Domenica scorsa, 12 giugno, a differenza di tutti gli amici veronesi che correvano nel soavese per la granfondo denominata Soave Bike - che tra l'altro io non ho mai corso in questi miei cinque anni di gare - per me era in programma da tempo la settima trasferta del cammino Prestigioso 2011, la Atestina Superbike. La cosa, a dire il vero, era stata studiata ancora a novembre, quando decidevo di non iscrivermi al Lessinia Tour, in favore del Prestigio 2011 e, vista la concomitanza, ho preferito in tutte le situazioni dare precedenza al circuito nazionale organizzato dalla rivista Compagnia Editoriale.
L'avvicinamento ad Este, città di partenza ed arrivo di questa granfondo, avviene molto più rapidamente di quello che pensavo, lungo alcune delle direttrici tra le province di Verona, Vicenza e Padova, e cioè in un'ora dalla Valpantena arrivo ad Este, transitando prima sulla Porcilana e poi muovendomi da San Bonifacio verso Lonigo e poi per Noventa Vicentina.
Ormai arrivati ad Este il colpo d'occhio è di avere di fronte delle enormi piramidi che spiccano dalla pianura veneta. Fanno quasi impressione alla sola vista e non fanno pensare a nulla di buono a quello che si troverà in gara. I Colli Euganei, visti da Padova, sembrano qualcosa di molto più mansueto e placido, ma quando li si vedono da sotto, il primo istinto sarebbe quello di prendere la bici o la macchina e di girarsi verso casa. Un altro pensiero che passa per la mente è più o meno del tipo: "Gli organizzatori non saranno così crudeli da farci andare sotto tutte le antenne che sovrastano ogni cocuzzolo, vero?".
Effettivamente la gara, come tante altre del Prestigio, non l'ho mai provata, mi sono solo limitato a "provarla" al computer con Google Earth, ma si sa che le pendenze virtuali non ti rendono assolutamente consapevole di cosa ritroverai nella realtà.
Dopo qualche minima difficoltà nel riuscire a parcheggiare a zero metri dalle docce e dal pasta party, finalmente mi reco al Palaeste per ritirare dal mio collega di lavoro, coinvolto anche lui nelle operazioni organizzative, il pacco gara. Poi mi capita di incontrare un po' tutti i compagni di avventura del Prestigio 2011, cioè tanti Sbubbikers, gli amici di Presa XXII, oltre a Basa ed altri del forum di MTB-forum.
Incontro anche l'altro mio compagno di squadra alle prese col Prestigio 2011, Paolo Formaggi, e con lui salgo per buona parte della prima salita verso Calaone, come riscaldamento, così ci scambiamo un bel po' di opinioni sulle nostre rispettive esperienze e relative aspettative.
In griglia entro a mezz'ora dal via, dove chiacchero con Rino del Presa 22 e il Busni degli Sbubbi. Al nostro fianco il product manager delle ruote Fulcrum, che porta in gara il solito telaio Fulcrum, usato per le foto dei cataloghi, oltre ad una coppia di indistruttibili Fulcrum Red Carbon XRP, delle "gran rue", su cui sbaverò per un buon quarto d'ora.
Il clima ed il contesto della partenza è assolutamente eccellente: la via centrale della partenza è artisticamente molto bella, la musica è quasi a palla, lo speaker è di quelli giusti e tutto attorno è un pullulare di gnocche accompagnatrici, che è sempre un bel vedere, prima delle fatiche di una gara. Tre, due, uno, via: si parte e subito su a tutta per la salita verso Calaone. Qua non c'è molto da scherzare: tutti salgono a tutta ed io rientro sul mio riferimento di giornata partito nella griglia davanti a me, cioè Achille, Paride Antolini, il mio vate dell'esperienza prestigiosa. Starò con lui per tutta la gara. Molto spesso sarà lui avanti, altre volte sarò io, ma un flebile elastico ci terrà attaccati fino agli ultimi metri di gara.
La gara non ha nulla da spartire con altre gare finora viste nel Prestigio 2011: niente di pedalabile o di scorrevole, dove un passistone come me può allungare ed andarsene via. Le salite sono tutte belle irte: spesso si tratta di muri su cemento o su sterrato con pendenze che vanno ben oltre il 20%. In tante situazioni non ho molte alternative, se non scendere dalla bici e spingere, perché non si riescono a scalare col 27/32, ultimo rapporto di cui dispone la mia Scaletta, ma tant'è: anche altri col padellino sono nelle stesse condizioni.
Parecchie sono invece le difficoltà incontrate in discesa, perché sono quasi tutte in single track o su carrareccia, dove la traiettoria ideale è unica, mentre fuori dalla linea solo pietre smosse ed eventualmente appuntite, alché nessuno vede il caso di prendersi inutili rischi.
Alquanto insolito l'incontro "ravvicinato" con un bel serpente da 120 cm lungo il sentiero dei Sette Guadi: un "angio" biancoverde mi attraversa davanti all'ultimo e non posso fare altro che passarci sopra con le ruote.
Per il resto il Muro del Pianto, la più blasonata difficoltà di giornata, se ne va senza particolari patemi, mentre è il Monte Cero a mandare in riserva la mia carica di energia. Per fortuna, dopo aver scollinato, riesco a mandar giù le ultime albicocche essiccate che avevo al seguito e riesco a non perdere il trenino che si era formato dietro Paride. O meglio: il trenino lo avevo praticamente perso davanti a me di quasi duecento metri, ma sulla discesa di Calaone, riesco a menare come un folle, portandomi a quasi i 70 km/h e riuscendo così a riagguantarlo poco prima di entrare nel ciotolato sopra le mura del Castello di Este, splendida cornice per il finale di gara.
La classifica TDS dice che il mio piazzamento è il 231° assoluto, 39° di M2, su circa 750 arrivati. La vittoria assoluta va invece all'Elite Ramon Bianchi, da quest'anno in forza al team Full Dynamix di Marostica.
Il ristoro finale è assolutamente desiderato e sospirato: è praticamente una grande macedonia nella piazza centrale della città, con nettarine e banane a volontà e col melone già affettato a spicchi a farla da padrone. Faccio abbastanza presto per le operazioni conclusive e così mi dirigo alle fresche docce ed al pasta party sul parquet del Palaeste: un ottimo pasta party con la classica pastasciutta, il dolcetto alla marmellata e fette di prosciutto crudo a volontà, in compagnia del collega Daniele, sua moglie Raffaella e altri suoi compagni del team Adventure & Bike.
Non mi rimane che salutare Agostino Andreis, il tregnaghese del Team Olympia, anche lui obbligato a correre qui ad Este per dovere di federazione, in quanto Elite, e salire in macchina per il ritorno verso casa.
Con queste due ulteriori stelle, mi attesto a quota 16 nel percorso del Prestigio MTB 2011. Tra due settimane scarse è la volta nientemeno che del Montello, ossia della Gunn Rita Marathon a Montebelluna, dove cercherò di portare a casa 4 stelle pesanti a "fianco" dei big mondiali, Tommasino permettendo. L'ultima stella mancante, al momento, andrò a raccoglierla alla Lessinia Bike, anche se la gara vale due stelle. Poi vedremo cosa riuscirò a fare a settembre, perché quest'anno non voglio fermarmi al minimo sindacale. La voglia di pedalare in MTB e di girare l'Italia delle Marathon MTB è sempre molto forte e si fa davvero fatica a placare.