualche giorno prima, se il meteo insisterà per rovinarlo.
Il mio stato di forma non è ai livelli massimi, ma posso considerarmi contento di aver portato a casa una "barca di chilometri" (102,2 km) e un dislivello consistente (2220 metri), senza avere avuto particolari crisi sul finale, se non la stanchezza che cominciava a farsi sentire in cima al Parparo. Posso considerarlo un ottimo allenamento per i tre marathon che mi aspettano nel mese di maggio, cioè la Hubi Hard Marathon a Viverone, la Divinus Bike a Monteforte d'Alpone e la Lessinia Legend, se scioglierò a breve la mia riserva inviando l'iscrizione alla gara.
Ringrazio pubblicamente Paolo per aver scelto di accompagnarmi per l'intera giornata, nonostante la levataccia, lo ringrazio un po' meno per non aver assolto pienamente al suo ruolo istituzionale di condottiero, vista l'esperienza e la conoscenza di ogni traccia possibile ed immaginabile in Lessinia.
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