Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Oggi il programma della prima giornata in Rio de Janeiro è stato rocambolesco, perché abbiamo saputo solo alle 8.25 della mattina che sarebbero venuti a prenderci alle 8.55 per il City Tour: pertanto colazione e toeletta di tutta fretta e poi sul pullman, quali unici rappresentanti del Made in Italy nel mondo.
Piacevolissima sorpresa quando scopriamo che la guida è un omosessuale molto fluminense e tifoso de futbol, che di secondo lavoro non può che fare la drag queen e ballare la samba al carnevale più pazzo del mondo.
Tutto l'autobus parla o capisce il portunol - mix di portoghese e spagnolo - così Serginho parla l'inglese apposta per noi italiani, cioé per me e per Elisa; capiamo praticamente tutto tra un po' di portugues e un po' di ingles.
Purtroppo è il meteo a mettersi contro perché la prima escursione della giornata prevede la salita su Pão de Açùcar, da cui la vista su Rio è spettacolare, ma richiede cielo sufficientemente limpido, cosa che invece non è proprio, visto che continua a piovere più o meno forte.
Riusciamo però a salire, fare foto, vedere souvrenir, fare perfino un filmatino con la videocamera: Enrico ed Alice sono in qualche modo protetti dall'acqua dai rispettivi spolverini, mentre io prendo di gusto la pioggia tropicale, che è la stessa cosa che farsi una doccia calda.
A seguire la Catedrão e la spiaggia di I-pa-ne-ma - è lo scandire delle parole di Serginho Bissinho - mentre il top lo abbiamo da lui quando facciamo visita al templum templorum del futebol, cioé il Maracanà e il Maracanainho, rispettivamente uno degli stadi più grandi del mondo e la sua versione per partite in pantofole. Sergio si lascia andare a qualche coretto pro Flamengo, ma viene il momento di passare in altri quartieri come Botafogo e Urra, oltre il mitico Sambodromo, dove non passano le Formula Uno, ma è tutto vuoto in attesa del Carnevale.
Decidiamo verso le 13 di prolungare il city tour, così andiamo a pranzo in churrascaria! Tutto prelibato: peccato che mi salti un pezzo di dente proprio sul più bello, cioé mentre sto masticando un pezzo di picanha!
Nel pomeriggio ci spariamo il giro su Trem de Corcovado: indimenticabile, nonostante la pioggia e l'aria a oltre 700 metri sopra Rio. A presto con foto e ulteriore commento!
A tutti quelli che mi chiedono del mio programma riabilitativo per la stagione 2010.
Tutto procede secondo programma a parte qualche leggero inconveniente in via di risoluzione (dovuto a sovraeccitazione dell'apparato gastroenterico)
La prima settimana è stata dedicata ad una ricostituzione del tessuto muscolare grazie ad un'assunzione di proteine anche al sangue in dosi massiccie: molto apprezzata la porzione standard di controfiletto di bovino argentino da 400 grammi a cottura media.
La seconda settimana, già iniziata da sabato sera, prevederà una stimolazione basica delle funzioni metaboliche basali grazie all'aumento della temperatura ambientale massima a quota 30ºC e all'assunzione delle seguenti sostanze:
- Guaranà dose 1 lt per die (come se fusse Cocacola dopo una notturna, praticamente adesso bevo guaranà e piscio Redbull)
- Mango e bananite in quantità
- Papaya e laranja in succo
- Caffeina pura do Minas Gerais 150 mg per die
- Turbaìna 1 lt per die (spero di mandarvi foto)
- Yogurt vaniglia 250 ml
- Fermenti lattici
- Cahipirinha dose 250 ml (come coprente)
Le gambe ancora ferme per qualche giorno ulteriore. Consentite solo passeggiate a piedi senza corsa, forse qualche passettino di samba verso mercoledì.
La terapia autorizza al momento l'ascolto di radiocronache di partite della Copa Libertadores ovviamente in 'portoghese brasileiro' come stimolazione mentale di secondo livello.
Son proprio contento di questo programma. Soddisfatti o rimborsati.
Dopo parecchi giorni di acqua in quel di Rio di Janeiro, giovedì mattina abbiamo abbandonato la metropoli carioca in direzione Paraty. La scelta della strada non è stata delle più felici, ma ci siamo fidati ciecamente delle indicazioni di Google Maps, il quale ci ha fatto prendere l'autostrada Dutra in direzione San Paolo, anziché prendere l'autostrada litoranea che collega Rio a Angra Dos Reis.
Dopo quasi 100 km di autostrada, per uscire da Rio de Janeiro lungo l'Avenida Brasil e il toboga autostradale che porta da quota 200 metri sul livello del mare fino a quota 900, roba che salire da Stallavena a Boscochiesanuova è una passeggiatina al confronto, ci siamo ritrovati a fare un tormentone lungo 75 km da Barra Mansa fino alla BR-101, cioè la statale che porta da Angra Dos Reis fino a Santos. Una sequenza di curve a medio raggio dove ho avuto modo di mettere alla prova gli stomaci di tutto il mio equipaggio.
Poco male: siamo arrivati a Paraty e ci siamo ricongiunti coi nostri amici Nelson, Mercia ed Henrique, più che mai ospitali e accoglienti, solo che il tempo è rimasto incerto e piovigginoso per tutta la sera e la notte: la passeggiatina nel dopocena è stata caratterizzata da una pioggerellina talmente fitta, capace di entrare in qualsiasi tessuto ed indumento.
Entrare a Paraty sembra di entrare in una città d'altri tempi: le strade asfaltate sono pochissime, mentre quelle centrali della cittadina sono tutte lastricate o di pietra, che costringono una camminata a piedi o un attraversamento in macchina a qualcosa molto avventuroso, roba da sbloccare la forcella...
L'attività di monitoraggio bici è continuata per tutta la serata. Anche a Paraty imperversa una marca su tutti, cioè bici Caloi ovunque, che sembra essere il distributore e il produttore principale nello stato di Rio de Janeiro. Nel negozio principale di bici, ho addirittura ammirato una bici Caloi con carro completamente in carbonio e gruppo Deore LX, mentre la forcella era una SID Tora, cioè un nuovo record per la categoria Brasiliane.
Tutti a letto non tardissimo a condividere la notte con le zanzare del posto, non particolarmente velenose in fatto di punture ed iniezioni, ma sicuramente più che mai agguerrite nel non demordere in camera da letto. Tutta la notte l'abbiamo fatta sotto il lenzuolo con una temperatura ambientale ben oltre i 30°C.
Per fortuna che lassù il buon Dio ha chiuso il rubinetto dell'acqua e stamattina abbiamo goduto appieno del cielo nuvoloso e poco nuvoloso, concedendoci un'uscita col barcone di un paio di ore e mezza. Piccolo attraversamento della baia di fronte a Paraty e poi abbiamo fatto gettare l'ancora presso un isolotto a circa 7 km, dove abbiamo anzitutto guardato delle enormi "lagarto" appollaiate sulla roccia e poi ci siamo tuffati nell'acqua per fare un po' di snorkeling.
Pranzo eccezionale una volta tornati a casa a base di pesce, pesce cavallo lesso e pesce cavallo alla piastra, dal gusto molto saporito, il tutto preparato dalla cuoca Sida, la donna che ci ospita e ci segue in questi giorni di vacanza a Paraty.
Come potete vedere dall'immagine a fianco, oggi è cominciata finalmente l'attività motoria, parte integrante del programma di riabilitazione del Marcante. Dopo la traversata in barca, finalmente è arrivato l'ammollo in acqua tropicale, con una nuotatina e maschera da snorkeling, qualche esercizio di respirazione col respiratore della maschera. Dopo aver contemplato un po' la fauna e la flora subacquea - principalmente pesci agulha, altre varietà colorate autoctone e coralli cervello - anche il tempo di fare un paio di tuffi.
Accesi nuovamente i motori del barcone, grazie ad un tranquillo trasferimento, ci siamo mossi verso la piccola baia Jurumirim, famosa per il record realizzato da Amyr Klink, cioè la traversata dell'Oceano Atlantico nell'emisfero australe, da Città del Capo fino alle coste del Brasile.
L'esercizio è consistito nella discesa dalla scaletta ed una nuotatina di 50-60 metri per raggiungere la spiaggia dorata, con tanto di conquista della terra americana e relativo ammainabandiera da vero esploratore medioevale.
La dieta alimentare è stata molto equilibrata, grazie ad una bella "agua de coco" quasi ghiacciata, refrigerante a base di guaranà e succo di gojaba ipocalorica, ma molto "saborido".
Trovarsi ai bordi della lussureggiante natura tropicale del Brasile significa fare i conti anche con le tantissime specie animali con cui ci si incontra e ci si scontra.
Mi riferisco alle zanzare che invadono il nostro appartamento qui vicino al centro storico di Paraty.
Dopo aver chiuso tutte le finestre, aver posto le zanzariere per consentire lo scambio d'aria con l'esterno e aver utilizzato il più classico degli insetticidi in versione spray - quello che chiamiamo impropriamente "DDT" - giunge prima o poi il momento di entrare in camera per la nanna.
Il quieto vivere "notturno" in quel di Paraty non è molto dissimile a quello di Bibione o di qualche altra località balneare dell'Adriatico: bisogna eliminare le zanzare più resistenti rimaste dentro la stanza.
Si tratta di dieci minuti di guerriglia urbana, dove armi dello scontro sono le ciabatte, qualche maglietta sporca e soprattutto il rapido movimento di mani, vero stratagemma che fa la differenza.
Si presta la massima attenzione a movimenti sospetti, si ascolta il tipico ronzio d'ali. Le prime due tre sono facili da colpire. Sono le ultime le irriducibili, le veterane di guerra, che magari portano in dote anche gli onori e gli allori delle battaglie precedenti, come si vede dalla macchia rossa lasciata dalla loro resa.
Queste di Paraty non sono velenose come le zanzare tigre che ormai imperversano in Europa, ma hanno un movimento d'ali ed un cambio di velocità a dir poco fulmineo.
Solo alla resa dell'ultimo baluardo, si può pensare di dormire una notte tranquilla, cioè quella non costretta dietro o sotto al lenzuolo, con un'umidità del 100% e il ronzio appena fuori che non lascia dormire.
Non è certo questo inconveniente a rompere l'incanto della natura del Brasile, dove è senza dubbio l'acqua in tutte le sue forme e manifestazioni a farla da padrona.
Acqua dal cielo, quando piove. Acqua nelle leggere foschie o pioggerelline che si addensano alle quote più basse, acqua che scorre sulle strade, nei fiumi, nei rii di qualsiasi bosco o foresta.
Acqua che esce da ogni frutto succoso e prelibato: agua de coco dolce e dissetante, acqua da un caju, acqua e succo dal dolcissimo mango o papaya, acqua dalla goyaba; ma anche acqua marron piena di fango vitale ed argilla rossa nei canali, nei fiumi, acqua azzurra e verde nel basso fondale della laguna tra Angra dos Reis e Paraty. Acqua in abbondanza per raffreddare la centrale nucleare, acqua che si ribella e che straripa nello stato di San Paolo, acqua che fa cedere una scarpata.
Tutto è verde, tutto è pieno di vita per l'acqua: nei colori dei frutti, nelle tonalità di verde di foglie e di ogni arbusto, in tutti i colori delle incantevoli orchidee e rigogli floreali presenti in ogni angolo del Brasile. L'acqua scende dal cielo ed è calda quasi come sotto la doccia, ma la gente, come la natura, non se ne duole: la accoglie e la riceve come un dono della vita.
Per fortuna che c'è acqua.
Ieri ultima giornata "completa" a Paraty: l'abbiamo dedicata completamente al mare, nonostante il tempo nella mattinata non fosse dei più clementi. Le previsioni meteo davano scarsa possibilità di pioggia prima di mezzogiorno, mentre per il pomeriggio solo cielo molto nuvoloso senza precipitazioni, così io e Nelson abbiamo optato per il "giro lungo" col barcone nel pomeriggio come programma per tutta la combriccola Tenuti-Giarola.
La partenza al porto di Paraty per le ore 12 ci riservava la piacevole sorpresa di condividere l'enorme barcone - la placca vicino al timone indicava un totale di 94 posti - solo con la truppa e una giovanissima coppietta di colore freschi di matrimonio da meno di 24 ore. Il capitano, i due mozzi e la cuoca ci hanno portato lungo un itinerario nella baia di Paraty composto di quattro soste.
Nella prima sosta abbiamo apprezzato un po' della fauna ittica, facendo un po' di snorkeling. Un tuffo in acqua con tanto di tubo e maschera, tanto per vedere le poche specie ittiche, però molto belle a vedersi appena sotto il pelo dell'acqua.
Nella seconda sosta invece il gruppo si divide tra chi arriva a riva a nuoto e chi invece ci arriva usando il gommone di supporto, abilmente manovrato dalla truppa. Per i nuotatori invece una nuotatina di quasi un centinaio di metri tra il Sonho Meu - nome appunto del barcone - e il bagnasciuga della Praha Vermelha.
La terza sosta invece consiste principalmente nel pranzo, sia per noi che rimaniamo sul ponte, che per i macachi indigeni e i lagarto che vengono a prendersi i pezzi di banana, opportunamente posizionati da un membro della truppa. La fauna appena dietro la foresta tropicale è a dir poco eccezionale per la varietà e i colori: mai si direbbe che su un'isoletta così piccola - solo qualche migliaio di metri quadrati - ci possano essere specie così singolari. Per noi un pranzo a base di pesce, cioè principalmente camarao, verdura mista e patate fritte, il piacere impagabile di mangiare appena sopra il pelo d'acqua e pure il divertimento di lanciare nell'acqua le lische e qualche boccone, osservando i numeri fatti del drappo di pesci circostanti per accaparrarsi gli avanzi della nostra mangiata.
La gita continua più tardi andando fino alla Praha Jurumirim, dove anche li ci dividiamo tra chi scende col gommone e chi invece - come il sottoscritto ed Enrico - se la fa tutta a nuoto fino alla sabbia dorata, dove ci aspettano una piccola comunità di tacchini e faraone, libera di vagare attorno ad alcune abitazioni private incustodite.
Il rientro nella cittadina ci vede fare alcuni acquisti nei negozietti, dove facciamo il pieno di souvrenir e gadget per gli amici e parenti, che non dimentichiamo mai in queste tre settimane lontane dall'Italia. Oggi rientreremo in zona continentale: lasceremo la suggestiva città di Paraty in macchina e in circa quattro ore di viaggio dovremmo arrivare a Jundiai.
Ieri a Jundiai ultima giornata brasiliana dedicata a preparare le valigie e a fare le ultime spese. Chiaro che non si sprizza gioia per tornare dalle vacanze oltreoceano e rientrare al lavoro ed al solito tram tram, ma a questo giro ci son tutte le attenuanti del caso, che ci hanno rinfrancato nel rientro dall'America.
Anzitutto la saudade per l'Italia comincia a farsi sentire, anche se tre settimane "no Brasil" ci stavano portando piano piano a "diventare brasiliani", a circolare nel traffico con loro, a mangiare e a bere come loro, a parlare e interagire con loro. Non voglio con questo dire che pretendevo già la cittadinanza brasiliana, però tre settimane fatte non solo come turisti, ma anche da cittadini fa respirare un'aria diversa rispetto a quella dei soliti hotel, dei villaggi turistici e delle escursioni organizzate dai tour operator.
In secondo luogo la temperature polari che stanno pervadendo per tutta l'Europa ci intimoriscono non poco, però l'escursione termica di oltre trenta gradi ha pur sempre il suo fascino. All'imbarco a San Paolo son salito sull'aereo con pantaloncini e polo e stamattina, mentre scendevo dal volo da San Paolo, un addetto alla scaletta, vedendomi in braghe corte, mi ha detto che forse è il caso di vestirsi un po' di più, ma tant'è: c'era da fare lo sborone a Fiumicino, dove la temperatura all'atterraggio era di 9°C e quindi si poteva ancora tenere tale abbigliamento.
Ben altra cosa invece la temperatura in Padania, dove abbiamo trovato all'incirca 10 gradi in meno rispetto alla capitale. Domani mi aspetta pure la Gran Fondo del Pandoro, per cui posso placidamente dire che non sono cosa mi aspetta, dopo aver sudato un po' a San Paolo l'altro giorno.
Ultima attenuante, ma non certo ultima per importanza, è che il rientro ci catapulta direttamente nelle festività natalizie, per cui non l'impatto non dovrebbe essere così drastico. Solo i prossimi giorni potranno dire...
Sono tornato a casa da neanche una settimana e comincio già a sentire la saudade do Brasile. Cominciavo ad abituarmi bene: sarà che il clima è stato ideale per tutte le tre settimane - sole sullo zenith, acquazzone tropicale, pioggerellina fitta fitta - sarà che la gente non ha tutte le preoccupazioni che abbiamo noi, sarà che la gente è serena e non deve incazzarsi perché il treno è in ritardo, perché è intrappolata in macchina a causa dell'ingorgo della neve o in coda per entrare al centro commerciale. Sarà perché non c'è la "paciarina" che sporca e bagna le scarpe, sarà perché non c'è bisogno di avere l'ultimo modello del Woolrich, sarà perché non c'è tutto sto bisogno di avere l'iPhone da 32 GB e la banda larga sul telefono, sarà anche perché non c'è tutto 'sto bisogno di consultare spasmodicamente Facebook ogni due ore, per vedere se qualcuno ha scritto qualche cavolata nella tua bacheca.
Ti siedi fuori da un locale: ti ordini un bel suco de laranja e abacaxi, lo accompagni con un pezzo di picanha, un ciuffo di riso in bianco ed un paio di cucchiaiate di fagioli lessi e puoi sorridere in felice compagnia dei tuoi compagni di avventura o di lavoro.
Non c'è neanche l'assillo di dover correre in palestra per fare gli esercizi che ti ha programmato il personal trainer, nè c'è il criceto che insiste nel farti fare anche oggi 45 km in sella alla bici ai 30 km/h col 53/14. Non c'è tutto sto bisogno che il BMI sia al di sotto di 21 punti, nè quello di indossare a tutti i costi la taglia 38. Dopo tutto se le tre ragazze mulatte che ti passano di fronte, hanno le smagliature sulle cosce, la pancetta che sborda un po' e seni generosi, loro le scarpe coi tacchi le indossano lo stesso e non è un problema se mangiano un pao de quejio in più.
Nessun problema neanche se con la macchina ti scartano davanti al tuo cofano da una corsia all'altra, tanto se arrivi al mare anche dieci minuti dopo, la sabbia uguale allo zucchero di canna è comunque dorata. Ci sarà anche qualche sacchetto di plastica in più sul bagnasciuga - cosa orripilante per i nostri ecologisti - ma non è un problema qui farsi a piedi cinque chilometri da una frazione all'altra o mettere l'alcol comum invece della gasolina. Il tempo non è tutto sto denaro e poi il denaro è pur sempre del diavolo.
Ma non è nemmeno un problema se passi di fronte ad un disperato, che sta dormendo sopra un cartone e ti chiede l'elemosina. Se ti va di dargli 50 centavos, lui apprezza molto di più un panettino col presunto di tutto il resto e non ti preoccupi del fatto che simile gente non lo vorresti nemmeno vedere in circolazione.
E se una "bixia" ti fa l'occhiolino, tu puoi sempre risponderle con un bel pollice su in segno di approvazione e non devi subito preoccuparti se i tuoi amici scherzano sulla tua omosessualità. E se ci sono 35°C e l'aria condizionata non funziona, non è che devi imprecare contro Lula perché il "governo è ladro".
Insomma in Brasile "si stava meglio quando si stava peggio". Non serve insomma andare indietro nel tempo, basta spostarsi fuori di casa nostra. Un sorriso sulle labbra non si compra certo coi soldi: ho già saudade do Brasil.
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