L'appuntamento della veglia pasquale per i belgi del GC Grezzana è il solito, ore 8.00 di fronte al Ciao e nel piazza della P2. Solo una defezione eccellente, quella del Presidente, che si è messo a disposizione della sua famiglia per alcune domestiche. Due presenze di spessore però, quella degli amanti dei marathon, ossia il Marcante e l'Orlando direttamente dal team di via Carrara. Al via da Grezzana anche mister Zanetti.
Strada facendo, alla iena di Alcenago, il Personal ed Alba, si aggiungono il Pollinari, nonché il Grego. L'obiettivo di giornata è però molto ambizioso: arrivare a La Piatta, località dove si trova il Rifubio Bepi Bertagnoli in alta Val di Chiampo. Solo che per arrivarci si sceglie anzitutto un trasferimento relativamente veloce, cioè dopo esser passati per Ponte Florio, San Martino Buon Albergo, le Quattro Strade, il Donzellino e Tregnago, si arriva a Badia Calavena, dove si comincia con l'antipasto del succulento menu, ossia la Badia-La Collina. Lungo questo lungo tragitto, l'onore anche di tirare su uno dei nostri sponsor, ossia il Mario del Ciao, che affronta con noi la prima asperità.
Questo antipastino conduce però alla tortuosa discesa che porta poco sopra l'abitato di San Giovanni Ilarione, solo che troviamo solo meno di un minuto per inglutire una barretta, salutiamo Mario che volge verso casa e per noi si sale verso Castello e Nanon in direzione Chiampo. In paese una splendida vigilessa ferma pure la colonna di macchine, per far passare il manipolo di ciclisti.
Solo che Chiampo è solo un intermezzo che dura qualche minuto: si sale di nuovo sulla costa orientale della Val del Chiampo, verso Nogarole Vicentino, dove un lunghissimo mangiaebevi ci fa attraversare piccole contrade e le frazioni di Mastrotti e Campanella. All'attacco di questa salita è il Zanetti a sferrare la zampata. Il resto del gruppo lascia fare, tanto la salita è lunga e ce n'è da menare prima di arrivare al paese di Altissimo. Arrivati ormai ad Altissimo, che lasciamo alla nostra sinistra, sono Zanetti, il Pollinari e Grego ad alzare bandiera bianca: ritornare a Verona non è comunque affar semplice nemmeno per loro.
Cinque sono gli irriducibili che proseguono verso Castelvecchio e Marana, dove scatta la pausa brioches: in realtà trattasi di una baguette con salame casalino, che il duo Turnover addenta quasi con cattiveria. I fratelli Grobberio ed il Personal optano per i panettini nelle scarsele, ma sulla lattina di Cocacola non c'è dubbio: tutti all'unisono.
L'orologio è tiranno e Rifugio Bertagnoli è ancora lontano: in più arrivare a contrada Lovezzi vuol dire tutto un suo e giù con rampe dal 15%. Tutti i nostri uomini arrancano con gli ultimi rapporti a disposizione, ma non demordono. Ormai a Campodalbero la scalata del Marcante viene interrotta da una telefonata, ma gli uomini al comando procedono al passo della Elena e quindi il rientro è facilitato dopo un centinaio di metri di dislivello.
Si supera quota 900, poi 1000, poi perfino la neve a mo' di noce di cocco e qualche foto di rito: Rifugio Bertagnoli è sempre più vicino, dall'alto della sua quota a 1240 metri. Peccato che il Garmin dell'Orlando abbia ceduto di schianto ancora parecchi chilometri fa. L'uomo GPS non è più in grado di snocciolare numeri e pendenze, ma cerca di arrabattarsi col ciclocomputer della pesca, di cui è comunque equipaggiata la sua superleggera Wilier. Ancora una volta i sistemi ridondanti funzionano e servono a qualcosa.
La pendenza per arrivare a La Piatta non supera mai l'8%, per cui gli uomini fanno un ritmo consono per tutti, mentre la Iena non vuole interferenze e chiaccheratori e si concentra sul suo passo dietro a pochi metri. Al rifugio il tempo di una foto, ci si veste per benino ed i manicotti dell'Alba diventano del Marcante, uscito praticamente da casa in bermuda e canottierina senza maniche.
La discesa verso Crespadoro è lunghissima. Il Personal incappa subito in una foratura alla zona "noce di cocco". Il suo Vittoria Roubaix presenta una bella falla causa "maroccolo morenico". A valle proseguono speditamente l'Orlando e la Elena, col Marcante che rientra su di loro ed avvisa della foratura nelle retrovie.
Il ricongiungimento avviene ormai a Ferrazza, contrada poco sopra Crespadoro. Qui parte il cronometro dell'ultima asperità di giornata, nientepopò di meno che la salita del Durlo, alla prima assoluta per il Marcante. In realtà non si passa dalla frazione Durlo, ma si decide di svoltare a sinistra al ponticciolo. Quelli informati parlano di 600 metri di dislivello, in realtà sono quasi 800 ed il piccolo serbatoio dell'ingegnere si svuota a due terzi della salita. Il Personal non si spiega dell'ammutinamento del compagno di avventura, ma quando la spia della riserva si accende, bisogna passare in modalità economy, quindi anche la lingua è meglio che se ne stia ferma.
Dalle retrovie il turbodiesel common rail della Elena avanza imperterrito e non accenna al minimo cedimento. Per tutti l'obiettivo è il negozietto ai Tebaldi, descritto dall'Orlando come il Bengodi della Parco Forestale di Giazza a quasi 60 chilometri dalla città scaligera. Arrivare a questo negozietto è un gesto eroico ed il miraggio si trasforma al più presto in realtà. Al Marcante si illuminano gli occhi alla vista del banco salumi e la colomba Bauli da 1 kg.
Fettone da 160 grammi di pan casalingo con l'uvetta per quasi tutti, fiumi di cocacola. La Iena di Alcenago opta per il panozzo al salame. Per l'Orlando addirittura un tortino al limone della pasticceria Valdiporro da 400 grammi tutto per lui e snack finale, il Duplo, offerto dal Personal, un tocco di prelibatezza per tutti quanti!
Ricaricate le pile, la discesa verso la Val d'Illasi è una soddisfazione più unica che rara. A Sant'Andrea, l'Orlando arriva primo e fiuta la direzione del vento, perfettamente allineato verso nord. Il Paolo insiste per scalare verso la Bettola di Velo, ma il Marcante non ne vuole sapere. Fino a quel punto il dislivello accumulato è ben oltre i 3000 metri ed il resto del gruppo conferma l'orientamento dell'ingegner Marcante. Solo la gran gamba dell'Alba se la sentirebbe di scalare anche Santissima Trinità, ma l'ora è tarda e la Valpantena è ancora a 40 km.
Pertanto dopo un paio di cambi del Marcante e l'Alba, l'Orlando prende il comando delle operazioni e, forte dei 1400 kcal del tortino al limone, si mette a menare a velocità di crociera tra i 45 e i 50 km/h, mentre le carrozze al seguito godono appieno della corsa gratuita. E' solo il semaforo di Illasi e fermare la corsa in direzione scaligera.
Dalle Quattro Strade in poi, la velocità cala un po', mentre il ritorno è esattamente quello fatto all'andata, con l'unica variazione in zona Novaglie, dove si opta per il rientro da via Segorte, invece che risalire verso il vallonato che conduce a Sezano.
Che dire: c'è gente che è abituata a menare per duecento chilometri ed oltre, ci sono ciclisti abituati a parlare tanto e muovere solo la bocca, c'è gente che dopo i primi ennemila metri di dislivello comincia un po' a sentire la stanchezza sulle gambe, ma su una cosa tutti i nostri uomini sono stati completamente d'accordo: la determinazione. Sia i reduci del Fiandre che della Marathon di Bracciano portano a casa un'uscita a dir poco allenante sulla resistenza e la tenuta sulla distanza.
Buona Pasqua a tutti!