Dopo la positiva esperienza della Gran Fondo del Pandoro tenutasi sabato scorso, oggi mi sono sentito in dovere con me stesso di aprire una nuova via che portasse fino a Ponte di Veja e così ho scoperto tutto un pezzo inedito e sterrato che conduce dalla contrada Sengie di Alcenago fino a Giare di Sant'Anna d'Alfaedo. Proporrò questo giro prossimamente assieme al gruppo del Pappataso.
Passiamo subito alla cronaca di giornata, che mi ha visto prendere in mano la MTB ancora sporca dal giro di sabato. Il trasferimento da Quinto di Valpantena fino ad Alcenago alto è avvenuto su asfalto, onde evitare di perdere tempo ed energie su ulteriori sterrati. Una volta arrivato a Crusi, sono salito dalla via più rapida e cioè dalla strada per la Chiesa di Alcenago e dalla piazza su per la salita dei Gonzi, che non è lunghissima, ma ti proietta da quota 405 metri di altitudine a circa 480 in un men che non si dica.
Arrivato in località Coda, ho acceso il tracking GPS con l'iPhone per la gioia di chi volesse ripetere in solitario questo giro. Da Coda si arriva abbastanza rapidamente a Sengie alzandoci di pochi metri, sempre su asfalto.
Al lavatoio di Sengie si scende quasi in picchiata su una carrareccia sterrata e cementata, che presenta come sella inferiore la cava di granulati della SELC, dove ha lavorato fino a poco fa mio suocero. Da qui in poi si comincia a menare con la padella media, se non subito con la piccola per un buon paio di chilometri, ma il fondo non è affatto sconnesso e la pendenza non è proibitiva. Inoltra il bosco circostante presenta in questa stagione invernale ancora dei bei colori e si vede chiaramente che è stato oggetto di un buon lavoro da boscaioli. La pace e la tranquillità sono totali e si arriva abbastanza presto alla pineta, dove mi sono imbattuto prima in una mandria di vacche, che mi hanno attraversato la traiettoria e poi in una carrareccia decisamente fangosa, più che altro per le acque cadute durante la settimana scorsa. Dirvi i nomi della contradina dove sono arrivato faccio davvero fatica, perché su Google Earth e su Google Maps non c'è indicato praticamente niente. Mi riservo di guardare nelle prossime ore la cartografia militare.
Proseguendo in questa direzione si ricomincia a scendere nel vaio che separa il monte che sovrasta Corrubio da Giare e dove si percorre via Saletti, una sterrata completamente nel bosco, molto viscida e attraversata da alcuni ruscelli a dir poco suggestivi. L'aderenza dei pneumatici non è massima, ma la velocità di percorrenza è volutamente bassa, onde evitare di imbrattare di fango la tuta Turnover 2008/2009.
Appena guadato il vaietto si presenta subito la possibilità di raggiungere il Mulino di Giare o di risalire verso l'abitato ed opto per questa seconda ipotesi. La risalita verso l'abitato di Giare è decisamente ostico, ma la salita prima sterrata, poi cementata e successivamente asfaltato presenta pendenze tra il 10 e il 18%, ma la mia gamba è quelle delle migliori e mi fermo quasi arrivato in centro a chiedere ad un signore se esiste la possibilità di stare sempre bassi ed evitare così di arrivare fino a Giare. La risposta è negativa o meglio: esisterebbe la possibilità di percorrere una sterrata molto lunga, ma questa conduce sempre su a Giare, evitando solo un po' di pendenze ripide. Sarà motivo di una futura ricognizione...
Da Giare fino al ristorante Ponte di Veja si torna a menare su asfalto e si scende abbastanza rapidamente di quota, con la possibilità di ammirare l'altro versante dell'alta Valpantena con l'abitato del Corso e le frazioni più basse di Erbezzo, come Cappella Fasani.
Al Ponte di Veja, si arriva in un attimo: il tempo di fare qualche foto e dopo subito qualche dubbio su come fare a scendere. Riesco a fare la prima scalinata senza scendere dalla Scale, ma poi i denti cominciano ad essere proibitivi e penso tra me che la Scale è ottima per salire le scale, ma non altrettanto per scendere. La vista del ponte naturale con la maggiore luce d'Europa è dir poco suggestiva. Scendo abbastanza presto ai piedi della cascata d'acqua e mi tolgo i copriscarpe, onde evitare di rovinarli troppo.
Dal pianoro del Ponte fino giù al vaio ci saranno all'incirca 7-800 metri da percorrere, di cui metà a piedi, ma ne vale assolutamente la pena per lo scenario. Arrivati quasi in fondo il corso d'acqua è tutta una sequenza di salti e scrosci che l'acqua compie. Peccato non avere con me la reflex digitale: la prossima volta vedrò di venire con lo zainetto.
Trovo perfino il tempo di mettere le ruote nell'acqua e fare l'ultimo scatto. Riesco a guadare il corso d'acqua in un punto in cui è secco e da lì fino alla provinciale delle Barozze una staccionata molto sicura mi accompagna alzandosi lievemente verso il livello stradale.
Il ritorno a casa sarà da lì in poi tutto in asfalto ad una buona andatura, nonostante la pressione del tubeless posteriore l'abbia abbassata di molto prima di intraprendere gli ostacoli del Ponte di Veja.
Ora si tratta solo di mettere in calendario una data... sono proprio contento di avere raggiunto ancora la settimana scorsa il mio obiettivo annuale di 10.000 km percorsi in bici. Questa settimana natalizia, ma anche la successiva penso che la dedicherò come oggi a percorrere solo tracce divertenti, lasciando perdere sia frequenze cardiovascolari che velocità medie di percorrenza. Penserò solo a raggiungere i miei posti natii dove il contatto con la natura e l'avventura possa essere più che mai autentico e appagante.
Solo che il giorno di Santo Stefano lo danno già molto freddo, per cui temo che le rocce viscide e umide del Vaio della Marciora diventeranno ancora più impenetrabili e pericolose, quando tutto probabilmente diverrà gelato e la natura non potrà che avere ragione sui miei desideri.
Nei prossimi giorni state comunque sintonizzati perché non è finita. Siamo solo alla prima puntata di Valpantena Overland!