Ho trovato un interessante articolo di Joe Wilcox al riguardo dell'ultimo servizio lanciato da Apple, iCloud. L'articolo originale lo trovate a questo URL. Io mi limito a tradurlo e a riassumerlo per la vostra curiosità.
Vale sempre il proverbio "meglio tardi che mai". Anche questa volta Apple probabilmente è arrivata in ritardo. E' successo in passato per Apple, è successo questa volta e aspettatevi che succeda ancora in futuro dalla casa di Cupertino.
Apple è arrivata in ritardo con la musica, quando nel gennaio del 2001 ha lanciato iTunes. La rivoluzione di Napster si era spinta parecchio in avanti e grazie a questo i produttori di macchine Windows erano riusciti a vendere un sacco di masterizzatori CD. Guardate invece adesso alla Apple e alla musica. Stessa cosa nella fonia, Apple è arrivata in ritardo con gli smartphone e i tablet. Adesso che ha già rilasciato più di 200 milioni di dispositivi con iOS, di cui 25 milioni di iPad in soli 14 mesi. La lista potrebbe andare avanti, ma avete capito il concetto.
Ora Apple arriva in ritardo anche col cloud e voilà, che tempismo! Il servizio di Apple, iCloud, è fondamentalmente diverso dai servizi di cloud computing che si sono visti sino ad ora. E' vero che i Mac fanatici potrebbero obiettare che Apple non è arrivata affatto in ritardo, perché prima c'era già MobileMe. Solo che quest'ultimo era un servizio assolutamente incompleto, se confrontato con l'offerta di Google. Apple però si rimboccata le maniche, ha preso e sorpassato Google in un colpo, cambiando sostanzialmente la modalità con cui i servizi della nuvola vengono erogati. Pertanto vediamo subito in 5 punti quali sono le cose da sapere sulla "nuvola" di Apple.
1. iCloud è più push che pull. Detto così in italiano non si capisce un granché. La maggioranza dei servizi cloud posta verso il server i contenuti, più che scaricarli o distribuirli in giro. Questo è quello che fa Google. Gli utenti memorizzano i messaggi e-mail nella nuvola o ci caricano su la musica allo scopo di ascoltarla nuovamente in streaming sui vari dispositivi. Stessa cosa per le foto. I documenti Google Apps sono creati addirittura sulla nuvola e rimangono lì; è sempre l'utente che si prende la briga di scaricarli se li va ad esportare.
La differenza è molto semplice: la maggioranza dei servizi di cloud computing richiede processi manuali per caricare o scaricare i contenuti. iCloud invece fa il grosso del lavoro automaticamente ed è concepito più per scaricare i contenuti verso i dispositivi più che conservarli sulla nuvola.
2. iCloud è principalmente un servizio di sincronizzazione. Per tanti utenti abituati coi servizi come Dropbox o anche Windows Live SkyDrive, iCloud sembrerà né più né meno che un servizio di storage online. Non è così, anche se tale prestazione è comunque disponibile. La memorizzazione c'è per facilitare la sincronizzazione tra i dispositivi - computer Mac, PC Windows, smartphone, player MP3 e tablet vari. Altri servizi si sincronizzano primariamente con la nuvola, mentre il servizio di Apple usa la nuvola per sincronizzare il contenuto tra i dispositivi.
Nel 2006 qualcuno aveva cominciato ad decantare l'importanza della sincronizzazione ed il fatto di essere una killer app. Ed infatti Apple ha intrapreso un miglior approccio verso la sincronizzazione, concentrandosi sul beneficio fondamentale per gli utenti: la semplicità. Non è pertanto sorprendente che Apple abbia un approccio di sincronizzazione tra tutti i dispositivi. Dopo tutto la società genera il grosso del suo fatturato dalla vendita dell'hardware e non offrendo servizi cloud.
Icloud può sincronizzare calendari, contatti, documenti, e-mail, foto e anche musica, oltre ad altre categorie di contenuti.
3. iCloud rimpiazza iTunes come principale centro della sincronizzazione Apple. Questa è probabilmente la funzione più significativa da un punto di vista strategico. La sincronizzazione è stata la killer feature di iTunes sin dal rilascio del primo iPod nell'ottobre 2001. Col passare degli anni iTunes è diventato in principale connettore per la sincronizzazione per Apple, solo che era nel posto sbagliato, soprattutto per le grosse aziende che hanno bisogno di amministrare iPad e iPhone. Il player musicale di Apple è stato uno strumento di sincronizzazione antiquato per troppo tempo, soprattutto quando Google si è messa ad offrire un eccellente sincronizzazione coi dispositivi Android.
iCloud rimpiazza iTunes e ne estende ulteriormente le sue capacità, come ad esempio sincronizzare più tipologie di contenuti. Anche le applicazioni e la muscia sono sincronizzate dal cloud, mentre non c'è affatto bisogno di usare iTunes.
4. iCloud non è un servizio di streaming di musica. Questa era una delle indiscrezioni che erano circolate sul conto di iCloud prima che uscisse: iCloud, un servizio di streaming musicale. Ma non lo è.
Le speculazioni parlavano di un servizio come Amazon o come Google, cioè un qualcosa che di fatto esisteva già e che la gente già utilizzava. Amazon ha lanciato il suo Cloud Player e i Cloud Drive Services a marzo 2011. Google Music è invece ancora in beta. Quello invece che ha fatto Apple è decisamente meglio. Sempre mantenendo il download automatico come principio principale, iCloud distribuisce il contenuto all'utente proprio attraverso lo scaricamento e la sincronizzazione tra i dispositivi. I due servizi di Amazon e di Goole invece consente agli utenti di caricare le loro librerie. Da parte di Apple invece la sua tecnologia push è una gran cosa. Apple sa già benissimo qual è la musica che hai comprato da iTunes.
5. MobileMe adesso è gratis. Apple chiedeva 99 dollari all'anno per quel servizio e anche di più per il servizio per cinque membri familiari attraverso il Family Pack. Con iCloud MobileMe diventa gratis e ci sono ben 5 GB di spazio disponibile. Ma Apple non considera le applicazioni comprate, gli ebook, la musica e le foto nel calcolo delle dimensioni dello storace. Perché? Come è stato scritto prima, iCloud non è un servizio di memorizzazione, ma solo sincronizzazione.
La parte di MobileMe è oltretutto senza pubblicità, che è assolutamente inusuale per i servizi cloud in questo periodo.
Per tutti quanto lo spazio del cloud sarà oltre i 5 GB, dietro un compenso di 25 dollari annuali. Per la musica che la gente non ha comprato da Apple, il servizio scansiona i brani e li riconosce usando il catalogo di 18 milioni di canzoni. Queste canzoni vengono aggiunte alla libreria e messe a disposizione per la sincronizzazione o il download in formato AAC a 256 kbps. Ancora una volta è tecnologia push. Gli utenti non devono buttare sulla nuvola niente.