Visto che ormai sono in corsa per il circuito benacense del Garda Challenge, domenica sono andato a fare la Conca d'Oro in versione marathon, cioè una garetta da 60 km e quasi 1800 metri di dislivello, mica bazzeccole, ma chi segue questo blog, ha visto sicuramente che non mi sono lasciato prendere alla sprovvista, tanto è vero che una settimana prima sono andato a provarlo assieme al compagno di merende Radu.
L'appuntamento di domenica mattina è al casello, dove mi attendono sia il Radu che il Pezzo, più che mai "carico" per l'occasione. Dopo aver raggiunto la cittadina di Odolo ed esserci riscaldati a dovere, io e il Radu decidiamo di fare la gara assolutamente uno vicino all'altro, in modo da darci manforte e cercando di ciucciarci l'un l'altro la ruota, quando ce ne fosse bisogno. E così, mentre il Pezzo, si invola subito dalla griglia grazie ad un invidiabile posizionamento - penso che la fettuccia della griglia fosse più dietro che davanti alla sua Focus - noi partiamo decisamente più indietro, ben consci delle nostre modeste velleità, badando insomma, come al solito, ad arrivare in fondo. Peccato che dopo i primi chilometri di asfalto, l'ingorgo fosse assolutamente fuori dal comune, con i vari concorrenti delle griglie precedenti ancora accodati nel salire la prima strettoia su sterrato davvero ai limiti della praticabilità, anche durante le nostre ricognizioni.
L'esperienza degli organizzatori della gara bresciana questa volta lascia molto con l'amaro in bocca, sia per questa scelta di mettere una strettoia così presto lungo il percorso di gara - siamo sempre più abituati ad episodi del genere, visto che il numero dei partecipanti cresce di anno in anno - ma quello che è ancor più riprovevole è la discutibile scelta di discriminare atleti con tesserino FCI e quelli di altri enti. Ora mi sembra abbastanza chiaro che tutti i professionisti della MTB italiana sono iscritti FCI e partono comunque davanti, solo che viene meno il criterio che chi prima si iscrive, più avanti parte in griglia.
La prima parte di gara comunque se ne va abbastanza presto, con la sola eccitazione di perdere quasi la borraccia e dovermi fermare per recuperarla. Le mie sfuriate sul piano e sui falsipiani a fianco del letto del Chiese sono quasi incontenibili dal Radu, che mi invita più volte a moderare il ritmo. In prossimità del paese di Preseglie subiamo l'ingresso di coloro che fanno il percorso corto. Noi ci posizioniamo tra i primi concorrenti del corto e per una buona decina di chilometri ci sarà più di qualche difficoltà nei punti di single track a contenere la loro esuberanza e in taluni casi la loro arroganza nel chiedere di superare.
Ad un certo punto il Radu mi comunica che ha difficoltà a mantenere il mio ritmo e mentre si sale verso il paese di Bione, ho l'onore di venire ripreso dal Bazzo, anche lui in lotta per un piazzamento decoroso sul percorso corto. In questo modo attraverso tutto l'abitato di Bione assieme al giovane mantuen, ma in prossimità del ristoro decido di lasciarlo andare col suo passo e colgo l'occasione per fare il pieno di sali.
Dopo qualche minuto, poco prima di arrivare in località Salto, sbaglio ad affrontare una curva a destra in discesa su cemento e cosa ti faccio? Volo nel bosco! Qualche secondo per ripigliarmi e per rendermi conto che la bici è ancora quasi intatta. Mi rendo conto che è sparito il Polar e per fortuna lo trovo quasi subito. Se a fine gara ghe chiedo al Radu de tornar in questo posto sperduto par catar el me Polar, minimo el me brusa... Va ben, risalgo in sella, vedo che la bici è ok, i freni vanno, il cambio pure, le ruote sono gonfie. Ops, c'è solo il comando Poplock della forcella crepato, ma non è un grossissimo problema: da lì in poi farò tutta la gara senza la possibilità di poter bloccare la SID e senza le preziose informazioni del ciclocardiocomputer, riposto amorevolmente nella tasca, perché il supporto sulla bici è deceduto contro le frasche del rovere.
Ah, vi chiedevate: "Si preoccupa tanto della bici? E l'atleta?" Vi rispondo subito: che importa dell'atleta! Ho sbattuto contro il tronco del roaro, ma dolori non ne sento. Mi compariranno solo i lividi durante la settimana... Nonostante il minuto abbondante di smarrimento il Radu non rinviene, ma io mi metto nuovamente a menare, con un minimo di apprensione per la perdita di lucidità accusata durante l'uscita di strada, cosa che viene riconfermata di lì a qualche minuto con una botta clamorosa nei maroni, che mi fa vedere nuovamente le stelle... ma tant'è, le gare sono anche questo!
Solo in prossimità dell'abitato di Agnosine, il Radu rinviene da dietro, ma è ora della salita del Bertone e il colognolese è in evidente crisi: lui mi dà la benedizione e mi lascia andare al mio ritmo. Il tanto temuto Bertone, che in gara pensavo di farlo spingendo a piedi, riesco a farlo tutto in sella. La condizione della gamba, nonostante un leggero dolorino sentito poco sotto Bione, torna ad essere ottima e allo scollinamento del passo su cemento, supero di slancio un bel po' di concorrenti stremati dalla fatica delle pendenze accentuate del Bertone. Da lì in poi, il morale torna molto alto e ci prendo pure gusto sulle ultime discese, dove supero parecchi concorrenti e divertendomi non poco da lì fino all'arrivo.
L'unica desolazione che mi riservano gli ultimi metri prima del traguardo è quella di farmi in solitario tutto il pezzo asfaltato nell'abitato di Odolo, ma taglio il traguardo a braccia alzate, pensando che anche questa volta è andata alla grande. Al ristoro di fine gara, faccio man bassa di tranci di torta, mi bevo un litro di tè e faccio qualche ciacola con qualcuno del Rodella. Intanto arriva anche il Radu, provato dalla gara, ma contento per aver messo in saccoccia anche la terza gara del Prestigio e dei Nobili. Il prossimo autunno mettetevi sull'attenti, perchè indosserà i gradi e le mostrine acquisite, mentre a me non rimarrà che mettermi la magliettina della salute che spero di conquistare col Garda Challenge...
Ah, il mio tempo finale è di 3h22'04", 410° assoluto sul Marathon su 800 arrivati e probabilmente circa 1000 partenti.
Di lì a poco io e Marco facciamo scommesse sul tempo finale del Pezzo e la nostra curiosità viene presto soddisfatta, vedendo anzitutto la sua bici già caricata in macchina e poco dopo il bell'Andrea già lavato e stirato che pronuncia un tempo lievemente inferiore alle tre ore. Questa volta ci ha rifilato più di una ventina di minuti, il che è alquanto preoccupante, considerato che alla Legend ci aveva dato solo dieci minuti, ma è preoccupante per lui, non per noi...
Dopo la doccia, il pastaparty e le premiazioni col Max Maga sul gradino più alto del podio, è la volta dell'ormai consueto party allo stand della Scott, arricchito della sostanziosa animazione del Rodella, a base di salamelle, ottimi vini e prelibate torte. Dopo penso che forse è il caso di prendere la via di casa, dove mi aspetta tutta la famiglia per andare al centro commerciale... forse avrei preferito fare il Bertone un'altra volta!
Ringrazio tutti i Santi e soprattutto la Madonna per la protezione invocata e concessa anche questa volta. Ringrazia anche Remo della Turnover, che lunedì pomeriggio si è visto arrivare la mia Scott con un po' di interventi manutentivi e riparativi: in arrivo sella e catena nuova, consumate per usura eccessiva a forza di menare, ma in arrivo anche il poplock della forcella, così come il supporto nuovo per il Polar, rotti durante il volo pindarico nella sesa e nel roaro.