Ieri non ne ho trovato uno a fine gara convinto che il Durello di ieri sia stato una bella gara. Per me lo è stato: mi son divertito, perché ho avuto subito l'impressione che in tanti avrebbero rinunciato alla partenza, viste le condizioni meteo del cielo e la vigilia assolutamente piovosa, e perché mi veniva in mente sempre di più la famigerata Divinus Bike del 2008.
Il fatto di non potermi tirare indietro, visto che dopo la Tre Valli compaio anch'io nella classifica Fi'zi:k Veneto, è stato senza dubbio un motivo di stimolo per prendere il via. Poi un altro motivo è che bisogna assolutamente fare tesoro di situazioni del genere, per dimostrare più che altro a se stessi che si è forti anche quando il gioco si fa duro. E ieri non si può nascondere il fatto che le difficoltà oggettive non ci fossero lungo il percorso.
Già a partire dal via la prima salita è di quelle che fanno selezione e capisco subito che non è giornata per il sottoscritto. Già al primo tornante vedo il Compagno di Merende che mi ha già dato "20 metri di dislivello". Sulle prime rampe della prima salita, riesco a stare col Diego Anselmi e con l'Anonimo, ma già sui tornanti pianeggianti mollo il gas e decido definitivamente per una condotta di gara volta tutta ad arrivare in fondo, senza correre particolari rischi e patemi.
Così nella prima parte di gara mi ritrovo a scambiarmi spesso coi fratellini Schleck Tommasi, che oggi hanno avuto ordine dal loro DS Gianluca di andare "piano". Si vede davvero che vanno piano perché a volte allungano di brutto e poi si aspettano l'un l'altro quando uno dei due si ritrova in difficoltà ed io li posso riagguantare.
Simpatico anche il siparietto di Simone Pasetto, che mi scatta una foto e pure mi rincorre con la bottiglietta dell'olio spray, perché ieri ce n'era davvero bisogno. Forse più nella seconda parte di gara, dove la catena era ingrassata di tanto bel fango argilloso, tipico delle zone della Valdalpone.
Poi succede che in una discesina in direzione mi ritrovo dietro ad un concorrente di Punto Bici, il quale perde completamente il controllo della sua bici e cade rovinosamente su una spalla, gridando subito un dolore atroce per la contusione. Io son dietro a 20 metri e faccio molta fatica a fermarmi prima di lui, tanto che mi appoggio con la mia ruota anteriore su una sua gamba, ma non ci penso due volte ad appoggiare la bici e a soccorrerlo: si trova in traiettoria in discesa e gli "assatanati" vengono giù veloci. Appoggio la mia bici, vedo che lui grida abbastanza, ma gli prendo la bici e la tolgo subito di mezzo. Lui riesce a dirmi che va tutto abbastanza bene, ma a mio avviso la clavicola ha subito una bella pacca... mi informerò attraverso il forum e la posta elettronica, per capire sulle sorti di questo concorrente col pettorale 184, Ivano Masiero, che però vedo pure classificato ad un paio di minuti dal sottoscritto!
In questa breve sosta vengo superato da un bel po' di concorrenti, compresi i gemellini Tommasi, ma molto prima di Bolca li risupero e li vedrò solo al traguardo. Divertente anche le battute scambiate in zona La Collina col Max dei Maistraki il quale mi urla un incoraggiante "Vai Pipower" a cui replico prontamente con la formula "Ando vuto che vaga? Vao in f..a quando posso!". Lo ringrazio comunque delle foto di cui ho corredato questo lungo articolo.
Quasi a metà gara per me comincia la parte divertente della gara: c'è fango ovunuque, ce n'è di compattato, ce n'è di liquido, ce n'è di ben tracciato dalle ruote dei concorrenti che mi hanno preceduto, ce n'è tanto e in abbondanza, ce n'è tanto alzato dalla ruota di chi sta appena davanti, ma lungo le discese mi capita abbastanza di imbattermi in concorrenti che non hanno proprio el "soramanego", nemmeno io a dire il vero, ma faccio i miei sorpassetti in totale sicurezza e porto a casa un bel po' di posizioni scavalcate principalmente in discesa.
Ai ristori non mi fermo mai, ma praticamente a tutti riesco a bere mezzo bicchiere o di acqua o di sali e così termino la gara, senza conoscere cosa siano i crampi, per la gioia delle mie gambe, che ringraziano in vista dell'imminente impegno di domenica prossima, cioè la Paola Pezzo a Garda.
Anche ad un innesto con svolta a destra più o meno in zona di Bolca, mi ritrovo in un temporaneo gruppetto di 5-6 concorrenti con gli alpini ed i volontari del posto, che vigilano l'incrocio. Nessuno parla nè tra gli spettatori, che tra i ciclisti, e allora esco io con un "Tuto ben qua all'incrocio?". Alché gli alpini, che non si fanno certo supplicare in fatto di giovialità, rispondono prontamente con "Si, si, tuto ben, buona pedalata!" e una risata generale. Son quelle piccole cose, che ti fanno rimanere impressa la gara per i mesi a venire. Non mi ricorderò certo tutti i sentierini, i single track e le mulattiere pedalate, ma queste macchiette mi faranno amare questa gara.
Ieri le ruote non volevano saperne di star ferme: non c'era tubolare, copertone o tubeless Racing Ralph che fosse magico, c'era solo da stare molto all'occhio a riprendere la bici appena si metteva ad andare per conto suo. Probabilmente chi è passato per primo non ha trovato tutto questo pantano, ma chi era primo aveva ben altri problemi. Comunque, nonostante la bici, mano a mano che passavano i chilometri, fosse sempre più pesante - penso che la mia Scale sia arrivata tranquillamente a ben oltre 12 kg al traguardo - verso la fine, lungo lo slalom tra i filari in zona Castello e nelle ultime discesine dove si erano appostati i fotografi - assisto da dietro all'ultima caduta di giornata, del concorrente che mi precedeva, che mi regala la 208esima posizione. Tutto l'abitato di San Giovanni Ilarione me lo faccio con orgoglio col 44/11 ai 55-60 km/h con una gamba ancora bella vispa, che avrebbe probabilmente spinto per altri 15-20 km con quel ritmo.
Non posso certo dire ieri di essere andato forte. Le discese viscide e l'assistere dal vivo ad un paio di cadute a terra mi hanno ricordato di essere padre di famiglia e che forse non valeva la pena chiedere troppo alla fortuna. Io non son mai caduto dalla bici, solo un grosso sasso di rimbalzo mi son beccato sullo stinco, la bici è intatta: il bilancio è insomma positivo.
Il percorso sarebbe bellissimo se fosse asciutto: ieri era altrettanto bello anche in versione "mud". Ieri c'era da essere dei bravi biker allenati, allenati anche a stare seduti in sella, soprattutto quando la gomma non ne voleva sapere di attaccare a terra ed anch'io mi son ritrovato ad essere un "bravo biker". Poco importa se i miei amici di uscite son arrivati chi a 20', come l'Orlando, chi a 14' come il Radu, chi a 9' come il Papataso, chi a 2' come l'Anonimo. E' vero che rimangono alle classifiche, è vero che magari potevo correre assieme all'Anonimo, è vero che potevo andare al 100% anziché al 90%, ma a me rimarrà il bel ricordo di aver vissuto una giornata di mountain bike dal primo all'ultimo chilometro, col fango appiccicato ovunque.
A giugno mi aspetta il Marathon della Lessinia Legend, probabilmente le tre stelle della Casentino MTB, il Montello della Gunn Rita Marathon e a luglio "nientepopòdimeno" che la Dolomiti Superbike, per cui anche ieri non fu mai scritto meglio che il proverbio "Chi va piano, va sano e lontano".